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mercoledì 16 maggio 2012

deliranti lettere della FAI, nel mirino Equitalia e Monti

Lettere con minacce sono state inviate a due giornali calabresi: Calabria Ora e Gazzetta del sud.


Minacce al presidente di Equitalia Sud e al Presidente del Consiglio Monti; “è uno dei 7 rimasti'', scrivono gli anarchici nella lettera arrivata questa mattina nella redazione centrale del quotidiano “Calabria Ora” a Rende. La stessa lettera era arrivata ieri, ma se n'è avuta notizia solo oggi, nella redazione reggina della 'Gazzetta del Sud'.

Nei fogli pervenuti ai giornali,
l'intestazione del Nucleo Olga, Federazione anarchica informale Fronte rivoluzionario internazionale ''Fai Calabria, si legge che “Equitalia Sud sarà oggetto di attenzione nella persona del suo presidente, becero uomo d'affari e servitore del potere economico''. ''La riscossione in Italia è divenuta una ruberia al popolo che sarà segnata con il marchio della vita, ma questa volta vi avvisiamo prima, una serie di provvedimenti contro il popolo sono stati la causa del fallimento sociale e ci ha 'obbligati' a militare sul campo di battaglia''.
''La Signora, ministro Cancellieri - si legge nella lettera - ha detto che se si attacca Equitalia è come attaccare lo Stato, quindi attaccheremo lo Stato anche attraverso Equitalia fin quando lo Stato non cambierà marcia a tutela il Popolo, gli Operai e le Imprese''.
Ogni altro suicidio per la crisi, prosegue il testo, ''è ritenuto un omicidio di Stato'' e sarà ''punito con il marchio della vita sino ad elevare il livello a ricordo della vita''.
E ancora, che lo Stato potrebbe ''modificare il Durc facendolo divenire strumento di compensazione tra Stato e Imprese che si vedono fallite proprio perché tale documento, il Durc, non è più regolare per forza di cose, potrebbe anche eliminare tale documento in blocco''.
''Diciamo a Monti che lui è uno dei 7 rimasti e che il Popolo non ha nessun interesse a rimanere in Europa, a salvare le banche, a saldare i conti di uno Stato che ha sperperato per conto proprio, nessun interesse ad acquistare aerei a propulsione nucleare, ad avere Maserati blindate, nessun interesse a pareggiare un bilancio di chi dopo 60 mesi va in pensione milionaria, il Popolo ci ha dato mandato e sacrificheremo anche le nostre vite per la causa giusta''.
A leggere queste parole si rimane di sasso! Come si può pretendere di annientare una vita in nome di quale ideologia? Solo il delirio può indurre a sragionare in nome di un fantomatico “popolo” che minimamente si sogna di dare mandati a voi pazzi sanguinari! Più pazzi di quanti si riempiono la bocca del “popolo” quando vogliono tutelare interessi privati, forzare la mano nelle scelte elettoralistiche e per rafforzare deliranti teorie. Ecco come viene usato “il popolo” da certa politica e voi che dovreste essere dalla parte dei cittadini liberi ammazzate? NO! NON SIETE LEGITTIMATI! una cosa è murare simbolicamente una porta per dissentire, altra è l'eliminazione fisica degli avversari!.




giovedì 6 ottobre 2011

ballarò, della valle, crozza e gli altri

Spesso si sente parlare dei diritti universali dell’uomo e di quanto essi siano in pericolo a causa del buco nero temporale che si è aperto, come in un film di fantascienza, dall’abbaglio mediatico contemporaneo che trascina nel medioevo della ragione le persone dalle menti instabili. 

La realtà fittizia urlata o sussurrata dai media sovverte l’ordine naturale delle cose e per alcuni attimi riesce a rendere logica ogni nefandezza. 

Chi ha soldi ed è in malafede riesce persino a passare per sant’uomo; basta che sappia gestire gli umori, anzi i malumori della gente, le sofferenze fisiche e morali indotte dalle ambagi. 

A tal proposito, la pungente satira di Maurizio Crozza, che fa ridere a crepapelle, ma dà anche delle indicazioni sottili a quanti le vogliono cogliere, nell'ultima puntata di ballarò tratta il tema del ricco calzolaio trasformatosi in paladino dei poveri e fa una cosa che non tutti possono permettersi: compra pagine intere di quotidiani nazionali e grida il suo dissenso contro una determinata classe sociale, cioè, la politica. 

È vero! La classe politica non ha saputo governare i cambiamenti ed è altrettanto vero che gli industriali non sono per definizione dei buoni samaritani! 

Gli imprenditori intraprendono affari e parlano con i capi, non certo con i garzoni di bottega…(cit.). sic! Che caduta di stile! Don Diego, zorro, della valle (altra cit.) che dà un colpo al cerchio ed uno alla botte riferendosi all'ex ministro Bondi in rappresentanza del pdl. insomma, lui, don Diego non parla di cose serie con i gregari... ma, allora che c'è andato a fare a ballarò? perchè non ha telefonato a Berlusconi, Bersani, Di Pietro, Casini, Rutelli, Vendola, Camusso ecc. prima di spendere soldi per pubblicare il suo pensiero sulle pagine dei giornali nazionali?

Ma lasciamo da parte le diatribe inconcludenti e rileggiamo insieme, vista la frequente citazione dell’articolo 27 e non solo, la:

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948


martedì 23 agosto 2011

libertà reali e virtuali nell'era internet

Le presunte libertà.

Anche a costo di passare per un rompicoglioni non posso fare a meno di esprimere alcune considerazioni in merito alle presunte libertà sbandierate proprio da quelli che le uccidono dietro le quinte dopo averle osannate e date in pasto alla povera gente credulona.
Incominciamo dalla libertà di pensiero resa sacra dai padri costituzionali che hanno scritto un articolo giusto nella Carta Costituzionale della Repubblica Italiana. In buona sostanza l’articolo recita che tutti abbiamo la possibilità di esprimere il pensiero con parole, scritture, opere pittoriche, teatrali, musicali ecc ecc. ma cosa succede quando il pensiero tocca determinati poteri precostituiti e resi forti dal denaro?
In questi giorni di caldo afoso e afose stancanti parole si leva forte la voce del Presidente della Repubblica a richiamare la politica sempre più delegittimata dalle parole e dagli atteggiamenti dei suoi rappresentanti a trovare soluzioni coraggiose e sagge per togliere la nazione e i cittadini dalla stagnazione e dalla sofferenza morale ed economica. In poche parole li esorta a smetterla col balletto delle parole, tipo “le pensioni non si toccano; aumentiamo l’IVA, aumentiamo l’età pensionabile, tagliamo certe province e paesi…” Cioè, attorno a riferimenti come i pensionati e i dipendenti che finora hanno retto l’economia nazionale la fantasia galoppa ma sfornare una legge che faccia davvero contribuire chi possiede di più in termini di ricchezza per superare l’emergenza e riprendere il passo verso il benessere sociale, questo no eh?
E che dire dei confini geografici resi granitici dai miseri confini mentali che rinchiudono uomini donne e bambini in fantomatici centri d’accoglienza più vicini a galere per le restrizioni vigenti?
Insomma è tutta un’immensa bugia invasiva che inonda i cervelli e imputridisce i corpi. Anche le ultime tecnologie invadono le libertà e annullano la privacy. Semplici e all’apparenza innocui social forum invitano a cercare vecchi amici e familiari… ma cos’hanno da guadagnare gli amministratori di questi carrozzoni? perché stuzzicano le debolezze psicologiche di tutti quelli che cadono nella rete in barba alle regole e al garante che tutela gli sprovveduti?

mercoledì 6 luglio 2011

Copyright, Agcom esclude siti no profit


L'Agcom approva la delibera che ha fatto tremare i sostenitori della libertà in internet. La legge a tutela del copyright vale solo per i siti che tutto sommato hanno scopo di lucro, vale a dire, per quei siti dove ogni azione è mirata al guadagno, mentre sulla base del principio del fair use, la procedura non riguarda i siti non aventi finalità commerciale o scopo di lucro, l'esercizio del diritto di cronaca, commento, critica o discussione. E nemmeno l'uso didattico e scientifico, la riproduzione parziale, per quantità e qualità, del contenuto rispetto all'opera integrale che non nuoccia alla valorizzazione commerciale di questa. Il testo esclude quindi interventi riguardo siti personali e amatoriali, distinti da fornitori di contenuto professionali.
Com'è vero che a volte si dipinge il diavolo più brutto di quanto lo è!

lunedì 4 luglio 2011

in Italia rischio censura nel web



©arch.M.Iannino
mario iannino 2011, prodotto ©
Leggo della furbata dell’Agcom e del tentativo di voler oscurare siti a tutela del copyright. La cosa si fa interessante e seria, visto che anche Richard Stallman, l’hacker americano e guru della rete libera che progetta e diffonde software libero è allarmato e grida no alla censura!, ed esorta gli italiani a vigilare. Ecco cosa risponde in merito al giornalista di Repubblica: “Molti commentatori italiani sostengono che la delibera Agcom potrebbe essere usata in questo modo, ben oltre i suoi intenti espliciti. Ma non è possibile orientare il filtro dei contenuti solo su siti che davvero violano il copyright?
"Non credo sia possibile evitare il rischio censura, contro siti innocenti, come ho detto prima. Ma anche se fosse possibile, sarebbe sbagliato. Perché si ostacolerebbero gli utenti che vogliono condividere contenuti".

E il diritto a condividere è più importante della protezione del copyright?
"Rifiuto l'espressione "protezione del copyright", associato a quello che l'industria sta facendo adesso. Il copyright dovrebbe servire a proteggere l'arte e gli artisti. Il sistema attuale, invece, fa gli interessi solo degli editori e fa arrivare briciole alla quasi totalità degli artisti. Io propongo un sistema che finanzi gli artisti direttamente, in base alla loro popolarità, con le tasse provenienti per esempio dall'equo compenso (applicate su hard disk, cd vuoti e altri supporti di memorizzazione e poi versate all'industria.)".

Perciò, leggo tutto ciò che c’è sul web. Mi documento sulla famigerata delibera dell’Agcom. E sì, qualche dubbio sorge specie sul potere assoluto di oscurare blog e siti dietro segnalazioni o denunce per lesa pubblicazione protetta da copyright da parte di qualcuno. Quasi tutti adducono motivazioni verosimili, peccato che anche loro, i giornali importanti che gridano allo scandalo e alla libertà, concludano, anzi sigillano gli articoli con tanto di ©. alla faccia della libertà e della condivisione democratica:

“L'interesse delle lobby del copyright è evidente. Ma di Mediaset? E' solo quello di tutelare il proprio diritto d'autore sul web (ha denunciato in passato Google per video su YouTube, del resto)?
«Non solo. Lo scopo è forgiare il web in modo simile al mercato che loro conoscono e depotenziandone la minaccia al loro business. Hanno fatto così anche con la delibera sulle web tv».
Che farete se la delibera passa così com'è?
«Faremo ricorso al Tar del Lazio. Se necessario a Bruxelles, ma crediamo che il Tar bloccherà la delibera, che secondo molti esperti è illegittima, poiché viola diritti fondamentali del cittadino. Ma visto che ci sono forti interessi del Presidente del Consiglio a far passare quelle norme, il governo potrebbe intervenire direttamente con un decreto, in caso di blocco al Tar».
© RIPRODUZIONE RISERVATA”

lunedì 21 febbraio 2011

cadono gli imperi dopo l'Egitto la Libia


Nel nord dell’Africa il fuoco della libertà soffia forte e spazza via i governi dispotici. Dalla Libia arrivano notizie frammentarie mentre Tripoli brucia tra saccheggi e scontri. Il ministro della giustizia si dimette per l’eccessivo uso della forza e il figlio di Gheddafi Saif al-Islam in un messaggio tv lanciato alla nazione nella notte ha affermato che «la Libia è ad un bivio». Nel discorso ha fatto più volte l'accenno a non meglio precisate «forze straniere» e «separatisti» che hanno messo in atto un «complotto» contro la Libia». Il figlio del rais ha indicato i nemici come: islamisti, organi d'informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri, compresi egiziani e tunisini. «Arriveranno le flotte americane e europee e ci occuperanno», ha avvisato ed ha minacciato di «sradicare le sacche di sedizione», «il nostro non è l'esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all'ultimo uomo, all'ultimo proiettile». Come smentire, d’altronde, l’educazione ricevuta?

Secondo la Federazione internazionale per i diritti umani, Fidh, i morti dall'inizio delle contestazioni contro Gheddafi sarebbero tra i 300 e i 400 «per una cifra più vicina ai 400 che ai 300». Mentre un'altra ong, Human Rights Watch, nella mattinata aveva calcolato circa 233 morti.

E mentre in migliaia i cittadini si radunano nella piazza di Tripoli con l’intenzione di porre fine a spargimenti di sangue innocente il resto del mondo guarda alla Libia con apprensione. Obama dal canto suo lascia intendere di essere preoccupato ma vigile; contro la repressione e l'utilizzo di mercenari stranieri che sparano contro i rivoltosi si sono dimessi gli ambasciatori libici in India, Cina e alla Lega Araba, lo ha dichiarato la Bbc. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello a «non ricorrere all'uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali». La Gran Bretagna ha richiamato il proprio ambasciatore a Tripoli e ha convocato quello libico per protestare contro la violenza della repressione. Il ministro degli Esteri della Finlandia ha evocato la possibilità che la Ue imponga sanzioni a Gheddafi. L'Italia invece insiste perché nelle conclusioni del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue si faccia esplicito riferimento all'«integrità territoriale» della Libia. Insomma Frattini ritiene che si debba restare fuori e non intervenire in nessun modo nella vicenda.

Probabilmente Frattini mantiene la cautela necessaria per evitare problemi traumatici agli italiani che risiedono stabilmente in Libia, la maggior parte a Tripoli, 1500 di cui 500 dipendenti di grandi imprese italiane che si trovano attualmente sul territorio libico, almeno si spera. Ciò non toglie che le ferite inferte alla libertà dei cittadini in più di trent’anni di dittatura e alle innumerevoli morti fisiche della rivolta in atto macchiano la nostra cultura e la democrazia presunta.

giovedì 9 dicembre 2010

macchina mediatica tra l'apparire e l'essere

Parlare d’amore non basta mai…

Se mettiamo sul piatto della bilancia due o più questioni sociali, volendo proprio spaccare il capello in quattro e ragionare su chi è pericoloso per la società e verso chi si dovrebbero adottare provvedimenti di recupero relazionale, formativo e intellettivo, con molte probabilità ci troveremmo d’accordo, almeno nell’approccio iniziale inerente alla sacralità della vita, quindi delle libertà.

A parte il concetto della governabilità minata dai file divulgati da Wikileaks e le loro irrilevanti novità perché note a tutti, l’atteggiamento dei Paesi nei confronti di Julian Assange è spropositato.

Non si può privare della libertà una persona che pubblica notizie vere, e prestare il fianco ai tantissimi guerrafondai disseminati in ogni dove, che per arrivare al potere organizzano persino reality show, uccidono impunemente animali selvatici e fanno vedere la loro baldanza fisica e mentale. Persone che dovrebbero predicare ben altri sentimenti.

Divulgare sentimenti di collaborazione, se non altro, visto che vanno in giro con figli, padri e consorte a prendere dalla natura il peggio della brutalità animale. Ma se questa persona avesse osservato bene la cultura di mamma orsa avrebbe appreso che mamma orsa pesca per sfamarsi e sfamare i piccoli e non va a sparare per puro piacere o far vedere che è forte e potente.

No cara Sara Palin, non è uccidendo un caribù che si dimostra la supremazia e non è neanche chiedendo misure restrittive o pene di morte che si dimostra di essere un leader valido e affidabile.
Magari la prossima volta affronta ad armi pari la tua preda e se saprai fronteggiarla con intelligenza e pragmaticità utile alla società ti sarai guadagnata il peluche della vittoria.
Almeno, Julian Assange non uccide nessuno, anzi divulga le strategie, condivise o no, di persone preposte agli affari istituzionali internazionali e fintantoché vige la libertà, preferisco la libertà! E tanto peggio per quanti non sanno apprezzarla appieno.

venerdì 3 dicembre 2010

nuovo indirizzo per Wikileaks

Il dominio è stato ucciso dagli Stati Uniti, scrive Wikileaks sulla sua pagina Twitter. E dopo circa sei ore di bleck out, ecco l'indirizzo diretto IP http://213.251.145.96/ o www.wikileaks.ch .
Il provider che forniva il dominio wikileaks.org, EveryDNS.net, ha reso noto, in una dichiarazione, di aver interrotto la fornitura del dominio a Wikileaks.org alle 22 di ieri, ora della costa orientale americana, per avere violato la clausola che afferma “il membro non deve interferire con l'utilizzo o la fruizione del servizio da parte di un altro membro o con l'utilizzo e la fruizione di servizi simili da parte di un altro soggetto”. Sempre secondo la nota diramata, l'interferenza sorge dal fatto che wikileaks.org è diventato l'obiettivo di numerosi e diffusi attacchi di rifiuto di servizio (DDOS). Questi attacchi hanno minacciato e potrebbero minacciare in futuro la stabilità dell'infrastruttura di EveryDNS.net, che premette l'accesso a quasi 500.000 altri siti web.

Intanto Wikileaks pare abbia trovato sede in un bunker dentro una montagna svedese. Il server che ospita il sito di Julian Assange è situato in un bunker della guerra fredda ed ha sistemi di continuità provenienti da un sottomarino atomico.
Il sito di Julian Assange è stato oscurato da Amazon.Com e anche Tableau Software, dopo la pubblicazione dei dispacci delle ambasciate Usa nel mondo.
Secondo Assange le decisioni sono state prese per le specifiche pressioni del senatore statunitense Joe Lieberman, presidente della Commissione del Senato Usa sulla sicurezza nazionale.
Le compagnie hanno spiegato che Wikileaks non ha rispettato i termini del contratto circa l'uso «responsabile» dello strumento offertogli.

mercoledì 1 dicembre 2010

mandato di cattura internazionale per Assange

Mandato di cattura internazionale contro il fondatore di wikileaks. Dalle parole ai fatti. L’America ordina all’interpol di catturare Assange.

il Pentagono non scherza e mobilita il leggendario ''Mudge'', al secolo Peter Zatko, schierato in campo della Difesa, per fermare la fuga di notizie riservate dagli archivi statunitensi e bloccare Wikileaks.
''E' un tipo molto brillante'', ha detto di lui Assange, rispondendo a una domanda di Andy Greenberg. ''Mudge'', 40 anni americano, e' uno dei membri storici del gruppo L0pht, fondato a Boston nel 1992. ''Possiamo spegnere tutto il web mondiale in 30 minuti'', dissero i sette componenti storici del gruppo in una audizione del Congresso americano nel 1998.

Duro anche il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini: ''bisogna catturarlo e interrogarlo per capire che gioco fa e per capire chi c'e' dietro di lui''.

Ma perché l’America, Nazione democratica e liberale per eccellenza, la cui bandiera è tatuata nella mente dell’immaginario collettivo mondiale, si comporta come uno stato totalitario?
È forse un male snidare i cattivi dirigenti nazionali?
Se guardiamo alla storia politica ed economica americana sembrerebbe di no! Allora perché Assange fa tanta paura? D’altronde le prime indiscrezioni non lasciano trapelare nessuna novità. Wikileaks ha pubblicato notizie note, diramate persino da rai1.

Quindi? … o forse ci sono nascosti ben altri scheletri negli armadi istituzionali dei vari stati che sulla carta sono per la democrazia e la sovranità popolare?

lunedì 25 ottobre 2010

delocalizzazione, nuove schiavitù e ricatti sociali

Emancipazione e indipendenza economica sono sinonimi di libertà.

Emanciparsi da qualcosa significa liberarsene, non essere schiavo; e il pensiero positivo tende a far comprendere quanto sia importante emancipare l’uomo dalla schiavitù del lavoro inteso come attività coartante che tende a indurre sudditanza psicologica negli occupati e inoccupati in cerca di lavoro remunerato.

La globalizzazione, madre delle delocalizzazioni aziendali e produttive, è usata come arma di ricatto nelle società evolute, specie laddove il potere contrattuale, acquisito con lotte e sacrifici solidali, ha portato i lavoratori a un livello di emancipazione culturale oltre che economica.

Le ultime vicende tendono a far comprendere quanto l’emancipazione culturale sia pericolosa per alcune classi dirigenti. Dirigenti formati col pallino di chissà quale dottrina e che antepongono i profitti alla solidarietà quale vera essenza dell’intelletto umano. All’uomo stesso e alla sua sacralità. Alla famiglia. Ai giovani. Alla cultura.

La situazione sociale ed economica attuale è il frutto bacato di concetti cresciuti in ambienti infetti. Ambienti alimentati da egoismi e interessi personali famelici privi di scrupoli.

Le conseguenze delle scelte politiche, economiche, produttive e culturali lo dimostrano.

I proselitismi fuorvianti allontanano le menti dalla sacralità del lavoro quale strumento gratificante che completa l'uomo e lo aiuta a crescere; a migliorarsi e migliorare l'ambiente in cui vive.

Per evitare ulteriori danni sociali irreparabili è opportuno riportare il lavoro, alla nobile concezione mentale del fare, quale atto sacrale umano che ricollega l'uomo all'ambiente nella totale dignità esistenziale.

venerdì 8 ottobre 2010

il giornale: nemici!

A chi serve il killeraggio mediatico?


Dopo la polemica sorta attorno alla vicenda “Marcegaglia” che, pare, abbia svelato un'altra birichinata dei dipendenti de “il giornale”, molte sono le prese di posizione.
C’è chi grida allo scandalo e chi invita alla calma. Chi reputa incivile l’intervento della magistratura e i metodi investigativi adottati per smascherare vessazioni, malaffare, monellerie, e chi si schiera a favore delle intercettazioni telefoniche.

Gli attori principali della vicenda, chiamati a chiarire alcuni aspetti, hanno negato ogni addebito. Feltri ha detto di non sapere nulla, che non stava facendo niente perché non gl’interessava la Marcegaglia. Sallusti è caduto dalle nuvole e Porro si è incazzato e ha preteso la pubblicazione di tutta la conversazione perché secondo lui era solo uno scherzo.
Nel frattempo,
“Il Giornale” annuncia: domani uscirà un dossier su Emma Marcegaglia.
Quattro pagine sul presidente di Confindustria!

Allora non era uno scherzo! O forse sì. Uno scherzo come quello fatto al direttore Boffo che gli è costato le dimissioni da direttore dell’avvenire o il tormentone sulla casa del cognato di Fini condotto con metodi poco ortodossi che ha deviato le attenzioni dell’opinione pubblica su cose futili per intimorire Fini.
Sono garantista e non mi piacciono i veleni gettati addosso a chiunque. Destra o sinistra intese come forme di potere politico non esistono nel mio lessico. Esiste ed è curata bene la pianta della ragione che induce a scavare a fondo nelle vicende discordanti specie se intaccano l’onorabilità delle persone e delle istituzioni democratiche. Detto ciò, auspico una bella ventata d’aria nuova. Che pulisca le menti e induca tutti a lavorare per il bene comune prima che sia troppo tardi. E se qualcuno è a conoscenza di fatti o faccende poco chiare che possano danneggiare la collettività le metta a disposizione degli organi preposti piuttosto che usarle come arma di ricatto.

giovedì 20 maggio 2010

basta poco


Non mi piace citare altri ma vi sono momenti in cui una canzone, un pensiero letterario, rende tangibili i concetti comuni più di mille parole.
A volte, anzi, spesso le parole disorientano e ingabbiano persone e concetti etici inalienabili in forme di non pensiero specie laddove il confronto dialettico è inteso non come una risorsa culturale e democratica ma arma politica da schierare in contrapposizione tra i gruppi di potere.

In Italia si sta rasentando l’assurdo! Si stanno scardinando le fondamenta del libero pensiero e dell’informazione partecipata.
Si sta vivendo un incubo sociale ovattato, che assomma crisi di valori spirituali politiche economiche brucianti, tutto ciò è reso indolore da connivenze che hanno come unico scopo la sottomissione dei cittadini. Si sta tentando di distruggere la democrazia e la poca misera crescita collettiva strappata con fatica tra turni massacranti e pause pranzo tra la puzza di ferro olio cemento e l’odore della libertà accresciuta con le lotte che il sapere stimola.

Ora tutto sembra perduto. La guerra tra poveri è alle porte e i macellai sociali indossano lunghi camici bianchi su volti ben tirati e dal sano bianco sorriso stampato. Capelli in ordine, ben truccati, affacciati al balcone osservano le piazze. Istigano la plebe; la incitano a scovare il nemico. Un nemico preconfezionato, rilegato ai margini della società opulenta governata dagli affari condotti da loschi affaristi che si avvalgono d’abili untori e inducono la massa all’intolleranza.

Basta poco per essere intolleranti… basta essere ignoranti.

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