mercoledì 23 febbraio 2011

Gheddafi e Berlusconi, uno peggio dell'altro!

aore12

un amico così non lo vorrei


Però, quasi quasi mi stavo lasciando affascinare dalla favella di Silvio e dalla sua indomita volontà di scontro frontale con i nemici politici, per non parlare delle toghe rosse, anche se io preferisco le more (da noi toghe sono le belle ragazze) che nonostante la sua venerabile età ancora strapazza, sono arrivato alla conclusione di affermare con certezza che un amico così non lo vorrei! E sì! Uno che ti bacia la mano, dice di esserti amico, che ti fa piantare la tenda a casa sua e spende un sacco di soldi per dimostrarti stima e l’affetto; ti porta una carovana di pilu e te la mette a disposizione poi dice di non volere disturbarti quando ancora non sa come vanno a finire le cose e una volta certo della tua sconfitta interviene sulla crisi in Libia e mette in guardia dal rischio «fondamentalismo» il mondo; bèh, qualche problemino a livello di borderline lo deve avere. Invece Gheddafi è completamente fuori! ma come può dire che in piazza ci sono ratti. Ratti! Capite! chiama ratti le persone che fino ad ora ha sottomesso e sfruttato mentre lui si arricchiva insieme a tutta la sua famiglia e ha sparso le ricchezze in mezzo mondo. E ha accusato l'Italia e quindi il suo amico di avere mandato le bombe in Libia insieme agli americani.
Però, il nostro cavaliere, dopo l’iniziale silenzio, forse per non perdere la faccia del tutto continua così:

«Prendiamo atto con grande piacere che il vento della democrazia è soffiato in quei Paesi» «Tanti giovani vogliono entrare nella modernità e armati del loro coraggio e di internet hanno dato via ai sommovimenti. Facciamo attenzione che non ci siano violenze ingiustificate e derive che recepiscano il fondamentalismo islamico». «Non vorremmo evolvesse in una situazione pericolosa verso la deriva del fondamentalismo islamico». Ha ribadito il suo «no alle violenze» specificando però che «bisogna anche essere accorti su quello che succederà dopo con paesi con cui abbiamo trattato e a cui guardiamo per mille motivi e anche perché sono importanti fornitori di energia».

Va bèh che anche i suoi ministri che fino ad ora si sono vantati delle leggi sui respingimenti in mare dei migranti e che hanno fatto eseguire alle forze dell’ordine, oggi li rinnegano, per ultimo lo hanno detto a “ballarò” ieri sera cercando di confondere dialetticamente le carte in tavola nello studio televisivo e le idee ai telespettatori.

Siamo davvero stanchi di questi balletti, del negare ogni responsabilità e dire tutto e il contrario di tutto secondo i momenti. Senza contare che ancora insistono sull’immunità e su una legge che tuteli il “capo” per illeciti che non hanno niente a che vedere con la gestione di governo. Bèh, che c’entra, se per tutelare gli interessi dei cittadini facesse involontariamente qualche infrazione, lo capiremmo pure e sarebbe giusto che avesse una protezione adeguata, ma se così non è, allora perché per lui la legge non deve essere come con gli altri cittadini?

tra spirito e materia, democrazia, cultura, nazionalismi

©RIPRODUZIONE VIETATA      tra spirito e materia, olio su tela, 1980, particolare
aore12


Qualsiasi concetto espresso per immagine è visto e vissuto dai fruitori in base ai condizionamenti imposti dalle sovrastrutture mentali dei singoli e dall’atmosfera culturale generalista che, sovente, imbriglia e condiziona l’educazione dei popoli entro i propri confini geografici.
©mario iannino
tra spirito e materia, particolare

Le realtà multietniche vivono una socialità poliedrica, ogni etnia possiede certezze comuni ma differenti la cui variabile è data dalle contaminazioni culturali delle realtà contigue, quindi ambiente di lavoro, relazioni e curiosità sociale per l’altro.

Nelle piazze globali formatesi dalle esigenze contemporanee dei popoli che sfuggono alla fame o a regimi dittatoriali, gli ostacoli più impervi da superare nei rapporti umani sono eretti dalla religione, dalle credenze folkloristiche e dall’esperienza che si trasforma in cultura, laddove non esistono istituzioni scolarizzanti diffuse sul territorio o scuole di pensiero liberale.

Nelle democrazie sembra più semplice. Invece non lo è!
©mario iannino
tra spirito e materia, 1980
È il classico dilemma del bicchiere mezzo pieno per i positivi ma che è mezzo vuoto per gli incontentabili critici. Ed è in simili situazioni mentali che i creativi, e non solo, sono chiamati a misurarsi e proporre i rispettivi messaggi alle masse. Quindi pubblicità spicciola, opere d’arte, film, letteratura, arti visive, multimediale. Insomma sono chiamati a emancipare col proprio lavoro una miriade di teste già piene di schemi, pregiudizi, verità difficili da tradire o rivedere nell’immediatezza solo perché lontani fisicamente dalle rispettive origini.

La democrazia (della visione, dei costumi e dei linguaggi), in una parola: la cultura, non si può imporre! Si propone!

martedì 22 febbraio 2011

la censura dei bigotti, Genova come Catanzaro


Credevo peggio! Stamane, la simpatica banda di rds, precisamente Max Pagani e Rossella Brescia hanno comunicato una notizia particolare; una di quelle notizie che stimolano curiosità e domande immediate correlate alla formazione culturale di chi ascolta. Loro, Max e Rossella, lanciano la notizia per destare curiosità e mantenere l’atmosfera radiofonica friccicherella; ma quando sento parlare di censura pubblicitaria ho l’esigenza di capire come stanno le cose prima di farmene un’idea. E per contestualizzate visivamente le parole dette con l’immagine ho fatto una ricerca su internet così da avere contezza visiva.
Risultato? Troppo rumore per nulla! Ma veniamo ai fatti: il comune di Genova, probabilmente, per aiutare i commerciati genovesi ha sponsorizzato una pubblicità per attrarre acquirenti e come sempre la guerra tra puritani e liberi pensatori è scoppiata, questa volta, davanti al maximanifesto di via San Vincenzo, alto tre piani, dov’è fotografata una ragazza con la gonna alzata, perché la mercanzia è l’abbigliamento, quindi, il suo atteggiamento può essere inteso come vestizione, mentre i detrattori si sono soffermati esclusivamente sul culetto della modella in piedi, di schiena, e nella parte bassa del manifesto la striscia con il logo del Comune di Genova e la scritta "Io faccio shopping a Genova". Il messaggio creativo, certamente non può limitarsi ai camerini dei negozi e inserire lì la modella; il creativo deve stimolare più concetti per immagini e attrarre attenzioni, ovviamente lasciando fuori dal gioco creativo atti che inducono alla sopraffazione fisica o peggio psicologica. Conclusione:
Dopo le proteste, il Comune ha deciso di coprire il proprio simbolo.

Queste forme di “pensiero condizionato” esprimono appieno la nostra diseducazione creativa che spinge a indignarci per futilità, azioni del tutto normali come il ruttino stimolato nei neonati ma represso nell’età adulta, anche se in alcune culture, dopo il pranzo, la gradevolezza dello stesso è misurata dalla sonorità del rutto. Provocazioni a parte, la cultura occidentale sorretta dal comune senso del pudore educa a ritenere tabù le parti del corpo che regalano sensazioni intense come il piacere e la vita. Sensazioni che nascono e muoiono con l'uomo e la donna, diversi (sempre secondo quei parametri espressi poc'anzi) inclusi. Vogliamo davvero qualche buon motivo per indignarci? basta guardare attorno a noi e analizzare serenamente quanto sta accadendo in Italia e nel nord Africa. Chiediamoci perché un dittatore per mantenere il potere si sente legittimato a buttare bombe sui manifestanti e perché il suo più stretto alleato in affari non lo voglia disturbare quando i focolai del dissenso s'innescano tra i libanesi stanchi di subire vessazioni e di essere trattati da sudditi.

lunedì 21 febbraio 2011

cadono gli imperi dopo l'Egitto la Libia


Nel nord dell’Africa il fuoco della libertà soffia forte e spazza via i governi dispotici. Dalla Libia arrivano notizie frammentarie mentre Tripoli brucia tra saccheggi e scontri. Il ministro della giustizia si dimette per l’eccessivo uso della forza e il figlio di Gheddafi Saif al-Islam in un messaggio tv lanciato alla nazione nella notte ha affermato che «la Libia è ad un bivio». Nel discorso ha fatto più volte l'accenno a non meglio precisate «forze straniere» e «separatisti» che hanno messo in atto un «complotto» contro la Libia». Il figlio del rais ha indicato i nemici come: islamisti, organi d'informazione, teppisti, ubriachi, drogati e stranieri, compresi egiziani e tunisini. «Arriveranno le flotte americane e europee e ci occuperanno», ha avvisato ed ha minacciato di «sradicare le sacche di sedizione», «il nostro non è l'esercito tunisino o egiziano. Combatteremo fino all'ultimo uomo, all'ultimo proiettile». Come smentire, d’altronde, l’educazione ricevuta?

Secondo la Federazione internazionale per i diritti umani, Fidh, i morti dall'inizio delle contestazioni contro Gheddafi sarebbero tra i 300 e i 400 «per una cifra più vicina ai 400 che ai 300». Mentre un'altra ong, Human Rights Watch, nella mattinata aveva calcolato circa 233 morti.

E mentre in migliaia i cittadini si radunano nella piazza di Tripoli con l’intenzione di porre fine a spargimenti di sangue innocente il resto del mondo guarda alla Libia con apprensione. Obama dal canto suo lascia intendere di essere preoccupato ma vigile; contro la repressione e l'utilizzo di mercenari stranieri che sparano contro i rivoltosi si sono dimessi gli ambasciatori libici in India, Cina e alla Lega Araba, lo ha dichiarato la Bbc. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha fatto appello a «non ricorrere all'uso della forza e a rispettare le libertà fondamentali». La Gran Bretagna ha richiamato il proprio ambasciatore a Tripoli e ha convocato quello libico per protestare contro la violenza della repressione. Il ministro degli Esteri della Finlandia ha evocato la possibilità che la Ue imponga sanzioni a Gheddafi. L'Italia invece insiste perché nelle conclusioni del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue si faccia esplicito riferimento all'«integrità territoriale» della Libia. Insomma Frattini ritiene che si debba restare fuori e non intervenire in nessun modo nella vicenda.

Probabilmente Frattini mantiene la cautela necessaria per evitare problemi traumatici agli italiani che risiedono stabilmente in Libia, la maggior parte a Tripoli, 1500 di cui 500 dipendenti di grandi imprese italiane che si trovano attualmente sul territorio libico, almeno si spera. Ciò non toglie che le ferite inferte alla libertà dei cittadini in più di trent’anni di dittatura e alle innumerevoli morti fisiche della rivolta in atto macchiano la nostra cultura e la democrazia presunta.

lega nord dice no a Lucia Annunziata

Notizie come quelle della lega che cala pacchi dopo precisi accordi con Lucia Annunziata non è degna di nota! È necessario, invece, chiarire con giornaliste come Paola Setti de “il giornale.it” come mai il testo non chiarisce quanto presupposto dal suo articolo “Annunziata sbertucciata Ecco perché la lega ha spento la diretta”.

Parla di tutto, anzi sparla con eccessivo piglio polemico esternando tutto il livore nei confronti di una collega che ha perso tempo e lavoro insieme alla troupe. E questo è deprimente! Come definire articoli simili? Lascio alle persone intellettualmente corrette la decisione di associare appellativi adeguati.

D’altronde, leggendo l’ansa relativa alla notizia c’è ben poco da capire se non, ove ce ne fosse bisogno, costatare la scorrettezza dei dirigenti leghisti:

“L'europarlamentare della Lega e responsabile delle trasmissioni di Radio Padania Libera, Matteo Salvini, ha confermato la decisione di sospendere la 'co-diretta' con 'In 1/2 H.', la trasmissione di Lucia Annunziata, che prevedeva un filo diretto con gli elettori del Carroccio sui temi del federalismo, Ruby e la tenuta della maggioranza. "La nostra politica - ha spiegato Salvini all'ANSA - da quindici anni è quella di lasciare i telefoni aperti senza filtro sui temi di politica e di attualità. In questo caso, essendoci la settimana prossima alcuni passaggi delicati in Parlamento, abbiamo preferito rimandare questo telefono aperto ad altra occasione. Ringraziamo comunque Rai3 per l'attenzione che ci ha dato, sarà per un'altra volta". La domenica Radio Padania Libera solitamente lascia spazio a trasmissioni che parlano di sport e non di politica. La diretta annullata era stata programmata appositamente per la trasmissione della Annunziata.”

domenica 20 febbraio 2011

Tangentopoli, il tarlo del male e i politici che rubano ai poveri

Tutto ebbe inizio con la tangente intascata da Mario Chiesa, direttore, all’epoca dei fatti che portarono allo sfacelo la cosiddetta prima repubblica, del Pio Albergo Trivulsio in Milano. Forse non tutti sanno che il Pio Albergo è un’opera che dovrebbe curare gli interessi delle persone svantaggiate che raccoglie lasciti di pie persone a favore dei poveri e bisognosi. Il Pio Albergo Trivulsio è un ospizio dotato di un ricco corredo comprendente immobili, terreni e denaro contante che dovrebbe, ripeto sotto la supervisione del comune di Milano, fittare o vendere a prezzo di mercato i beni così da ricavarne benefici e elargirli ai poveri. Ma secondo le inchieste pare che tutto ciò sia andato metodicamente disatteso. in sintesi:
1064appartamenti dati in affitto a canone agevolato a chi delle agevolazioni poteva farne a meno, la stessa cosa potrebbe essere successa con la vendita d’immobili. Pare che negli ultimi 5 anni, ad essere stati venduti sarebbero stati una quarantina di appartamenti, cifra confermata anche dal presidente del Pat, per un corrispettivo di circa 30 milioni di euro.
Senza andare oltre, chiedo, e credo che anche altri lo facciano, a chi di carità ha predicato e fatto un fondamento importante di vita laica o religiosa:
Com’è stato possibile permettere che questi traffici accadessero?

Ci troviamo di nuovo davanti all’ennesimo misfatto della politica. Una politica fatta da uomini avidi che tagliano i fondi alla cultura, al welfare, alla scuola, che si fanno sconti sulle multe che dovrebbero pagare quando insozzano le città con i manifesti selvaggi. E mi fermo qui perché ho la nausea. Il vomito è talmente copioso che non riesco a ridere neanche con Cetto La Qualunque perché ravvedo verità nelle sue gag piuttosto che satira politica.

Signori della politica che non cedete il passo e il posto mai se non alla morte, che saltate da un carro all’altro e quando nessuno vi vuole fate i gruppi misti, approfittate ora, perché non credo che avrete altri suffragi in seguito, fintantoché avete addosso il tarlo del male perché la misura è colma!

miracoli dell'amore

aore12
Birba è una cagnetta piccolina dal pelo lungo. Un pelo morbido con chiazze bianche e nere. È dolce col suo padrone, un po’ isterica quando ha il ciclo, con gli altri cani e con Vasco quasi sempre. Tutte le mattine, dopo la passeggiata non fa subito ritorno a casa ma vuole rilassarsi un po’ in macchina e quando passo io col mio cane lei solitamente richiama l’attenzione grattando ai vetri ma stamattina è successo qualcosa che ha dell’incredibile:
Ho sentito un colpo di clacson, mi giro e vedo lei saltare dal posto della guida a quello laterale. noo! esclamo. non è possibile! guardo meglio pensando di vedere il padrone ma Birba è da sola, come le altre mattine, a rilassarsi in macchina prima di rientrare in casa.
ha suonato il clacson! Sembrerà assurdo ma è così! e Vasco l’ha salutata roteando la coda prima di riprendere ad annusare l’odore di Birba lungo il marciapiede.

B e B, yin e yang della politica italiana


Alcuni credono al fato altri sostengono che il futuro degli uomini ma anche delle cose, nazioni e paesi compresi, sia tutto racchiuso nel nome. E intorno a queste congetture sono sorte filosofie di vita, religiosità e sette che difendono e diffondono le teorie dei gruppi d’appartenenza. La stessa cosa vale in politica e l’Italia, forte della sua storia culturale, continua a sfornare artisti della retorica, della satira, cabarettisti, in una parola: l’Italia è luogo di creatività. Come spiegare altrimenti, se no, che il destino della politica è determinato da due uomini che hanno in comune le prime tre e le ultime due lettere dei cognomi in comune? BERluscoNI & BERsaNI. E come ovvio, vince il più grande; (Berlusconi è composto da 10 lettere mentre bersani da 6) e anche sui numeri non si scherza: secondo la cabala il numero 10 rappresenta la completezza, il tutto, il maschile e il femminile, yin e yang, e si potrebbe continuare, mentre il numero 6 simboleggia la materia; il numero 6 è multiplo di 3 che rappresenta la trinità esoterica, la coscienza cristica, e in quanto doppio raffigura nella numerologia il diavolo.

È questione di credenze!
©
Ma può essere anche un gioco. Il gioco delle parti che spartiscono i poteri: uno fa finta di aggredire e l’altro imita una tiepida reazione per calmare l’opinione pubblica che non approva determinate azioni.

Proviamo a semplificare con uno schema elementare di parole in/crociate:

Definizioni:
1 orizzontale: noto politico italiano amico dello zar però nemico dei comunisti (prime tre lettere. ber…)
1 verticale: noto politico italiano amico dei comunisti e (nemico?) di Marchionne (prime tre lettere. ber…) se lo schema è libero, si presume una certa interscambiabilità, tanto invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia visto che è il potere dei soldi a determinare il risultato della partita politica e sociale.

Se così non è, perché i buoni che fanno parte dell’opposizione non si dimettono in massa dall’incarico di parlamentari? Finiani compresi!

OkNotizie

sabato 19 febbraio 2011

sindacato degli artisti in Calabria?

L’erba del vicino è sempre più verde! È vero! Altrimenti come spiegare le innumerevoli manifestazioni organizzate da calabresi per la Calabria senza artisti calabresi?
Così, a naso, solo nel catanzarese, se solo si volessero invitare, il complesso monumentale del San Giovanni sarebbe insufficiente a ospitare le opere degli Artisti. E non mi riferisco a lavori di artigianato artistico ma a opere degne di essere definite Arte! per non parlare delle altre province calabresi quali Reggio Calabria, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia.

Forse il “forestiero” è più colto? È un genio? Insomma uno con un cervellone grande così?, che mette disinteressatamente il suo sapere, la sua arte a disposizione dei buzzurri locali?

Secondo gli organizzatori, la risposta è sì!

Nulla da eccepire se si tratta d’interventi a totale carico dei privati. D’altronde ognuno è libero di investire il proprio tempo e denaro come meglio crede, ma si deve parlare di operazione commerciale e non spacciarla per divulgazione culturale atta a valorizzare il territorio, gli intelletti e le potenziali forze culturali inespresse per mancanza di strutture e canali mediatici giacché tutta l’operazione verte sulla vendita dei prodotti o nel ritagliarsi uno spazio all’interno degli organi istituzionali calabresi.

Chi dovrebbe vigilare su ciò se non le istituzioni? Vale a dire i rispettivi presidenti degli enti regione, province e assessorati alla cultura?

Quantomeno per dare ossigeno alla già misera economia locale e fiducia agli artisti calabresi che spendono le energie gratuitamente sul territorio, ai direttori artistici, che non hanno nulla da invidiare ai colleghi nazionali e stranieri. Creare interazioni culturali con altre realtà in maniera concreta giacché esistono i presupposti logistici, economici e culturali in regione.
Dovrebbe essere una costante prerogativa della politica e non dell’esoterismo astrale, quella di proporre e stimolare cultura e finanza locale da esportare grazie ai migliori cervelli, o no? oppure è importante la collocazione politica intesa come schieramento servile e non propositivo? se non ricordo male il presidente della regione Scopelliti è un assertore convinto della meritocrazia. Allora?
che sia giunto il momento di non delegare più la classe politica e gestire direttamente gli interessi culturali comuni, costituirsi in associazione sindacale per l'autotutela corporativa come si faceva un tempo in nome dell'utopia creativa che alimenta il fuoco della ragione suprema?
Considerando la forte individualità degli artisti è impensabile ipotizzare la nascita di confraternite settoriali. ed è per questa ragione che le pecore fanno da lupi, gli asini da cavalli e i muli i purosangue.

Egitto, Libia, Tunisia, Italia, Usa e wikileaks

È riduttivo pensare che la società si divida in buoni e cattivi? Sembra di no! E le notizie che giungono dalle differenti testate giornalistiche di qualsiasi nazione lo confermano.

In Libia l’accesso a internet è bloccato da questa notte per evitare che il mondo conosca i misfatti del regime che sta soffocando nel sangue la protesta dei manifestanti contro Gheddafi. Secondo Human Rights Watc (organizzazione non governativa per la difesa dei diritti umanitari) i morti sono almeno 84 e lo testimoniano le fonti mediche e i residenti.
Era prevedibile, d’altronde, che un dittatore non lasci facilmente il campo, e solo nella Cirenaica le forze di sicurezza, secondo Amnesty International, hanno ucciso 46 persone.
È guerra!, da una parte per la democrazia e i diritti umani, dall’altra per mantenere il potere e gestire le ricchezze libiche.

In Italia, secondo alcune testate giornalistiche “il cavaliere fa guerra alle toghe” attraverso la riforma della giustizia e la separazione delle carriere con lo sdoppiamento del Csm e lo sganciamento dallo stesso della funzione disciplinare con l’istituzione di un’Alta corte di disciplina sui magistrati; quindi responsabilità civile dei magistrati che sbagliano e l’impossibilità di ricorrere in appello da parte dei pm in caso di assoluzione in primo grado dell’imputato, nonché più poteri al ministro della giustizia.
Sull’altro versante, i magistrati, allarmati dalle continue minacce di Berlusconi aspettano di vedere la legge e controbatterla qualora si ravvisino “punizioni politiche” da parte di chi fino ad ora li ha accusati definendole toghe rosse.

E wikileaks? Assange pubblica un’altra spolverata d’intercettazioni che rasentano il pettegolezzo spicciolo tra due amici al bar. File che diffondono le confidenze raccolte in otto anni dai diplomatici americani e trasmesse a Obama. Ma non solo il nome del premier appare sui circa 4mila documenti, c’è Prodi, Napolitano La Russa Fini Frattini, D’Alema Ciampi Veltroni e Bossi. E ci sono anche tutti gli accordi presi con la politica estera, (Afghanistan, Libia, Iran) soprattutto la Russia. Logicamente tutti i punti di riferimento del nostro premier, sono negativi.

Nonostante queste rivelazioni gli americani dichiarano che la loro amicizia è confermata con l’Italia.
Anche se nel 2009 l’ambasciatore Ronald Spogli scrive al segretario di Stato americano Hillary Clinton che il modo usato da Berlusconi per conquistare vantaggi elettorali sui suoi avversari politici, deriva dal fatto che faccia frequente uso delle istituzioni politiche, danneggiando e creando una reputazione non positiva dell’Italia in Europa.
Il diplomatico afferma anche che il leader si propone come un gran mediatore delle crisi mondiali, un ruolo abbastanza significante in una vita politica, che però nessuno gli ha mai conferito. E ancora, che nonostante le critiche, l’Italia è un paese da tenere in gran considerazione per gli importanti dividendi strategici.
Perciò la diplomazia USA è preoccupata per l’amicizia che lega Berlusconi a Putin, anche perché a loro giudizio pare che l’Italia favorisca continuamente la Russia sul fronte dell’energia. Infatti nel 2010 Hillary Clinton chiede di indagare ai suoi diplomatici sui possibili investimenti personali che possano influenzare la politica energetica dei due paesi, e di svelare anche i rapporti dell’amministratore delegato dell’Eni Scaroni con i manager e specialmente il ministro degli esteri Frattini. Una vera bomba ad orologeria, il caso strano è che tutto questo esce in un momento in cui il premier sta cercando di non affondare e continuare a governare.

Detto ciò, noi cittadini che facciamo? stiamo a guardare?
le regole della democrazia inducono ad affrontare i problemi sociali, fare profonde analisi, diffidare di chi grida più forte e di chi usa la forza per interessi personali.
Difendere la cultura della democrazia è non accettare censure, defenestrazioni e usi impropri del potere economico politico e istituzionale.

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