venerdì 19 giugno 2009

caffè al bar, rito italiano


Il caffè con gli amici; la macchina; gli elettrodomestici; la televisione accesa full time sono alcune delle abitudini assimilate dalla civilizzazione industriale.
La televisione accesa è un classico nelle case degli italiani. Alcuni, anziché mettere la macchinetta del caffè sul fuoco, appena svegli premono sul telecomando e giù: dallo schermo parole e musiche a valanga irrorano ambienti e funzioni domestiche.
L'abitudine è talmente radicata che non ci si fa più caso; anzi se non si sente il ronzio cacofonico dell'amico catodico i luoghi vestono abiti surreali, misteriosi. Non si bada alla notizia ma al rumore. Un rumore che sopperisce alla mancanza di una compagnia e, in simile veste, assurge, paradossalmente, a terapia contro la solitudine. Solo a sera, prima di andare a letto, torna la quiete.
In simili circostanze vola nell'aria una notizia, scavalca le finestre e diviene di dominio pubblico: sarebbe importante somigliare a lui nella sostanza cerebrale e non nella forma esteriore: non è l'abito che fa il monaco... Questa frase, gettata in faccia alla giornalista dal manager pressato da domande frivole, di sicuro non è stata soppesata neanche dalla giornalista stessa, altrimenti non sarebbe andata in onda, visto il taglio del servizio.

giovedì 18 giugno 2009

Aspettando il 30: Catanzaro, fermata Corvo



10 e 34, la strada è vuota. Il barometro segna 28°. Inizia la stagione calda!
Nulla di nuovo. Persino le imprecazioni si ripetono ciclicamente; accompagnano le stagioni e sottolineano le tipicità: caldo, freddo, umido, scirocco… Non siamo mai contenti!
Giudici implacabili con gli altri, -guarda quello lavora cinque minuti e si ferma uèh noi paghiamo le tasse…- ma permissivi con noi stessi: va beh tanto che ci fa se sorpasso a destra, non sono furbo vado solo di fretta… È vero! Sembra che ormai non esista nulla all’infuori del nostro micromondo. Ritagliamo regole e leggi che possano soddisfare tranquillità private, personali; anche a discapito delle libertà altrui. L’altro non esiste! Non ci sono fratelli o amici esiste l’altro. L’estraneo che si trasforma in nemico nell’attimo in cui rivendica gli stessi diritti. Diritti inderogabili per me, per noi del gruppo ma non per gli estranei. Gli estranei sono da controllare; arginare, e sopprimere. Sopprimere fin dalla nascita, voglie e pretese di uguaglianza: sottomettere, far capire chi comanda, specie agli immigrati!...
Fremo alla fermata del bus, non per l’attesa ma per i discorsi che, ancora, sono costretto a sentire. Sì, rispondo determinato all’oratore panzuto che non smette di dire la sua,…Invece, gli altri godono a fare la fila, a soffrire il caldo, non mangiare e non vedere i figli sorridere perché solo tu hai il diritto di vita!

connettività limitata o assente, dicotomia esistenziale


Quando il computer non riesce a dialogare col modem e quindi a connettersi alla rete, l'operatore rimane isolato. L'internauta è, di fatto, tagliato fuori dal web. Non male!, qualcuno dirà, c'è pur sempre la vita reale; qui vi è l'opportunità di dialoghi interpersonali immediati. Confronti schietti e reali che consentono di guardare diritto negli occhi l'interlocutore. Anche se l'isolamento mentale che avvolge totalmente alcuni soggetti è ancora più frustrante e opprimente della mancata connessione ad internet...
Forse è proprio questo il motivo che rende propensi al dialogo intimista da inviare ad un ipotetico interlocutore piuttosto che sottoporsi al dialogo tra sordi nel mondo reale. D'altronde i fatti parlano chiari:
ore 10 e 34, il parco è semideserto.
Ci saranno almeno 28 29 gradi; dice un signore anziano mentre si asciuga la fronte.
Sì, afferma l'altro seduto sulla stessa panchina.
vedete è tutto uno schifo! -sbotta- avrebbero dovuto pulire ed ancora non hanno finito. Non hanno voglia di lavorare, altrochè... -rafforza l'altro-
...l'altro giorno stavo andando a Catanzaro Lido e c'era una fila interminabile: mi sono messo a destra come per andare all'aereoporto e poi zum a sinistra! glielo messo in quel posto a tutti... Sì se non fai così ti mettono sotto... devi farti furbo.. e poi tutti sti stranieri senza Dio... quando c'era Lui ste cose non si vedevano, ci vuole polso!...
I discorsi si perdono in mille analisi ma la conclusione è sempre la stessa:
Io sono il centro del mondo, l'altro non esiste.
Perchè, perchè l'uomo ha perso la ragione? quali meccanismi sono scattati? Cosa non ha funzionato nelle democrazie e nella trasmissione dei saperi? Forse ha influito l'esaltazione dell'immagine esteriore? La consacrazione della forza; la ricchezza economica? l'uso indiscriminato e distorto dei mezzi di comunicazione di massa? Possiamo elencare e riempire pagine e pagine, fare mille congetture, purtroppo siamo vittime e carnefici, cospiratori, agitatori, consumatori pilotati all'esaltazione dell'effimero.

martedì 16 giugno 2009

le solitudini del web


Le solitudini del web: blog, facebook e social network sono intasati dalle notizie.

Il ventaglio è ampio; s’inizia col post intimista, quello, tanto per intenderci che sciorina i panni sporchi al mondo intero ma (che non confideremmo, noi, tutti navigatori anonimi della rete) mai ad un amico reale.

Poi il post poetico in cui si dà ampio sfogo alle tensioni emotive, in primis: l’amore privato; personale e struggente: passione da imporre in armonia col proprio ego; quindi l’amore per il prossimo, quello che muove il mondo sociale, che abbraccia politica e ambiente fin quando si è giovani idealisti…

Infine, ed è la cosa che più tira: sesso droga e rock&roll, per citare una frase fatta.

Tutto ciò non dispiace!, anzi, la pluralità di pensieri esercita un’azione corroborante; vivacizza la rete ed ognuno torva l’anima gemella, il gruppo virtuale con affinità elettive confacenti al proprio sentire.

Ma c’è anche “il lupo solitario”, quello che disdegna i workshop mascherati di beneficenza o cultura; raduni preconfezionati, laddove, bande di specialisti mettono bei fiocchetti rosa, azzurri e arancione a operazioni prettamente economiche: come si può parlare di “industria culturale intesa come business, rilancio e sviluppo dell’economia nel no profit” mantenendo le stesse leggi che hanno condotto le famiglie e le singole persone alla povertà?

Fintantoché, l’economia mondiale determina le condizioni di vita dell’intero globo terrestre nei termini vissuti dai ceti medi, è pura demagogia!

L’Arte, la Cultura, le Operazioni Culturali servono a far evolvere le Menti!, e, se dalle azioni propositive anzidette scaturisce ricchezza, benessere nell'accezione ampia del termine, per tutti, che ben venga! significa che si è lavorato bene.

domenica 14 giugno 2009

prefazione, mediterraneo, rotte dei migranti

aore12

Le vie del mediterraneo sono intessute di storie e culture: greci, nord africani ed europei hanno tracciato rotte; combattuto, invaso e dominato territori deboli.

Le migrazioni, dettate dai bisogni di sopravvivenza, accompagnate da diffidenze reciproche nei luoghi d’attracco, stentano a placarsi. Il naufrago, se pur speranzoso nel contatto con la terra ferma, esplora guardingo l’ignoto. Certamente, se avesse avuto di che vivere non avrebbe affrontato il mare e l’ingordigia degli scafisti.
I clandestini, costretti a condizionamenti restrittivi, economici, civili e morali, non hanno consistenza politica: schiavi del terzo millennio, come i contadini del sud dell’immediato dopoguerra; migranti, ancora, accolti con diffidenza!

L’emigrante ripone la fiducia nei datori di lavoro e nei cittadini che lo accolgono in pace. S’integra nella comunità culturalmente evoluta; i figli sentono l’appartenenza al territorio mentre in lui, probabilmente, vive sopito un focherello nostalgico. D'altronde è umano! Come fa a recidere i legami d’affetti maturati e cresciuti in lui fino alla sua partenza? Questo dovremmo saperlo e capirlo tutti non solo perché fa parte della vita quotidiana ma anche per un retaggio storico:
Anche noi abbiamo dormito in baracche; cagato nei cessi alla turca senza carta igienica, senza acqua, viaggiato e lavorato come bestie in territori ignoti nella speranza che…

venerdì 12 giugno 2009

garantismo, totalitarismo, anarchia: le anime italiane



Il garantismo, il totalitarismo, l’anarchia…

Lo stato di diritto basato sulle garanzie costituzionali intese come tutela della libertà civile e individuale, che nel contempo limita eventuali arbitri del potere pubblico nei confronti dei cittadini, è il pilastro delle democrazie.

Ancor meglio è la forma di governo basata sull’autonomia e la libertà degli uomini; individui emancipati che rispettano le libertà altrui (Anarchia).

Entrambe le linee di pensiero sono contrapposte al totalitarismo del partito unico che detta le linee guida per governare e disciplinare i rapporti sociali specie quelli economici.

In Italia, le anime democratiche sono cresciute; si sono formate grazie al sostegno dello stato di diritto. La pluralità d’intenti ha reso gli Italiani attenti, solidali, creativi, curiosi, pedanti… e sciocchi. Si sono lasciati imbrigliare in due grandi partiti ricattati da opportunismi che antepongono il profitto alla crescita delle coscienze.

Dissacratori e dissacrati, gli Italiani; vittime e carnefici di satire mirate:
Accuse. Ingiurie, specie verso i poteri precostituiti e i detentori spocchiosi di verità effimere che, in quanto tali, pagano nel breve termine ma determinano la morte delle coscienze.

Gl’imbrigliamenti partitici sono pericolosi per la democrazia specie se questi spingono all’annientamento delle pluralità di pensiero. Le minoranze, il diverso, l’altro è sinonimo di risorsa, confronto e crescita. …peccato che gli attori principali, quelli che guidano i calessi, fanno finta di non saperlo. O forse non lo sanno davvero?!

mercoledì 10 giugno 2009

scorie dannose in rete, il kitsch invade il web


Dare un taglio. Staccare la spina. Aprirsi al mondo. Sorridere!

Il blog non deve essere considerato uno sfogatoio o una finestra per dire al mondo la propria opinione.

No!, non và bene!

Chi entra vuole vedere notizie leggere; che lo facciano evadere dalla brutalità quotidiana; proprio per questo i palinsesti e i mass media in genere curano il lato frivolo dell’umano sfogo. Fabbricano isole e persone secondo target consolidati e tra una lite e l’altra, senza considerare gli sproloqui nei confessionali, alimentano la corsa al consumo.
Indirizzano all’accumulazione ingorda; ma per accumulare c’è bisogno di spazio fisico oltre che alla reale necessità del bene acquisito.

L’indottrinamento all’uso distorto dei bisogni causa ingordigie che inducono a fagocitare indistintamente generi di ogni natura: macchine, oggetti, utensili, mobili, indumenti, insomma beni che determinano lo status symbol di persone e siti in barba a quanti hanno meditato; studiato; analizzato il vero motivo per cui l’uomo è qui e non altrove.

Tagliando corto:
il disfacimento dei valori è consequenziale all’uso distorto dei bisogni. Non mi riferisco a valori e bisogni astratti! Mi riferisco alle necessità quotidiane di quelle persone che sopravvivono alla fame e all’indigenza. Alle persone che ostentano qualità diverse per essere considerate.

Qualcuno può contestare questa analisi?
Allora, se come penso, la risposta è: no! Come è possibile fare finta di niente e sprecare il tempo e lo spazio web per futilità?
Preferisco le analisi. La contestazione lecita; specie se serve a riconsiderare la realtà e condurla, possibilmente senza cedere alla demonizzazione degli eventi, negli ambiti del vivere civile eliminando buona parte di materie superflue o dannosamente inutili “suggerite dall’imperante mal costume diffuso”.
Io lo faccio e tu?

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