A PROPOSITO DI SOCIAL NETWORK |
lunedì 6 febbraio 2012
Dialoghi dal vivo
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satira
eccellente apertura mentale. volo. osservo. medito. rido
domenica 5 febbraio 2012
Vasco rnr show, Claudio Golinelli e Ricky Portera al people di Catanzaro
La Vasco rock show tribute band
continua a divertirsi e far divertire i fans del rocker di Zocca
residenti in Calabria divenuti ormai fans di questa magnifica realtà
musicale catanzarese composta e voluta da Massimiliano Iannino,
Gianluca Rossiello, Christian Muccari, Davide Andrea Fera, Francesco
Merante e Raffaele Posca. Hanno chiuso l'anno col botto esibendosi
inseme a Ricky Portera nel noto locale marinaro catanzarese “latonnina's” ed ora, il 17 marzo, ecco pronto un altro evento degno
di essere vissuto! Questa volta al gruppo si aggiunge, oltre a Ricky
Portera un altro grande musicista rock che ha suonato con i grandi
della musica, da Gianna Nannini a Vasco Rossi: Claudio Golinelli
detto il Gallo. Soprannominato così dalla Nannini in virtù del
fatto che gli altri componenti della sua band storpiavano
benevolmente Golinelli in gallinella. Ma la Gianna, che si avvale
della valenza musicale del bassista da prima che Claudio incontrasse
Vasco, un giorno, con fare deciso ha sentenziato: altro che
gallinella, tu sei un Gallo!
Golinelli è un musicista a tutto
tondo: a sei anni suona la batteria nella band del padre e a 12 entra
al conservatorio per studiare il contrabbasso perché gli piace
sentire i toni bassi nella pancia. Suona la chitarra ma dice di
preferire il basso perché gli consente di unire i suoni dei vari
strumenti, girare le note e scaricare adrenalina sul palco e tra il
pubblico.
Già immagino cosa potrà succedere con
due musicisti come Ricky e Claudio! Senz'altro, il duetto Ricky
Portera Claudio Golineli supportati dalle ottime chitarre e
dall'eccelsa batteria nonché dalle tastiere dei nostri amici della
Vasco Rnr Show insieme alla stupenda voce rock che presta l'anima al
Vasco nazionale manderà in visibilio il “people disco club” di
Catanzaro.
EVENTO ANNULLATO lunedì 27 febbraio 2012
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FIDUCIA AL MINISTRO ELSA MARIA FORNERO
Eppure
la Fornero mi sta simpatica!
Gli anni
'50 sono stati anni difficili. Anni duri in cui le persone facevano
ancora i conti con la povertà del dopo guerra e la scuola,
l'istruzione, iniziava ad essere un'opportunità offerta a tutti
indistintamente mentre alle donne era vietato votare.
Il
modello educativo spicciolo in vigore negli anni del dopoguerra
imponeva ai piccoli di rispettare i grandi e i grandi gli anziani.
In
quegli anni i giovani subivano un'educazione ferrea improntata su
regole precise che, secondo i genitori, preparavano ad affrontare la
vita.
Insomma,
i nati tra gli anni '40 e '50 sono generazioni che hanno dovuto
subire un'educazione autoritaria e forse questo è uno dei tanti
motivi che chiarisce perché il metodo Montessori sia riuscito
felicemente a imporsi nella transizione culturale tra il vecchio autoritario
modello educativo e la pedagogica moderna.
Chi era
piccolo o nasceva in quegli anni, oggi, se in vita, è una persona
tra i 50 e i sessanta anni che ha sperperato le ricchezze del
territorio, ha concesso troppa libertà ai ragazzi e li ha defraudati
del futuro.
A questo
punto che ben venga una squadra di tecnici che sappia rimettere a
posto le cose e recuperare gli errori del passato. In ciò il
Ministro Elsa Maria Fornero sembra avere le idee chiare! Per lo meno
a parole. Se alle parole si aggiungono i fatti, le generazioni che
oggi si trovano nuovamente a soffrire ambage temporali, quali la
disoccupazione, il taglio delle pensioni, l'instabilità economica e
sociale, possono ritenersi soddisfatte perché quantomeno sono i
fautori di importanti cambiamenti che lasciano spiragli di luce alle
nuove generazioni per un futuro migliore.
E poi,
come non avere fiducia di una Donna che è Mamma, Guida, Educatrice e
Ministro del lavoro che ha la sensibilità di commuoversi e esternare
la sua commozione in pubblico mentre parla di problemi e misure che
toccano le classi sociali deboli?
In sintesi, il blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo; analizzarne pacatamente le criticità così da poterle migliorare per sfatare quel deleterio luogo comune che nell'immaginario collettivo lega la Calabria alla ‘ndrangheta e al malaffare.
venerdì 3 febbraio 2012
l'art 18 è un falso problema!
L'art.18 è un falso problema!
È come incaparbirsi sul mercato delle
automobili!, è irrilevante, sotto certi aspetti, preoccuparsi per l'alimentazione, se
a benzina diesel o elettrica; il dato concreto è che manca la
richiesta; e secondo le leggi di mercato, se non c'è il consumatore,
qualsiasi prodotto perde valore fino a diventare un problema.
È importante discutere sul nuovo impellente riassetto sociale che vede, il presente controverso e litigioso, un futuro privo
di speranze.
Si vuole abolire lart.18 dello statuto
dei lavoratori? Lo si faccia! Ma si dia la possibilità a chiunque
non è in grado di guadagnare il necessario per vivere, di poter
interagire socialmente, in sintonia con le leggi degli Stati più
avanzati e in armonia col diritto alla vita! Altrimenti si cade nella
barbarie più nera dove ognuno si sente autorizzato, secondo il
sacrosanto diritto all'autoconservazione, di compiere azioni
disdicevoli.
In sintesi, il blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo; analizzarne pacatamente le criticità così da poterle migliorare per sfatare quel deleterio luogo comune che nell'immaginario collettivo lega la Calabria alla ‘ndrangheta e al malaffare.
giovedì 2 febbraio 2012
come parlare e scrivere sul web
Dopo
tanto navigare ancora molte cose mi sfuggono. Non conosco il
significato di molte parole usate con disinvoltura nel web da tanti
internauti esperti. Non so quando e se fidarmi di certe notizie. Non
capisco quando i like sono veri nel senso che a spingere a cliccare
sul bottone “mi piace” sia un sentimento sincero oppure
condizionato da una serie di fattori quale ingraziarsi il titolare
della pagina o si preme senza pensarci su tanto.
Insomma
ancora tante cose mi sfuggono. Però, tra tante incertezze, qualcosa
l'ho capita! Ho capito che tutti indistintamente stiamo sul web per
cercare o diffondere qualcosa che sia vicina alla nostra
personalità. L'artista cerca il suo pubblico, il pubblicista il suo
spazio, la solitudine il colloquio. Insomma siamo merce in
esposizione checchè ne dicano e storcano il naso quelli che parlano
di privacy. Tutta questa esposizione fatta nel modo più semplice
possibile, senza perifrasi (giri di parole) e se scappa qualche
parolaccia come in questo caso mettere immediatamente la traduzione
simultanea del gergo comune, pardon, parlare comune. Anche perché un
vecchio detto dice: parla come mangi... e se qualcuno ha il palato
fine sul web ha pochi seguaci sempreché non sia un opinion leader
della TV o qualche personaggio locale bene in vista. Ma no! Anche
loro parlano chiaro e semplice per farsi capire ed essere apprezzati
da tutti. È un po' come in pittura, letteratura, musica.
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In sintesi, il blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo; analizzarne pacatamente le criticità così da poterle migliorare per sfatare quel deleterio luogo comune che nell'immaginario collettivo lega la Calabria alla ‘ndrangheta e al malaffare.
mercoledì 1 febbraio 2012
Venezia, biennale 2013, marketing o arte?
C'è
un gran bel parlare di Massimiliano Gioni al quale è stato affidato
l'incarico di guida della prossima biennale veneziana d'arte
contemporanea.
Di lui si sa già tutto: nato nel '73 a Busto Arsizio, quindi compaesano di Mina, Uto Ughi e altri, grande conoscitore dell'arte con una miriade di incarichi sparsi per il mondo dall'Europa all'Asia, Africa e Americhe, nonché amico e socio di Maurizio Cattelan e cosa di non poco conto: direttore artistico della fondazione Trussardi. Insomma, a leggere tra le righe (sarò felice se queste “malignità” saranno smentite dai fatti) sembra di assistere al solito rito ufficiato dai sacerdoti cresciuti nel culto della mercificazione blasfema dell'arte dove, bene che vada, la differenza sta nella trovata pubblicitaria scandalistica.
Alla luce dei fatti regressi, appunto, alcune domande sono d'obbligo: Massimiliano Gioni ha la possibilità di allestire una biennale non contaminata dagli affari e dalle lobby? Può muoversi liberamente e fare una ricerca seria tra gli artisti italiani?
Le possibilità non gli mancano!
Di lui si sa già tutto: nato nel '73 a Busto Arsizio, quindi compaesano di Mina, Uto Ughi e altri, grande conoscitore dell'arte con una miriade di incarichi sparsi per il mondo dall'Europa all'Asia, Africa e Americhe, nonché amico e socio di Maurizio Cattelan e cosa di non poco conto: direttore artistico della fondazione Trussardi. Insomma, a leggere tra le righe (sarò felice se queste “malignità” saranno smentite dai fatti) sembra di assistere al solito rito ufficiato dai sacerdoti cresciuti nel culto della mercificazione blasfema dell'arte dove, bene che vada, la differenza sta nella trovata pubblicitaria scandalistica.
Alla luce dei fatti regressi, appunto, alcune domande sono d'obbligo: Massimiliano Gioni ha la possibilità di allestire una biennale non contaminata dagli affari e dalle lobby? Può muoversi liberamente e fare una ricerca seria tra gli artisti italiani?
Le possibilità non gli mancano!
I mass
media di Massimiliano Gioni, riportano le seguenti notizie:
nato a
Busto Arsizio nel 1973, è critico d'arte contemporanea e curatore
italiano di origini milanesi. Caporedattore di Flash Art a New York
dal 2000 al 2002 e curatore nel 2003 della mostra “La Zona” per
la 50ma Biennale di Venezia, nel 2004 è tra i curatori della
biennale di arte contemporanea itinerante Manifesta 5. Dal 2003 è
direttore artistico della fondazione Nicola Trussardi di Milano. Nel
corso della sua giovane e intensa carriera si è occupato della
realizzazione di svariati progetti tra cui, in collaborazione con
l'artista Maurizio Cattelan e la curatrice Ali Subotniak, la cura
della biennale di Berlino del 2006, la creazione della rivista
Charley e di un nuovo spazio espositivo, la mini galleria itinerante
Wrong Gallery, inizialmente allestita nel 2002 a New York e spostata
nel 2005 alla Tate Modern di Londra. Ha collaborato come editor con
case editrici come Charta, Mondadori, Phaidon, Les Presses du Reel,
Dijon e Rizzoli. Da dicembre 2007 fa parte dello staff dei curatori
del New Museum of Contemporary Art di New York (da Wikiperdia).
Per la
musica il cda della Biennale ha scelto il compositore Ivan Fedele
(Lecce, 1953), uno dei più affermati nel panorama internazionale.
Rimangono invariate dalla biennale del 2010-11 le altre due nomine:
Alex Rigola per il teatro, Ismael Ivo per la danza.
martedì 31 gennaio 2012
Sanremo 2012, Celentano fa beneficenza
©M. Iannino, t.m., "sogni" |
Questa è
la storia di uno di noi. Anche lui nato per caso in via Gluck... così
cantava Celentano qualche decennio addietro. Rimpiangendo i tempi
passati e la passata ingenuità con la quale crescevamo nei sobborghi
delle metropoli prima delle cementificazioni selvagge e delle
lottizzazioni criminali. Ma si potrebbe, vista l'attualità,
ricordare anche “chi non lavora non fa l'amore...” e allora un
gran numero di persone, oggi, dovrebbe fare solo seghe per colpa di un sistema assurdo di fare impresa e capitalizzare i profitti.
Oppure canticchiarle un po' tutte le sue canzoni perché in tutte troveremmo pillole di società.
Oppure canticchiarle un po' tutte le sue canzoni perché in tutte troveremmo pillole di società.
I testi
di Adriano Celentano toccano spesso temi sociali; problematiche
comuni tra gli uomini che sognano ideali e che lottano per
realizzarli, alcuni solo a parole, altri coi fatti. E dopo tanto
parlare polemico sulla partecipazione o meno di Adriano a Sanremo e
sul suo cachet che la RAI deve dargli, il molleggiato spiazza tutti e
fa ingoiare il veleno alle lingue biforcute. Devolve tutto in
beneficenza! Sì, il suo cachet lo dà in parte ad Emergency, quindi
Gino Strada per la costruzione di un ospedale nei paesi
sottosviluppati e il resto ad alcune famiglie italiane bisognose.
Sapranno
gli avvoltoi prendere spunto di questo atto di solidarietà?
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lunedì 30 gennaio 2012
Rino Gaetano, un cantautore evergreen
Ci sono persone che riescono a
raccontare i problemi di ognuno di noi in maniera creativa. Persone
che, in modo scanzonato o serio, mettono sul piatto della vita la
quotidianità politica, sociale, personale e parlano di sentimenti
che, chi li vive in prima persona in quel determinato momento ritiene
unici ma, grazie alla musica, la pittura, la letteratura, all'arte in
generale, una volta trattati nelle diverse chiavi linguistiche
diventano collanti universali. Le atmosfere narranti s'insinuano tra
gli affetti, tessono un'unica trama dalle molteplici sfumature che
ognuno interpreta e vive secondo parametri personali, riconoscendosi.
Spesso alcuni particolari sfuggono
nell'attimo in cui si sente o vede per la prima volta una canzone, un
film o un'opera d'arte. Serve una seconda, terza, quarta attenzione
nei confronti del lavoro creativo in questione. E se per un pezzo
musicale ascoltato in macchina o al super mercato scocca la
scintilla, altri linguaggi necessitano di riflessione e conoscenze
specifiche perché la pancia non sempre ascolta attentamente e nel
verso giusto.
Rino Gaetano è stato un menestrello
jolly. Uno di quei giullari di corte che si potevano permettere di
cantare con sarcasmo le iniquità dei potenti ai potenti stessi senza
per questo essere punito com'era d'uso. Le sue ballate possedevano
l'allegria scanzonata dei canti popolari tipici della sua terra
d'origine: la Calabria.
Ironico e solare, Rino, portava nel
cuore il calore e la cultura stratificata della Magna Graecia e
della sua Crotone e la trasferiva nei testi intrisi di denuncia
politica e malcostume, purtroppo, ancora tristemente attuali
nonostante non esistano più i personaggi che movimentavano la
politica e la società degli anni 70.
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venerdì 27 gennaio 2012
le speranze dei giovani cantautori
Accadono cose che inevitabilmente
s'insinuano tra i ricordi e gli affetti cari di ognuno di noi. A
volte basta uno sguardo, un suono, poche note scanzonate che, pur
contestando la realtà, invogliano a vivere la quotidianità appieno
nonostante le contraddizioni, i dolori personali le tragedie
collettive. Insomma pubblico e privato si mescolano nei testi di
Stefano Rosso, Rino Gaetano, De Andrè, Dalla, De Gregori, Vasco
Rossi, Luigi Tenco, Paoli, Lauzi...
Il piano bar fa sembrare il cantante
meno irraggiungibile, perde l'aurea del divo e si cala nella vita
comune, anche per una questione di marketing, e sta vicino ai suoi
fans nelle discoteche. Attorno alle grandi star orbitano satelliti di
varia natura e entità, il loro raggio d'azione sconfina
principalmente nella moda ma non disdegnano gli altri filoni che il
mercato globale offre.
Le canzoni popolari narrano la
quotidianità, gli amori e le conseguenze che questi apportano nelle
vite delle persone. Alcuni cantautori, negli anni '70, intraprendono
un filone nuovo per la musica italiana. Da Rino Gaetano a Vasco Rossi
passando per Fabrizio De Andrè, testi e musiche modificano la
propensione alla melodia popolare. Non narrano più amori o passioni
struggenti, anzi, fanno dell'ironia e la musica cambia marcia. Da
greve, maestosa o struggente passa ad allegre e ritmate disarmonie.
Nascono gli urlatori, la musica beat;
la batteria, le chitarre elettriche, le tastiere e cinque o sei
ragazzi che suonano questi strumenti si danno nomi ironicamente
provocatori che identificano la loro filosofia di vita e quindi la
musica. È un fiorire di complessi musicali e di cantautori rock pop.
Ovviamente le grandi città, da Roma in
su, diventano palcoscenici preferiti dei giovani anche in virtù
delle sedi televisive e degli studi discografici ubicate tra Milano,
Torino, Genova.
Erano gli anni della fantasia al potere. Gli anni del “mettete i fori nei vostri cannoni” e di
“c'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stone”,
di “Bandiera Gialla”. Anni di fermenti culturali creativi ad
opera di giovani che credevano di poter cambiare la società.
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giovedì 26 gennaio 2012
giorno della memoria e delitti quotidiani
I sopravvissuti hanno fatto piena luce sulle tristi vicende che hanno reso il campo di concentramento emblema della barbarie nazista.
Ad Auschwitz persero la vita oltre un milione di persone nei modi più atroci ed efferati che la mente umana abbia mai potuto concepire ma sembra che il ricordo non sia servito a niente e nessuno visto quanto sta succedendo nel mondo.
Eppure il Giorno della Memoria, che quest’anno si celebra per l’undicesima volta, istituito con la Legge n. 211 del 20 luglio 2000 proprio con lo scopo di non dimenticare l'immane tragedia che gli ebrei hanno voluto chiamare Shoah e tramandare il ricordo affinché non accada mai più un crimine simile contro l'umanità, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo, proprio gli ebrei stanno opprimendo un altro popolo colpevole di avere radici in Palestina.
In Italia l’aberrante ideologia nazista non colpì solo il popolo ebraico con le vergognose leggi razziali del 1938 seguite dalle deportazioni naziste dopo l’occupazione tedesca 1943 ma interessò anche persone non ebree “colpevoli” di avere fede religiosa, valori, etnia diverse rispetto a quelle del pensiero dominante.
L'arroganza del popolo germanico, sottovalutata all'inizio dai governi europei, somiglia tanto alle richieste egoistiche di certa politica settaria inneggiante alle radici territoriali di un popolo piuttosto che alla tutela sociale dei deboli.
Se è così, ricordare non serve a nessuno.
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