sabato 3 novembre 2012

la ricetta di Vendola contro la crisi

Niki Vendola

Qualcuno sta barando. E qualcuno dice la verità con parole semplici.


L'altro ieri, Vittorio Grilli, nel corso della trasmissione Uno mattina su Rai Uno, ha detto che la fase di recessione in Italia dovrebbe concludersi nel secondo trimestre del prossimo anno in coincidenza con la ripresa dell'economia internazionale.

Oggi, Angela Merkel, dice che ci vorranno più di cinque anni per superare l'attuale crisi economica e insiste con la ricetta tedesca del rigore per convincere il mondo ad investire in Europa.
Se la Merkel e gli altri Statisti vivessero come persone comuni probabilmente non parlerebbero di sacrifici nei termini fin ora conosciuti. Forse darebbero maggior peso all'uomo quale entità pulsante. Alle donne quali rappresentanti sensibili della vita stessa, ai bambini che incarnano il presente e rappresentano il futuro, agli anziani che sono la memoria storica di un passato non tanto remoto.

Ancora una volta si parla di finanza piuttosto che di lavoro; di aziende che controllano i conti al millesimo piuttosto che impegnarsi nella ricerca finalizzata a superare gli ostacoli posti dalla vecchia mentalità affaristica di quanti si sentono padroni del mondo intero.
Eppure tutte le religioni, dalla filosofia alla politica alla scienza, mettono al centro delle loro azioni l'uomo e l'ambiente. Tutti si interrogano sulle possibilità future e nel frattempo il presente esplode nel dolore davanti al cinismo scellerato delle scelte ad indirizzo esclusivamente economico e aziendalistico.

Le uniche parole sagge le ho ascoltate dalla bocca di Niki Vendola in occasione del ricordo di un grande della sinistra italiana: Peppino di Vittorio.
Nelle parole di Vendola c'è il tentativo di riscattare una classe politica morente che pensa allo spread, alle aziende, agli imprenditori e non all'Uomo, ed è con speranza che le riscrivo.

Queste le parole di Niki Vendola:
Credo che oggi valga la pena tornare a riflettere su quell'intuizione straordinaria che ebbe Giuseppe Di Vittorio, quella cioè di lanciare il Piano per il Lavoro che aveva dentro di sè una centralità fondamentale che oggi e' scomparsa: la scuola, l'educazione, i bambini che riempivano le strade. Oggi noi dobbiamo ritornare a investire sulla formazione, sull'educazione, sulla scuola. Questa e' veramente la cosa più importante.
Ecco, oggi ci vorrebbe un pensiero strategico come quello di Peppino Di Vittorio, un pensiero che nasceva anche dall'autonomia culturale di una sinistra che non si metteva in ginocchio di fronte ai poteri forti ma che restava in piedi a testa alta, che affrontava anche il compito della contestazione con grande consapevolezza e responsabilità democratica nazionale.


Di Pietro Presidente, parola di Grillo


Dopo le polemiche, le accuse mosse a Di Pietro, dai suoi ex amici di partito ai quali si sono associati altri giacché in politica tutto è ammesso pur di mantenere il potere, ho voluto capirne di più. Ho girato e navigato nel web con l'intento di trovare voci fuori dal coro in modo da poter confrontarle con quelle apprese dai giornali dopo la bufera causata dall'inchiesta della nota trasmissione televisiva “Report”.

Ho letto in primis le giustificazioni dello stesso Di Pietro sul suo blog personale e quelle del figlio Toto che ha seguito le orme del padre e che si trova nell'occhio del ciclone.

Ho letto i giornali di destra e sinistra; nessuno mai ha scritto e reso noto con maggiore veemenza parole di stima e solidarietà verso “l'accusato Di Pietro”, anzi, tutt'altro! Ma, si sa, la rete ha radici anarchiche e tra la spazzatura mediatica si trova sempre qualche bel fiore cresciuto spontaneo sul letame:

Nel blog di Beppe Grillo c'è un post col titolo “Antonio di Pietro Presidente”

“... se abbiamo potuto votare contro il nucleare di Casini, Bossi, Fini e Berlusconi lo dobbiamo a lui che ha raccolto e validato le firme necessarie. Solo per questo dovremmo dirgli grazie.

Il Lodo Alfano, che anche un bambino avrebbe dichiarato incostituzionale, ma non il presidente della Repubblica, fu criticato e osteggiato in solitudine da Di Pietro nel silenzio dei Bersani, dei D'Alema e con il plauso dei Cicchitto e dei Gasparri.

L'uomo ha un caratteraccio, non ascolta nessuno, ma è onesto. Quando ha dovuto affrontare il giudizio di un tribunale lo ha fatto senza esitazioni e ne è sempre uscito prosciolto.

Quanti in Parlamento possono dire altrettanto? Chi può scagliare la prima pietra? Nessuno. Nel 2013 Napolitano decadrà, per ora è l'unica buona notizia certa. Il mio auspicio è che il prossimo presidente della Repubblica sia Antonio Di Pietro, l'unico che ha tenuto la schiena dritta in un Parlamento di pigmei. Chapeau!”

Chapeau!, a quanti non si fermano davanti alle apparenze iniziali.

venerdì 2 novembre 2012

Di Pietro è in buona fede?

Dopo la bufera “report”  Grillo corre in aiuto dell’ex pm di mani pulite e lo  propone come degno inquilino del Colle.

Come mai? Beppe Grillo se lo vuole pulire dalla scena politica italiana oppure spezza una lancia a favore della integrità dell’ex fustigatore dei corrotti della prima repubblica nonché presidente e fondatore dell’IdV?
A dire il vero, Di Pietro, d’avanti alle telecamere, ha dato l’impressione di chi cerca di arrampicarsi sui vetri. Non ha convinto specie quando ha parlato della donazione della contessa Borletti. E questo è un dato di fatto! Ma da qui a trattarlo come uno dei tanti che vedono nella politica un mezzo per arricchirsi, beh, mi è sembrato eccessivo.
Anche se dentro di me una vocina mi diceva: no, no è possibile che Tonino sia come e peggio degli altri!, non osavo pronunciarmi proprio perché non c’era materiale da contrapporre. Ed ecco che il tornado Grillo lancia una delle sue solite battute che non sai se prenderle a favore o contro. Ciononostante,  pur credendo che Grillo non sia il tipo da fare simili affermazioni con superficialità e che Di Pietro sia caduto ingenuamente nelle “trappole Mediatiche”, ho aspettato prima di esporre il mio personale pensiero in merito all’onestà politica di Di Pietro e all’esternazione del Grillo Parlante Beppe.

Finalmente, Di Pietro stesso, sul suo blog chiarisce alcuni aspetti fondamentali di tutta la vicenda:
Di Pietro e Famiglia

“…se si ha l’accortezza di “girare” le pagine successive delle singole visure catastali, ci  si può facilmente rendere conto che, in realtà, i miei figli non sono affatto proprietari di “15 case” ma solo di due appartamentini, con annesso unico garage, entrambi siti al quarto piano di un condominio popolare di recente costruzione in zona Bovisa a Milano. Tutte le altre particelle immobiliari, indicate nell'estratto catastale, invece, altro non sono che “aree urbane” dell’intero condominio cedute al Comune di Milano per “servizi pubblici” (marciapiedi, parcheggi pubblici, svincoli e strade di accesso, giardinetti pubblici al servizio di tutta la collettività locale, etc.).
Ebbene sì, ai miei figli, Anna e Toto, ho in effetti donato, con atto notarile del 30 giugno 2008, un appartamento con annesso garage a Milano, immobile che in fase di costruzione e al momento del rogito ho fatto frazionare in due porzioni (fisicamente con un muro di cartongesso e catastalmente come da atto  notarile) in modo che siano loro un domani a decidere se abitarci in due famiglie, oppure in una sola.
Ho pagato tale acquisto con miei proventi personali, frutto del mio lavoro, dei miei risparmi e dei miei investimenti…e, soprattutto, dei tanti risarcimento danni che, in tutti questi anni, ho ricevuto da parte di chi è stato condannato dall'Autorità giudiziaria competente per le continue e ripetute diffamazioni e calunnie commesse ai miei danni, al solo scopo di annientarmi professionalmente, dapprima come magistrato e poi come politico.

giovedì 1 novembre 2012

Natuzza Evolo, la Mamma di tutti

Il primo novembre del 2009 moriva Fortunata Evolo, conosciuta come Natuzza da
Paravati, Mamma Natuzza per quanti l'hanno incontrata e amata.
Natuzza non sapeva leggere e scrivere e neanche parlare in italiano correttamente ma in compenso sapeva leggere nell'animo di quanti andavano da Lei dapprima per scaricare drammi insopportabili e poi per affetto e amore.
Mamma Natuzza conosceva le angosce dei suoi ospiti e sapeva come lenire le loro pene. 

Lei, donna umile, si trincerava dietro l'Angelo. A Lui assegnava l'arduo compito di messaggero per suggerire e consegnare missive dall'aldilà. Le sue parole, suffragate da segreti insondabili per i comuni mortali che si recavano fiduciosi a Paravati per chiedere lumi su malattie o intense pene causate da lutti, sono ancora vive in quanti la conobbero.

Tre anni sono trascorsi dalla sua morte e nel frattempo Paravati è diventato un luogo frequentatissimo dai numerosi figli conosciuti di persona o attraverso il corpo Astrale.
Quando vuoi farmi qualche domanda, se ti senti afflitto, se hai bisogno di un suggerimento, mandami l'Angelo che Lui viene e mi dice tutto e io ti sarò vicina.”. Così diceva Mamma Natuzza ai suoi figli spirituali.

Ciao Mamma Natuzza, sei sempre nei nostri cuori, certi che vegli su di noi in compagnia dei cari estinti ancor più di quando eravate presenti col corpo e ci accompagnavate per mano per le strade del mondo. Adesso, non possiamo ascoltare la tua voce ma il tuo amore di mamma che hai sempre profuso rimane a farci compagnia e ci sostiene nei momenti tristi.

mercoledì 31 ottobre 2012

Province, ricucito il territorio catanzarese

Tra un anno le elezioni per il rinnovo delle 51 province.


Venti anni è durata l'autonomia di Crotone e Vibo Valentia nei confronti di Catanzaro.

Il sei marzo del 1992 Crotone e Vibo Valentia si staccavano dalla provincia di Catanzaro e acquisivano il rango di province. Oggi, 31 ottobre 2012, il decreto legge approvato dal governo Monti, riduce le amministrazioni provinciali d'Italia da 86 a 51. nella forbice cadono anche Crotone e Vibo che ritornano come figliol prodighi nel palazzo di vetro di Catanzaro.

Dal 1° gennaio prossimo le giunte delle province italiane saranno soppresse e il Presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di 3 Consiglieri provinciali.
Il riordino delle province è stata l'occasione che ha spinto numerosi Comuni a chiedere lo spostamento in un'altra provincia, confinante con quella di appartenenza, per ragioni di maggiore affinità territoriale e socio-economica, si legge nel comunicato di palazzo Chigi.

Dal 1° gennaio 2014 diventeranno operative anche le città metropolitane, che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese.

Le province accorpate sono: Verbano-Ossola e Novara; Biella e Vercelli; Asti e Alessandria; Savona e Imperia; Como, Varese e Lecco; Milano e Monza-Brianza; Lodi, Cremona e Mantova; Padova e Treviso; Verona e Rovigo; Parma e Piacenza; Reggio Emilia e Modena; Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; Massa Carrara, Lucca, Pisa e Livorno; Firenze, Pistoia e Prato; Siena e Grosseto; Perugia e Terni; Macerata, Fermo e Ascoli Piceno; Viterbo e Rieti; Frosinone e Latina; L'Aquila e Teramo; Pescara e Chieti; Campobasso e Isernia; Foggia e Barletta-Andria-Trani; Taranto e Brindisi; Potenza e Matera; Benevento e Avellino; Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia.
La riforma prevede il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. "Resta altresì ferma l'abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.

Il Consiglio dei ministri ha poi condiviso la proposta della Conferenza Stato-Regioni sul taglio dei costi delle Regioni che dovrebbe portare a un risparmio di 40 milioni di euro all'anno.
Le elezioni per il rinnovo degli organismi degli enti si terranno nel novembre del 2013.

martedì 30 ottobre 2012

quel pasticciere di Bersani

caro Karl, il tuo pensiero è superato.
Con quasi il 31% Crocetta diventa presidente della Trinacria. Nasce il PDUC (partito democratici unione di centro) composto da Bersani e Casini in versione cannolicchi alla siciliana. Ma per governare il nostro Crocetta deve comporre un vassoio con tanta glassa un po' di zeppole, cannoli e ossicini di marzapane al pistacchio e pasta di mandorle.
La rinomata pasticceria siciliana ha, da ieri, un nuovo ingrediente, forte, rivoluzionario, innovativo che fermenta subito e raccoglie la maggior parte dei gusti (il 18%) di quel 47% di buongustai che non hanno voluto mancare all'appuntamento.
Adesso i due grandi chef, Bersani e Casini, sono ai fornelli. Vediamo cosa riescono ad inventare con ingredienti simili:
PD-UDC Rosario Crocetta 30,5% Seggi totali 39. PDL Nello Musumeci 25,7% Seggi totali 21. M5S Giancarlo Cancelleri 18,2% Seggi totali 15. G. SUD Gianfranco Micciché 15,4% Seggi totali 15.
Comunque vadano le cose, a questo punto, le primarie tra Bersani e Renzi sembrano inutili. La nascita del nuovo grande centro che ha preso forma nelle officine culinarie siciliane, composto da PD, UDC, API e PSI, esige un duello tra Bersani e Casini affiancati da Rutelli & C. con buona pace di SEL e quanti ancora conservano i semi del pensiero marxista.



lunedì 29 ottobre 2012

anche chi si astiene finanzia i partiti

Come funziona il rimborso ai partiti?


Dopo il referendum del 1993 che aboliva il finanziamento pubblico ai partiti, i signori della politica hanno attuato delle modifiche alla legge in modo da aggirare l'ostacolo posto dai cittadini.
Per far sì che dalle casse dello Stato possano continuare ad arrivare nelle tasche dei (tesorieri?) partiti i soldi pubblici, nel 1999 è stato istituito un meccanismo, valido ancora oggi ma, migliorato a favore dei partiti con successive modifiche.
Mentre la legge del 1999 istituiva un fondo attivo per un solo anno, il cui ammontare era stabilito moltiplicando gli elettori per 4.000 lire (cioè 2,07 euro) già nel 2002 veniva modificata “riducendo” il costo di un elettore a 1 euro, ma attivando la ripetizione annua per tutta la durata della legislatura, perciò aumentando potenzialmente il costo a 5 euro ad elettore.

A questo punto, un cittadino qualsiasi, nauseato da tanta spregiudicatezza, per non ritenersi “cornuto e mazzijato” potrebbe pensare, come dimostrazione estrema, di astenersi dal votare. Ma i politici le pensano tutte, quando si tratta di tutelare i propri interessi... e proprio per questo il numero degli elettori non è stabilito in base a quanti votano di fatto alle elezioni, ma guardando al numero di potenziali elettori, inclusi, quindi, anche quelli che scelgono di non votare.

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