venerdì 23 ottobre 2009

gossip come diversivo



Gossip, maldicenze, politica

Meglio parlare di gossip, cosette leggere, o affrontare tematiche attuali spinose che coinvolgono e condizionano la collettività nel vivere quotidiano?

Con la prima opzione di sicuro sorvoli le incazzature, aleggi leggero sull’effimero, lasci andare il cervello e accompagni episodi e personaggi pubblici nelle fantasticherie cucite dai giornalai che si guadagnano da vivere imbastendo storie morbose.

Nel gossip i personaggi pubblici non hanno una vita privata.
Star dello spettacolo, attori attrici e soubrette esistono fintantoché il paparazzo e lo scrivano tessono storie su di loro e le diffondono.

Alcuni leggono per rilassarsi pur sapendo che sono cazzate. Altri storcono il naso. Altri ancora presi da problemi impellenti non degnano della benché minima attenzione giornali o trasmissioni gossip. E come può pensare alla velina o alla velona, alle escort (in italiano meretrici, donne che si concedono per soldi) chi è oppresso da problemi enormi come: pagare il mutuo, la rata della macchina, i libri per i figli, le tasse scolastiche…

Si dice che il denaro sia lo sterco del diavolo e difatti lo è quando per egoismo si accumula sottraendolo alla comunità. O peggio, quando si erodono finanziamenti destinati alla realizzazione di opere pubbliche, alla creazione di posti di lavoro oppure quando si dirottano lasciti umanitari su conti bancari personali.
Ebbene, questi fetentoni esistono! Sono esseri ignobili che si camuffano da persone perbene per carpire la buona fede di quanti credono nei valori della solidarietà umana. E, pur sapendo d’infrangere la legge sorridono e irridono.

I dileggiati invocano leggi più severe e magari qualcuno cavalca il malcontento generale e si prodiga a stilare nuove leggi che puntualmente sono disattese.

Per arginare il malaffare e i cattivi costumi esistono leggi semplici dettate dall’etica e qualora assente, perché mortificata da continue ruberie suffragate da stratagemmi, resi leciti da leggi ambigue, gli organi preposti e i cittadini dovrebbero ricorrere ai principi sociali sui quali si regge la Repubblica Italiana, ma purtroppo non è così.

Il malcostume ha invaso anche gli ambienti della politica: non si discute pacatamente nelle assemblee e s’inscenano ad arte teatrini fuorvianti che distolgono dai problemi reali parlamentari e cittadini.

Ultimo atto. Scena prima: mentre l’Italia è alla deriva il più importante partito d’opposizione, il Pd, è impegnato nelle elezioni primarie e invoca i cittadini dai sedici anni in poi a eleggere il segretario…
Scena seconda: la coalizione di governo non sa che pesci prendere, chi accontentare e quali promesse produrre per vincere le imminenti elezioni regionali.
Che Dio ce la mandi buona!

l'Italia degli imprenditori predatori e del lavoro che non c'è



Emigrazione, immigrazione, sfruttamento ed emancipazione culturale del proletariato

Sono inebetito!
La classe operaia è invisibile. Non è più la forza lavoro trainante per l’economia Nazionale; capitale per le imprese ed entità fisica pensante. E per classe operaia s’intende non solo chi veste la storica tuta blu ma anche i colletti e i camici bianchi della ricerca. In sintesi: tutti gli attori produttivi di beni fisici e intellettivi.

Si deduce dai dibattiti politici e dagli orientamenti dei partiti. Si desume dai comportamenti parolai e dalle azioni perpetrate da quanti dicono di rappresentare i cittadini.

In Italia si è creata una situazione assurda: si tutelano i cosiddetti im-prenditori che prendono i soldi dallo stato e portano fabbriche e capitali all'estero  laddove guadagnano di più grazie a situazioni sociali che si credevano debellati con l’emancipazione proletaria e con le leggi dello statuto del lavoro in atto in Italia.

Forse proprio per questo vanno nei paesi sottosviluppati: la fame e la miseria sono gli inibitori principali delle rivendicazioni salariali e sociali e solo quando questi freni diventano insopportabilmente coercitivi che succede qualcosa.

Per il momento assistiamo a un film già visto.

Nei paesi affamati e arretrati culturalmente, i nostrani im-prenditori, rivivono gli anni belli dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Con un colpo di spugna la Repubblica dei parolai ha cancellato le speranze di quanti credono nella rivoluzione culturale pacifica. Ancora una volta si è scritta una brutta pagina di storia che lascia tutti nello sconforto, specialmente i giovani che, stante così le cose, non conosceranno mai l’esperienza diretta del lavoro corale quale dignitosa attività che inorgoglisce.

Per concludere: siamo in una situazione difficile? Allora, per rispetto a quanti hanno speso la propria esistenza al fine di migliorare quella collettiva, che il Governo e l’opposizione, dicessero chiaramente cosa fare per uscire insieme dalla crisi.

giovedì 22 ottobre 2009

face book, social forum, network: pensieri in rete


Face book, social forum, network: esternazioni in rete
aore12


A ore 12 significa “davanti a me”. E davanti ai miei occhi c’è una notizia che induce a riflettere e dire quando una cosa è di cattivo gusto oppure no. La notizia in questione si riferisce al blog contro il Presidente del Consiglio Berlusconi su facebook.  non si tratta di satira o contestazione ideologica: è semplice cattivissimo gusto! Chiarito ciò, tentiamo di riportare il linguaggio e i rapporti interpersonali entro i criteri della civile convivenza pur rimanendo su concetti di vita opposti.

E adesso cerchiamo di valutare serenamente lo stato dell'arte dei mezzi di comunicazione di massa democratici a disposizione degli utenti e loro strumentalizzazione attraverso una sommaria analisi dei fatti recenti.

Chi semina vento raccoglie tempesta!
Così recita un vecchio detto popolare e pare che nessuno ne sia esente. Neanche chi è unto dalla buona sorte e scende in campo per coltivare colture e interessi poco chiari agli occhi dei più. La massa, quella che non segue le faccende politiche e non sta a perdere tempo a disquisire sul sesso degli angeli, è immediata e spontanea nelle affermazioni. Sociologi e politici lo sanno bene!
Quindi, se una persona rompe determinati equilibri, non può aspettarsi rose e fiori. Non può scandalizzarsi e neanche gridare o tacciare d’ignominia il rivale. Specie dopo avere messo in pratica continue esternazioni d’intolleranza violenta nei confronti dell’altro ritenuto e trattato da “nemico”. Viene da sé che il rivale o i rivali contrari al pensiero esternato adottino contromosse dialettiche conformi alla propria cultura.
Le esternazioni popolari sanguigne, quelle adoperate quotidianamente sono delle sintesi asciutte che rendono appieno il concetto di simpatia, odio, amicizia, amore. Quante volte per strada sentiamo un enfatico “figlio di… se t’acchiappo t’ammazzo!” e un “ mavaffancu…” come risposta? A conti fatti non scorrono fiumi di sangue tra gli automobilisti. Parole, sì ma nient’altro. Solo parole dettate dal momento di tensione causata da un sorpasso esagerato o qualche altra futilità. In sintesi è una forma rozza di linguaggio e come tale è adoperata anche sui nuovi media senza volere essere un’istigazione a delinquere. Se invece, c’è chi approfitta di una diaspora in atto e soffia sul fuoco per esasperare gli animi e far girare il vento a proprio favore, questa si chiama malafede ed è da abiurare.
La violenza mediatica è diseducativa. Controproducente per sé e per chiunque. Meglio, quindi, arginare le battaglie faziose piuttosto che incoraggiare la creatività dei singoli a misurarsi nella ricerca di nuovi termini coloriti che puntano diritti al bersaglio senza mezzi termini e senza costrutto per la collettività.

storie fantastiche



Storie fantastiche del sottobosco.

Ho pensato a lungo se continuare a scrivere del popolo gallico oppure no!

E sono giunto alla seguente conclusione: no! Oggi mi va di scrivere. Voglio narrare delle ricchezze del sottobosco, dei suoi abitanti e degli esseri viventi che abitano l’aria.
Quindi:

Dicevamo, il popolo gallico vive in piena libertà; può imitare il capo ma non essere come Lui. Può essere tutelato ma non quanto Lui. Può … che può? Basta, così è già tanto!

D’altronde il popolo non ha gli impegni e i pensieri di un capo. Il capo deve lavorare sodo per garantire la sopravvivenza della specie; deve montare le femmine della comunità; deve assicurare la prosecuzione della dinastia, la completa e sicura potente intraprendente razza gallica pura nel corpo e nella mente. Ma lasciando per un attimo da parte la descrizione dell’ordinamento sociale che disciplina la comunità, cerchiamo di comprendere cosa pensa la base.

I sudditi sono ai piedi del castagno. Il suo tronco è maestoso; avrà, a occhio e croce un diametro di dieci/dodici metri e i ricci sono grandi quanto una noce di cocco. Gli aculei sono adoperati al posto dei chiodi e nei gusci vuoti dei ricci, opportunamente dotati di un meccanismo antirapina, i gallici allevano perle. Ne possono coltivare cento a nucleo familiare: ottanta vanno al capo che li utilizza… li utilizza! Questo può bastare! E venti servono per lo scambio. Lo scambio! Lo scambio de chè? Ghe pensa tutto Lui. Per cui, spontaneamente, i cittadini non sapendo che farsene delle biglie biancastre, dopo avere giocato un po’ e assaporato l’illusione che dà l’ebbrezza del potere contrattuale, li depositano nel caveau del capo.
Si è fatto tardi. Devo fare toilette, colazione e sbrigare alcune faccenduole. Quindi mi fermo e vi rimando alla prossima. Ciao!

mercoledì 21 ottobre 2009

prova di scrittura creativa: finzione e realtà



Per la serie “scrivere è un’esigenza, leggere no!”

Quanto sto per descrivere è uno scenario fantastico; niente è ispirato a fatti o episodi accaduti. Ciò non di meno, qualcosa potrebbe sembrare già vista, letta o commentata; ma fate attenzione! Poiché nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, qualche involontaria assonanza potrebbe fa nascere associazioni di idee scontate oppure risvegliare emozioni sopite. Pertanto si consiglia la lettura a persone forti che abbiano raggiunto l’età del discernimento e sappiano apprezzare creatività e humour. Buona lettura.

Antefatto:
La storia è ambientata nella lussureggiante, stavo per dire lussuriosa, campagna romana e precisamente sui colli galli.
All’ombra di un enorme albero di castagno vive una comunità particolare, senza tempo; la comunità galliana, che, come tutte le democrazie, ha un capo eletto dal popolo.
I requisiti del Primo Gallo sono comunque legittimati dalla natura benigna, nel senso che è provvisto di un bel piumaggio sgargiante, ha una bella voce, è coraggioso e, dulcis in fundo simpatico. In sintesi è unto dal fato cosicché solo Lui può essere il degno esponente della razza gallica.
Gli abitanti non vestono panni tagliati e cuciti: non ne hanno bisogno!, nascono già muniti di un piumaggio soffice che li protegge dal caldo e dal freddo.
Chiassosa e spensierata, la comunità, protetta da una barriera anti intrusi che, oltre a arginare eventuali invasori tiene sott’occhio i nativi e li governa, trasmette mediante un sistema sofisticato di telecamere ogni istante di vita alla residenza del segretario del Primo Gallo che, solerte, in caso di malumori o disordini, comunica al premier.
Il loro mondo è tutto lì sotto il castagno che li nutre con i frutti, li protegge dalle intemperie e dai pericoli nascosti. La maestosità della chioma, all’occorrenza lascia cadere frutti e foglie che diventano cibo e giaciglio: humus per il sottobosco che produce ulteriori ricchezze: funghi, tartufi, lumache, tuberi.
Per il momento, Fine… alla prossima, forse!

martedì 20 ottobre 2009

Ponte sullo stretto tra Villa S.Giovanni e Messina

Infrastrutture, le oculate priorità di Loiero


Dal sito ufficiale della regione Calabria
Dichiarazione del Presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, in risposta alla lettera aperta inviatagli dal presidente del WWF Fulco Pratesi sulla questione del Ponte sullo Stretto

“Quello che è certo che la Calabria ha bisogno di ben altre infrastrutture e di mettere in sicurezza il proprio territorio, già piagato dalle piogge alluvionali dell’inverno passato, per evitare tragedie come quelle recenti in provincia di Messina.

Non so se il governo accetterà le richieste della Regione, ma sono certo che i lavori per il Ponte sullo Stretto, nonostante gli annunci con squilli di trombe, non partiranno e per diversi motivi. Primo perché non ci sono i soldi e i fondi Fas non possono essere utilizzati per opere di regime ma devono invece essere spesi per i bisogni dei territori interessati, poi perché non ci sono i progetti. L’unico cantiere che, questo ce lo auguriamo, sarà aperto è quello della cosiddetta variante di Cannitello della linea ferroviaria, perché solo per essa la Regione ha dato la sua approvazione condizionandola al fatto che tale opera non abbia nulla a che vedere con la realizzazione del Ponte sullo Stretto ma serva solo a migliorare la rete ferroviaria che in quel tratto è soggetta a frane e smottamenti. Anche noi riteniamo che, a ridosso delle elezioni regionali, rientri nella pura propaganda politica l’annuncio del governo dell’avvio dei lavori per il Ponte. Non ci sono le condizioni minime ed essenziali, infatti. E non è stata coinvolta in alcun modo la Regione che non vede nella faraonica struttura una priorità e che finirebbe per sottrarre risorse importanti da destinare ad altre opere di cui il territorio, anche nella viabilità, ha urgente bisogno. In sede Cipe la Regione Calabria si è sempre dissociata da qualsiasi iniziativa che in qualche modo evocasse i lavori del Ponte. Abbiamo detto sì alla variante di Cannitello perché riteniamo importante che Rfi migliori finalmente il tracciato in uno dei tratti ferroviari più delicati sul Tirreno. Diremo di sì ad altre opere similari. Per il resto la nostra posizione non è mutata. E’ necessario prima completare i lavori dell’autostrada A3 i cui tempi si sono allungati a dismisura, penalizzando sia la Calabria sia la Sicilia, e poi provvedere all’ammodernamento della strada statale 106 jonica per evitare altri lutti. Il resto si vedrà quando sarà il momento. E il momento del Ponte non è ancora arrivato”.

le esternazioni della brunetta, prove di scrittura creativa


Le esternazioni della brunetta.

La brunetta è una donnina di mezza età. Né troppo grande né troppo piccola di statura. Ha un corpo leggermente disuguale: gambe lunghe, bacino prominente, una leggera scoliosi che lascia immaginare un fondoschiena marmoreo all’attaccatura del tronco corto se rapportato alle misure canoniche delle modelle. Solitamente usa indossare dei decolleté generosi da dove si affacciano seni burrosi ma sodi non contaminati dalla chirurgia plastica. È una femmina attraente nonostante la disarmonia corporea; ma detto tra noi, dove sta scritto che una persona per suscitare interesse visivo debba per forza essere perfetta come una statua greca?
Ma tornando al suo essere donna, la brunetta è, se fosse un uomo, potremmo dire un maestro del pensiero critico invece essendo donna, una femminista convinta che fa le sue battaglie per emancipare la società in cui vive.
Nella sua lista delle priorità al primo posto c’è il diritto al lavoro (suo) e chi non lavora non fa l’amore, onde per cui non ha un compagno fisso. Lei concede mente e corpo a uomini duri che hanno costruito con le proprie mani imperi economici, ma anche solidi conti in banca, tutti gli altri, i fannulloni falliti, i senza lavoro e i precari possono solo bearsi delle sue grazie e arrangiarsi da soli. Tutto ciò ha detto dal parrucchiere la brunetta. E quando la signora trinitàdeimonti è intervenuta dicendo che ormai non c’è più la garanzia del posto fisso per cui le famiglie sono allo sbando e gli uomini hanno altro per la testa al posto del fottere lussurioso; la brunetta, da sotto il casco, fa spallucce e risponde: i tempi sono cambiati ora c’è la mobilità devono cambiare lavoro come le mutande, devono emanciparsi diventare intraprendenti come lo siamo noi quando puntiamo gli occhi su un uomo desiderabile!
Così ha concluso la brunetta mentre il parrucchiere le divideva la frangetta…

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