lunedì 15 agosto 2011

crostata alla frutta

aore12blog
Crostata alla frutta. ©

Ingredienti:
500gr di farina 00; 150gr di zucchero; 1 bustina di lievito; 125gr di burro; 1 limone grattugiato; latte q.b per ottenere un impasto morbido; 2 uova; frutta di stagione.

Procedimento per ottenere la pastafrolla:
versare la farina a pioggia in una terrina. Unire zucchero uova limone grattugiato e lievito. Lavorare e aggiungere latte. Infornare a 180° per c.a. 20 minuti.

Procedimento per ottenere la crema pasticciera:
nella pentola: 4 tuorli, 4 cucchiai di zucchero e lavorarli; aggiungere 4 cucchiai di farina finché l’impasto diventa spumoso; versare 1 litro di latte e sciogliere, evitando i grumi, l’impasto. Mettere a fuoco lento e mescolare continuamente fino a quando prende consistenza. Lasciare intiepidire e versarla sulla pastafrolla pronta.
Disporre la frutta e coprirla con la gelatina, preparata in precedenza nel seguente modo:
1 bustina di gelatina, 4 cucchiai di zucchero, 250ml d’acqua e succo di 1 limone.

Lavorazione complessa ma gratificante per la mamma che la prepara con amore e la porta in tavola!

domenica 14 agosto 2011

paesi in vendita come le anime

© riproduzione vietata

Pensieri e Paesi in vetrina per essere ripopolati.

Da qualche decennio il miraggio industriale che ha spogliato i paesi degli abitanti ha raggiunto il suo apice.
La crisi economica investe la società. I prodotti industriali, trasformati in rifiuti, cambiano la geografia dei luoghi: colline maleodoranti inquinano le campagne. Le fabbriche chiudono. Operai e impiegati perdono il lavoro e con esso la dignità di cittadini operosi. I paesi dell’entroterra vivono declini inarrestabili.

L’agricoltura, la pastorizia e i piccoli artigiani soccombono lentamente alle nuove tecnologie e al miraggio consumistico delle grandi città. L’Italia, da nord a sud, indistintamente, è coinvolta dalla mutazione sociale.
Una mutazione priva di programmi strutturali che adegua le esigenze immediate dell’economia agli anni di plastica, alla filosofia dell’usa e getta. Monta, così, la diseducazione sociale e infetta anche i campi della cultura.

Le provocazioni intellettuali e le operazioni artistiche, viste come nuovi fonti di guadagno diventano beni rifugio e a nulla valgono le proposte alte se non supportate da grandi sponsor commerciali. Ma i circuiti dell’arte mirano a immettere sul mercato un’arte misera che solletica e invoglia il già conosciuto.
In questo clima nasce e si diffonde la grottesca farsa dell’arte popolare. La stessa che ha ripresentato in tutte le salse i multipli serigrafici di grandi nomi, la figurazione sdolcinata e le operazioni minimaliste. Insomma anche il campo dell’arte ritenuto sacro da alcuni è stato contaminato e dissacrato dallo sterco del diavolo: il denaro che tutto governa sulla terra!

Il denaro assicurato dal lavoro in fabbrica provoca, nel suo piccolo, il depauperamento della cultura contadina con relativo abbandono dei piccoli centri rurali e l’assalto ai sobborghi delle metropoli ormai sotto i riflettori del miraggio industriale.
Nello stesso tempo la pseudo arte contestualizzata dagli imbonitori prezzolati o asserviti e quello mentale, se mai ci fosse stato un accenno di reattività al volgare modello di essere nella società, decreta la morte del pensiero autonomo. Quel pensiero che, sviluppato in completa autonomia induce a preoccuparsi dell’altro, del diverso e benché privo di stimoli materiali riesce a muovere il mondo e fa sentire vivi quanti lo praticano quando il sorriso sui volti dei deboli e degli oppressi rischiara e cancella i morsi della sofferenza. Un sorriso corrisposto, che nasce dall’essere lì, in quel preciso momento, in quei luoghi e paesi sconosciuti, dove uomini, armati solo di beni di prima necessità, pronti alla fatica, sorretti dall’amore e in contrapposizione al modello imperante nei paesi indottrinati dalle logiche di potere laddove tutto ha un prezzo prestano la loro opera disinteressatamente. Non militari armati mascherati da truppe di pace che pagano il tributo di sangue e lasciano vedove e orfani e una decorazione al valore. Non contratti di compravendite per la ricostruzione.

Ecco, noi non vogliamo essere paesi in vendita! Paesi urbanizzati, desertificati dall’indolenza o dall’avidità.
Paesi abitati dai fantasmi del presente… lussuria, potere. Ma…
Paesi in vetrina, notturni, solari, la cui bellezza, palesata e sorretta dal linguaggio poetico della visione, diventa faro per la rinascita di una nuova umanità.

sabato 13 agosto 2011

firmato da Napolitano il ddl di ferragosto

Manovra di Ferragosto 2011.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico! E la manovra di metà agosto imposta per decreto legge dal consiglio dei ministri a guida Tremonti e Berlusconi ha il sentore della perfidia. Ogni titolo della manovra è mirato al recupero della spesa pubblica attraverso tagli e non prevede nessun intervento per rilanciare la produttività, la ricerca, la cultura, il lavoro.

Inutile ricordare le promesse e gli impegni presi con gli elettori da chi governa l’Italia. Siamo in emergenza e come cittadini dobbiamo rispondere alle esigenze del mercato europeo prescindendo dalle attese maturate conseguenzialmente in ciascuno di noi dalle parole fumose che fino ad oggi hanno accompagnato le uscite dei vari esponenti di governo.

Tra gli interventi, il più dannoso, perché aggraverà la recessione, è il taglio delle provincie e dei comuni con popolazioni a scarsa densità numerica (meno di trecentomila anime per le provincie e meno di mille per i comuni che andranno ad accorparsi in un’unica sede) con relative dismissioni, allo scadere dei mandati, di presidenti, sindaci, consiglieri, macchine blu. Il provvedimento avrà effetto anche su altri uffici pubblici legati al rango provinciale dei settori, quali camere di commercio, questure ecc.. Secondo le stime di Tremonti ciò porterebbe un certo risparmio nella spesa pubblica. In Calabria dovrebbero ritornare all’amministrazione provinciale di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia assurte al rango di province nel 1992 e un bel numero di paesini resi ancora più poveri dall’emigrazione forzata degli abitanti. Insomma, circa 36 province in tutta Italia e un migliaio di piccoli comuni che andrebbero a morire insieme all’indotto.
È vero! La manovra così concepita porterebbe un discreto risparmio in barba al welfare e al rispetto della persona vista la totale assenza di un programma che faccia crescere i territori toccati dai tagli perché sofferenti.
Un vecchio saggio popolare recita: al pescatore non togliere la canna ma muniscilo di barca per esplorare i mari pescosi e al contadino di attrezzi e cultura così da coltivare al meglio la terra e trarne buoni frutti.

È da eretici chiamare gli evasori, i furbi imprenditori che hanno creato ricchi imperi con i contributi dello Stato, capitalisti e latifondisti a dare cristianamente una mano piuttosto che tartassare ancora una volta chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo?

Utopie a parte, pare che qualche esponente politico stia studiando le possibilità costituzionali per far uscire dal rotto della cuffia i propri territori dall’imposizione del ddl di ferragosto non per amore verso la propria terra o i bisognosi ma per l’ultimo colpo di coda prima del 5, 6 settembre, data della presentazione e discussione in parlamento del ddl firmato oggi dal Presidente Napolitano rientrato appositamente dalle ferie.

il cuore degli italiani gronda sangue

Ci risiamo! Che dire dell’infinita telenovelas insipiente della politica italiana? Davanti all’ennesima manovra economica per aggiustare i conti dello Stato, le “guide” litigano, fanno becera demagogia, cercano di mettere pezze a colore con l’intenzione di rabbonire chi già paga molto perché costretto dal sistema retributivo nazionale e nulla fanno per snidare i grandi evasori fiscali o far contribuire chi più ha, vista l’emergenza economica e sociale non certamente apparsa per magia ma accresciuta nel tempo grazie all’immobilismo di chi avrebbe dovuto decidere e non lo ha fatto.
D’altro canto cosa ci si poteva aspettare da una classe politica arraffona attentissima a tutelare i propri diritti acquisiti ma distratta dal far rispettare quelli dei cittadini e dei lavoratori dipendenti, si pensi allo statuto dei lavoratori, al diritto alla malattia e allo sciopero quale momento pacifico di contestazione nella tensione contrattuale dei subalterni e alla libertà dell’imprenditore privato di licenziare dopo avere ottenuto tutte le agevolazioni da parte dello Stato e quindi di tutti i cittadini, lavoratori compresi visto che dalle loro buste paga, quando sono davvero reali e il dare corrisponde a quanto scritto, esce fuori il bilancio nazionale.

Lo scoramento dei cittadini nasce dalla sfiducia verso tutta la classe dirigente. La destra difende i capitali e la sinistra non sa o forse non vuole opporsi se non a parole mentre quelli che si pongono al centro danno un colpo alla botte e uno al cerchio, non che gli altri non lo facciano ma i centristi sono legittimati dalla posizione ambigua dettata dalla dissolvenza della memoria collettiva. E intanto IL CUORE DEGLI ITALIANI specie dei meno abbienti che non sanno come arrivare a sera GRONDA SANGUE! Perché, balletti a parte tra destra centro e sinistra, finita la chermesse, saremo sempre i soliti noti al sistema finanziario a pagare le colpe nostre e degli altri intese come costi della politica o finanziamenti illeciti al sottobosco della corruttela.

mercoledì 10 agosto 2011

Vasco Rossi, ci fa o lo è?

Vasco Rossi e i giornalisti.

Finita l’era delle “olgiatine” il gossip inizia una nuova era dedicata a Vasco Rossi. Dapprima il grande Vasco si dimette da rockstar, poi è ricoverato per disintossicarsi, anzi no per un dolore alle costole e in questo momento, notizia certissima documentata su face book da lui stesso, sta attraversando un doloroso momento di depressione. Io non l’ho vista, ma pare che una foto lo immortali con un antidepressivo tra le mani al posto delle sigarette e sembra giocarellarci. Dal canto suo, Vasco, risponde alla polemica giornalaia dicendo che lui è sempre stato depresso e che i suoi testi nascono nei momenti depressivi.

Però, quanto è simpatica la vita! Vasco Rossi della sua depressione ne fa una ricchezza; i giornalisti ci piluccano dentro e guadagnano colorandola di furberie… e i tantissimi fans? Ma anche i non necessariamente devoti, i precari, i nuovi e i vecchi poveri, quelli che sono depressi dalla depressione economica cosa ci guadagnano? Che si preoccupa della loro depressione? che sia rumore mediatico o pubblicità occulta poco importa alla gente che sopravvive con problemi analoghi o più grandi ma senza il conforto di fans o amici.

contro le meduse

Contro le meduse.

I rimedi empirici ma efficaci della nonna: la cipolla!

Cosa fare quando si è punti dalle meduse per alleviare il bruciore ed evitare che rimanga il segno dei tentacoli sulla pelle? Quali i rimedi da adottare in casi di necessità?
Qualcuno suggerisce di urinarci sopra, qualcun altro di detergere la parte con ammoniaca… e se non ci sono le condizioni per recuperare almeno uno dei due prodotti? Senza contare al disagio provocato dalla prima funzione se fatta in pubblico (ci pensate, fino a quando il tocco della medusa è sul piede, bèh, si può ricorrere al fai da te dopo una serie di accorgimenti per tutelare la privacy ma se si verifica sulla schiena?), battute a parte, non sempre è possibile attuare certe pratiche e non sempre è possibile avere a disposizione gli elementi suggeriti. Allora, che fare?
Partendo dalla considerazione che la maggior parte di noi vacanzieri, salvo i più pignoli, non ci portiamo dietro la farmacia, un rimedio semplice ed efficace consiste nell’applicazione di una mezza cipolla sulla parte ustionata dalla medusa. Pochi attimi e la magia è compiuta! Non ci credete? Provare per credere! Mia nonna lo faceva sempre. E chi non ha una nonna che si porta dietro la cipolla? …può provare a chiederla. 

lunedì 8 agosto 2011

itinerari turistici, costa jonica


scogliera di stalettì e "cappelliera"
L’uomo e l’ambiente

Malgrado si sappia chiaramente che la morte è sempre in agguato (è inutile che vi grattiate la testa, gli zebedei o tocchiate ferro.
È nell'ordine delle cose!
Guai se non fosse così!).

La quasi totalità delle persone studia di notte come poter fregare di giorno gli altri. E per riuscire appieno si studiano strategie, comportamenti, parole, si stilano tesi e si tessono accordi.

I primi in classifica sono i politici seguiti dagli avvocati, dai giornalisti faziosi e giù discorrendo fino ad arrivare nel sottobosco della kultura folkloristica paesanotta che lucra sull’ignoranza delle masse.

È inutile spiegare perché i politici occupano il primo posto, basta guardare i privilegi e le impunità che mettono nero su bianco e tramutano in leggi dello Stato; oppure, chiedere perché restano fuori dalla manovra economica che coinvolge quasi tutti i cittadini, tranne loro, appunto! Ma, bando alle ciance, altrimenti tacceranno anche me di populismo, torniamo al punto!
"ecomostro"

Le azioni dell’uomo, buone o cattive, modificano il territorio prescindendo dalle attese sociali.
Nel casino totale qualcuno, però, riesce a contestualizzare l’azione con il territorio e persino ad abbellirlo.
E, a mio avviso,
La “cappelliera di Stalettì”, congetture ambientalistiche a parte in merito alla sua edificazione sugli scogli a bordo della vecchia ss106 jonica, è uno di quegli interventi del genio umano paragonabile alle opere d’ingegno che si trasformano nel tempo in attrattive turistiche come lo è la torre Eiffel a Parigi, il ponte di Brooklin, la torre di Pisa e via dicendo.
Altra cosa è l’intervento ignorante e maldestro dettato più che altro dall'avidità di accaparrarsi un pezzetto di paradiso tra gli scogli della costa in genere e nello specifico, calabrese.

domenica 7 agosto 2011

Santa Maria della Roccella, fonti storiche


In merito alle tante dissertazioni sui resti di Santa Maria della Roccella, le tesi, per assumere credibilità devono essere suffragate da notizie certe.

Sulla base dei pochi documenti rintracciati, è comunque possibile sviluppare una ricostruzione esplicativa.

Il più antico documento che menziona l’impianto sacro risale al 1094; si tratta di un privilegio del 22 giugno col quale il conte Ruggero concede alcuni beni fondiari all'abate del monastero Hieronimo “Beatae Mariae de Rokella apud Palaepolim”.  E, l’esistenza di resti archeologici nelle vicinanze del tempio rendono verosimili i luoghi citati con l’area romana di Scolacium.
©archivio M.Iannino
In un documento successivo, datato 1096, Ruggero nomina vescovo Giovanni di Niceforo, che cita tra i beni destinati alla diocesi una “abatia Sanctae Mariae de Roccella" e avvalora quello precedente.
Solo nell’atto notarile del 17 febbraio 1469 si apprende che l’edificio è privo di copertura.
Precedentemente, la copertura dell’edificio, in riferimento a quelle costantinopolitane del X secolo, era costituita sui cori da volte a botte terminanti nei semicatini absidali; da volte a crociera senza nervature sul presbitero e sul transetto, mentre sulla navata, un tetto ligneo a vista.

In un’incisione di Chatelet che correda il Voyage pittoresque di Saint-Non vi è la testimonianza visiva dell’insieme della chiesa prima del crollo a seguito del terremoto del 1783.
Nel 1867 l’edificio passa allo Stato; nel 1869 ai privati e oggi è dichiarato monumento storico nel Parco Nazionale Archeologico dello Stato.

Un restauro brutale, a cura di Abatino e Galli, consolidò con muratura gli incassi angolari dei piloni inglobando le colonne marmoree, in corrispondenza dell’arco di accesso all'ultima campata del coro, visibili in una fotografia pubblicata da Bottari. Inoltre, sempre gli architetti in questione crearono in facciata un’apertura ellittica che non esisteva prima del restauro; i tecnici intervennero anche sul basamento absidale, il portale settentrionale e ripresero in più punti la muratura delle cortine.



Parco archeologico Scolacium, sulle orme dei padri

visione divulgazione e analisi dei saperi

La basilica bizantina dedicata a Santa Maria della Roccella ha mai avuto un tetto?
Considerando la natura architettonica dell’impianto monumentale della basilica di Santa Maria della Roccella edificata presumibilmente nel X, XI secolo nell’area del parco archeologico di Roccelletta di Borgia, il devastante terremoto del 1783, le ruberie e i prelievi operati nel tempo per realizzare nuove costruzioni dagli abitanti locali, con molte probabilità, contrariamente a quanto scritto in alcune guide turistiche o detto da eminenti professori e tra questi Prosperetti che ha sollevato dei dubbi in seno alla presentazione di "intersezioni 6" che quest'anno ospita Mauro Staccioli, a mio modesto parere, la basilica è stata teatro e luogo di culto prima del disfacimento.
L’abside da sola è la risultante di una tecnica costruttiva evoluta che assomma all’architettura bizantina lo studio della propagazione dei suoni. Infatti, l’acustica della basilica è eccezionale grazie alla struttura in mattoni rossi che, chiudendo a cupola, trasforma l’abside in una gigantesca e sofisticata cassa armonica.
aore12blogAltro elemento da contestualizzare nel tentativo di una pur minima analisi in virtù dell’esistente riguarda il tetto della basilica, che secondo alcuni pare non sia mai stato completato a dispetto di quanto si evidenzia dalla lettura delle particolari attenzioni usate nelle rifiniture dei cornicioni, delle pareti e dei resti a testimonianza di una manifattura povera ma ingegnosa.
Il tetto, seguendo la morfologia strutturale potrebbe essere stato costruito con capriate di legno e coperto con tegole di terracotta reperibili in loco, piuttosto che con cupolette simili a quelle della Cattolica di Stilo, edificata anch’essa nello stesso periodo storico ma con misure modestissime rispetto alla basilica di Roccelletta di Borgia.

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