lunedì 4 ottobre 2010

cz, corvo,quotidianità e incuria in periferia

aore12
Catanzaro, corvo, giardini pubblici
Parlare dei mali o delle distorsioni sociali è come disquisire sul sesso degli angeli. Non si arriva mai a un’analisi esaustiva che induca a una soluzione vera e faccia concludere gl’interlocutori con un “bene, siamo riusciti a risolvere un problema trascurato o sottovalutato”.
Dico questo perché mentre sto scrivendo una girandola di sirene spiegate anima e irrompe nella falsa quiete della periferia catanzarese. Il tam tam è immediato nel web. Subito si sa che hanno sparato a un uomo di 60 anni dietro la chiesa del Quartiere corvo, già il nome è tutto un programma. Un quartiere dormitorio che, secondo gli amministratori degli anni 70, 80, sarebbe dovuto diventare Catanzaro 2, la perla della città corredata di centro commerciale, parco giochi, giardini pubblici, farmacie, uffici postali, banche. Niente di tutto questo! Unico dato certo è l’incuria in cui versa da sempre. Non siamo a livello delle periferie degradate delle grandi metropoli ma poco ci manca!
C’è la parte delle case popolari e quelle dell’ex parcheggio comunale e c’è la zona delle cooperative; il palazzetto dello sport, un parco giochi e un giardino pubblico infestato dalle erbacce, dagli animaletti e da bottiglie rotte.
Tutto sommato è un quartiere quieto, non violento. Un dormitorio, nel senso che di giorno non si vede anima viva ma, se per questo, neanche di sera, perché la gente è in città o a fare qualcosa nei centri commerciali sorti altrove. D'altronde, se anche per una raccomandata, un farmaco o un operazione bancaria si deve andare fuori dal quartiere, come si può vedere qualcuno? Oddio, di tanto in tanto si vede qualche ragazzotto che fa il giro in macchina con lo stereo a palla; si sente qualche moto, un ruggito di motore; i fuochi d’artificio sui tetti delle case popolari, qualche furto in casa, ma nel complesso, è un quartiere tranquillo. Sì tranquillo… con tantissimo verde.

popolo viola e pseudointellettuali contro il berlusconismo

Popolo viola, sinistra e pseudointellettuali per abbattere il berlusconismo. Una buona fetta delle menti "impegnate" contro un malcostume sociale che è cresciuto nel tempo anche grazie a loro.

E' la ricetta giusta?


Mentre una parte degli italiani si mobilita per dire no alle manovre del governo perché non risolvono la crisi ma la peggiorano perché causano altre perdite di posti di lavoro nella scuola, nelle fabbriche e nell’indotto, situazione, questa, vissuta in prima persona dai contestatori, una piccola schiera di “intellettuali” analizza la situazione contingente e lancia una “sfida al berlusconismo”. Si tinge di viola e ne elenca i mali; dichiara solenni proposte d’intenti ma non va oltre. Anche l’opposizione si dice scandalizzata, stanca di assistere allo scempio della democrazia però sta ferma, no!, anzi lancia le solite accuse ma non fa nulla di concreto. Non presenta un piano di recupero economico, morale e d’immagine al paese e al Presidente della Repubblica Napolitano. in poche parole non ha il coraggio di sfiduciare apertamente il governo.

Non c’è che dire, ancora una volta si rasenta il grottesco! Anziché studiare strategie che aiutino a superare e risolvere la crisi economica ci si avventura in deliranti masturbazioni mentali. Si coniano nuove ideologie: il berlusconismo, appunto, e si lascia in soffitta il buon senso per correre dietro alle storielle, vere o presunte mentre la nave affonda. In simili situazioni le accuse o le invettive sono aspetti secondari e non risolvono i problemi che stiamo vivendo in Italia e nel mondo: Grecia, Spagna, Francia, Brasile, Argentina, Afghanistan e si potrebbe continuare all’infinito, rifare il giro completo come un ritornello per non vedere cambiare niente e incontrare sempre e comunque l’aspetto inquietante che accomuna i destini degli uomini: intolleranza e avidità!

dopo il sorriso il pianto: le barzellette di Berlusconi

Non c’è ombra di dubbi, Berlusconi è davvero simpatico.

Ho riso molto leggendo l’articolo del Corriere.it che riportava le barzellette dette durante l’incontro di ieri col popolo della libertà: “vogliono mandarmi a casa, ma dove? Ne ho più di venti! Non saprei dove andare.” E poi giù, a seguire quella su Di Pietro, la Bindi.
Devo dire che credevo peggio, forse perché condizionato dalla frammentarietà delle notizie estrapolate dai vari media, ma, una volta letto per intero le notizie, convengo che lo show deve essere stato davvero simpatico e, in quanto a humour, Berlusconi è imbattibile.
Peccato che in me sia ancora presente l’amarezza delle notizie diffuse da Jacona con la trasmissione sul futuro dei piccoli e medi industriali e sulla delocalizzazione delle fabbriche con relativi posti di lavoro in Svizzera a causa della politica di Tremonti. Purtroppo le preoccupazioni restano e non si vedono spiragli di riprese economiche e lavorative. Oggi a 40, 50 anni si è fuori da qualsiasi tipo di mercato del lavoro, intellettuale, artigianale e semplice facchinaggio.
Avrei goduto maggiormente delle battute di Silvio Berlusconi se tutto ciò fosse stato davvero risolto, o, anche in fase di risoluzione. Ma non è così. E dopo il sorriso, l’amara realtà: dieci euro, solo dieci euro in tasca, disponibili per la spesa odierna.

domenica 3 ottobre 2010

Belpietro come Montanelli?

“Tutto potevo immaginarmi tranne trovarmi qualcuno fuori dalla porta di casa mia. L’idea che ci fosse qualcuno sull’uscio di casa non è molto tranquillizzante. Sembrano gli anni di piombo: siamo tornati alle aggressioni ai giornalisti”. Queste le parole del giornalista al tg1. ma neanche io, e questa è una mia pecca, potevo immaginare che Belpietro fosse così pericoloso per le organizzazioni criminali da essere posto sotto scorta.

Naturalmente, tutta la solidarietà a Belpietro, sempre che il fatto sia vero, perché d’acchito, stando a quanto divulgato dai media, si riscontrano diverse anomalie che hanno dato esilaranti spunti a scanzonati utenti di social net. ripassando le notizie, come se non bastasse, salta fuori che un attentato analogo, capitato sempre al solito agente Alessandro N. quando proteggeva il procuratore Gerardo D’Ambrosio, pare che non abbia convinto neanche il Procuratore stesso, visto che anche allora, Alessandro N. è stato il solo e unico testimone.

Premesso che simili azioni vanno denunciate e isolate non a parole ma nei fatti, con comportamenti ed esternazioni pacate specialmente dai personaggi che occupano i mezzi di comunicazione di massa, c’è da chiedersi: a chi fa comodo quest’atmosfera di guerriglia che ricorda la guerra fredda tra usa e urss?
Fino a qualche anno addietro, lo ricordo per i più giovani, il mondo era diviso politicamente tra queste due superpotenze che, per portare avanti i rispettivi disegni economici, politici, culturali, diramavano attraverso i servizi segreti notizie che tenevano in fibrillazione l’opinione pubblica; ma oggi, nell’era della seconda repubblica, quindi con una classe dirigente politica nuova (?) perché rispolverare vecchie strategie della tensione anziché lavorare per un mondo migliore mediante la divulgazione di notizie pacate ma vere, non faziose, che non reggano il moccolo a questo o quel politico?

sabato 2 ottobre 2010

Adro: quando a governare è l'ignoranza

Va beh ho sbagliato: ti ho fatto fare dei mesi di carcere perché ho valutato male la legge e ho abusato del mio mandato. Va beh, mo ti libero… però chi paga le spese del tuo soggiorno in carcere?

È un paradosso collegiale nei comuni gestiti da persone senza cultura. Persone che sarebbe curioso vedere dall’altra parte della barricata. Nella zona grigia dei diseredati e molto più semplicemente nello stato d’indigenza vissuto da incolpevoli emigranti italiani e no; costretti fuori di casa dalla necessità. Anche se, loro, sicuramente avrebbero saputo reagire con l’arroganza che li definisce alle avversità.

Adro è diventato, nonostante i cittadini dabbene, un paese simbolo di grettezza. Altro che sole delle alpi. Sarebbe come acconsentire ai sindaci dichiaratamente socialisti di marchiare le strutture e i mobili con i simboli della sinistra vicina al loro ideale: dalla falce e martello, al sole nascente, al garofano.
O anche, e perché no, con la svastica per la destra.

Adesso, il sindaco di Adro si pone un problema: chi paga per la rimozione dei 700 simboli disseminati nella scuola? Come chi! Testina! Lo stesso o gli stessi che hanno deliberato la cagata più grande che mente umana potesse partorire nel 2010 in una Repubblica Democratica.

usa e getta, consumismo industriale

aore12
Gino Bramieri, testimonial moplen


LA PLASTICA!


Negli anni del boom economico il mercato dei consumi veloci si arricchisce di  nuovissimi ritrovati industriali derivanti dal petrolio che sostituiscono alcuni prodotti ferrosi.
Sorgono numerose industrie di trasformazione e nei negozi s’iniziano a vedere oggetti dalla foggia familiare, allegri, colorati; utensili, casalinghi costruiti con materie plastiche, leggeri, economici e pratici.

Chi non ricorda la pubblicità del simpaticissimo Gino Bramieri “signora guardi ben che sia fatta di moplen!” quando faceva da testimonial a utensili, costruiti con termoplastiche, leggeri, robusti e dai prezzi contenuti? La praticità d’utilizzo e la durata, fece sì che molti artigiani, come gli stagnari, iniziassero a intraprendere vie di diversificazione lavorativa. Anche gli utensili del barbiere, rigorosamente in acciaio temperato, furono soppiantati dalla plastica.
Mario Iannino, la stanza, 2007
Dennis Oppenheim, installazione, parco archeologico, 2009, Catanzaro
Insomma vi fu davvero una rivoluzione innovativa negli usi e nei consumi di molti artigiani e no; oggi, il barbiere, non affila più la lama del rasoio alla striscia di cuoio, appesa affianco allo specchio e lo stagnaro non riveste gl’interni di vasche e caldaie con lo stagno.
Gli anni 60, tra le altre rivoluzioni culturali, danno i natali ai cosiddetti prodotti di largo consumo “usa e getta”, che, una volta utilizzati e, consumati, penso ai rasoi per la barba, diventano inservibili, non riparabili. il loro ciclo vitale è esaurito! da ciò la definizione usa e getta coniata negli “anni di plastica” in virtù del fatto che ebbe inizio l'era dei prodotti a derivazione chimica del polipropilene isotattico.

I prodotti chimici dell’industria plastica assumono connotati differenti nella concezione intellettuale degli artisti e nell’immaginario comune. I primi, nel contestare l’invasione massiva dei prodotti ne denunciano l’esasperante quanto inutile uso. La denuncia culturale, diventa momento di lavorio trascendentale, gioco creativo che annulla e sovverte l’utilità oggettiva iniziale del manufatto ed entra a far parte dell’universo artistico contemporaneo.

I secondi, vale a dire i consumatori, nell'adoperare i prodotti, implementano industria, produzione e smaltimento, spesso condizionati dalla pubblicità delle case costruttrici piuttosto che dalle esigenze e dai bisogni reali.

venerdì 1 ottobre 2010

isee, agevolazioni, respingimenti e intemperanze razziali

ISEE, cos’è? Possibile che non si possa adoperare un metodo più semplice per calcolare il reddito reale familiare che consente di accedere a determinati servizi erogati dallo stato come la riduzione o l’esonero delle tasse scolastiche, universitarie, sgravi nel servizio sanitario, nell’acquisto libri e altro?
Che so, potrebbe essere inserito già nella dichiarazione dei redditi. Invece sembra che i cervelloni preposti a studiare meccanismi semplici per migliorare la qualità della vita dei cittadini facciano di tutto per ingarbugliare le poche certezze che ancora resistono negli ordinamenti pubblici.

Fino ad oggi abbiamo assistito all’azione folkloristica del ministro che brucia e abbatte muri di cartone, ministri che si alleano per incasinare ulteriormente la scuola; scissioni di partiti per acquisire potere decisionale e, per ultimo, ma non ultimo in quanto a importanza, a tantissime intemperanze di personaggi che dovrebbero rappresentare degnamente gli italiani ma che, è più forte di loro, non ce la fanno a stare composti dignitosamente a guidare i loro accoliti.

Nel frattempo si è pensato di creare la figura di ministro all’accoglienza per gli extraterrestri, semmai arrivasse qualche navicella spaziale all’improvviso, mentre alcuni pezzi dello stato cacciano gli extracomunitari e i comunitari senza lavoro, imbrattano scuole pubbliche con simboli di partiti politici locali.

Ma gli extraterrestri sono più avanti di noi. Loro non si fanno abbindolare. Ci osservano dall’alto e quando vogliono divertirsi, spengono i motori delle navicelle e guardano lo spettacolo offerto gratuitamente dal teatrino terrestre. Tranquilli, nessuno di loro è così sciocco da scendere tra noi. Più che l’ambasciatore della terra serve un ambasciatore per, la terra.

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