Affinità
Cosa c'è in comune tra due personaggi
nati, uno in America e l'altro in Italia, nel 1860 anno più anno
meno?
Nella seconda metà dell'ottocento
accaddero avvenimenti che segnarono e modificarono i destini del
mondo. Tra guerre devastanti e guerre silenti nascevano grandi
talenti che hanno reso catartica l'azione violenta dell'uomo.
In Europa il fermento creativo
rivoluzionò i modelli creativi accademici ossequiosi col potere
costituito e autoreferenziali fortificati delle categorie
d'appartenenza. Molti artisti furono costretti a fuggire perché
perseguitati dai sistemi totalitari ancorati alle dottrine
ideologiche che non lasciavano spazi alle forme del libero pensiero
espresso in pittura, musica e teatro.
Il sogno americano divenne realtà. E
molti trovarono accoglienza. Altri, nativi d'America, furono messi al
bando dai concittadini per avere osato descriverne le debolezze se
pur in chiave poetica.
Edgar Lee Masters è uno degli
esuli in patria, auto-condannatosi per avere scritto degli epitaffi
sui concittadini rompendo quella cortina di perbenismo imposta per
l'ultima dimora.
Masters, avvocato e poeta,
(1869-1948), condannato dalla società per avere osato denunciare le
incongruenze dei defunti nel suo Spoon River tradotto da
Fernanda Pivano, musicato da
Ermanno Olmi, cantato da
De Andrè e apprezzato dai
lettori di mezzo mondo si riscatta nel nuovo secolo con l'edizione
originale del 1915 e si fortifica tra i lettori italiani nel 1943.
così molti apprendono del microcosmo di Lewistown
e Pittsburg
nell'Illinois.
In Italia, nel sud d'Italia,
precisamente in Catanzaro,
guerre intestine a parte, un giovane, G. Patari
(1866-1948), scriveva in
vernacolo catanzarese e descriveva poeticamente i vizi e le virtù
del microcosmo racchiuso sui tre colli protetto dalle mura di Carlo V
che si estendevano dal castello omonimo fino a bellavista fuori le
porta (fhora e porthu).
Non
c'è stato l'incontro con poeti maledetti e o cantautori dotati di
sensibilità estreme ma fu apprezzato dai contemporanei che lo
proposero come insegnante nel locale liceo Galluppi. Questo percorso
lo tenne fuori dall'attività forense (anche lui come Masters era
avvocato) e gli diede l'opportunità di esprimere versi a volte
caustici, satirici, impietosi nei confronti di una società
appariscente e voltafaccia. Giornalista satirico seppe osservare ben
i costumi e trascriverli senza farsi nemici come si evince ne: “I
trafacceri” (i voltafaccia):
I (davanti)
Ca
comu hjiu ppe ma veniti a st'ura?...
Mamma,
cchi onori, prestu, favuriti...
permettiti
ma furnu sta custura...
E a
gnura Grazza comu sta? Diciti...
(…)
Gesù,
v'azati? E chi fu, ndo Mbicè?
Assettativi...
(Ro' porta 'na tazza),
ma vi
pigghjati nu pocu e cafè...
(…)
II
(darretu)
Duv'esta
cchi bottija menzijornu... E fannu a st'ura visit a li genti... Certi
persuni, Rò, perdiru u scornu... tantu da fama mi sbattunu i
denti... Guarda tu, nci volia s'atru talornu...(...) mi dissa ca a
mugghiera esta malata ccha chi nci manca a chiddha sgaddoffata? (…)
Atteggiamenti
e costumi in cui ci ritroviamo tutti, chi più chi meno, ma imputiamo
sempre agli altri. Forse per questo motivo ridiamo... o forse no?