mercoledì 23 dicembre 2009

Demagogia e politica, solita storia italiana


Qualcosa di utile. Qualcosa di utile per la persona in Italia


Il rituale si ripete. Anno dopo anno la vita si consuma al ricordo nostalgico del tempo che fu, e mentre si spera nel futuro, si scruta l’orizzonte, qualcuno interroga l’oracolo, qualcun altro cerca invano risposte nella quiete interiore ma è distolto immediatamente dal frastuono dei venditori di turno.

Persino gli assetti sociali sono stati travolti dalle strategie dei poteri consolidati: il dialogo è strumentale; tutto sembra definito aprioristicamente secondo logiche personali. Si accentrano poteri. Si costruiscono miti e leggende. Si crea il superuomo!, a dispetto della storia che testimonia quanto sia pericoloso per la libertà degli Stati Democratici pilotare le masse e rapportare il successo di una coalizione al carisma, se pur brillante, di una sola persona.

La dialettica politica si presta a tutto e al contrario di tutto. Ogni cosa è resa possibile dalle teorie strumentali dei giocolieri della parola e l’uomo eclettico, all’occorrenza è artatamente indicato come vittima, santo, eroe o persona qualunque, così da contestualizzare appieno la sua figura all’interno della realtà ospite e raccogliere consensi.

La quotidianità popolare è diversa! Non è come nei talk show, non c’è l’anchorman a gestire la trasmissione. Nel supermercato della vita gli attori osservano la merce; valutano e confrontano qualità e prezzo così da portare a casa qualcosa di utile per la famiglia.

Qualcosa di utile come il cibo.
Qualcosa di utile come un libro.
Qualcosa di utile come la dignità.

Cose possibili, se suffragate dal concetto che l’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro.

martedì 22 dicembre 2009

dietro le apparenze... si cela la verità



Ogni cosa sulla terra ha un doppio carattere,
come una miscela di sabbia e zucchero.
Sii come la saggia formica che sceglie solo lo zucchero e non tocca la sabbia.
Per colpa di molti non giudicare il Tutto.

(Babaji)

ciack si gira! campagna tesseramenti 2010





Ciack! Si gira. Campagna teatrale 2010. Teatro Italia, orario no stop.

Il clima è quello delle grandi occasioni. Gli attori occupano il teatro; ognuno ripassa la parte.
La sala è animata dai gesti e dai mormorii degli interpreti. Quando, dal retroscena giunge imperioso un comando:
E ora il teatro, Signori! - La voce impostata del regista zittisce tutti. Gli attori smettono la parte e si allineano diligenti a raccogliere le direttive-.
Ci attende una stagione teatrale impegnativa! – dichiara il direttore artistico – Oltre a studiare la parte è necessario iniziare la campagna tesseramenti; dobbiamo fare azioni di proselitismo concreto. Portare a teatro più persone possibili. Lo so! Sono cosciente che è un’impresa difficile ma noi dobbiamo vincere questa battaglia. Dobbiamo raccogliere consensi. Dobbiamo regalare tessere a parenti e amici. - incalza il primo attore - Abboniamo i conoscenti e quanti ci sono vicini. Apriamo la campagna dei sostenitori amici del teatro, regaliamo la magia che solo il teatro, con la nostra maestria, sa dare: poesia amore drammi: passione per tutti! Insomma! Perché noi abbiamo un dovere: condividere con il popolo la genialità creativa: regaliamo loro un sogno…


domenica 20 dicembre 2009

Tesori di Calabria: sistema produttivo, prima e dopo l’unità d’Italia


Il 27 dicembre 1947, Enrico De Nicola, primo capo dello Stato Repubblicano firma la Costituzione.

Sono trascorsi 62 anni esatti da quello storico giorno. Gli Italiani, reduci da guerre e miserie votarono per l’abolizione della monarchia e proclamarono lo Stato Democratico sorretto dalla Carta Costituzionale redatta
con arguzia e lungimiranza da eminenti uomini che spesero le migliori energie giovanili affinché l’Italia e gli Italiani non rivivessero il dramma di quei tempi bui. Nonostante la povertà dei territori rovinati dalla guerra e dai saccheggi, gli Italiani accolsero con fervore il nuovo ciclo storico.

Alcuni emigrarono, altri rimasti nel sud continuarono a lavorare i campi mentre al nord ripartivano le grandi fabbriche. Le regie miniere del polo siderurgico di Mongiana, sulle serre calabresi care ai Borboni, chiuse da tempo, (1881) indussero i minatori a emigrare in Germania, Svizzera, America.

Nel 1806 la Calabria è dominata dai francesi e il ministero della guerra e della marina francese è proprietario del complesso siderurgico che ne migliora i forni fusori, disciplina lo sfruttamento boschivo e disloca nelle Vecchie ferrifere di Stilo in Piano della Chiesa il polo ferriero. Qui, nella fonderia Robinson, si costruiscono cannoni e fucili.

Migliorano i collegamenti stradali e le condizioni di lavoro, l’assistenza medica, la pensione e l’istruzione pubblica. 

Tutto sommato, il periodo francese è stato motivo di crescita culturale, sociale e sviluppo delle attività siderurgiche calabresi. 

Col governo Murat, s’intensifica la produzione nelle officine e il ferro è usato anche per costruzioni civili, come la tratta ferroviaria Napoli - Portici e i ponti, Real Ferdinando sul Garigliano e Cristina sul Calore. Nello stesso periodo la fonderia di Mongiana sforna ghisa di qualità pari a quella inglese nei tre altiforni di San Ferdinando, Santa Barbara e San Francesco.

Nel 1864, la commissione per le ferrifere vende gli stabilimenti e i boschi alla Società generale del credito mobiliare e al Banco nazionale nonostante l’analisi positiva sulle ricchezze dei giacimenti.
La siderurgia calabrese muore e quella del centro e del settentrione d’Italia decolla.

Dieci anni dopo, nel 1874, il governo italiano vende gli stabilimenti siderurgici calabresi all’ex garibaldino Achille Fazzari, poi parlamentare del nuovo regno.

Achille Fazzari tenta di riaprire le attività nel 1881 ma poi abbandona a causa dell’assenza di aiuti statali. Tuttavia, Fazzari si dedica alla Ferdinandea e migliora la produzione delle segherie e delle acque minerali servite da una piccola centrale idroelettrica.

A 66 anni di distanza dalla chiusura del polo siderurgico calabrese, che apportava prestigio e ricchezza al territorio, i superstiti della grande guerra sperano nella ricostruzione nazionale dello Stato di Diritto sancito dalla costituzione della Repubblica Italiana.
La ricchezza non manca e la volontà di produrre beni per la nascente società democratica è forte nei calabresi! Purtroppo le speranze sono state disattese e i calabresi costretti a migrare per sopravvivere.

Oggi la Repubblica Italiana ha compiuto sessantadue anni. Calabresi, Marocchini Africani… abitanti dei sud del mondo, sperano che venga abolito il linguaggio e le azioni del politichese di cui si sono appropriati gli arrampicatori sociali che affossano e uccidono i proponimenti dei Padri Costituzionalisti.

sabato 19 dicembre 2009

ponte sullo stretto di Messina a chi serve?


aore12

L’ennesimo intervento strutturale, voluto fortemente dal governo italiano, si trasforma in scontro sociale.
La destra politica appoggia il progetto del governo che include nella finanziaria lo stanziamento di 460 milioni di euro per l'avvio dei lavori il prossimo 23 dicembre, negando, di fatto, quanto il portavoce del governo aveva detto negli anni della polemica progettuale, vale a dire: l’intera opera è finanziata esclusivamente dai privati e non dallo stato.

Della costruzione del ponte sullo stretto di Messina se ne parla da sempre, specie in Sicilia.

A ben pensarci, l’opera in sé potrebbe anche essere una cosa bella dal punto di vista architettonico e, perché no, diventare un’attrazione mondiale da immolare sull'altare dei traguardi scientifici e tecnici al pari della torre Eiffel, in Francia, o del ponte di Brooklyn che unisce Manhattan a New York e chissà, magari, anche noi faremo una gomma da masticare nostrana al sapore di bergamotto che aiuta a mandare giù saliva e parole inascoltate, salvo ripensarci nei momenti drammatici e sciorinare inutili mea culpa negli istanti in cui la natura perde la pazienza e non sopporta le continue angherie dell’uomo e della sua ingordigia.

D'altronde non è una novità: la zona in questione è altamente sismica!, ecco perché ci s’interroga, da semplici cittadini utenti, a chi serve realmente un’opera faraonica quanto inutile economicamente.

L’economia reale del paese Italia ma anche Siciliana e Calabrese non richiedono opere faraoniche, esistono già perenni cantieri impegnati a rattoppare l’autostrada del sole, risanare territori martoriati dall’incuria dell’uomo e dalla forza livellatrice della natura.

È storia: la zona in questione è altamente sismica e i terremoti del 1908 lo testimoniano.

Il Terremoto di Messina e Reggio del 1908, avvenne alle 5 e 21 del mattino e durò per ben 37 secondi con una magnitudo di 7,1 della scala Richter, i danni furono immensi e la maggior parte dei quartieri di entrambe le città crollarono. L’evento sismico del 28 dicembre del 1908 è considerato uno degli eventi catastrofici più dolorosi del XX secolo.

I morti furono più di 100.000 e non solo a causa del terremoto ma anche dalle onde marine che risucchiarono la popolazione spaventata dalla forte scossa che si riversò sulle spiagge e lì arrivò un maremoto, uno tsunami ancora più spaventoso della scossa.

Nonostante i pareri contrari dei geologi, degli economisti e dei cittadini contrari o dubbiosi, ancora si ha l’ardire di perseverare nel portare avanti il progetto e si stimano: 4.732 milioni di Euro per la realizzazione totale dell’opera così suddivisi, 3.410 per il corpo del ponte e 1.322 per i raccordi stradali e ferroviari.
Un’ultima curiosità: dove sarà trasportato e scaricato il materiale di risulta degli scavi e quanto impiegherà l’ecosistema a ricreare gli anticorpi necessari a ristabilire la vita nei siti devastati dall’assurda volontà di chi detiene il potere decisionale?

Bamboccioni, sindrome di Peter Pan idillio sociale o scaltri arrampicatori



È bello ritornare bambini. Interrogarsi per ogni cosa e stupirsi. Giocare con le parole, con i gesti e con i segni.
Creare uno spazio fantastico dove rifugiarsi, così da poter ritrovare l’incanto idilliaco o semplicemente la fiducia infantile che esorta a non vedere il male negli altri; un luogo schermato, che lascia fuori dal perimetro magico il frastuono mediatico dei cattivi ciarlatani.

Purtroppo, sembra che ogni concetto, azione o cosa, sia irrimediabilmente subordinato agli affari o all’arricchimento personale; all’esasperazione dell’io.

Sembra che nulla e nessuno riesca a modificare i cattivi fenomeni sociali incancrenitisi nel tessuto collettivo inculcati dall’azione corruttiva dei personaggi insigniti persino dalle alte cariche dello Stato con titoli onorifici quali cavalieri del lavoro o peggio senatori a vita.

Arrampicatori sociali scaturiti dal nulla assurgono agli onori della cronaca. Faccendieri che, arricchitisi con denaro pubblico o di dubbia provenienza, quando sottoposti a giudizio, si avvalgono della facoltà di non parlare o, peggio, vestono panni di vittime innocenti raggirate dai cattivi.

Il travestimento crea breccie nei cuori limpidi; i malfattori trovano sempre dei sostenitori ingenui che tifano e incitano alla reazione, salvo, costatare, alla luce dei fatti indagati scrupolosamente, furbesche quanto fameliche strategie  cresciute all’ombra del perbenismo di facciata che incanta e fa proseliti.

La sindrome di Peter Pan non determina malessere comune: crea sgomento generato dalla corruzione e dal disfacimento dei valori democratici, entrambi consequenziali all’atto ideologico urlato dai finti buonisti che vomitano sugli altri rancori e delazioni.

Basta sovvertire i valori!
Dalla classe dirigente ci si aspetta trasparenza e esempio etico nonché rispetto per le minoranze e per quanti non hanno voce come sancito dalla Carta Costituzionale.
Insomma:
È opportuno riappropriarsi del libero arbitrio; valutare pacatamente i suggerimenti o gli indirizzi ideologici, politici o commerciali dei leader, ma anche delle agenzie pubblicitarie che inventano placebo per guadagnare ricchezze sulle tensioni emotive di determinati nuclei sociali. Considerare serenamente se sia etico per una coppia, che non ha la grazia di vedere i frutti prolifici dell’amore, adottare un bambolotto, un animale o un bambino sfortunato. Quanti amano, veramente, intuiscono nell’immediatezza la strada giusta da seguire.

giovedì 17 dicembre 2009

La cultura è un farmaco di automedicazione, da banco!


Tempo e materia nei sud del mondo.


Il tempo è l’ordine di misura che concorre a comprendere il fare dell’uomo in ogni suo aspetto teorico e pratico.
Quasi tutti gli artisti hanno a che fare col tempo. Il lavorio del tempo è sotto gli occhi di tutti ma non tutti osservano la materia, il colore, la vegetazione, l’aria: la vita!
Per l’artista, l’atto creativo è la conseguenza logica di molteplici riflessioni suggerite dal vissuto; riflessioni, che rivisitate dalla propria sensibilità, trasformano in riverberi poetici quanto la natura ha offerto ai sensi.
L’osservazione riflessiva sedimenta esperienze. Strati di conoscenza, accatastati nel subconscio, aspettano la scintilla creativa, il gesto liberatorio che, se pur semplice, induce a ulteriori analisi o suggerisce probabili soluzioni.
L’arte informale, liberata dalla figurazione pittorica, gioca con le paste, gli oggetti d’uso comune, i segni; ma, all’occorrenza si riappropria dei simboli della figurazione; rivisita le immagini pubblicitarie, le inserisce in contesti narrativi assurdi, ironici, a volte violenti. La violenza creativa è catartica. Non distrugge lessici consacrati per il gusto di annientare concetti contrari alla personale visione di una qualsiasi corrente artistica. No! Non è questo il proposito di chi fa arte, semmai è il venditore di “bolle” che proietta rutilanti parole per guadagnare visibilità o denaro. Chi fa arte lo sa bene!

L’operatore culturale non è un bohemien romanzesco, è un uomo che vive la contemporaneità del suo tempo appieno. Partecipe del cammino comune, l'artista propone, attraverso il suo fare, concetti semplici, rappresentazioni mentali dimenticate, soffocate dall'egoismo umano cresciuto a dismisura secondo i canoni consumistici correnti.
Idee e concetti ambigui, sovvertiti dalla bramosia economica, sono da ritenersi anche le operazioni “culturali fini a se stesse”, vale a dire quelle rappresentazioni stanche, composte di collezioni private che mischiano lavori di vecchi mostri sacri che, senza mai proporre coraggiosamente un valido artista locale al resto del mondo, allestiscono enormi macchine mediatiche per sublimare l'evento.

Così facendo, attraverso la riproposizione di minestre riscaldate, passate alla storia e quindi conosciute e divulgate in tutte le salse, gli organizzatori di grandi eventi culturali diseducano le masse ancorandole a concetti vecchi. È inutile riempirsi la bocca di numeri e visite pilotate.

La cultura è un farmaco di automedicazione, da banco, e non è necessaria la prescrizione del medico di turno legato a un qualsiasi collegio elitario.
La classe dirigente che ama davvero i conterranei ha il coraggio di cercare e valorizzare le intelligenze locali non supportate dai nomi altisonanti del mondo della cultura; non guarda ai larghi consensi immediati e va alla ricerca di quanti spendono sane energie per migliorare la Calabria.


martedì 15 dicembre 2009

Aggressione a Berlusconi: esasperazione sociale


 Insostenibile leggerezza dell'esser ... buoni

A essere cattivi si guadagna!


È indegno!, in una democrazia evoluta, qualsiasi atto violento verbale o corporeo.

Inneggiare o disprezzare movimenti, uomini politici, territori geografici, squadre di calcio e quant'altro può determinare fazioni rissose è un danno reale alla crescita intellettiva e morale della collettività.

Ancora più deleterio è cavalcare gli eventi; far sì che il gesto inconsulto di un cittadino affetto da problemi psichici diventi materia di scontro rabbioso tra parti sociali. Parlare di detenzione carceraria piuttosto che di cure mediche; pensare a inasprire le pene, rasentare regimi carcerari indegni alla natura delle esigenze umane è contrario ai principi fondamentali dei diritti civili.
E ancora:
Volere a tutti i costi un mandante; teorizzarne la trama oscura di ipotetici nemici piuttosto che fare un’accurata analisi e chiedersi come mai si è giunti a tensioni sociali simili; chi sono stati i fautori teorici e pratici degli stati d’animo.

Insomma, chiedersi come recuperare al dialogo costruttivo dirigenti politici, istituzioni e cittadini per migliorare lo stato sociale di quanti vivono in Italia.

Al di là delle simpatie politiche o personali che i leader trasmettono, è inammissibile quanto accaduto a Milano; la visione del volto tumefatto, lo zigomo e la bocca macchiati di sangue, lo sguardo esterrefatto del presidente Berlusconi e quello assente dell’aggressore hanno fatto il giro del mondo in pochissimo tempo, grazie alla tecnologia dei nuovi media.

In rete si è diffusa immediatamente anche la reazione al gesto inconsulto: molti si sono indignati; qualcuno ha fatto battute inopportune e altri hanno cavalcato l’onda emotiva per recuperare terreno politico secondo il gioco delle parti. È vero, alcune notizie dovrebbero essere ponderate, sia dai mass media tradizionali sia dai navigatori della rete, ma ciò non deve essere lo spunto per facili censure o leggi costrittive della libertà d’opinione.

domenica 13 dicembre 2009

ha da passà a nuttata: buon 2010 a tutti


Che cosa sta succedendo in Italia?

Da un bel po’ di tempo il caos regna sovrano: i giornalai schierati pubblicano, assediano i talk show televisivi, riempiono di falsità gli spazi messi a loro disposizione dalle lobby e urlano contro chiunque la pensi difformemente dai loro padroni. La faziosità diventa virtù. Virtù che accresce certezze e ricchezze personali e lascia fuori dai diritti civili i deboli.
Le manifestazioni di dissenso civile non sono ritenute probabili ricchezze culturali con le quali confrontarsi ma diventano immediate guerre di numeri; statistiche e sondaggi surrogano la realtà quotidiana; la statistica dei polli fa sì che tutti abbiano la pancia piena e poco importa se i polli li abbia mangiati una persona sola mentre gli altri muoiono di fame. L’arroganza ignorante è al potere. Non tutela i deboli; li soggioga! Lo stato di salute democratico dei mezzi di comunicazione di massa rasenta le affezioni dei sistemi totalitari: chi non si schiera o tenta libere analisi che possono mettere in dubbio determinati teoremi è ritenuto nemico dei reggenti. Tutto ciò è deprimente!
E allora è lecito chiedersi:
1. Che fine hanno fatto gli insegnamenti dei Padri Costituzionalisti?
2. Come mai sono calpestati gl’insegnamenti evangelici istituzionali, considerando che la maggioranza dice di essere attenta verso il “popolo” che li vuole al governo del paese per risolvere i problemi sociali del lavoro, della giustizia e la tutela della famiglia?
3. Dove sono gli uomini delle Istituzioni, quelli che hanno giurato solennemente sulla Bandiera di non anteporre le questioni personali alle esigenze della Repubblica?
Senza ombra di dubbio, alcune questioni inerenti agli assetti parlamentari e giuridici sono da rivedere perché non in linea con i tempi storici ma ciò non giustifica le esternazioni infantili e violente di certi personaggi che ricoprono alte cariche dello Stato e rappresentano indistintamente tutti gli Italiani.
Che ben venga la revisione delle Camere e la relativa diminuzione dei parlamentari attraverso l’elezione democratica degli aventi diritto.
Che ben venga una legge garantista per una maggiore tutela degli indagati e il relativo reinserimento sociale, specie se giovani, ragazzi e ragazze emarginati secondo i dettami della solidarietà reale che sviluppano empatia a prescindere dalla nazionalità, dal colore della pelle, dal credo politico e religioso.
Che ben venga un nuovo anno permeato d’amore.

venerdì 11 dicembre 2009

Concetto di pace secondo alcune menti illuminate



Alex Zanotelli, Karol Wojtyla, Noam Chomsky e il concetto di pace


La non violenza attiva non è pacifismo, è ben altra cosa.
Ho cominciato leggendo Gandhi, Martin Luther King, Milani e loro mi hanno aiutato a capire che Gesù era stato il primo a praticare la non violenza in quella Galilea schiacciata dall'imperialismo romano.

Vorrei pregare tutti di essere coraggiosi e fare una scelta radicale di non violenza. Il sistema sociale attuale è violento per natura. Noi dobbiamo avere il coraggio di costruire un sistema non violento, una civiltà della tenerezza. Così, parla padre Alex Zanotelli e afferma:

Non è forse questa parola, "bombardare", che caratterizza il modo della vita umana su questo pianeta nel Ventesimo secolo? Forse altri secoli sono stati altrettanto violenti come il nostro, ma noi che viviamo in questo siamo responsabili del suo presente e del suo futuro.

E Papa Karol Wojtyla, così esprime il concetto di “pace”:
Pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti e universali valori della vita: verità, giustizia, libertà e amore.

Mentre Noam Chomsky, teorico della comunicazione statunitense, ne “La fabbrica del consenso” asserisce che i sistemi democratici procedono diversamente, perché devono controllare non solo ciò che il popolo fa, ma anche quello che pensa.

Lo Stato non è in grado di garantire l'obbedienza con la forza, il pensiero può portare all'azione, perciò la minaccia all'ordine deve essere sradicata alla fonte.

È quindi necessario creare una cornice che delimiti un pensiero accettabile, racchiuso entro i principi della fede di Stato. E ancora: “Certamente tutti dicono di essere a favore della pace. Hitler diceva di essere per la pace. Tutti sono per la pace.

La domanda è: quale tipo di pace? Una società, capace di produrre concetti come «antiamericano» e «peacenik», trasformare, cioè, la parola pace in una parolaccia, si è spinta molto avanti sulla strada dell'immunizzazione degli individui da qualsiasi richiamo umano.
La società americana ha raggiunto uno stadio d’immersione pressoché totale nell'ideologia. L'impegno è sparito dalla coscienza: in quali valori può credere una persona sensata? Gli americani sono semplicemente «pragmatici» e sono convinti di dover condurre gli altri a questa felice condizione.


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