sabato 21 febbraio 2015

Renzi sulla scia di Berlinguer

La questione morale, come la definì Berlinguer, è superata?


Sarebbe oltreché tedioso parlare e dilungarsi su un blog o altra pagina web, pur argomentando con dovizia di particolari, tematiche che richiedono tempi e spazi adeguati. Ed il web per le sue peculiarità non è il luogo più adatto se non all'interno di un dibattito ad hoc.

Ma vediamo di esporre il mio pensiero per sommi capi:

Per Berlinguer la questione morale non riguardava i molti casi di disonestà e illegalità commessi nei partiti, nel mondo delle imprese e nella classe dirigente. Ci sono sempre stati in Italia e in tutti i paesi del mondo e chissà per quanto tempo ancora dovremo scontrarci.
Accadono in tutte le epoche e in tutti i regimi, debbono essere denunciati e perseguiti, ma non è questa la questione morale. Per Berlinguer “la questione morale” da rivedere era ed è “l'occupazione delle istituzioni da parte dei partiti”.
I partiti, compreso lo stesso Pci, hanno deformato la democrazia italiana sostenendo la propria visione del bene comune e chiedendo, sulla base degli interessi immediati, il consenso ai cittadini.

Per Berlinguer i partiti devono essere strumenti di comunicazione tra il popolo, gli elettori e le istituzioni, dunque tra la società, i ceti sociali e le categorie professionali che la compongono.
I loro legittimi interessi dei quali reclamano la tutela non devono impastoiare le istituzioni che rappresentano lo Stato e la comunità nel suo insieme.
La società esprime interessi del presente, le istituzioni debbono avere invece una visione più lunga che guarda anche alle generazioni future dei figli e dei nipoti.

È dunque necessario difendere le istituzioni dalla partitocrazia che le ha invase. Questo in sintesi, per Enrico Berlinguer, è la cosiddetta questione morale!

E questo esercizio richiede una mediazione costante tra presente e futuro.
Se i partiti occupano le istituzioni l'equilibrio si rompe, la democrazia si deforma e il populismo invade lo Stato.

Possiamo definire vecchia una teoria simile? Oppure è attualissima più che mai? E il lavoro di Matteo Renzi per l'Italia, l'impegno di Mario Oliverio, sono in sintonia con l'idea di berlingueriana memoria?

giovedì 19 febbraio 2015

Orrori. Dal Califfato, Egitto e Libia approdano in Europa.

Inutile soffermarsi sui sentimenti suscitati dai macellai che hanno sgozzato uomini e violentato donne nel nord Africa. È una barbarie! Non ci sono scusanti!

È irrilevante ai fini del rispetto reciproco delle relative culture dissertare sulle politiche economiche e sul peso che queste hanno sulla crescita armonica dei popoli e di quanti mascherano i loro efferati crimini con la religione e il coltello in mano.

Inutile parlare di derive sociali.
courtesy M.Iannino 2015 "Odio e sangue"
estratto dall'album web


Asserire che Gheddafi teneva ben saldo il tappo africano è da idioti.

La nostra balordaggine mentale preferisce ignorare i drammi di chi sta male piuttosto che penetrarli e tentare di alleviare gli ostacoli.
E poco importa se prima, all'epoca del dittatore Gheddafi, non c'erano migranti e il mediterraneo non era sporco di sangue umano ma lo erano i territori e il deserto prima della linea di confine con la Libia.
L'importante è ignorare. Non sapere degli stenti e delle malattie che consumavano donne e bambini africani. Non conoscere drammi umani perché qualcuno li occultava. I Paesi del NordAfrica, per lo più, sono anni luce lontani dal benessere economico europeo.

Adesso il tappo è saltato. E và bene alla criminalità spicciola e a quella complessa che si camuffa bene nel tessuto sociale evoluto l'esodo di massa.
Di fatto è un grande comodo business! Vuoi perché mancano le sentinelle di Tripoli. Vuoi perché c'è in atto la tratta degli esseri umani. Vuoi perché dietro a tutte queste mostruosità ci sono i signori delle guerre e delle armi.
Vuoi perché noi siamo indolenti fino a quando non ci toccano da vicino e vediamo vacillare le nostre comodità.
E intanto la demenza ammanta i nostri pensieri, protesi, come siamo, ad apparire, urlare, condividere sui social network i drammi e le atrocità testimoniate dai media con “mi piace”corredate da faccine piangenti come se fossero roba lontana da noi.

mercoledì 18 febbraio 2015

Occhiuto e l'operazione Alarico

L'operazione “Alarico” che nelle intenzioni del sindaco di Cosenza Occhiuto, avrebbe dovuto essere volano di sviluppo culturale per la città bruzia si è dimostrato essere, invece, un boomerang che, nella fase di ritorno, ha colpito e devastato l'amministrazione comunale cosentina nella figura più alta e rappresentativa, appunto, il sindaco, l'architetto Mario Occhiuto.
progetto per il museo di Alarico

Cosenza ha, comunque, il suo attimo di esposizione mediatica. Della vicenda ha parlato persino il Corriere della Sera, il Times, e altri quotidiani nazionali ma non in positivo, specialmente quando hanno visto l'immagine di Himmler sulla brochure destinata alla bit di Milano.

La città ha speso un bel tesoretto per montare la giostra su Alarico il saccheggiatore e sul tedesco nazista Himmler che, nella certezza di trovare il tesoro, frutto dei saccheggi di guerra su Roma e nella stessa Cosenza, scandagliò col beneplacito di Hitler il Busento ma senza trovare, niente nella forsennata intenzione nazista di invadere l'Italia meridionale!

Mario Occhiuto ha allestito mostre d'arte contemporanea; impegnato attori e teatranti per ricostruire la storia ma non gli è venuto in mente di spendere i soldi su qualche altra figura culturalmente più evoluta. Eppure, Cosenza ha ben altri padri che senz'altro tengono alto il nome della Calabria tutta meglio dei sanguinari invasori.
Perché mai si è impuntato su un barbaro che ha dato fondo a tutta la sua cattiveria depredando e stuprando la dotta Cosenza?

Se se proprio è importante pensare alla storia e a qualche figlio di Calabria per fare bella figura e attrarre turismo culturale mi viene in testa la figura di Bernardino Telesio. Tanto per citarne uno. Ma forse la filosofia, il pensiero non è allettante quanto l'azione eroica. La guerra, i condottieri.

Sarà per questo che il sindaco di Cosenza ha concentrato fondi e attenzioni su una figura guerrafondaia scesa in Calabria con le armi per soggiogarla e calpestarla a suo piacimento?

Sia chiaro. Non è campanilismo. Ma, non sarebbe stato meglio valorizzare ciò che veramente fa bene alla Calabria? I suoi figli migliori. La storia, invasori compresi, contestualizzando e relegando nello spazio che meritano filosofi, patrioti, artisti, uomini e donne di cultura e, perché no, politici?
Piuttosto che immaginare fiumane di visitatori sulle rive del Busento inutilmente sventrato?

Che sia frutto inconscio di reminiscenze scolastiche sfociate nell'attività professionale dell'architetto in questione prestato da qualche anno alla politica?

Unico dato concreto rimane il progetto del Museo dedicato ad Alarico per volontà del sindaco.

domenica 15 febbraio 2015

Mattarella come Pertini

Dopo Sandro Pertini ecco un altro uomo, Sergio Mattarella,neo presidente della Repubblica Democratica Italiana che, pur rappresentando la più alta carica dello Stato, si comporta come una persona normale e prende un aereo di linea per recarsi sulla tomba della cara estinta.

Per certi aspetti dovrebbe considerarsi un fatto naturale quello di spostarsi con i mezzi pubblici data la crisi etica e, non da meno, economica che stiamo vivendo sulla nostra pelle da qualche decennio.

da "detto tra noi" 1980, vignette di Altan e corsivi di Fortebraccio


Ovviamente, i viaggi devono essere coperti e garantiti da misure adeguate e con tutte le precauzioni del caso vista la delicatezza istituzionale racchiusa nella funzione presidenziale rappresentata, che, in un momento critico come quello attuale, vuoi per la sfiducia che la classe dirigente ha saputo meritarsi per gli scandali, i nepotismi, l'arroganza e l'ignoranza malcelata che sfocia e si palesa dalla manipolazione strumentale del potere politico esercitato, il ritorno alla normalità diventa un segnale forte per i cittadini soggiogati da decenni di malgoverno.

Se poi pensiamo ai governi tecnici che si sono succeduti è facile cadere nella sfiducia. Questi signori chiamati a governare la crisi provocata dalle banche hanno praticato tagli orizzontali ma solo verso il basso. Cioè hanno frantumato lo stato sociale, il welfare, messo le mani in tasca e rubato i risparmi della povera gente ma hanno tutelato i grandi capitali, gli evasori e loro stessi mantenendo integri i privilegi.

Che ben venga una figura riservata. Un arbitro super partes che sappia riportare a miti consigli le beghe parlamentari e faccia rispettare l'uomo qualunque: il cittadino privato di tutele, in ossequio alla Carta Costituzionale prima che venga stravolta definitivamente dagli interessi lobbistici che si muovono nel sottobosco parlamentare.

sabato 14 febbraio 2015

Detto tra noi

San Valentino quando arriva arriva.



Altan, 1980, da ""Detto tra noi", corsivi di Fortebraccio

Come tutte le ricorrenze, puntualmente, una volta l'anno, festeggiamo, anzi, immoliamo sull'altare del consumismo fino a rasentarne l'immoralità se lo rapportiamo a quanto sta succedendo proprio in queste ore nel mediterraneo, nella zona dell'ex Jugoslavia e in Italia, il sentimento più alto di cui si fregia l'essere umano: l'amore per l'altro.

L'ipocrisia spinge a fare gesti plateali, vomitare parole inutili, fare leggi per tutelare animali e uomini così da tacitare le coscienze.
In certe circostanze, e San Valentino è uno di questi momenti, tiriamo fuori il vestito bello e lo indossiamo convinti che i buoni propositi bastino per migliorare o correggere errori storici.
Sospendiamo momentaneamente i rancori. Spostiamo l'attenzione sulle positività e consideriamo solo i pregi della persona amata fintantoché siamo giovani e innamorati. Ma la passione non è eterna. Arriva anche il momento del disincanto. Ti fermi. Guardi indietro e realizzi che:

Eravamo giovani. Sognavamo di cambiare il mondo e invece siamo cambiati noi.
In politica ci siamo lasciati governare dagli eventi. E nel privato la politica ha influito parecchio.

Ci siamo imbruttiti nel tempo, durante e a seguito della gestione del potere esercitato dagli altri. Abbiamo lasciato che il brutto che volevamo debellare, l'antipolitica, il qualunquismo prendesse piede e dominasse la ragione e l'idea di bellezza che ci ha accompagnati prima di entrare ed essere prigionieri della spirale dei bisogni.

Negli anni 70-80 non c'erano ancora i social network. La piazza, i circoli. Le sedi dei partiti. Questi i luoghi del confronto. Ma anche allora c'era chi approfittava della purezza intellettuale dei “compagni”. Attuava strategie per scalare il potere non per migliorarlo ma per farsene carico. Usarlo, consapevole che “il potere logora chi non ce l'ha”.


mercoledì 11 febbraio 2015

Sanremo, mah!

Carlo Conti e le famiglie in trasferta


Dalle mie parti quando si è testimoni di un episodio o di una qualsiasi cosa che non ci convince, dopo avere cercato e non trovato risposte convincenti agli interrogativi che questo qualcosa ha suscitato, si sbotta in un fatidico: mah!

la famiglia


E proprio quando Papa Francesco sembrava avesse dato una risposta chiara ad uno di questi interrogativi ecco che la fatidica famiglia numerosa, talmente numerosa da entrare negli albi dei primati, sale sul pullman familiare per fare scalo a Sanremo.

Lì x lì, ho pensato: vuoi vedere che il buon genitore ha fatto imparare la musica e ha tirato su una band che ora gareggia sul palcoscenico del festival sanremese?

Invece no! Carlo Conti ha invitato la famiglia più numerosa d'Italia alla rassegna della musica italiana e l'ha mostrata al mondo intero come fosse una rarità assoluta.

Inutile dire che il web e le piazze reali si sono spaccate in due.
Oddio, che la Calabria non abbia qualcuno cresciuto a pane e musica da potere essere ospitato all'evento è certamente impossibile, questa, sarebbe stata la conseguenza più logica visto il luogo e non "la famiglia numerosa"  ma la bancarella mediatica popolare per eccellenza ha preferito il contrario. Ha voluto banalizzare e stupire nello stesso tempo.

Non è che dietro all'esposizione mediatica c'è dell'altro? Tipo, che so, “a France' noi siamo conservatori, ligi catecumeni, e, anche se a qualcuno possiamo sembrare conigli, facciamo l'amore e questo è il frutto, piaccia o meno ...” oppure, chessò, è un incitamento alla proliferazione italica visto che ormai gli unici nascituri che popolano gli asili e le scuole pubbliche sono figli di extracomunitari? Ma potrebbe essere anche una istigazione per credere nella fede compassionevole del Divino che non abbandona mai i suoi figli prediletti.

E che pensare della coppia scoppiata che si ricompatta solo per lo spettacolo e non ha la delicatezza di scambiarsi un segno d'affetto, una carezza o un bacio dopo avere formato una famiglia, procreato e cantato?
È un piano diabolico degli autori o tutta colpa della divina provvidenza che li ha illuminati?

Per quanto riguarda la musica, non so che dire, faccio parte di quella piccola percentuale che non ha visto il festival e non ha contribuito al gongolamento di Conti e dei dirigenti rai che lanciano programmi così demenziali a spese dei contribuenti.
Posso dire che la famiglia, comunque la si intenda, a Sanremo è stata ben rappresentata... dai vip (ex) e dal nutrito popolo unito sotto la stella della provvidenza.

Mah!!!

domenica 8 febbraio 2015

Tra pubblico e privato

La donna è mobile ma i politici italiani lo sono di più!


courtesy Mario Iannino "segrete stanze e pubbliche piazze"

A giudicare dagli spostamenti più o meno trasversali tra gli scranni della Camera, ad occhio e croce, circa 200 parlamentari hanno rivisto i concetti iniziali per i quali sono stati eletti dai cittadini nell'ultimo mandato.
FI. Ncd. Sc. M5s.Pd. Gruppo/i misto/i incomprensibili ai cittadini che, poveretti, i cittadini, sono tirati in ballo all'occorrenza dai tantissimi voltagabbana senza vergogna.

Unico dato certo è la direzione palese imposta dall'alta finanza ai Paesi ed ai cittadini del mondo.
Per ordine del profitto economico si scatenano guerre ben mascherate dai dogmi religiosi. Allevano bambini, addestrano uomini e donne pronti a farsi saltare in aria in nome di un fantomatico Dio che nulla ha a che fare con la violenza che anzi abiura. Le sigle, anche qui, nascono e muoiono a seconda delle opportunità territoriali.

Africa. Americhe. Nuovo o vecchio continente non c'è differenza. I gruppi di potere lottano ad armi impari per mantenere il predominio sulle fonti di ricchezze. Schiavizzano donne, uomini e bambini per estrarre minerali pregiati. Uccidono per gas, petrolio e diamanti non solo nel terzo mondo.
Nel civilissimo occidente c'è la tratta delle schiave del sesso ma c'è anche chi lo gestisce da sé e vanta con convinzione e arroganza lo status di escort o gigolò.
Alcuni parlano di civiltà e propongono assunti incredibili, tentano di scimmiottare le vecchie case di tolleranza chiuse dalla legge Merlin disconoscendo i principi evolutivi e culturali conquistati. Almeno lì sono controllate e pagano le tasse! Dicono rozzamente.

L'Europa, che avrebbe dovuto promuovere la pace e il benessere tra i Paesi Membri, non ha una politica sociale. Ha, invece una moneta unica che ha portato diseguaglianze e provocato macellerie sociali. Le attenzioni dei Capi di Governo sono concentrate sul profitto, sul PIL, unità di misura materialista ideata per quantificare la ricchezza presunta di una nazione, differentemente delle menti più evolute che guardano e prestano moltissima attenzione al benessere psicofisico degli esseri viventi anche al di là dei confini geografici nazionali.

E poi ci sono i rumors mediatici che, nell'amplificare i messaggi negativi, gettano sconforto tra la gente.
Il caos regna sovrano nei luoghi di potere e i cambiamenti di casacca associati agli scandali della classe politica destabilizzano il già precario senso di appartenenza ad un ideale di bellezza e amore.
C'è, di fatto, uno scollamento incolmabile tra classe dirigente e gente comune.

Il tradimento ideologico induce i cittadini per bene a sfiduciare quanti lo praticano.
Purtroppo certi brutti individui fanno i giocolieri sociali di professione e sembrano essere nati col bollino doc del camaleontismo politico. Per questi soggetti non ci sono leggi o codicilli umani da applicare. L'unico antidoto è racchiuso nella cultura. Ma questa, si sa, è una medicina che non si compra. Difficile da cercare e farne cibo per certe menti.
La cultura, la sensibilità, la bellezza si conquista sulla scia dei grandi Maestri di Vita attraverso l'introspezione e l'analisi pacata degli eventi che sembrano ammantare di morte anche la ragione dei cosiddetti illuminati posti alla guida dei popoli.

sabato 7 febbraio 2015

Parole, numeri o fatti?

È tutto una questione di numeri?


Si può, in politica, parlare e agire solo in funzione dei numeri?


È giusto che, un premier, un presidente di regione o sindaco di un qualsiasi comune si attorni dei cosiddetti portatori di voti e, conseguenzialmente, emarginare i cittadini che lo hanno votato perché convinti dal suo programma elettorale sciorinato e enfatizzato in campagna elettorale?

Tsipras, per esempio, ha vinto sull'onda del malcontento che domina la maggior parte dei greci e ne determina l'attuale abnorme povertà cagionata dagli errori del passato.
Quindi, i numeri ci sono! Gli elettori hanno detto sì al cambiamento. E poco importa se le intenzioni della destra collimano con la sinistra. l'Importante è che avvenga!
I greci sono stanchi di subire tagli al sistema sociale mentre una piccola percentuale di benestanti continua a ritagliarsi privilegi e rimpinguare personali ricchezze.
Tsipras ha detto: guerra all'evasione; ridistribuzione del reddito e delle ricchezze; stop alle privatizzazioni barattate per ottenere il prestito europeo.

Insomma ha detto un sacco di cose belle. Chi non li avrebbe accolte con favore e votate, viste le difficoltà provocate dalla crisi economica?

In Calabria, usciamo da una storia politica poco edificante: un presidente indagato e condannato a lasciare l'incarico istituzionale e una, vicepresidente non eletta ma nominata, facente funzioni che ha lasciato promesse e debiti al nuovo esecutivo politico e quindi al Presidente, che in questo caso si chiama Oliverio.
E se Tsipras deve cozzare contro gli scogli della troika, Mario Oliverio certo non ride.

Gli ostacoli di Mario Oliverio sono per lo più interni e riportano a galla quella vecchia politichicchia da quattro soldi impastata di grettitudine che ancora governa quei "compagni" che pretendono assessorati o commissioni sol perché detengono pacchetti di voti.

Ma, Mario Oliverio ha parlato chiaro! Ha detto che non si lascerà tirare dalla giacca da nessuno e che vuole dare una svolta decisiva per il rilancio della Calabria!

Allora, perché la squadra di governo è ancora monca?
Sia ben chiaro, gli accorpamenti e lo stop alle cariche clientelari sono un ottimo segnale di cambiamento. Ma non bastano!
Mario Oliverio deve dimostrare ai calabresi che gli hanno dato fiducia di non essere prigioniero o ostaggio dei numeri.

giovedì 29 gennaio 2015

Sto con Oliverio perché ...

Alcuni giornalisti hanno fatto la loro fortuna cavalcando il malcontento, insistendo, spesso con un pizzico di morbosità, quel tanto che basta, per stimolare i lettori ad aprire link, comprare quotidiani e seguire litigiosi programmi in tv.

Titolare in prima pagina “la polizia lo voleva arrestare e Oliverio lo ha nominato assessore” diventa un invito irresistibile anche per chi conosce i fatti.
"sto con Oliverio"

Non sto a giudicare se è giusto o sbagliato. Mi preme chiarire che spesso risulta essere una bolla di sapone. Fumo. Aria fritta che fa male alle vittime prese di mira e mortifica nell'intimo anche chi sta vicino.

La vicenda di De Gaetano fa ridere! Se paragonata allo scempio sociale provocato dalle misure dei “tecnici” tenuti sottobastone dalle diverse forme di potere che operano dentro e fuori i confini nazionali.
Se De Gaetano deve essere interdetto dalla scena politica perché i suoi gadget elettorali sono stati rinvenuti in luoghi di 'ndrangheta o perché è stato in consiglio regionale per due volte consecutive quali misure dovremmo elaborare per quelli che hanno portato l'Italia nella situazione odierna?

Per quello che conta, visti i fatti, mi trovo d'accordo con la decisione di Oliverio. E auspico anche un ripensamento per il bene della Calabria della signora Lanzetta. Troppi soloni, meglio dire fuochi fatui, hanno palesato il rilancio culturale della Calabria. Che ovviamente non è ancora avvenuto.

Sto con Oliverio perché spero nel cambiamento che non dà spazio alle malelingue e a chi manipola gli eventi per un personale tornaconto. ... e perché sono garantista davvero! 

mercoledì 28 gennaio 2015

M.C Lanzetta rifiuta la proposta di Oliverio

Maria Carmela Lanzetta ha carattere. È una donna con le palle!

Maria Carmela Lanzetta


Quando sembrava che le bocce si fossero fermate ecco che la decisione della signora Lanzetta riapre il gioco.

Con determinazione espone il suo punto di vista sulle nomine e sulla mancanza di chiarezza su una vicenda che tutti vorremmo fosse definita e chiarita al più presto.

Lanzetta spiega così la sua decisione: "non ci sono le condizioni di chiarezza sulla posizione dell'assessore Nino De Gaetano". Proprio su De Gaetano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, aveva rivolto un messaggio al presidente Oliverio sostenendo che le vicende di voto di scambio di cui al centro lo stesso De Gaetano, anche se quest'ultimo non è indagato, non sono sufficientemente chiarite.
"Io presenterò formalmente le dimissioni da ministro - ha chiarito Maria Carmela Lanzetta nella sua dichiarazione- venerdì mattina dopo aver presieduto l'osservatorio sulle Regioni e la conferenza Stato-Regioni. Dopo avere parlato con Matteo Renzi e dopo aver approfondito la questione con Graziano Delrio riguardo all'accettazione della mia presenza nella Giunta regionale della Calabria, ringraziando fortemente Mario Oliverio, ho deciso di non fare parte dell'Esecutivo. Non c'è chiarezza sulla posizione di Nino De Gaetano, pur avendolo conosciuto come assessore regionale impegnato nella difesa dei lavoratori precari".

È una bella risposta a quanti parlano di retrocessione e di regalia politica. La Calabria e l'Italia necessitano di esempi simili. La società civile deve riaffacciarsi alla politica con fiducia. E questi atteggiamenti sono il collante giusto per ripristinare le numerose incrinature fatte dalla cattiva gestione di una classe arraffona che protesa nel suo pressapochismo ha manipolato le leggi del consiglio regionale ed ha fatto sì che un'altra donna, Wanda Ferro, rimanesse fuori dai giochi nonostante i suffragi ricevuti nella scorsa tornata elettorale.

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