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domenica 9 marzo 2025

Donna di umanità violata


di franco cimino 



 

LA GIORNATA DELLA DONNA SENZA FESTA PER FESTEGGIARE 

E penso a te, Donna, 

che non hai potuto festeggiare. 

Donna abbandonata. 

Al dolore e al rimpianto. 

Alla fatica e alla lotta. 

venerdì 7 marzo 2025

Alla nonna


 Scivola

Scivola il tempo

Attimi. Ore. Giorni. Mesi. Anni.

Frazioni esperienziali 

Forgiano le nostre esistenze.

Siamo attesi. Amati. Coccolati. Redarguiti dalla vita stessa.

Scivola il tempo.

Primi vagiti. Primi passi. Primi amori.

Prime disillusioni. E poi ancora infatuazioni.

mercoledì 5 marzo 2025

Impiedi

Appena giorno.



 Passata la notte, osservo il mare. Il riverbero del sole sull'acqua. Il cielo terso. Una vela in lontananza. Due figure di donna e un cane sulla battigia. 

Passata è la notte, non gli incubi.

 La notte... oblio della ragione pura popolata di orrori figliati da bulli bellicosi. Arroganti coi deboli. 

La notte dei tempi bui trascorre tra scorribande di flussi e riflessi storici, sociali, personali, di popoli, razze, etnie e individualità fuori dal tempo. 

È  una moda! Mi dico. È  una moda? Passerà.  Forse. Speriamo presto. Speriamo di tornare a vedere le stelle che riflettono sulla bellezza la luce dorata del pensiero puro.

È una moda? No! Una condizione imposta dai bulli cresciuti nell’ego smisurato e educati all’idea del superuomo che tutto può,  anche decidere sulla vita e la morte degli ignari.

mario iannino


giovedì 13 febbraio 2025

Inno all'Amore

di Franco Cimino

 L’AMORE NEL GIORNO DELLA SUA FESTA “COMANDATA”

E adesso innamorati!  Aspettavi questo giorno della celebrazione dell’Amore, e allora forza apri cuore! E lascia stare le parole se non sono di poesia. E pure i fiori, se non sono di campo o di giardino. O quelli che spuntano sulla spiaggia, sui muri lungo le strade o sull’asfalto. Non un fiore che non hai colto tu. Innamorati. Della persona e delle persone, uomo o donna o altro, che siano.

sabato 11 gennaio 2025

Proiezioni

Catanzaro marina, lungomare



 È una bella giornata di sole che, nonostante il freddo pungente che stimola la pelle esposta al vento a reagire e le gambe a camminare veloci, invita a godere della luce solare immensamente generosa in Calabria e fare il pieno di aria iodata. Le guance e le mani assumono un colorito rosato. Due gabbiani, poggiati sul muricciolo che delimita la passeggiata del lungomare dalla spiaggia e quindi del mare, oziano al sole. Non hanno paura della gente che passa vicina. Hanno capito che nessuno è intenzionato a fare loro del male. Anzi, aspettano che qualcuno porga del cibo, biscotti sbriciolati o del pane raffermo. 

sabato 28 maggio 2022

Messaggi dal cielo

 

Figure ancestrali visibili ai bambini e alle anime pure sovrastano la corteccia materiale della fisicità.




Bagliori inaspettati plasmano impalpabili visioni; evocano sensazioni sopite.

Buongiorno! Alla vita.

Figure familiari prendono forme, ammantano negatività e pensieri consci.

Sprazzi di luce tagliente danzano, s'inchinano al nuovo giorno.

Buongiorno giorno...

in groppa al destriero con ali dispiegate

il pensiero vola sulle bellezze del Creato.

lunedì 19 aprile 2021

Ascolto ascolta

Sensazioni.


L'aria fresca. Il silenzio del mattino sottolineato dal suono dei campanacci e dal canto degli uccelli.

Il risveglio del gallo imperioso.

Atmosfera bucolica. Quiete della mente.

Ascolto.

Silenzio relativo.

Lungo le vie deserte tra i ciuffi d'erba cresciuti spontanei sui marciapiedi.

Odore d'erba bagnata. 

Canti della cinciallegra. Qualche muggito. e poi:

Rumore. Frastuono. Improvviso.

Una mano nevrotica strattona la cinghia. avvolge le doghe e spalanca l'essere nella realtà.

Misera.

Urla di rimprovero invadono la quiete del mattino. E lo sbotto del pianto infantile 

autodifesa in un mondo di grandi.

I campanacci si attenuano e i muggiti cessano. Voli d'ali nel cielo terso. Qualche cirro biancastro dipingono lo sbadiglio di un nuovo giorno

sotto lo sguardo curioso della cornacchia appollaiata sul lampione.



©mario iannino

  

domenica 21 marzo 2021

Donna a te che sei e hai donato Vita

Si rimane un po' bambini.



Possiamo raggiungere i 90, cento anni, possiamo essere colpiti dalla demenza senile ma alcune sensazioni non sono mai colpite e cancellate.

Il calore del grembo materno, l'odore della prima poppata al seno, i baci, le carezze, le coccole di una madre premurosa ci fanno sempre compagnia e illuminano i momenti grigi del percorso terreno.

Non è mammismo, come potrebbe obbiettare sogghignando qualcuno. Sono tracce indelebili dell'amore della donna e di chi ti ha messo al mondo. E non è neanche attaccamento morboso alla famiglia. Il legame dura per sempre. Forte. È una fiammella sotto cenere, custodita dentro microcosmi e perdura oltre le frontiere geografiche e fisiche volute da fati avversi. Avversità che nulla possono contro il ricordo atemporale tenuto vivo dall'amore sincero. In tutte le forme “dell'amore umano” c'è dell'opportunismo tranne che nell'Amore dei genitori che hanno soffiato la vita. Impossibile recidere il cordone ombelicale con un taglio netto. La levatrice, figura poetica del tempo passato quando la cerimonia del parto avveniva tra le pareti domestiche d'un tempo, e l'ostetrica o ginecologo di oggi necessariamente devono recidere il canale fisico che fino al momento del parto lega il nascituro alla fonte di vita primaria. Ma il taglio chirurgico non è la fine di un sodalizio, è un distacco necessario, è l'inizio.

sabato 26 settembre 2020

Tra Spoon River e Tirripitirri

 Affinità

Cosa c'è in comune tra due personaggi nati, uno in America e l'altro in Italia, nel 1860 anno più anno meno?

 



Nella seconda metà dell'ottocento accaddero avvenimenti che segnarono e modificarono i destini del mondo. Tra guerre devastanti e guerre silenti nascevano grandi talenti che hanno reso catartica l'azione violenta dell'uomo.


In Europa il fermento creativo rivoluzionò i modelli creativi accademici ossequiosi col potere costituito e autoreferenziali fortificati delle categorie d'appartenenza. Molti artisti furono costretti a fuggire perché perseguitati dai sistemi totalitari ancorati alle dottrine ideologiche che non lasciavano spazi alle forme del libero pensiero espresso in pittura, musica e teatro.


Il sogno americano divenne realtà. E molti trovarono accoglienza. Altri, nativi d'America, furono messi al bando dai concittadini per avere osato descriverne le debolezze se pur in chiave poetica.

Edgar Lee Masters è uno degli esuli in patria, auto-condannatosi per avere scritto degli epitaffi sui concittadini rompendo quella cortina di perbenismo imposta per l'ultima dimora.


Masters, avvocato e poeta, (1869-1948), condannato dalla società per avere osato denunciare le incongruenze dei defunti nel suo Spoon River tradotto da Fernanda Pivano, musicato da Ermanno Olmi, cantato da De Andrè e apprezzato dai lettori di mezzo mondo si riscatta nel nuovo secolo con l'edizione originale del 1915 e si fortifica tra i lettori italiani nel 1943. così molti apprendono del microcosmo di Lewistown e Pittsburg nell'Illinois.


In Italia, nel sud d'Italia, precisamente in Catanzaro, guerre intestine a parte, un giovane, G. Patari (1866-1948), scriveva in vernacolo catanzarese e descriveva poeticamente i vizi e le virtù del microcosmo racchiuso sui tre colli protetto dalle mura di Carlo V che si estendevano dal castello omonimo fino a bellavista fuori le porta (fhora e porthu).


Non c'è stato l'incontro con poeti maledetti e o cantautori dotati di sensibilità estreme ma fu apprezzato dai contemporanei che lo proposero come insegnante nel locale liceo Galluppi. Questo percorso lo tenne fuori dall'attività forense (anche lui come Masters era avvocato) e gli diede l'opportunità di esprimere versi a volte caustici, satirici, impietosi nei confronti di una società appariscente e voltafaccia. Giornalista satirico seppe osservare ben i costumi e trascriverli senza farsi nemici come si evince ne: “I trafacceri” (i voltafaccia):


I (davanti)


Ca comu hjiu ppe ma veniti a st'ura?...

Mamma, cchi onori, prestu, favuriti...

permettiti ma furnu sta custura...

E a gnura Grazza comu sta? Diciti...

(…)


Gesù, v'azati? E chi fu, ndo Mbicè?

Assettativi... (Ro' porta 'na tazza),

ma vi pigghjati nu pocu e cafè...

(…)


II (darretu)


Duv'esta cchi bottija menzijornu... E fannu a st'ura visit a li genti... Certi persuni, Rò, perdiru u scornu... tantu da fama mi sbattunu i denti... Guarda tu, nci volia s'atru talornu...(...) mi dissa ca a mugghiera esta malata ccha chi nci manca a chiddha sgaddoffata? (…)


Atteggiamenti e costumi in cui ci ritroviamo tutti, chi più chi meno, ma imputiamo sempre agli altri. Forse per questo motivo ridiamo... o forse no?


lunedì 15 luglio 2019

Francis Picabia, poesia dada

Indifferenza.

Vivere ormai nel tuo ultimo mobile
inimmaginabile strano mondo
decotto di stravaganze
piccola curiosità facile da organizzare
uditorio ben più facile
meschinità e follie
non ho la croce
piccola borghese
dal pensiero svagato
mi sembra di sentire
che cosa uscirà da tutto ciò
meschine barriere della nazionalità
innumerevoli fischi.

(poesie dadà di F. Picabia)

giovedì 19 aprile 2018

Ad Angiolina Oliveti.

Angiolina Oliveti e Manuela Iannino.
Archivio personale.


Nacqui nel 1992 nella terra di tutti
E di nessuno.
Mamma prima di avermi, viaggiava con te
Che avevi il compito di vegliare su entrambe.
Divenisti la mia madrina, la mia guida,
colei che s’interessò sempre a me
e alla mia carriera.
Ai miei sogni, alle mie letture.
Mi regalavi favole e fiabe,
mi regalavi i tuoi romanzi,
mi regalavi le tue storie e il tuo vissuto,
mi parlavi della scrittura come di polvere d’oro,
che solo chi ne conosce prestigio e pregio sa apprezzare.
Mi dicevi e ti  sento  dirlo ancòra
Di non violare i miei sogni, le mie ambizioni,
E di non demordere mai.
Ora come mai avrei voglia di parlarti,
Di farmi consigliare da te
E farti leggere tutto ciò che il mio cervello crea,
vorrei sapere se vai fiera di me,
se ti interessa ciò che scrivo, se  trovi accattivante tutto questo.
Il filo conduttore a legarci evidentemente c’è
E c’è sempre stato.
Io, tu e la creazione;
io, tu e la scrittura.
Sono passati quasi 26 anni dal 1992
E le nostre affinità sono ancora ferme
Con un nodo ben stretto.
Adesso come allora io lo so
Che non smetti di vegliare su di me.
Adesso come allora è evidente
Una sul cuore dell’altra.

lunedì 16 aprile 2018

Oro nero.

Foto e testo: Manuela Iannino ©


Sembra oro nero questo caos,
 buio vertiginoso,
mentre si tratta solo di
equilibrio nuovo,
coniato dalla lega di chi non ce l’ha fatta
e di chi ce la farà.
Gambe e braccia pesanti
E testa affollata,
Una folla in tumulto, come una guerra,
tanto dolore.
A fatica ricordi chi sei, chi eri,
ti focalizzi solo su chi sarai.
È ancora buio, ma l’alba tornerà.

venerdì 16 giugno 2017

Oblò.

Testo e immagine: Manuela Iannino©


Dall’oblò variopinto tutto sembra
Più tranquillo, più calmo, ma vivo.
Prende vita e soffia piano il vento
In una carezza amorevole e morbida,
avvolge le paure e le culla.
Fa pensare che andrà tutto bene.
Il mare e le sue onde blu,il cielo libero
E i fiori intersecati e annodati stretti,
le vele spiegate e tese,
e te, che mi guardi con lo sguardo stesso di sempre,
gli stessi occhi ancora una volta entusiasti.
E ancora tu sei la mia àncora,
anche quando sono stanca e voglio staccare da tutto.
Con te sono sempre a casa.

domenica 11 giugno 2017

La borsa di una donna è pesante.

Testo e immagine: Manuela Iannino©

Ho portato con me un ombrello
Per ripararmi dalle parole
Ghiacciate o bollenti.
Ho portato con me qualche nota
Annodata con cura
Tra le corde del mio cuore.
Ho portato con me le mie radici
Come un perfetto abito da sposa
Cucito invisibilmente sulla pelle.
Ho portato con me un po’ d’abitudine
Dicendole di andare via
Quando il prato sarà interamente fiorito.
Ho portato sulle labbra un sorriso
Perché dentro è tutto vivo in me.

martedì 6 giugno 2017

2 rose, 5 inverni.



La bellezza opaca
Di chi ha visto morire qualcosa dentro sé.
La bellezza ingombrante
Delle rose appassite,
tristi e vissute.
Di chi ha visto il tempo correre veloce
E gli ha chinato il capo in segno di riflessione.
La bellezza regina dell’imperfezione
Della natura morta che ci ricorda
Che il tempo passa e lascia costanti solo le spine.
La bellezza di chi appoggia la testa alla tua
E si abbandona al tempo che scorre.
La bellezza di chi prende il tempo
E se lo tiene e lo vive come viene.
La bellezza di chi da rosa appassita
E gelata è divenuta un girasole caldo e dritto
Che lascia le riflessioni agli specchi
E sorride.

(A me e mia sorella, e ai nostri quasi 25 anni pensierosi, più che spensierati.)

domenica 4 giugno 2017

Ossigeno.

Ph: Valentina Iannino.


L’avevano cucito addosso e con cura
Il cappio al collo su misura
Con parole amare e temperate
Intangibili e forti, prodotte in fabbrica in serie.
Come catene e anelli incastrati l’uno all’altro
Ma ancora intangibili e a primo impatto infrangibili.
La mente certe volte non mente e non ascolta bugie
Sradicando erbacce che crescono nei punti mal curati
E trascurati,
portano a monte l’argilla che non permette
che il giardino cresca rigoglioso.
Ma problemi alla mano e scienza, coscienza e conoscenza
Spezzano tutto ciò che uccide e soffoca
E regala l’ossigeno vitale: pace interiore.

Manuela Iannino.

giovedì 25 maggio 2017

Siamo ciò che diciamo (?)



Non capivo più dove avessi stomaco e cervello.
Collegavo e scollegavo pensieri e parole
 E mi stringeva leggermente sotto il cuore.
C’era qualcosa che non mi parlava più di farfalle,
ma di api, o di vespe, o entrambe
Diritte a farmi male nello stomaco,
il secondo cervello.
Le farfalle si sa, son quelle dalle emozioni
Le più ballerine, fanno danzare mente e cuore.
Da qualche tempo si sentono insetti meno innocui
Che  pungono e  lasciano agonizzante
Là dove il flusso di spilli si decide a fermarsi.
Sono pensieri o parole che un po’ ti muoiono dentro
Sono quelle espressioni che prima o poi inevitabilmente
Senti dire e dici.
Non sono zucchero, sono forti come 40° d’ alcol
Ardono con un effetto prolungato.
In questo caso non ci vuole cortisone
Il farmaco che ti danno quando non sanno come curarti,
in questo caso ci vogliono cure speciali,
in questo caso ci vogliono carezze e abbracci.

martedì 16 maggio 2017

Mancanze –di coraggio.


E’ come se tu scappassi avanti a me
Mentre un ladro di futuro, belle speranze
E nuovi orizzonti mi strappasse di dosso la borsa
Che insieme li contiene e li protegge.
Perché lo permetti?
Dovresti volerli proteggere anche tu.
Ho già un figlio fatto di sogni e polvere d’oro
Che mi cresce dentro, più comunemente lo chiamano
Futuro.
E io non lascerò che nessuno ne provochi l’avaria.
Io voglio farlo decollare.
Coraggio, questo gigante che t'abbandonò.
Ci vuole coraggio!

domenica 14 maggio 2017

Mamma.


La mamma è colei che ti pensa ancor prima di generarti ,
Ti protegge e ti rende invincibile.
La mamma è un dolce suono aulico ma semplice
Che ti culla quando sei bambino,
 ti prende per mano nella crescita e cammina con te.
La mamma è carne e ossa forti abbastanza
Da reggere il peso di tante teste e bocche,
la mia lo è, lo è stata e lo sarà con qualche chilo in meno,
pur sempre tenace.
Con lei puoi discutere o non trovarti d’accordo,
ma lei sa dove mette a posto magliette, jeans
E persino i pensieri.
La mamma è forte natura  che ride per una battuta
E piange per una piccola tenerezza.
La mamma è una dolce sensibilità che ti abbraccia,
lei ti guarda crescere, e nel cammino con lei, mano nella mano,
crescerete insieme.
AUGURI MAMMA! 

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