Ambiguità lessicali
Sulla porta lessi: “ Armando C*****” pittore.
Davvero pittore è tuo padre? –chiesi al mio compagno di classe-.
Sì! –rispose prontamente-
Allora chissà quanti quadri! –pensai al colmo dell’eccitazione- finalmente vedo da vicino un vero pittore, lo studio, il cavalletto i pennelli colori tele dipinti quadri chissà quanti…
Aspettai con ansia che qualcuno venisse ad aprire e nella breve attesa assaporai l’entrata nell’atelier. Questione di attimi. Mi dicevo. Finalmente, una signora un po’ avanti negli anni aprì. Ci guidò in cucina e si mise a cucinare un uovo al tegamino. Io guardavo inebetito le pareti nude! Non un quadro, un dipinto, una tela! Boh, pensai, forse ce l’ha tutti nello studio.
Sbirciai nel corridoio: niente! Seguì il mio compagno nel soggiorno e poi nella sua stanza. Niente. Dappertutto lo stesso piattume. Allora, recuperai il fiato e dissi: dove sono i quadri? Il mio amichetto mi guardò: “quadri! Quali quadri?” “Quelli che fa tuo padre!” ribattei piccato.
in quel momento, un uomo dalla tuta imbrattata di colori entrò. “Anche oggi è andata!” disse mentre riponeva gli attrezzi di lavoro nello stanzino delle scope; di mestiere, il signor Armando faceva l’imbianchino!
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