martedì 15 giugno 2010

Natuzza Evolo: il miracolo di una vita

“…su ‘na grasta rutta!”… A cosa o a chi può servire un vaso rotto? Al massimo, frantumato del tutto può essere usato come ciottolame per drenaggio e a nient’altro! Eppure, la “grasta”, il vaso di fiori rotto al quale Mamma Natuzza, la Mistica di Paravati, si paragonava nella sua infinita umile bontà dava conforto a ricchi, potenti e povera gente.

Natuzza iniziò da bambina a manifestare le qualità medianiche di conoscenza e visione del mondo ultraterreno; con semplicità dialogava e vedeva gli angeli e gli spiriti dei defunti come se fossero ancora in vita; non si sa come, ma lei aveva accesso a quei canali misteriosi che collegano il nostro mondo a quello dell’aldilà e ciò la fece soffrire perché non tutti, ancora oggi, nonostante gli innumerevoli episodi documentati, comprendono e sanno accogliere pacatamente i misteri dell’anima. Natuzza soffrì per la diffidenza e l’egoismo umano di quanti osteggiavano il suo essere Mezzo di contatto tra le due realtà e quanti arrivavano da lei carichi d’angosce. Lei, che tra una faccenda, un servizio domestico e l’altro, mentre friggeva patate, come ha ricordato qualcuno alla presentazione del libro di Luciano Regolo dedicato a Lei e a Gesù, e cucinava per la famiglia o accudiva un congiunto ammalato, usciva sull’uscio di casa per tranquillizzare persone di tutte le “taglie” accorse lì perché afflitte da dispiaceri e drammi, il più delle volte, terreni. Li esortava ad avere pazienza e aspettare perché doveva fare i doveri di moglie e madre.
Natuzza accoglieva tutti e a ognuno dava conforto ma, quando necessario, elargiva anche qualche salutare sferzata verbale.

Ma di questo si è già parlato e scritto; non si è ancora detto niente delle parate egocentriche di uomini, donne, pseudo associazioni culturali che cavalcano il fenomeno Natuzza con scarsa convinzione, magari presentando libri e organizzando tavole rotonde sulla sua vita; persone tronfie, indottrinate all’autocelebrazione, convinti di contare qualcosa in base al numero degli iscritti, e si evince dal titolo che precede sempre il nome dei partecipanti: la professoressa, la dottoressa, l’avvocatessa, la nobildonna, al contrario di Lei, Mamma Natuzza, che si definiva “umile verme di terra” e non stava a chiosare se davanti a un potente o umile uomo, per Lei avevano e hanno tutti lo stesso valore di uomini.
Chi mai direbbe una cosa del genere riferendosi a se stessa? A chi verrebbe in mente una simile definizione “verme di terra”. Noi che siamo proiettati verso la vanagloria e curiamo la superbia come una qualità imprescindibile. Anzi, si sente dire con una certa stizza: tu non sai chi sono io! Ora ti faccio vedere io con chi hai a che fare! Io…

Persone, queste che si riempiono la bocca di IO, attente a che si elogi meriti presunti o reali, titoli e benemerenze, coinvolgimenti in azioni umanitarie e culturali. Uomini e donne pronte a bloccare con ogni mezzo i calmi contestatori analitici delle loro vanaglorie, a prescindere se spinti da ideologie umanitarie o perché sulla scia esemplare di mamma Natuzza quando invitano all’umiltà, all’obbedienza a all’amore universale. Si potrebbe postulare a scusante generica che detti concetti sono facili da conseguire per un’Anima Santa ma difficili per noi peccatori imbevuti di materia e ancor più difficile per chi gozzoviglia nei beni effimeri dell’appariscenza poter raggiungere lo stato di umiltà che mitiga e assorbe ogni affronto. Se a ciò si somma l’indignazione scaturita dalle sofferenze che la società dell’apparire elargisce quotidianamente con estrema leggerezza ai deboli, si capisce bene come sia difficile per chi è sempre sottopressione raggiungere lo stato di quiete che prelude alla pace.

Mortificazioni e sofferenze fisiche non mancano a nessuno su questa terra; anche Lei, Natuzza, le ha subite con umile rassegnazione e si è sottomessa al volere e all’eccessiva prudenza degli organi ecclesiastici, misure sopportate stoicamente come solo le Anime Illuminate sanno accettare.
Ma Lei era ed è uno Spirito Evoluto che ha saputo andare oltre le umane debolezze, mentre noi davanti alle passerelle di certa gente, mal sopportiamo le ambiguità tematiche che accomunano gli associati ai vari schieramenti e c’indigniamo per il tentativo di spettacolarizzare anche eventi così alti.
Ecco, senz’altro, Natuzza avrebbe detto: “si ‘mpicciusu”! può darsi, anzi sicuro è così! Ma credo fermamente che se si rispetta una religione, un’idea, un progetto divino o umano e si organizza un evento per appoggiarne le linee guida, alla base di tutto deve esserci l’onestà intellettuale degli organismi direttivi, lo spazio e le idee per quanto è realmente utile alla buona riuscita e per la realizzazione del progetto, tema dall’evento.

L’hanno esternato chiaramente quanti hanno parlato fuori dagli schemi seminariali all’auditorio Casalinuovo di Catanzaro, e alcuni hanno espresso la loro personale esperienza con voce, a tratti, incrinata dall’emotività, quando il ricordo rinvigoriva la visita a Mamma Natuzza.

Luciano Regolo, autore del libro “Natuzza Evolo: il miracolo di una vita” dopo aver ricordato il primo incontro con la Mamma di tutti, Natuzza, ha confidato di devolvere i diritti d’autore del lavoro letterario alla fondazione fortemente voluta dalla Mistica di Paravati denominata: fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, in Paravati. E il presidente della fondazione, nominato per espressa volontà di Natuzza Evolo, don Pasquale Barone, ha ripetuto quanto ormai di dominio pubblico circa la missione della Fondazione voluta dalla Madonna per bocca di Natuzza Evolo.

A leggere la vita di Natuzza monta la consapevolezza che ogni nostra pena è niente rispetto alle sofferenze di questa Grande Donna e il nostro tribolare cessa sotto lo sguardo onnipresente della sua dolcezza, perché lo spirito non muore col corpo e Lei che aveva il dono dell’ubiquità, un giorno disse: quando ti vengo in sogno io, sono lì con te, viaggio, chiedimi quello che vuoi sapere…

Pertanto, mi sento di consigliare il libro di Luciano Regolo: Natuzza Evolo. Il miracolo di una vita.

venerdì 11 giugno 2010

il diavolo e l'acquasanta

A volte, quando non ho niente di definito in testa, navigo a vista, seguo un collegamento da blog a blog e trovo di tutto: post che trattano argomenti impegnati letti da pochissimi e post o social network impostati all’insegna del cazzeggio seguitissimi. Eppure il momento storico che stiamo vivendo non è dei migliori; non è uno di quei momenti che tutto fila liscio. Se leggi i giornali o accendi la tv, ma anche se leggi le notizie del web, rimani basito, rintronato, rincoglionito come dir si voglia dalla miriade di notizie preoccupanti che giungono da tutto il mondo: la nube del vulcano che manda in tilt il traffico aereo, e questo è un evento naturale, imprevedibile ma naturale, non è invece imprevedibile e naturale la marea nera che ha inquinato l’oceano e devastato il sistema riproduttivo marino e terrestre. Non è naturale ma prevedibile l’ostracismo che certi governi attuano nei confronti dei più deboli, vedi l’assalto israeliano alle navi umanitarie in rotta verso Gaza, l’allontanamento dei profughi dalle coste italiane e maltesi, tanto per rimanere in casa mediterranea.
Bèh, la conclusione è una sola: ci siamo bevuti il cervello! E come se non bastasse, alcuni uomini nati poveri privi di beni o tesori inestimabili riescono a fare fortuna, s’ingegnano e creano imperi dal nulla tra la meraviglia (?) dei connazionali che, rimasti poveri e pazzi tentano o sperano la fortuna anche loro ma, non trovandola, si accontentano di reggere il moccolo ai potenti, agli uomini che sono riusciti a osare per possedere e farsi possedere per avere. Burattini, succubi del sistema che sparano cazzate e legiferano aborti indegni delle democrazie evolute.
Tutto ciò non si può liquidare con la fatidica frase: è il frutto dei tempi.
No! Non è per niente il frutto dei tempi ma il risultato scientifico di un progetto messo a punto da menti malate che sono riuscite a insediarsi nel sistema e modificarlo anche grazie alla tanto vituperata 'eccessiva democrazia' che consente a cert'uni di ridicolizzare gli Italiani e criticare pedissequamente la Carta Costituzionale.

martedì 8 giugno 2010

dal barbiere

racconti di vita in Calabria


Salone. C’è scritto sulla porta del barbiere. I caratteri gotici sono sbiaditi, consumati dal sole e dalla pioggia; avranno una cinquantina d’anni come pure le poltrone con le pedane di ferro tipo grata e il poggiatesta con l’incavo per il rotolo di carta igienica.
Nella bottega il solito calendario con le donnine succinte e poche persone fanno compagnia al barbiere. Anche l’impianto elettrico, nonostante la legge sull’antinfortunistica, ricorda gli anni del dopoguerra. Qualche immagine sacra attorno agli specchi e l’immancabile discussione di politica maschilista sulle donne:

“…ai miei tempi, ricordo quando arrivavano le donnine dei bordelli… bei tempi quelli, almeno c’era pulizia, il servizio sanitario controllava periodicamente le case di tolleranza… mi ricordo che con 50 lire si entrava, si pagava l’ingresso! E poi, entravi, guardavi e sceglievi ma potevi anche stare lì a non fare niente, stavi nel salone e passavi ‘na serata con gli amici. Sì si mi ricordo quel casino vicino ai mercati, lì arrivavano le più belle, quelle con classe… la sera prima si facevano il giro sul corso e poi prendevano servizio. Sì sì me le ricordo pure io però quelle costavano 500 lire oltre l’ingresso! Roba buona roba da ricchi!
Oh ma sapete che ho sentito dire che pare che Berlusconi voglia ripristinare le case chiuse? Ma va va sempre cazzate spari tu! No no ve lo giuro lo sentito dire al bar…
Ceerto che se fosse vero… lui sì che se ne intende!

(segue: la provvidenza)

Rosy Bindi, Sacconi e l'out out dell'Europa

“Il ministro Sacconi continua a usare l’Europa come alibi contro le donne. Ma così maschera le vere ragioni dell'infrazione. Oggi l’Italia è il Paese con il minor numero di donne occupate, con uno dei più bassi indici di natalità, con la più bassa percentuale di Pil destinata al sostegno alle famiglie”. Così Rosy Bindi, replica al ministro Sacconi. E ancora, “Questi dati bastano a far capire che quella dell’età pensionabile è un’arma impropria usata contro le donne. Questo attacco non può passare sotto silenzio e il confronto si deve allargare a tutto il Welfare. I servizi, le opportunità e le norme a sostegno delle donne che lavorano non sono certo a livello europeo ed è grave il silenzio del ministro delle pari opportunità, un silenzio che colpisce duramente chi certo privilegiato non è”.

Finalmente qualcuno della politica italiana chiarisce l’interrogativo che tutti si sono posti nel sentire l’out out dell’Europa però ancora nessuno ha avuto l’onestà intellettuale e politica di spiegare come mai non si è studiato un piano di rientro programmatico indirizzato al rilancio dell’economia reale del paese che deve per forza vedere il lavoro e le professioni artigianali e intellettuali al primo posto.

lunedì 7 giugno 2010

rotta su gaza

verso Gaza per la Pace!

Mi piace pensare a una magnifica flotta con rotta su Gaza, frutto dell’impegno corale di tutti gli Stati Democratici per dire no alla sopraffazione e sì alla convivenza civile di due Stati: Israele e Palestina.
Una flotta sorretta dall'ideale pacifista inquanto è
inimmaginabile pensare a:

1. Come vivono i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini a Gaza
2. Perché Israele li ha rinchiusi dentro la Striscia con alti muri, filo spinato e ha messo ronde armate attorno.
3. Perché Israele ha imposto l’isolamento al popolo palestinese.
4. Perché, sempre Israele, attacca le navi umanitarie dirette a Gaza cariche di viveri e medicine.
5. Con quale diritto il popolo Ebreo annulla la cultura e la libertà d’esistere al popolo Palestinese.

Senza muovere un dito o spendere una parola!

Anche se tutti gli uomini di pace sono mobilitati a far sì che questo stato di cose cessi, è acclarato che
il solo impegno di pochi non basta! e le continue perdite di vite di entrambe le parti lo confermano!

A questo punto è bene che gli Stati Democratici, l’ONU in primis invii osservatori e, nel frattempo, navi cariche di aiuti umanitari, con capienti stive piene di generi di prima necessità: viveri, medicinali, vestiti, giocattoli così da rompere il silenzio internazionale e l’assurdo embargo imposto da Israele alla Palestina.

domenica 6 giugno 2010

Storie di vita in Calabria. 12: Le astuzie di donna Teresa.

Storie di vita in Calabria. 12: Le astuzie di donna Teresa.

Racconti di vita in Calabria. 1.

Donna Teresa era una signora canuta e nel suo piccolo si credeva furba, difatti impegnava chiunque le capitasse per casa e per ognuno aveva pronta la ricompensa adeguata.
Un giorno, che era rimasta sola perché ormai tutti si tenevano alla larga da lei, capitò il figlio del droghiere, conosciuto come il figlio di “nasepippa” e immediatamente donna Teresa gli chiese alcuni servigi e per invogliarlo mentre parlava gli dondolava davanti al naso una salsiccia ben stagionata e odorosa.

Il ragazzo, espletata la prima incombenza, si presenta per ritirare la ricompensa promessa ma l’anziana donna sempre dondolando il premio sotto il naso gliene chiede un’altra e poi un’altra ancora. Insomma impegna il ragazzo più del dovuto sempre con la promessa che sarebbe stata l’ultima “comanda” e che poi, alla fine lo avrebbe ricompensato con una cosa che, per il figlio di nasodipippa, incominciava a diventare un miraggio.
E mentre, il ragazzo, sudato e ansimante per la corsa fatta su e giù per le scale a trasportare la legna per il camino, si asciuga la fronte, donna Teresa osa l’ennesima richiesta sempre dondolandogli la salsiccia sotto il naso.
Pronto, il figlio di nasodipippa, afferra fulmineo la sofferta ricompensa e scappa via noncurante degli improperi della donna.

(segue)

A proposito della manovra economica



Ci sono momenti nella vita che bisogna mettere da parte le buone maniere e dire chiaramente cosa si pensa di determinate azioni governative e questo attuale è uno di quei momenti!

Il fair play politico non serve, anzi è controproducente perché disorienta le persone semplici, quelle che ancora credono che ci sia una parte sociale buona e una cattiva, quelli che dividono, appunto, il genere umano in buoni e cattivi, vale a dire quelli che lavorano e si spendono per il bene di tutti indistintamente e quelli che invece si fanno i cazzi propri.

Unico dato certo è che i signori che dovrebbero governare non hanno convinto nessuno se non loro stessi. Difatti hanno operato tagli e misure restrittive solo nei settori popolari e hanno lasciato intatta l’isola della casta o cricca che dir si voglia!
Tanto per fare un esempio: dove sono i tagli alla politica e al suo apparato? Per avere contezza del reale risparmio basta fare un confronto immediato tra quanti affollano le camere istituzionali italiane e quelle degli altri stati a iniziare dall’America.
E ancora: dov’è scritta qualche misura per incrementare l’occupazione e la difesa dello stato sociale? E dove si ottempera alla legge esistente, come tutte le leggi d’altronde che governano la Repubblica Italiana dal ’45 in poi, che fa obbligo ai cittadini di pagare le tasse in base ai redditi reali?
Alla lotta all’evasione fiscale e alle cricche che si combinano attorno alla finanza pubblica?

Come se non bastasse, nessuno dei delegati alla politica ha mosso un dito, se non solo a parole, per proteggere la Carta Costituzionale, riveduta e corretta da una lobby di potere.

Ecco in sintesi l’opinione che si è formata il cittadino medio da tutte le azioni litigiose, demagogiche e autoritarie della politica italiana. E se sbaglio, correggetemi!

sabato 5 giugno 2010

arte per amore e umiltà

Per una cultura d’amore e umiltà.

Gli artisti pescano nella realtà; denunciano fatti, sublimano episodi, suggeriscono analisi e propongono scenari sociali possibili con strumenti e lessici consolidati nel tempo.
Le arti figurative si avvalgono del gesto e della metafora.
Il gesto assume valenze figurali familiari. La macchia lascia intendere oggetti e figure conosciute con l’intento di richiamare alla mente scene di vita quotidiana o episodi sociali in sintonia con le tematiche trattate in pittura o scultura.
È risaputo!, il ruolo dell’artista non è quello del decoratore chiamato a esibirsi in virtuosismi grafici o cromatiche. L’artista, come si è già detto, propone!, usa la metafora quando vuole trattare tematiche sociali comuni e fa sì che il dialogo coinvolga e veicoli più persone e le induca a razionalizzare concetti ignorati o sottaciuti.

L’atto propositivo assurge a sintesi e si dona disinteressatamente. Unica condizione richiesta: la disponibilità al dialogo, al confronto! Insomma si chiede la propensione all’ascolto. Dimenticare l’ego e aprirsi alla realtà degli “altri”: quelli ritenuti invisibili dalla comunità tecnologica (platea enorme che prende per vera ogni parola espressa sotto i riflettori mediatici); persone costrette a vestire panni da clown per sopravvivere e dare un’opportunità ai figli, ai giovani, ai derelitti soggiogati dall’arroganza del potere. È ovvio che non si sta parlando del clown circense ma è altrettanto ovvio che non si è molto lontani nelle associazioni metaforiche. Entrambi, così truccati, sono uomini che scendono in pista per svolgere un ruolo ben definito nonostante i problemi personali. Uomini coraggiosi che sanno regalare un sorriso; porgere la mano, confortare, dare fiducia!
E poi c’è dell’altra gente che affianca questi eroi comuni, consapevoli di non assurgere mai alla ribalta, non avere onorificenze, fondazioni o strade intestate! Ed è per questo che si mascherano! Lo fanno innanzi tutto per distinguersi dai facinorosi e da quelli che hanno costruito imperi sulle falsità, col malaffare, e pensano di comprare un posto tranquillo anche nell’aldilà.

Questi concetti sono scaturiti spontanei nel momento in cui ho guardato la tela che giaceva da molti anni nel limbo delle incompiute.

È un altro lavoro che dedico alle donne, alle mamme, a tutte le mamme e a Natuzza in particolare, la cui umiltà comportamentale, che assomma pazienza, amore, comprensione e mai giudizio rancoroso, ha insegnato tanto.

(mario iannino)

verso Gaza per la Pace!

rotta su Gaza!

Il diario di Anna Frank ha colpito le coscienze e scosso gli animi più di quanto abbia potuto la storia ufficiale. La sensibilità di una bambina costretta alla fuga e alla morte nel campo di concentramento nazista impregna le pagine di bassezze, odio e violenza gratuita, ma anche di speranza; sentimenti descritti e subiti da innocenti inermi, vecchi, bambini, donne, ebrei, zingari, omosessuali e persone ritenute inferiori dalla propaganda nazifascista sono ancora oggi scolpite nelle menti più che sulle lapide commemorative. Fatti deliranti che hanno istigato all’odio e alla violenza e guidato una nazione alla conquista del mondo.
La follia violenta, sanguinaria, teorizzata da un uomo che, per ironia della sorte, era portatore “insano” di sangue ebreo da parte materna, riuscì a fare sempre più proseliti e catturare innumerevoli sostenitori che, a loro volta, lo spronarono a continuare nella conquista di popoli e territori.
Ma la storia è nota a tutti! Specie agli Ebrei che commemorano i Morti della Shoa.
L’olocausto interessò semiti, testimoni di Geova e altri ritenuti indegni di vivere dai capipopolo schizofrenici che ne ordinarono lo sterminio.
Le assurde equazioni storiche riaffiorano quando l’evento xenofobo si ripete; quando azioni di rappresaglie terroristiche, portano morte e scompiglio sociale. Quando azioni violente vietano a persone inermi di vivere la loro vita. Quando le rappresaglie impediscono a uomini di pace di portare cibo e generi di prima necessità nella striscia di Gaza!
E questa volta, sono gli israeliti a usare la cieca fredda schizofrenia demenziale di cui sono stati vittime sacrificali. Questa, come la shoa, è un’azione ignobile!
È un dramma incancellabile per l’umanità intera. Un’azione indegna!
È auspicabile il ritorno alla ragione, alla convivenza civile, al mutuo sodalizio tra popoli: alla pace!

mercoledì 2 giugno 2010

Vita in Calabria. 11: la colazione del pastore, a 'mpanata

Vita in Calabria. 11. tradizioni alimentari.
Racconti di vita in Calabria 1.
La colazione del pastore: a 'mpanata.
transumanza 

Ancora oggi c’è chi fa colazione come se il tempo non fosse mai trascorso.
Nelle case, tra i monti e le campagne calabresi, nonostante ci sia il frigo, la tv, e il supermercato vicino,
i pastori che vivono seguendo le greggi mantengono salde le tradizioni e recuperano ogni residuo alimentare nel rispetto sacro del cibo inteso come provvidenza divina. Può capitare, quindi, nel rispetto delle tradizioni e della cultura contadina, a chi decide di trascorrere in Calabria qualche giorno in agriturismo con annesso l’ovile, di assistere alla mungitura e alla lavorazione del latte come si faceva un tempo. Essere testimone del parco ma squisito boccone mattutino del pastore: “a mpanata”. L’impanata è una sorta di zuppa composta di siero e residui burrosi di formaggi e ricotte che il pastore mangia come prima colazione insieme a pezzi di pane duro ammorbidito nella ciotola della mpanata.

Indubbiamente, l’archeologia lavorativa non ha nulla a che vedere con i sistemi caseari imposti dalle leggi a salvaguardia dell’igiene alimentare. La lavorazione casareccia avvolge in un’aurea fiabesca il tutto e rende ancora più gustosa l’esperienza. Nulla togliendo ai pregevoli prodotti dell’industria casearia locale.

(segue)

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