lunedì 15 settembre 2014

Arte 2.2

Chi si sente fuori luogo; démodé; insomma, superato dalla commistione di stili nelle arti?


Quanti amano vedere una bella pittura che odora di pigmenti oleosi? È importante il supporto, la tecnica o l'estro dell'artista?

In letteratura è difficile imbattersi in scrittori all'altezza dei grandi classici. E sarebbe riduttivo per i contemporanei sforzarsi di esserlo.
Anche in pittura è anacronistico “perdere tempo” per lisciare una tela con colori e pennelli con setole morbide per tirare fuori figure che, al massimo del godimento visivo, fanno esclamare: è fedele come una fotografia!

Oggi, gli artisti, si avvaglono di elementi strutturali globalizzanti. Pittura, stampa, fotografia, video, installazioni, scrittura, segni, gesti, riti arcaici incontrano il contemporaneo. Si sovrappongono. Sedimentano. Propongono immediate visioni. Non per questo prive di messaggi culturali alti.

L'arte 2.2 è infinita, versatile. Si presta alla narrazione epica e quotidiana. È facilmente adattabile per le nature morte, i ritratti e la paesaggistica tradizionale. Consente commistioni tra antico e moderno in un battibaleno. Sovrappone trasparenze. Inserisce testi, numeri, immagini sequenziali. Insomma i nuovi mezzi, se pur costosi, per la verità, alleviano e accorciano i tempi di lavorazione creativa nulla togliendo alla valenza artistica dell'artista.

Ovviamente, alla base del lavoro e della ricerca artistica deve esserci la cultura segnica come scelta, perseguita e scandagliata da quanti intendono esprimersi con i linguaggi della contemporaneità.

sabato 13 settembre 2014

Riparare o buttare gli oggetti introvabili?

A volte sembra di stare ai confini del mondo!
l'angolo del fai da te: come cambiare il filo di nylon del tagliabordi

Quando cerchi qualcosa di semplice e non la trovi neanche nei negozi dedicati al giardinaggio o ad altre attività specifiche, due sono le alternative, o  butti il prodotto anche se perfettamente funzionante, oppure, e qui subentra l'imprenditorialità personale e la voglia di mettersi in gioco, passi alla fase creativa e tenti  di ripristinare con i mezzi a disposizione sul mercato locale quello che si è rotto o consumato come è successo a me col taglia erba:

Ho comprato il filo di nylon di ricambio e l'ho inserito nella testina del tagliabordi elettrico.

Detta così sembra facile. Ma, vi assicuro che non lo è stato perché, essendo la prima volta, come tutte le prime esperienze, sono affiorati problemi di ogni sorta anche perché il raccoglitore si mostra sigillato da una corona di plastica.

Ma andiamo per ordine. Dopo avere fatto visite infruttuose ai vari negozi specializzati ed ai brico center, decido di spulciare nel web. Qui trovo di tutto, persino la bobina originale caricata col filo ed a prezzi convenienti che oscillano dai 5€ ai 14€ escluso spese di spedizione.
Trovo per giunta dei video girati da ragazzi alle prese con molle e lame per taglia erba professionali. Ma il mio rocchetto è un misero raccoglitore per taglia erba da dilettanti coperto da un anello in plastica.

Tentare non nuoce! Mi dico. Compro una ricarica da 15 metri e provo a smontare il tutto. ... ci riesco! Avvolgo il nylon nelle due scanalature del rocchetto nel verso indicato dalla freccia e rimonto il tutto. Meraviglia delle meraviglie. Funziona!
Con la modica spesa di 1€ e 05 centesimi e un pizzico d'ingegno il mio tagliabordi torna a funzionare come nuovo.

Dimenticavo: l'anello di plastica biancastra l'ho tolto facendo leva con un cacciavite medio alla maniera dei gommisti alle prese con le gomme delle biciclette.

giovedì 11 settembre 2014

L'arcivescovo non vuole interferenze per il 23

SCONFINAMENTI, RELIGIOSITÀ E POLITICA IN CALABRIA


Sembrava fatta. Il tar, tribunale amministrativo regionale, con una sentenza obbliga la politica a definire una data per le elezioni regionali clabresi. La politica, nella persona del presidente regionale facente funzioni Antonella Stasi, indice le elezioni per il 23 novembre. La chiesa, nella persona dell'arcivescovo di Cosenza e Bisignano Salvatore Nunnari, scrive una lettera alla politica per evitare le elezioni il 23 perché nella stessa data è prevista la canonizzazione del beato Nicola Saggio.

Riepilogando: tre poteri decidono, con criteri e spunti diversi, quando gli elettori della Calabria possono scegliere chi mettere alla guida della regione.

Si può capire e condividere la decisione del Tar che, in seguito all'immobilismo dei politici presenti nell'alta assise regionale, impone di ripristinare un istituto democratico.
Si possono anche intuire e non condividere le motivazioni dei politici che vorrebbero concludere la legislatura. Ma la lettera e le motivazioni dell'arcivescovo lasciano interdetti. Hanno il sapore della beffa in una regione martoriata dalla sottocultura imposta dalle lobby.

Forse, al titolare della curia sfugge un piccolo particolare che non sfugge certamente alle entità superiori.

Senz'altro, il già Beato Nicola, dall'alto della sua Saggezza, comprenderà i drammi provocati dall'assenza di una classe politica adeguata che fa da palo alle crisi di costume, sociale, religiosa, e, nel caso fosse confermata la data del 23, se ne farà una ragione. Giustificherà l'eventuale assenza dei calabresi a Roma e sicuramente pregherà affinché cessi il malcostume nella terra resa famosa dalla letteratura fantasiosa di scrittori e giornalisti d'assalto.

mercoledì 10 settembre 2014

Calabria, al voto per imposizione del Tar

In Calabria si dovrebbe votare il 23 novembre. Il condizionale è d'obbligo visto che la data indicata dalla presidente f.f. della regione Antonella Stasi è arrivata dopo la sentenza del tar.
Sì, c'è voluta una sentenza per stroncare i balletti e gli inciuci tra politici mentre si facevano le ultime spartizioni biparti-san nelle stanze che contano.

Il tar ha imposto alla Stasi di fissare una data per le regionali entro dieci giorni dalla notifica della sentenza. E così è stato … ma sappiamo che le vie della politica sono infinite. Tra l'altro grava l'assurda legge varata da questa assemblea ben assortita che ha innalzato in maniera oscena le percentuali necessarie per essere eletti e presenti in giunta.

Insomma si gioca sulla testa e sul futuro dei calabresi non con i cittadini ma tra poteri politici e istituzionali; c'è chi pensa di ritagliare uno spazio alle pari opportunità o di genere, chi tesse accordi politici che poi si coniugano con altri termini eclatanti in cui la stampa e la magistratura spulciano.

E i cittadini? Che ruolo hanno nelle strategie dei partiti? Quale peso specifico hanno per i concorrenti alla poltrona di governatore Galati, Santelli, Ferro, Oliverio, Callipo e Speranza (questi i nomi che circolano al momento) oltre a quello del voto?

Le voci di piazza dicono che la quasi totalità dei nomi che circolano non hanno le carte in regola per governare una regione come la Calabria. Vuoi per i trascorsi ballerini sui diversi carrocci che hanno governato l'Italia e la regione, vuoi per clientele o nepotismo. Ma la cosa più grave che si imputa a questa classe dirigente consiste nel non avere saputo o voluto lavorare per la Calabria ma per coltivare il proprio elettorato ed essere certi di una futura ricollocazione.

e se la Calabria piange il resto d'Italia non ride. sigh!  concludo con un interrogativo quasi amletico: per quanto tempo si deve confidare nella magistratura o nei giornalisti seri prima che si risvegli la coscienza civica del romantico popolo italico per essere o non essere sudditi ma cittadini degni di una democrazia culturalmente avanzata?

sabato 6 settembre 2014

Se anche i bagnini fossero dei promotori culturali

Calabria. Ieri e oggi. Storia. Turismo. Luoghi

La ripresa economica in Italia non c'è. E, diciamo la verità, non c'è neanche nel resto d'Europa.

Il boom economico è imploso con l'avvento della politica dell'euro che ha l'assurda, prepotente tendenza di rimettere i conti in ordine laddove la classe politica (che ha consentito ai meno abbienti di coltivare il miraggio dell'uguaglianza e dei diritti allo studio e al lavoro) ha elargito costantemente nel tempo risorse pubbliche in cambio di lavoro e voti.

Il tanto auspicato boom culturale non c'è mai stato. E chi ha ancora qualche soldo da spendere cerca su internet le offerte migliori per fare un fine settimana a prezzi da grandi saldi nei bed & breakfast, negli agriturismo e negli alberghi che, in funzione della crisi, abbattono i prezzi e anche i servizi.

In certi ambienti, gli operatori turistici sono talmente depressi da limitare consigli e suggerimenti ai villeggianti. Capita, quindi, non di rado, di sentire gigantesche corbellerie svolazzare tra gli ombrelloni che, ignoranza a parte, fanno sprofondare ulteriormente l'economia del territorio.

vasche di Cassiodoro. Scorcio, ph dai ruderi della chiesetta di S. Martino, Stalettì, Caminia

Nonostante la letteratura classica e turistica esistente sulle coste calabresi, per esempio, può capitare di sentire argomentare negativamente, con sufficiente apatia, il noleggio di un pedalò o la gita in barca nel golfo di Squillace perché, secondo la villeggiante “non c'è niente da vedere”.

“Non c'è una scogliera. Non ci sono cose da vedere. Non ci sono piattaforme con giochi in mare”.

È vero!, non ci sono giochi in mare ma la signora non sa, e forse non lo saprà mai, di avere fatto perdere al figlioletto un'escursione che, accompagnato da un operatore turistico ben documentato, gli avrebbe fatto vivere mille emozioni e lo avrebbe arricchito culturalmente.

E, rimanendo nella quotidianità del turismo di massa, la signora mamma ha negato al figlioletto la possibilità di stupirsi per i panorami a strapiombo sul mare, scialarsi nel fare il bagno nelle acque cristalline della scogliera dove Cassiodoro praticò il primo allevamento di acquacoltura per sfamare i monaci e gli studenti del Vivariense, prima università europea istituita proprio nella terra dei Bruzi.

Scogli contro i quali s'infransero le navi di Ulisse per risalire, in un secondo tempo, un po' più su, nella terra ferma, dove Ulisse e i suoi marinai costruirono un villaggio con i resti delle navi e vedere un sovrapporsi di popoli e storia nel parco archeologico Scolacium.

Ma non è mai troppo tardi. Confidiamo in un futuro prossimo migliore.

mercoledì 3 settembre 2014

Barbecue di fine estate

CUCINA SALUTISTA:


Peperoni, cipolle, pesce al barbecue.

Peperoni arrostiti sulla brace. Pelati e conditi con ilio extravergine di oliva calabrese. Aglio. Basilico.

Cipolle rosse dolci di Tropea arrostite alla brace, aggiustate in agrodolce. Pulite. Tagliuzzate. Zucchero. Sale. Aceto. Olio extravergine di ulive.

Pesce azzurro al cartoccio, cucinato sulla pietra ollare. Prezzemolo. Aglio. Spennellature di aceto e olio.

E buon appetito! 

lunedì 1 settembre 2014

Inciviltà e ignoranza alimentano le mafie

Pagare qualcuno per potere lavorare e stare tranquilli è l'azione più schifosa che possa esistere nei rapporti umani. Non fa nessuna differenza se a pagare il cosiddetto pizzo è un piccolo imprenditore o un personaggio ricco e famoso che per stare sereno è costretto a pagare o assumere qualcuno suggerito dalla criminalità organizzata.

Lo sdegno sale al pari della solidarietà per chi è vessato dalle forze non tanto oscure che si coniugano in mafia, 'ndrangheta e simili.

Stando a quanto pubblica “Repubblica”, in seguito alle intercettazioni ambientali registrate nel carcere milanese Opera, dove è detenuto Totò Riina, viene fuori che Berlusoni è stato costretto a pagare il pizzo per non vedersi bruciati i grandi magazzini “standa” siciliani.

Notizia che il boss mafioso pare abbia confidato al suo compagno di aria.

Insomma, detta in soldoni, la mafia imponeva a Silvio Berlusconi l'assunzione dello stalliere Mangano e il versamento di 250milioni di euro ogni sei mesi, trattative andate in porto con il coinvolgimento di alcuni politici siciliani tra cui Dell'Utri.

Dire che lo Stato è in ritardo o inefficiente non serve. Lo Stato dovremmo essere noi. Malavitosi compresi. Dirigenti politici e semplici cittadini.

È più giusto e onesto prendersela con noi stessi, con la nostra paura imbastardita da ignoranza e egoismo che pur di pararci il culo ci fa chiudere gli occhi, la bocca e il naso. Ci tappa il cervello.
Tarpa le ali e immobilizza i sogni di bellezza suggeriti dalla vita stessa

venerdì 29 agosto 2014

Mediterraneo, porta d'Europa e via di speranze

Caraibi? No, Calabria: Squillace!


mar jonio, golfo di squillace

L'estate sta finendo.
Tormentone di ogni fine agosto musicato dai Righeira che riporta ognuno di noi alla quotidiana routine. E, per dirla ancora in musica, durante le vacanze estive, chissà quanti hanno vissuto la spensierata “estate al mare” di Giuni Russo.
Mille e più canzoni, allegre o struggenti, rendono vivi i ricordi.
Nostalgiche visioni, mosse da soggettivi afflati rendono unici i giorni trascorsi insieme a vecchi e nuovi amici.

Nell'estate delle polemiche sui Bronzi di Riace, sulle esternazioni demenziali di certa politica o sulle teorizzazioni artistiche più o meno pilotate di questo o quell'artista si resta annichiliti davanti al quotidiano spettacolo della natura che si rinnova gratuitamente nonostante noi e le nostre tattiche utilitaristiche improntate sul guadagno economico condizionato dallo spread.

Il mare, i monti, l'entroterra e le coste dovrebbero essere lo spread delle stagioni umane che si beano e nutrono di odori, suoni, sapori, voci, speranze.

Gesti atavici si mescolano nello sciabordio ritmato e a volte irruento delle acque che si infrangono sulla battigia e formano strani disegni.
Lo Jonio, il Tirreno. Il Mediterraneo riporta alla luce la storia. Passato e presente sono lì, sotto gli sguardi dei bagnanti.
Nelle acque cristalline i tempi terreni si lasciano penetrare da quanti vogliono sondare, ricercare e proporre poetiche visioni sulle tracce degli storici invasori greci ma anche dai nuovi migranti carichi di ninnoli e mercanzie a basso costo che tingono coi colori della speranza persino i bagnanti insofferenti costretti a subire la miseria sbarcata sulle coste europee per mera sopravvivenza.

Guerre. Fame. Miseria mentale. Questi sono i sud. Le calabrie!
Le Calabrie non hanno confini geografiche. Le Calabrie siamo noi tutti. Vittime dei sentito dire, delle mafie mentali che riescono a muovere i pennivendoli in cerca di scoop. Capri espiatori, escamotage usati per offuscare le eccellenze vive e propositive che operano sul territorio.

Chi vive la Calabria e l'Italia nell'insieme globalizzante del mondo nell'armonia dei popoli non ha bisogno di spegnere alcuna sete voyueristica, personale o di gruppo. Chi ha mente e corpo,indipendentemente dalle apparenze, sa guardare oltre, penetrare l'ovvio, sminuzzare e ricomporre le apparenze, non per cercare paradisi artificiali ma per offrire visioni più consone alle esigenze corporee e intellettive.

Questa è la Calabria creativa.

lunedì 25 agosto 2014

Bronzi di Riace, poverini

Ancora polemiche sullo spostamento dei Bronzi di Riace, dopo gli scatti osé, adesso, è il turno della loro ipotetica ubicazione temporanea all'expo di Milano 2015!


E noi, calabresi e meridionali forgiati da tenaci campanilismi, associamo il nostro dissenso a quello dei tecnici che argomentano scientificamente il pericolo "spostamento" e diciamo sdegnati no al loro viaggio verso le terre nordiche. 
Alcuni, stizziti, si dicono profondamente offesi e oltraggiati dalle proposte di Maroni e compagnia, come se tutte le bellezze storiche e paesaggistiche della Calabria fossero racchiuse nei manufatti bronzei del V/IV secolo a.c. (tra l'altro, capitati e trovati casualmente nel mare Jonio da un sub dilettante nei fondali adiacenti Riace Marina) e che la loro dipartita sminuisse il valore e la bellezza della Calabria.

Bene farebbe Franceschini se mettesse in calendario l'itinerario per raggiungere i tanto citati “guerrieri” tenuti e protetti nel museo di Reggio Calabria magari con l'aggiunta di qualche itinerario turistico e culturale per dare degna visibilità ad una terra depredata da invasori esterni e interni alla Calabria.

Delle statue si conosce ben poco. Si presume siano di manifattura greca della scuola di

Tornando alle innumerevoli parole buttate al vento da giornalisti, politici e “tecnici”

La cosa mi puzza! Sembra il fatidico specchietto per le allodole che se da una parte dà modo ai media di trattare e divulgare l'argomento Bronzi e terre connesse dall'altra suona come una forzatura logorroica che nasconde ben altro.

giovedì 21 agosto 2014

Visibilità e protagonismo in rete

Web, sinonimo di libertà o nuova Babilonia?
basta un pc.

Ormai la maggior parte degli internauti si sente in dovere di dire la propria opinione su tutto. Argomenta sui social; vede complotti, vuole chiarezza e trasparenza sulla gestione pubblica della politica. Sindaca e giudica persino l'ignoto. Parteggia per questo o quel leader e fa sue le fantasiose parole dei venditori di fumo.
Insomma, nel mare della comunicazione e della cosiddetta democrazia liquida si fa presto a sconfinare. Innamorarsi. Odiare. Schierarsi.

La tentazione di assurgere a leader di un qualche gruppetto è forte. E la citrullaggine fa il paio con la piacioneria.

Vecchi e nuovi comunicatori fanno a gara per raggiunge il maggior numero di follow.
E, contemporaneamente, nel mondo della comunicazione tradizionale si coniano definizioni ad effetto per vedere rimbalzare sui social network le notizie.
Parlano di bomba d'acqua piuttosto che di un temporale o un acquazzone. Fiume killer.
Catastrofi ambientali che sono sempre accaduti e che adesso diventano più pericolosi per la mascalzonaggine umana visto che si fa a costruire sugli argini dei corsi fluviali e si erode spazio alla natura.

Insomma, ne più ne meno che come nel calcio. Il web! Siamo tutti direttori tecnici e strateghi infallibili, ma solo a fine partita.

Oh! sia chiaro. Questa non è una reprimenda a quanti analizzano seriamente e pacatamente gli effetti prodotti dalla cattiva gestione di certa classe politica. È un richiamo a chi fa la ruota attorno al pavone di turno. A chi si riempie la bocca di inutili e dannose frasi roboanti perché consapevole che solo così riesce ad avere un nutrito seguito.

E quella che una volta si definiva “maggioranza silenziosa” che fa? Sta affacciata alla finestra per vedere crollare la Babilonia tecnologica piuttosto che schierarsi e sminuirne gli effetti devastanti della disinformazione?

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