venerdì 21 gennaio 2011

pregiudizi e ignoranza alla base dell'odio razziale o ideologico


Pregiudizi


Nell’immaginario collettivo e nel privato, l’idea che si forma nel tempo su un dato personaggio, un luogo, la storia stessa, è la summa dei vari messaggi verbali e visivi che implementano le esperienze dirette o indotte. Esperienze accumulate nella quotidianità, attraverso la pratica e il contatto umano se si tratta di persone attinenti le attività lavorative; oppure considerazioni superficiali se riferiti a conoscenti o personaggi pubblici.

Solitamente il substrato emotivo è composto di poche ma solide convinzioni: gli affetti; gli amici, i nemici e gli indifferenti. Stato, strettamente correlato ai risultati ottenuti o negati in seno alla società.
Nei rapporti interpersonali le sfumature: simpatico, antipatico, amico, nemico, saccente, presuntuoso, buono, cattivo, preparato, lavoratore, serio, vagabondo o fannullone, dipende dallo stato d’animo di chi le pronuncia e dall’ipotetica conoscenza altrui.
Luoghi comuni, sentito dire, il perdurare di notizie vere o presunte giocano ruoli importanti nella costruzione di sovrastrutture mentali specie se mirate a destabilizzare concetti etici. Per intenderci meglio: per cavalcare l’odio razziale basta creare un nemico e appioppargli nefandezze e oscenità immorali: lo zingaro ruba; i comunisti si mangiano i bambini; il negro è sporco; i turchi puzzano e via cianciando. Ora, sappiamo bene che non tutti gli zingari rubano e nessun comunista si mangia i bambini anzi vorrebbe, in sintonia con la sua ideologia, un mondo più giusto, ugualitario che non lascia indietro i poveri e gl’indifesi, che ci fosse una ridistribuzione più equa delle ricchezze e che il lavoro servisse a realizzare la parte sublime dell’essere. Eppure, c’è chi usa l’appellativo “comunista” come un epiteto e i ragazzi che non conoscono la storia e la letteratura socialista si spaventano al solo pensiero di incontrarne uno o dare la propria fiducia politica. Come già detto, le brave persone sono distribuite da una parte e dall’altra. Esistono brave persone tra gli zingari, i marocchini, gli ebrei, gli afghanistani, palestinesi. Coreani, italiani, cinesi. Ma anche no! Sta a noi sapere discernere il bene dal male, il buono dal cattivo, e riconoscere il saggio dal millantatore. Per essere certi di non sbagliare o quantomeno ridurre al minimo le possibilità di errori c’è un piccolissimo segreto: sgombrare la mente dai pregiudizi!

il profumo del potere, il fetore della delazione

Denaro, ovvero lo sterco del diavolo trasformato in potere.


Vuoi sconfiggere un nemico? Semplice! Basta mettere in giro notizie morbose che eccitano la fantasia delle persone; che fanno storcere il muso ai bigotti. Oppure schernire apertamente un rivale più bravo, una persona evoluta che non dà peso alle cattive dicerie popolane.

Ricordo anni addietro un fatto di cronaca che lasciò di stucco l’opinione pubblica:
Una bimba di pochi anni muore all’ospedale. Tra lo sconcerto e la disperazione dei genitori, i medici dicono, secondo una prima analisi sommaria, che la bimba è deceduta a causa delle violenze sessuali subite. Inizia la caccia al mostro che si materializza nella figura paterna. Il padre, infangato dalle accuse dei sanitari e dalla delazione costante dei mass-media, finisce in carcere, per essere scagionato dall’autopsia che scopre la vera causa del decesso: tumore nell’apparato genitale!

Penso a questo episodio ogni qualvolta sento parlare male alle spalle di chiunque.
Ma quando i fatti sono circostanziati, meticolosamente documentati, bèh, allora, fa davvero senso vedere dei difensori ad oltranza di cause perse sbracciarsi e inveire contro chi racconta episodi basati su constatazioni incontrovertibili, suffragati da testimonianze, intercettazioni e movimenti di denaro.

Denaro… già; che sia questa la parolina magica che associata al potere intrinseco riesce a trasformare il nero in bianco e viceversa?

mercoledì 19 gennaio 2011

qualunquemente: reality show

Albanese mi piace; però, contrariamente a qualche giorno addietro, ascoltare ora la colonna sonora di “Qualunquemente”, “Onda Calabra” brano riveduto e corretto da Albanese, ma scritto e portato al successo nella versione originale dal gruppo calabrese “il parto delle nuvole pesanti”, mi dà tristezza.
Eppure lui è sempre simpatico; pungente; irriverente. però, un conto è lo spettacolo teatrale e un altro il film ambientato in parte in Calabria. Un film che avrebbe potuto essere un buon volano pubblicitario per valorizzare luoghi e persone. Persone normali, gente di cultura e dello spettacolo, e alcune hanno partecipato e rafforzato la satira di Albanese. Però, ripeto, qualcosa si è incrinato...
D'altronde il momento che stiamo vivendo non è dei migliori e costatare che la realtà supera la fantasia è davvero un duro colpo per l’intelligenza umana.

Il “Cetto Nazionale” spavaldo e sicuro della sua immunità o impunità come dir si voglia sta lì a guidare il crocchio; sornione, afferma che questa è realtà politica … bèh, se è realtà politica…
No! Non mi fa più ridere!

È giunta l’ora di assistere a trasmissioni reali più consone! In sintonia con le esigenze del Paese e della gente.

Ovviamente l’esternazione non è indirizzata al film!
Il film dopo un breve lasso di tempo finisce. Piaccia o meno, male che vada, se non incontra il gradimento di chi paga per assistere alla proiezione, al massimo ad andare in fumo sono solo i soldi del biglietto.

Luca Sanna, ultimo martire in Afghanistan

Afghanistan: un altro volontario muore

La notizia diramata dall’agenzia giornalistica è la seguente:

''Siamo lì nell'ambito di una missione internazionale e verremo via quando lo farà anche il resto della missione internazionale. Finora la nostra risposta è stata questa''. E' quanto ha affermato stamane il ministro della Difesa, Ignazio La russa rispondendo, nel corso della telefonata a Mattino 5, ad una domanda su una possibile exit strategy adombrata ieri dallo stesso presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

La Russa ha ricordato che ''non spetta al potere politico fare la strategia militare. Io posso solo dare indicazioni - ha aggiunto - e nel corso della riunione con i vertici militari di ieri ho detto che occorrono contromisure adeguate. Credo che ci s’interroghi, come ha detto anche Berlusconi, sulla missione, ma penso anche che non tocchi a noi, in questo momento, vanificare lo sforzo di chi sta lì da tanto tempo''.

È vero, non spetta alla politica studiare le strategie militari, ma chi ha imposto “la missione di pace?” non è stata la politica di destra, quella che mostra i muscoli piuttosto che dialogare con gli avversari, a fiancheggiare le deliranti paure di Bush e le bugie di Blair, ex primo ministro inglese? E non sapeva, la politica, che la conseguenza logica di una scelta simile portasse morte?

Oggi, in virtù di quelle scelte scellerate un’altra giovane vita si è spenta ed è inutile andare a trovare cause e colpevoli. Lui, purtroppo e con estremo rammarico, fa ritorno a casa in una bara, accolto dal dolore enorme dei suoi cari. E poco vale per loro apprendere che chi l’ha ucciso indossava la divisa dell’esercito afghano.
Luca Sanna, militare di Samugheo di 33 anni, ha concluso la sua vita nella zona di Bala Murghab, nell’Ovest del Paese.
Sposato da appena quattro mesi, il caporalmaggiore Luca Sanna, dell’VIII Reggimento alpini, era partito a poche settimane dal matrimonio alla guida del suo plotone fucilieri della Brigata Julia e alla moglie Daniela, aveva lasciato una promessa.
«Quando torno, a marzo, facciamo un viaggio di nozze splendido», le aveva detto prima di partire per la nuova missione, la sua seconda in Afghanistan.

Originario di Samugheo, in provincia di Oristano in Sardegna, Luca Sanna viveva a Lusevera in provincia di Udine, poco distante dalla caserma degli alpini. La sparatoria che si è portata via la sua giovane vita è avvenuta alle 12.05 (ora italiana) nell’avamposto Highlander, controllato all’interno dai militari italiani e all’esterno da quelli afghani, a una decina di chilometri dalla base italiana di Bala Murghab.

martedì 18 gennaio 2011

lettera aperta a Marco Travaglio e non solo

Caro Marco Travaglio,
Casualmente ti ho incontrato facendo zapping col telecomando e mi ha colpito molto il tuo modo di trattare argomenti seri come il governo italiano nel contesto storico contemporaneo.
Devo dire che il tuo è un modo particolare di argomentare. All’uomo non contesti solo le azioni che a tuo modo di intendere sono sbagliate, ma associ difetti fisici e caratteriali. Non che a me faccia simpatia Berlusconi, Bush o l’ex primo ministro inglese che ora veste i panni dell’intellettuale e va in giro per il mondo a promuovere il suo libro, però, mi sento di dirti che trovo alquanto volgare sentire gli apprezzamenti che esaltano la fisicità dei tuoi nemici. Sì, perché per te di questo si tratta di nemici, altrimenti le tue argomentazioni starebbero sul tema politico, economico o sociale piuttosto che ricordare le marachelle di Silvio, che, ripeto, nessuno ama quando esagera perché rappresenta l’Italia nel mondo e quindi vorremmo vedere affiorare il buon esempio in ogni occasione.
E che dire dell’assioma che hai fatto tra lui, Mussolini, Hitler, che, sì hanno tenuto in ostaggio i loro paesi, l’Europa e il mondo con la seconda guerra mondiale e che sono stati osannati dai rispettivi popoli salvo condannarli alla fine dei loro imperi. In quest’occasione hai detto che però Mussolini era coadiuvato nel governo da grandi nomi della cultura ecc ecc, ma, ti chiedo, se fossero stati davvero grandi esponenti della cultura, come mai è successo quello che ancora stiamo pagando tutti? Libia compresa? Dove erano i filosofi, gli storici, gli umanisti che ora rompono i coglioni dai libri di scuola agli studenti quando Mussolini tradì gli italiani? Non erano nel suo governo? Eppure si guardavano bene dal contestare il Duce!
Ciononostante, è facile che si avveri quanto tu hai detto. E cioè che alla caduta di Berlusconi molti lo tratteranno come hanno trattato gli altri despoti che lo hanno preceduto; ma credo, e di ciò sono fermamente convinto, che non si possa gioire delle sconfitte, anche se queste cambiano il corso della storia. Ma si deve lavorare per cambiare il corso degli eventi in maniera seria durante la vita politica dei partecipanti alla querelle sociale, evitando di demonizzare la controparte. Se ciò non avviene, la colpa è di tutti quelli che salgono in cattedra a sentenziare e inveire istericamente sui rappresentanti dei mali piuttosto che lavorare affinché la cultura faccia il suo corso ed emancipi le menti, senza dimenticare che l’uomo si siede a pensare e discernere il bene dal male dopo avere ottemperato alle esigenze corporali. in poche parole non deve essere sottoposto a ricatti di nessun genere!, invece, i giornalisti, salvo quando non sono schierati a darsi battaglia perché le direttive dell’editore lo impongono, inseguono solo le notizie che fanno scandalo e che grazie alla voracità collettiva sui fatti ricoperti di fango aiutano nella carriera nel palinsesto e nei conti in banca.

vizi e virtù dei grandi uomini: l'orgia del potere

L’orgia del potere.
©archivio M.Iannino
courtesy: M. Iannino, 2010, caos,
ovvero, l'orgia del potere

Solitamente i grandi uomini a capo di organizzazioni politiche, aziendali o altro, sono caduti e continuano a cadere appena scoperto il loro punto debole.

La storia, ma anche la cronaca, ci insegna che basta trovare il tallone di Achille, vale a dire: la debolezza umana che tutti noi coltiviamo consciamente o inconsciamente e che può consistere in una distrazione o un eccesso dei vizi per cadere precipitevolissimevolmente dal piedistallo della gloria terrena.
Ai nemici basta osservare e sfruttare le cattive abitudini dei grandi condottieri per abbatterli e dissolvere come neve al sole i relativi imperi o organizzazioni.
Persino un boss come Al capone, noto gangster italo-americano, il cui vero nome è Alphonse Gabriel Capone che nasce nel quartiere di Brooklyn, a New York (USA) il giorno 17 gennaio del 1899, da genitori emigranti provenienti da Castellammare di Stabia a due passi da Napoli: la madre è Teresa Raiola, il padre, Gabriele Caponi, fa di professione barbiere (il cognome (Al Capone) è modificato presumibilmente per errore dall'anagrafe americana).
Al Capone, a modo suo aveva un certo carisma ed era amato dalla gente povera anche perché, nella storia di questo famigerato criminale c'è anche un gesto che appare caritatevole: durante la gravissima crisi economica del 1929, in cui milioni di americani soffrono la fame, Capone ordina alle sue aziende che operano nel campo della ristorazione e dell'abbigliamento di distribuire gratuitamente cibi e vestiti ai più bisognosi.
Tuttavia, Al continua nella sua attività malavitosa ma con idee innovative che lo portano verso traguardi sconosciuti alle altre famiglie.
L'idea innovativa e vincente di Al Capone è di investire parte dei ricavati delle attività illegali, in attività legali, separando la gestione contabile malavitosa da quella legale: questa mossa porta alla sua organizzazione rilevanti introiti leciti che coprono quelli provenienti dal commercio illecito dell’alcool e dalle altre attività correlate alla malavita organizzata. Sono gli anni del proibizionismo e Al Capone può tranquillamente controllare la distribuzione e il commercio degli alcolici, grazie alla corruzione degli ambienti politici.
E, nonostante la società e la giustizia americana dabbene, conoscessero le attività, fonti di ricchezza, di Al Capone, non poté operare azioni di contrasto definitive fino a quando alcuni magistrati composero una squadra speciale di super agenti:
Gli intoccabili, agenti super-esperti e incorruttibili funzionari, indagano sulle attività finanziarie di Capone. Spulciano e analizzano ogni più piccolo movimento finanziario sospetto senza arrivare però a nulla perché nulla è direttamente intestato a lui. Al Capone agisce sempre attraverso prestanome. Ma i super esperti sfruttano un piccolissimo errore, un minuscolo foglietto di carta nel quale compare il nome di Al Capone. Il foglio diventa la chiave di volta dell'intera indagine che permetterà di completare un vasto e corposo impianto accusatorio. Grazie al lavoro del pool, Al Capone è rinviato a giudizio per evasione fiscale, con ben ventitré capi d'accusa. è l’epilogo della sua irresistibile scalata al potere terreno.

Ora, ben lungi da associare un gangster a un capo di governo ma pare che anche il nostro Governatore sia rimasto catturato da un filo di lana. A sua discolpa c’è da dire che è caduto, o sta per cadere, nonostante il pdl faccia quadrato attorno a lui, per un vizietto che accomuna la quasi totalità dei maschietti: la passera! E ciò non sarebbe disdicevole se al suo desiderio di pilu (esaudito con discrezione e tralasciando le minorenni, ammesso che fosse a conoscenza dell’età delle ospiti) avesse affiancato le attività di governo e risolto i problemi che attanagliano l’Italia. D’altronde, col consenso che ha all’interno del governo, sarebbe stato semplice creare lavoro, tutelare lo stato sociale dei poveri, dei senza lavoro, dei giovani.
Che dire… dispiace assistere a un simile epilogo.

diceva il saggio:
Se hai la sfortuna di occupare nella società un posto di rilievo trova qualcuno, stai dietro alla sua ombra e opera per il bene di tutti. (cit.)

lunedì 17 gennaio 2011

non ci sono più i bambini di una volta

Bambini terribili.


Ho detto: sarà la figlia di Margherita Hack, la nipote di Piero Angela o di Licia Colò!
Invece niente di tutto questo! È una bimba napoletana di un anno e mezzo che sa tutte le capitali degli Stati del mondo.
Una voce fuori campo chiede alla bimba: la capitale dell’Italia? …voma. Della Francia? …vigi. e così via fino a fare il giro del mondo e arrivare a Papete e oltre.
È una bella bambina iperattiva che guarda da una parte all’altra della stanza, si tocca i capelli, il vestitino, mentre risponde automaticamente all’interrogatorio, suppongo, della madre.
Ecco una mamma che passa il tempo con la figlia a insegnarle la geografia. Quantomeno inizia a capire, forse, che vi sono altri luoghi, nazioni e città differenti dall’Italia e da Napoli. Magari, ancora non ha contezza della realtà che sta fuori alla propria casa, però sarà, in un futuro prossimo, bravissima in geografia.
Salvo, poi, scappare dalla scuola e fare ritorno a casa, come ha fatto quel bambino di cinque anni che, ignorato dalle maestre, esce dall’asilo di Borgotaro (PR), percorre sotto la pioggia circa i 600 metri che lo separano da casa e ritorna dalla mamma dopo avere attraversato due strade affollatissime da persone in giro tra le bancarelle del mercatino rionale.

Comunque, sempre meglio di quei geni a cavallo tra l’infanzia e la pubertà trattati come fenomeni da baraccone nei programmi televisivi da genitori e autori degli show.

venerdì 14 gennaio 2011

Perché la patatina fa paura? il 2011 di Oliviero Toscani

Come siamo strani noi umani. Fabbrichiamo armi, soggioghiamo e affamiamo i nostri simili, li torturiamo verbalmente e fisicamente, li uccidiamo. C’inventiamo ideologie e dottrine che enfatizzano e giustificano le peggiori nefandezze e poi ci scandalizziamo davanti ad una certa parte del corpo se esposta al pubblico. È ciò che è avvenuto alla presentazione del calendario di Oliviero Toscani, ieri a Pitti immagine.
aore12il calendario, commissionato dal consorzio vera pelle italiana conciata al vegetale, distribuito con la rivista Rolling Stone, è stato censurato dall’istituto di autodisciplina pubblicitaria, e contestato dalle commissioni pari opportunità e dalla Carfagna stessa. alla quale, il fotografo, durante la presentazione dei dodici scatti ha indirizzato il seguente commento: ''Il calendario della Carfagna era proprio volgare, non il mio”.
Al di là delle polemiche spicciole, l’interrogativo da porre è: come mai un pube femminile in primo piano, quasi decontestualizzato dal corpo, fa tanto scalpore?
È una trovata pubblicitaria per rilanciare merci e modelli in calo, o il classico uovo di colombo che nella sua pur semplice esposizione suscita discrepanze lessicali ed evidenzia ottusità abissali nella cultura dominante?
Roberto Benigni le chiamerebbe semplicemente passere e Cetto La Qualunque montagne di pilu. allora? Perché se menzionate o raffigurate dalla satira sono gradite e se immortalate realisticamente in fotografia o in pittura, fanno gridare allo scandalo?
aore12Non parlerei dunque di linguaggio colto o volgare, e neanche di arte. è semplice pubblicità come lo è stata nel passato la foto di Marina Ripa di Meana quando fece da testimonial a una campagna pubblicitaria animalista, nella quale mostrava il pube peloso associandolo metaforicamente all’unica pelliccia posseduta giacché fornita dalla sua natura di donna.

giovedì 13 gennaio 2011

chi ha paura dei giochi creativi?

Il kitsch contamina i linguaggi contemporanei, sovverte concetti e cultura delle arti. Ma il kitsch, forte della volgarità insita nella forma dozzinale riesce a trasmettere nell’immediatezza concetti e metafore altrimenti incomprensibili ai più.

Se per certi aspetti è bene considerare positivamente la massiccia esposizione mediatica degli eventi inglobati in contenitori multimediali e lì suddivisi in tematiche come avviene nel web e nelle telecomunicazioni in senso lato, per evitare incomprensioni o errori di valutazione, è opportuno ricordare che quando si parla di arte vi è la necessità intellettuale di chiarire alcuni aspetti inerenti alle azioni umane e ai consequenziali prodotti realizzati dal lavoro creativo.

aore12
M.I. giochi creativi, 2011 t.m.
Il fare dell’uomo, compreso le frivolezze linguistiche, pilotate da certa stampa e da certe firme assurge a beni di consumo con una certa facilità e con altrettanta facilità cadono nell’oblio più profondo appena la campagna mediatica termina. E questo vale sia se la campagna è riferita a persone presentate come geni della musica o dello spettacolo in generale, ma anche ad artisti visivi quali pittori, scultori, performer. un esempio evidente è dato dagli eventi o dalle gare canore addomesticate da giurie compiacenti.
Perché avviene ciò? Semplice! Se il valore di un evento qualsiasi, quindi, lavoro artistico, creativo, o semplice lavoro di routine è reso importante dalla logica tesaurizzante protesa a implementare il dato materiale ed economico di chi sta dietro e dentro il mercato, l’ha prodotto e trasformato, piuttosto che enfatizzare, giustamente, il valore propositivo, intellettivo e la ricaduta culturale che l’azione può svolgere nella società, è normale che in un siffatto pensiero mercificante, il miraggio di un’ipotetica ricchezza renda ciechi e stolti.

La mercificazione, in tutte le ere, è riuscita a sovvertire la pericolosità che Platone assegnava agli artisti.
E Platone sapeva bene cos’è l’Arte, cosa l’immaginazione, il gioco creativo della finzione visiva e la temeva. Temeva il fuoco trasformatore dell’immaginazione. La forza delle idee sublimi che muovono gli uomini di qualsiasi età.
per questo, oggi come allora, l’Arte e gli Artisti, sono considerati pericolosi per il sistema. Una minaccia per l’ordine precostituito e quindi, censurati e estromessi dai luoghi istituzionali preposti alla divulgazione della cultura. … salvo che non servano a qualcuno o a qualcosa.

mercoledì 12 gennaio 2011

Ballarò, Gelmini contro tutti

Ballarò, alla ripresa del 2011 (considerazioni di un telespettatore)

A me sembra strano tutto questo rumore che fanno i giornalisti attorno alle figure politiche italiane e mi sembra strano anche l’atteggiamento della fiat e dei sindacati. C’è la sensazione che tutti vogliano nascondere qualcosa, che so, è come se usassero lo stratagemma dello specchietto per le allodole. Cioè, catturano la nostra attenzione su litigi che infiammano la curiosità spicciola, ci fanno infervorare attorno a qualche discorso, ci fanno schierare in una guerra tra poveri mentre loro sono intenti a sbrigare tutt’altre faccende che noi della plebe minimamente immaginiamo.

d'altronde non è cosa di tutti i giorni vedere la Gelmini aggredire verbalmente Rodotà, contestarlo mentre fa un’analisi della Carta Costituzionale per spiegare che la legge è uguale per tutti; eppure, lei, ha la presunzione di controbattere, in un discorso che anche i bambini reputano logico e serio, con parole di fuoco, tant’è che qualcuno dell’opposizione replica: “Lei tutela gl’interessi della ditta”.

A questo punto spengo la tv, li mando mentalmente a … e buona notte ai suonatori; tanto le loro discussioni, imbevute di falsi litigi e false verità non cambiano la vita dei telespettatori, né tantomeno si schiodano dai rispettivi convincimenti, semmai si avvinghiano maggiormente alle poltrone per migliorare la loro condizione di vita, ricordando sempre che sono lì perchè lo vogliono gli elettori.
Personalmente, avrei preferito assistere ad un incontro tra persone civili, pensanti, che sappiano accettare la logica dei discorsi, anche quelli contrari ai propri interessi immediati ma che diano respiro alle intelligenze propositive e spazi lavorativi adeguati ai giovani.
Invece tutto si avvita attorno a concetti lontanissimi dai voleri veri della gente comune.
O per lo meno, qualcuno tenta di farli, i discorsi concreti, ma è tacciato di comunista! dimenticando gli affari con Putin.

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