martedì 21 settembre 2010

cercasi compagna per Vasco, splendido labrador

aore12
AAA Cercasi femmina di labrador in calore per accoppiamento con splendido esemplare maschio di 3 anni alla prima esperienza sessuale fecondativa. Max serietà. No perditempo.

E sì! Anche loro, i cani, hanno certe esigenze.
Poverino, Vasco, così si chiama il labrador, in questi giorni è sempre col muso per terra. Annusa gli odori che qualche cagnetta in calore lascia lungo il suo percorso abituale. Si sofferma, analizza a fondo l’umore, fa anche qualche impercettibile leccatina, poi, alza la gamba e, spruzza sopra il suo di odore.
Tenerlo a bada è una fatica immane, lo sa bene il suo padrone, trascinato come un fuscello da una parte all’altra della strada dall’animale infoiato.

Abbiate cuore e chiunque è in grado di porre fine al supplizio di Vasco, ripeto, sarebbe la prima volta!, si adoperi; anche perché al padrone gli si sono allungate le braccia a furia di brusche tirate.

Un grazie anticipato a nome di Vasco e del suo padrone.

lunedì 20 settembre 2010

emergenza recessione, economica, civica, morale

Chi ben comincia è a metà dell’opera!

Forti del saggio motto, certa gente inizia di buon mattino a darsi da fare. C’è chi va a fare la spesa ai mercati generali per risparmiare qualche centesimo, chi s’improvvisa meccanico e aggiunge olio alla macchina, chi filtra l’olio da cucina usato per aggiungerlo al gasolio.

La crisi induce a risparmiare! Acuire l’ingegno per salvaguardare i pochissimi euro che rimangono in casa dopo avere pagato luce gas telefono mutuo rata della macchina, insomma, i pochi spiccioli che, stoicamente, sfuggono all’idrovora e macchina consumistica.

E c’è pure, chi, con estrema naturalezza, scarica nei cassonetti della spazzatura inerti di risulta allorché costretto a eseguire urgenti lavori di manutenzione casalinga e chi, invece, fa scaricare dai dipendenti la cisterna dell’autospurgo nella condotta fognaria cittadina. Però, quest’ultima operazione, non so se è legittimata da qualche accordo, tipo, la ditta paga un tot all’amministrazione comunale per il servizio depurazione fognante. Boh, non so… sta di fatto che le anzidette azioni di malcostume, alquanto strane, non giustificate dalla recessione economica accadono in barba al sensibilità di chi rispetta i criteri della civile convivenza e attua la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani.

domenica 19 settembre 2010

l'affaire energia: eolico, nucleare, solare

aore12
Sugli altipiani calabresi, chilometri di pale allineate sovrastano la visuale. Ettari di bosco, vegetazione e macchia mediterranea hanno ceduto il posto a fantomatiche gigantesche girandole. Allineate, una dietro l’altra, suggeriscono visionari mondi di draghi e giganti. Tranquilli, non è un mega parco giochi per figli di orchi o giganti, è il nuovo che avanza: è la tecnologia! È l’energia alternativa tratta dal vento: l’eolico!
A dire il vero, qualche dubbio è sorto nelle teste dei calabresi. l’interrogativo ricorrente che si sente per strada è: a chi serve e chi ha consentito la deturpazione paesaggistica di una terra che, se valorizzata, potrebbe dare da vivere e portare ricchezza ai calabresi?
Finalmente, qualcuno si esprime. E non è una persona qualsiasi!, è il ministro dell’economia Giulio Tremonti, che nell'ambito della kermesse organizzata dal Pdl a Cortina d'Ampezzo, dice in maniera netta quello che pensa:

«Il business dell'eolico è uno degli affari di corruzione più grandi e la quota di maggioranza francamente non appartiene a noi».
Ed ha aggiunto:
«Con Berlusconi abbiamo già stilato un documento fatto di otto punti che poi magari diventeranno cinque. Un punto che ci penalizza è quello del nucleare: noi importiamo energia. Mentre tutti gli altri paesi stanno investendo sul nucleare noi facciamo come quelli che si nutrono mangiando caviale, non è possibile. Non dobbiamo credere a quelli che raccontano le balle dei mulini a vento, le balle dell'eolico, vi siete mai chiesti perché in Italia non ci sono i mulini a vento? Quello dell'eolico è un business ideato da organizzazioni corrotte che vogliono speculare e di cui noi non abbiamo certo la quota di maggioranza».

Francamente, il suo concetto è destabilizzante!
Tremonti parla come un uomo aziendale, un azionista alle prese col consiglio d'amministrazione intento a trovare soluzioni favorevoli, specie nell’attimo in cui asserisce di non possedere le quote di maggioranza nell’eolico. E immediatamente dopo, dichiara che se avessimo il nucleare le cose sarebbero totalmente differenti nonostante le conclamate denunce dei paesi che hanno a che fare con gli impianti nucleari.
Anche secondo molti scienziati il nucleare fa male alla salute pubblica, specie ai bambini piccoli e alle popolazioni che abitano e vivono nei pressi delle centrali nucleari, senza contare il problema inerente allo smaltimento delle scorie.
È vero, il nucleare produce energia a basso costo, dopo il dispendio iniziale comprensivo di acquisto brevetto, materiali e costruzione, ma, provoca il cancro. Vedi Cernobyl e le popolazioni costrette, dai governi che le hanno costruite, a convivere.

Chiedo al ministro Tremonti e al governo: se proprio dobbiamo, (e dobbiamo!) risparmiare sulla bolletta e rivedere i costi energetici, con milioni di metri quadrati di terrazze e tetti, non si potrebbe incentivare il fotovoltaico? D'altronde una normativa regionale in questa direzione esiste; e, tra l’altro, il sistema a pannelli solari non ha controindicazioni sanitarie e ambientali.

sabato 18 settembre 2010

catarsi e presunzione

courtesy archivio M.Iannino
pagine in/utili, polimaterico, m.i. 2008
Catarsi artistica e presunzione.

Alcuni ruoli, a detta di molti, sono sopra le parti e, chi fa arte, è collocato tra questi.
Perciò, le analisi intrinseche alle opere artistiche, formali o lessicali, sono ritenute intellettualmente oneste giacché si presuppone una totale assenza di contaminazioni faziose.
Partendo da detti presupposti, viene da sé che il lavoro dell'artista diventa uno strumento alto al servizio delle coscienze, che, stimola la collettività e la invita a guardare oltre il proprio naso. Da ciò si evince che l’opera è sinonimo di emancipazione e, perché no, magari atto catartico proteso a sovvertire certi ordini d'idee indirizzate a mercantili guadagni immediati.
Da ciò, qualcuno pensa alla figura romantica del bohemien; all’artista maledetto, incompreso, morto di fame, alcolizzato o drogato, tanto per essere al passo coi tempi. Invece, non è così. La realtà è differente dalla letteratura romanzata di certa biografia.
Purtroppo, spesso ci s’imbatte in personaggi che, con estrema disinvoltura si autodefiniscono o sono definiti artisti dal sistema mercato solo perché conoscono e adoperano gli strumenti del mestiere, hanno studiato un po’ di storia dell’arte o assumono atteggiamenti stravaganti. Questi soggetti, permeati di egocentrismi istrionici esasperanti e di una buona dose di scaltrezza, depistano, coi loro atteggiamenti e il lavoro di basso profilo i non addetti ai lavori.
Da qualificati artigiani della tecnica e del pennello rispondono alle richieste del mercato incolto.
Eseguono scene impetuose, dal sapore vagamente barocco, o copie perfette di vedute marine, ritratti, con l’ausilio delle tecniche digitali o con comprovata maestria e padronanza grafica, riducendo il linguaggio visivo nella semplice finzione figurale mediante un inutile lavoro lezioso.
Perciò, se proprio necessita un’indicazione granitica per collocare una persona e la sua azione nella sfera colta dell’arte, certamente preferisco osservare e sostenere l’“operaio della cultura” che usa il linguaggio creativo della visione per frantumare luoghi comuni, denunciare incongruenze sociali, esternare utopie realizzabili. E, all’occorrenza, sappia punzecchiare e sgonfiare gli innumerevoli palloni che orbitano e pascolano arbitrariamente nei verdi campi della creatività colta.


più conosco gli uomini e più amo gli animali

Più conosco gli uomini e più amo gli animali!
Anche se è una frase usuale e si sente spesso, dal droghiere come in piazza, almeno io, non ho capito a quali tipi di animali si riferiscono, questi signori, e quali amano, se cani, gatti, canarini o pappagalli; se un giorno qualcuno finirà la frase, così, tanto per non lasciare incertezze nella mia piatta esistenza, gliene sarò grato.
Comunque, tutto dipende da cosa ci si aspetta dagli uomini e cosa dagli animali.
Alcuni dicono apertamente: meglio allevare porci, almeno mangi!
Altri pensano al cane come compagno fedele, sempreché non incontra una cagnetta in calore; oppure il gatto perché fa le fusa, gioca ed è indipendente dal padrone che, però, prontamente fa castrare se maschio e sterilizzare se femmina per evitare devianze future al piccolo tesorino.
Discorso diverso per gli uccelli. Loro stanno in gabbia, si accontentano di poco, qualche foglia di lattuga, semini, un po’ d’acqua e quando si deve partire per le vacanze … basta aprire la porticina e, via! Perché gli uccelli sono nati liberi, hanno le ali per volare e non per essere chiusi in gabbie. Il loro habitat è il cielo sconfinato e volano volano, si nutrono di moscerini, si riposano sui balconi, lì, in compagnia del gatto, vecchio compagno annesso alla casa, e se lo cattura, pazienza, vuol dire che il gatto aveva fame.
Ah, ci sono! Forse ho capito a cosa si riferiscono … che sia una metafora adattabile a qualsiasi occasione, che so, a una trasmissione faziosa, un articolo subdolo, una promessa disattesa.
Comunque sia, ecco far capolino tra i denti la fatidica frase, che, pur abituale, prende forma lentamente e appena composta rutila tra la fessura delle labbra strette: più conosco gli uomini e più amo gli animali!

venerdì 17 settembre 2010

Sgarbi, Cattelan e l'effimero

courtesy arch. M.Iannino
Il Führer in ginocchio fa più paura di quando stava ritto a comandare stermini e predicare l’apologia della razza ariana.

Ci siamo lasciati sopraffare dall’effimero urlato. Il frastuono mediatico avvolge città e menti. Le sensazionalità pacchiane modaiole inglobano cinema, televisione, letteratura, arte visiva e quant’altro attiene ai linguaggi dell’uomo.
Non importa se certe operazioni culturali rasentino il kitsch, o lo siano davvero, l’importante è solleticare le curiosità, far parlare quanta più gente possibile, interessare i mass media e divulgare l’evento.
Si confonde il cattivo gusto con la spontaneità primitiva, assimilabile al fare gio(i)©oso dei bambini non contaminati dai saperi dogmatici.

S’investe in studi e progettazioni della comunicazione, e fin qui nulla di strano, ma non sull’etica dell’arte.
Si assoldano paparazzi e giornalisti per dare eco ad eventi altrimenti sottaciuti mentre si nascondono verità d’interesse generale.

Persino la biennale di Venezia ha bisogno di uno “scandalo”, di qualcosa d’inusuale.
Insomma, si deve catturare l’attenzione pubblica, quindi, anche, persone non addette ai lavori, sollecitando curiosaore12ità morbose piuttosto che invitare artisti che hanno fatto e continuano a fare ricerche linguistiche nel campo della visione.

Va bene uno Sgarbi, che, oltre alla conclamata cultura acquisita, sa fare chiasso, urlare e inveire, cavalcare gli eventi, purché i proiettori siano puntati sull’industria dell’arte del 2011.
E vale bene un divieto d'affissione per catalizzare le attenzioni su un'importante esposizione d'arte contemporanea. Ma, da vecchio romantico, auspico, non un chiasso effimero, bensì attenzione duratura nei confronti dei linguaggi dell’anima, da parte degli addetti ai lavori e dei mass media.

Concludo, quindi, con i più sinceri auguri di buon lavoro a Maurizio Cattelan e Vittorio Sgarbi.





polimaterici, 2009, m.i., "rosso" e, in alto, "nei sud"

giovedì 16 settembre 2010

garimberti vs crozza: turpiloquio o satira, l'opinione di un utente rai

Caro signor Garimberti, in merito alla sua osservazione su Crozza e le "parolacce" che hanno condito la satira introduttiva di Ballarò e che l’avrebbero scandalizzata, come utente rai la voglio tranquillizzare: non mi ha offeso né turbato il modo spumeggiante di Crozza, anzi gli eufemismi, inseriti come rafforzativi, legavano ed evidenziavano passaggi e concetti.
Offende, invece, la mia sensibilità di cittadino, la gestione impropria delle notizie, la parziale divulgazione o l'elisione completa di fatti collegati a personaggi pubblici che gestiscono e governano direttamente o indirettamente le risorse dello Stato.
Questo, sì, diventa silente turpiloquio pur non menzionando parti o concetti sessuali riproduttivi, che gonfia le menti d’incertezze e fa partorire idiozie.
Questo svilisce l’immagine del servizio pubblico e degli italiani.

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