domenica 18 marzo 2012

Reggio C. chiede il fitto all'Agenzia per i beni delle mafie?

Gridare il proprio sdegno e sentirsi vittime dei poteri romani è quasi una conseguenza logica per noi calabresi che ci siamo visti togliere treni, lavori pubblici, scuole, uffici postali e altre fonti di sostentamento per interi paesi e città. D'altronde dopo lo scippo fatto dall'ex ministro Mastella che con una serie di furbizie politico-amministrative ha scippato la scuola superiore di Magistratura destinata a Catanzaro e spostata a Benevento, la notizia della volontà di spostare l'Agenzia per i beni sequestrati alla mafia non può che ingigantire lo sdegno dei calabresi. Ma a ben guardare la questione inerente la sede dell'Agenzia che gestisce i beni confiscati alle mafie è da riconsiderare. Giuseppe Caruso, ex prefetto di Palermo, direttore dell'Agenzia in questione, il 18 gennaio pare abbia sbalordito i componenti della commissione parlamentare antimafia. Questi i fatti: l'Agenzia gestisce complessivamente 11.954 beni che quantificati in euro valgono miliardi e nello specifico, circa 10 miliardi per i beni sequestrati e almeno 2 per quelli confiscati. Ciononostante, l'ex prefetto deve andare dallo Stato e dalle banche a pietire le risorse per poter sopravvivere. Ma la cosa peggiore, quella che lo ha indotto a chiedere il trasferimento dell'Agenzia da Reggio a Palermo, pare che sia, non tanto quel 43,8% dei beni confiscati che si trova in Sicilia, ma la richiesta avanzata dal comune di Reggio Calabria all'Agenzia del pagamento di alcune somme per l'utilizzo della sede data in un primo momento in comodato d'uso dal comune di Reggio Calabria all'Agenzia che da gratuito passerebbe, appunto, ad accentuare gli aggravi per l'Ente che dovrebbe gestire i beni confiscati alle mafie.
 secondo quanto trapelato e diffuso dai quotidiani questa volta lo Stato o parte dei poteri non centrano! bastiamo noi a farci del male gratuitamente!

sabato 17 marzo 2012

Catanzaro, Abramo o Scalzo, chi vincerà?

A soli 9 mesi di distanza dall'elezione plebiscitaria di Traversa a sindaco, che, ricordiamolo, ha ottenuto quasi il 70% dei suffragi elettorali, i catanzaresi sono nuovamente chiamati a decidere la nomina del primo cittadino a causa delle dimissioni di Michele Traversa, che, secondo le scuse ufficiali, ha scelto di mantenere la carica di deputato piuttosto che quella di sindaco di Catanzaro. Per il momento, dopo la ritirata strategica di Vincenzo Ciconte quale espressione dell'UdC, ma consigliere regionale nella lista Loiero, la partita è giocata tra Sergio Abramo, già sindaco della città, e Salvatore Scalzo, giovane coraggioso che ha sfidato Michele Traversa, appunto, 9 mesi or sono. Chi vincerà? Giochetti a parte, dei quali Scalzo e Abramo dimostrano di possedere una certa abilità maturata nella vecchia scuola politica dei rispettivi schieramenti, il già sindaco Abramo sembra essere dotato di un corredo di famiglia importante: i dipendenti delle aziende del gruppo Abramo, nonché lle cose fatte nella precedente esperienza municipale. Infatti a far corona, nei suoi manifesti propagandistici, dietro la sua fotografia ci sono le perle delle cose fatte come la riqualificazione della città vecchia, il San Giovanni, il teatro Politeama con annessa la “fondazione” ma questa è sottintesa; però è bene ricordare anche la “pista ciclabile di viale Isonzo” e il degrado dei quartieri periferici. Scalzo, da parte sua, non vanta di “un'esperienza da amministratore pubblico”, quindi non può essere additato come quello che ha stravolto la vera faccia della città con inserti inutili e ingombranti (vedi la piazzetta del Pianicello) e neanche ha giocato con gli arredi urbani le fioriere e quant'altro. Insomma “Salvatorino”, come l'ha apostrofato benevolmente Sergio Abramo negli studi televisivi di telespazio, deve farsi le ossa come ha fatto il nipote (di Abramo) che nonostante la laurea della LUISS in tasca è entrato nell'azienda di famiglia non da dirigente ma da semplice impiegato. Salvatore Scalzo ha dalla sua parte i giovani e quanti vogliono dare una svolta alla politica così come è stata fino ad oggi. … però, chissà perché rimane prigioniero della vecchia nomenclatura politica della sinistra. Non avrebbero fatto meglio, entrambi, a fare liste civiche lontane dai soliti noti che sono i veri artefici del declino del paese?

giovedì 15 marzo 2012

un giorno con Ricky Portera e i Vasco RShow


Vasco rock Show e Ricky Portera
Domenica 18 c.m. frenetica per i nostri amici della tribute band Vasco rock show di Catanzaro CHE LI VEDE IMPEGNATI al mattino in un SEMINARIO (CLINIC) DI CHITARRA CON IL CHITARRISTA STORICO DELLA MUSICA LEGGERA ITALIANA RICKY PORTERA PRESSO L' EX BOOMERANG di SIANO DALLE ORE 11.00 ALLE ORE 13.00. E DALLE 15.00 ALLE ORE 18.00.
UNA GRANDE OCCASIONE PER APPRENDERE E PERFEZIONARE TECNICHE ESECUTIVE, NONCHÉ CONFRONTARSI CON IL CHITARRISTA FONDATORE DEGLI STADIO INSIEME A GAETANO CURRERI e CHE HA COLLABORATO, TRA GLI ALTRI, CON l'indimenticabile LUCIO DALLA col quale ha REGISTRATO ALBUM di successo e PARTECIPATO A TOUR NAZIONALI E MONDIALI. 
RICKY PORTERA, COME E' NOTO HA COLLABORATO CON il mitico VASCO ROSSI, ispiratore della band, RON, VENDITTI, FINARDI, BERTE', MORANDI, TURCI, ALICE. 
Mentre la sera possiamo apprezzare la loro musica rock live all'ENJOI. 
Fino a qualche anno addietro il locale si chiamava Keope ma oggi è conosciuto col nome ENJOI. Ed è qui, appunto, che ci porta la band dei Vasco Rock Show ad ascoltare le canzoni del rocker di Zocca eseguiti con rinnovata energia da Massimiliano Iannino, Gianluca Rossiello, Francesco Merante, Christian Muccari, Davide Andrea Fera, Raffaele Posca e il mitico RICKY PORTERA! per ulteriori ragguagli, chi è interessato/a può visitare la pagina Facebook del gruppo.

mercoledì 14 marzo 2012

A B C come Alfano Bersani Camusso

A come Angelino B come Bersani C come Camusso ma anche come Bonanni Casini... che gran casino abbiamo in testa e che grande imbroglio stanno diventando questi personaggi che dovrebbero guidare le genti del bel Paese. Nel gioco delle parti, proprio perché parteggiano per i propri ideali (?) ognuno di questi signori tira l'acqua al proprio mulino con forza e cerca sostenitori alzando i toni fino quando la corda non si spezza. Dal canto suo la Fornero dice che non metterà una paccata (paccata?) di soldi per sostenere lo stato sociale di tutti i cittadini se i sindacati continuano a porre veti etc etc. ma allora dico io a che serve tenere in vita 'sto catafalco dell'art. 18 quando tutte la grandi fabbriche sono morte e non c'è più nessun lavoratore da tutelare? Nn è che dietro all'art.18 si nasconde, ci nascondono, qualche altra cosa? Che so, tipo le poltrone conquistate a colpi di trattative sbagliate per i lavoratori ma buone per alcuni? Una cosa è certa: le grandi fabbriche non ci sono più e neanche la cultura del proletariato. C'è solo tanta incertezza. Quindi cerchiamo di fare qualcosa di concreto e lasciamo in pace la luna. E non venite a dire che sono discorsi di gente che pensa solo ai cazzi suoi. Queste sono parole di persone che hanno dato troppa fiducia a gente che non ne meritava neanche un po', visti i risultati, che non riesce a tirare fino a fine mese.
E non tirate in ballo lo spread la finanza e le banche se no affondate il coltello nella piaga e l'interrogativo si fa più forte: voi dove cazzo eravate??? e ci scappa da dire: il finanziamento ai partiti e le relative ruberie?
vediamo di porre fine a questo malcostume... che è meglio!

lunedì 12 marzo 2012

Mario Parentela al marca di Catanzaro

Mario Parentela "colonna sonora"


Un signore dai capelli bianchi e la bocca sigillata da una striscia nera guarda tre pile di vecchi dischi in vinile posizionate a triangolo su una pedana. Più in là strumenti a fiato e improbabili spartiti ingombrano ipotetici spazi dedicati alla musica bandistica.
Il signore dai capelli bianchi e dalle labbra sigillate ha uno spazio nel museo marca di Catanzaro fino al 1° aprile non per presentare il suo pesce d'aprile neo dada agli estimatori e amanti dell'arte ma per proporre letture differenti del fare umano, osservare in silenzio i rumori inutili del mondo. Fare il punto sulla situazione artistica e ascoltare in religioso silenzio le sensazioni traslate dai canali internazionali ai locali legati e condizionati dalla parola dal suono e dall'immagine.

Lui sta lì e sembra dire: non parlo più con chi non è all'altezza della situazione con chi apre la bocca e fa uscire fiato insensatamente. Ciononostante non ha un'espressione sorniona né si dimostra infastidito o scandalizzato. Forse spera o aspetta di vedere assurgere a musica i rumori inutili degli stolti.

Il signore dai capelli bianchi è Mario Parentela. Artista catanzarese che ama sperimentare.

Nella rassegna corrente dal tema “colonna sonora” Mario Parentela pare voglia far assurgere l'oggetto a metafora della parola insipiente. Lo si evince dagli strumenti a riposo, in attesa dei musicanti sul palco del paese allestito a corollario dei festeggiamenti   patronali.
Anche i 15 metri di percorso, disseminato di briciole audiovisive, riporta alla metafora di Pollicino.
Un Pollicino adulto che osserva con occhi da bambino le scorie dei grandi. Non a caso le particelle che compongono lo “spartito” parenteliano suggeriscono qualcosa di familiare. Essi sono (gli audiovisivi) la risultante storica della presenza umana che nel segnare i flussi e riflussi del pensiero contemporaneo da testimoni del percorso evolutivo tecnologico degli ultimi anni si trasformano in monito. un monito benevolo che induce a
astenersi dalla parola quando inutile e nel contempo evitare di essere vittime dei rumori inutili! (questo sembra voler dire l'artista con le sue installazioni) E bene fa il saggio a isolarsi nell'alveo del silenzio catartico fino a giungere, attraverso la rivisitazione poetica dell'oggetto, al gioco e alla creatività ri/trovata!

ph courtesy Anna Lauria©

venerdì 9 marzo 2012

BNL del Senato, prestiti al 1,57%

©M.Iannino, giochi, tm su cellulosa 80x60, 2012
Quando in Italia si stava bene e le aziende guadagnavano, esistevano circoli ricreativi aziendali (cral) che offrivano servizi invidiabili ai dipendenti associati e spaziavano dall'assistenza medica, quindi dentisti, oculisti e specialistica varia, fino alla beneficenza per i poveri e ai regali per la befana ai figli dei dipendenti in servizio e anche ai pensionati; ma il tempo delle vacche grasse è finito! Ce ne siamo accorti quando persino le aziende statali hanno iniziato a tagliare i privilegi ai dipendenti. Niente più viaggi gratis, impianto e traffico telefonico gratuito, ridimensionamento delle spese sanitarie etc etc.
Anche le banche si sono adeguate. Hanno aumentato le spese di commissione, la tenuta conto e non erogano prestiti se non a tassi altissimi solo dopo avere preso visione della solidità lavorativa presente e futura del cliente. A far eccezione è la filiale della banca nazionale del lavoro del Senato. Infatti, questa eroga muti ai senatori al tasso variabile del 1,57%! a divulgare la notizia è stato l'on.le Barbato dell'IdV dopo essersi presentato (con telecamera nascosta al direttore della filiale) motivando la richiesta del mutuo per l'acquisto di una casa.

Probabilmente la notizia farà alzare ulteriormente la stizza tra i cittadini che non arrivano a fine mese o che si sono visti negare un prestito in banca. Ma l'osservazione più consona alla notizia appena appresa nei confronti della classe politica e delle lobby bancarie, preservando il beneficio del dubbio su un'ipotetica “dimenticanza” delle ABI nell'innalzare anche lì i tassi d'interesse (perché al cittadino non entra niente in tasca nell'immediatezza), l'osservazione, dicevamo, potrebbe essere la seguente: come mai ancora una volta i privilegi dei politici rimangono tali nonostante agli italiani si chiedono sacrifici?

giovedì 8 marzo 2012

il coraggio di sbagliare: Elsa Fornero

festa della donna e declinazioni strumentali





Questa donna mi piace sempre di più!

Elsa Fornero dice chiaramente quello che pensa e, a mio parere, l'analisi sulla condizione delle donne in Italia e la relativa strumentalizzazione dell'intero universo femminile è azzeccata in pieno!
“Troppe declinazioni, per i gusti di Elsa Fornero: donne e finanza, donne e potere, donne e media, donne e immagine. «Troppa enfasi, questo significa che l'Italia sulle donnenon è un Paese maturo. In un Paese normale le donne non dovrebbero reclamare i diritti. Dovremmo essere allo stadio nel quale le donne lavorano, magari con una certa flessibilità, perché questa è la normale vita di un adulto». Il lavoro dovrebbe essere espressionedella propria personalità.”



domenica 4 marzo 2012

tav e gay, le mezze ore di Lucia Annunziata

Mezz'ora in più a disposizione della Annunziata su rai 3 per liberare cazzate inutili sui gay, anche se, ad essere sinceri la prima mezz'ora è stata proficua perché l'ospite è stato coraggioso ed ha detto come stanno davvero le cose sull'alta velocità. Non sto a ripetere quanto è stato detto, chi vuole può documentarsi sul web, ma una cosa è certa: se i politici che hanno trattato la questione alta velocità per le merci che parte da Lisbona e arriva a Kiev, quindi unisce l'Europa da una parte all'altra, avessero avuto lo stesso coraggio nel parlare e eliminareil politichese con la gente, magari incontrandola prima e sviscerare insieme le problematiche che la struttura avrebbe causato nell'impatto con l'ambiente, a quest'ora non saremmo di fronte a scontri ideologici, ambientali e politici per la tratta ferroviaria che tutto sommato interessa la Val Susa in minima parte.
Ma, ripeto non è di questo che voglio parlare!

Voglio gridare il mio dissenso su come sono strumentalizzati certi argomenti. Argomenti delicatissimi che toccano il privato, (si parla tanto di privacy, diritto alla vita, all'amore e poi pretendiamo che gli altri sbandierino ai 4 venti sentimenti, ritenuti dagli ignoranti, morbosi o contro-natura). Con quale diritto si pretende o si sussurra una confessione pubblica da chi non lo ha fatto quando era in vita.
Non si può iniziare un tema definendolo “il caso Dalla” nel giorno dei suoi funerali con due rappresentanti gay in collegamento da piazza Maggiore in Bologna sorvolando due ordini di motivi fondamentali:
  1. Lucio Dalla è stato un grande Poeta e un eccelso Musicista; una persona sensibile amata per la sua arte!
  2. Poco importa dove lo portasse la sua passione intima. Lui l'ha vissuta con dignità!
Non è facendo coming out che si risolvono i problemi sociali e culturali dell'essere gay. E neanche facendo leggi punitive per chi sfotte i gay. Solo la crescita culturale collettiva elimina i pregiudizi nei confronti dell'altro, il “diverso” ma poi diverso da chi?

giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla ora è un Angelo

È morto Lucio Dalla!

Tra qualche giorno, il 4 di Marzo, avrebbe compiuto 69 anni. La sua data di nascita, appunto “4 marzo 1943”, diventata una canzone, ebbe un certo successo negli anni settanta.
Chi, tra i suoi estimatori, non ricorda la valenza interpretativa del cantautore e la sua esibizione col violino nelle prime uscite di “4/3/43”?
Le sue canzoni, elegantemente curate nei testi e nelle musiche, sono un corollario poetico a testimonianza della sua arte.
Lucio Dalla suonava molti strumenti ma amava definirsi un virtuoso del flauto. Di lui rimangono le cose fatte, incise nel vinile e nei file di ultima generazione ma non vedremo più le sue improvvisazioni jazzistiche dal vivo. Il suo corpo inanimato è stato trovato questa mattina nel suo letto d'albergo a Montreaux, in Svizzera, chiamato per esibirsi e proseguire per una serie di concerti.

Ora, senza condizionale, la tournée la continua con gli Angeli e chissà se potrà mettere in pratica quello che immaginava di fare:

Se io fossi un angelo
chissà cosa farei
alto, biondo, invisibile
che bello che sarei
e che coraggio avrei
sfruttandomi al massimo
è chiaro che volerei
zingaro libero
tutto il mondo girerei

andrei in Afganistan
e più giù in Sudafrica
a parlare con l'America
e se non mi abbattono
anche coi russi parlerei
angelo se io fossi un angelo
con lo sguardo biblico li fisserei
vi do due ore, due ore al massimo
poi sulla testa vi piscerei
sulle vostre belle fabbriche
di missili, di missili
se io fossi un angelo, non starei nelle processioni
nelle scatole dei presepi
...

A disposizione della politica del welfare

Nel leggere l'articolo di Ferrarella Luigi che sul Corriere della sera titola “-NDRANGHETA IL CONSIGLIERE REGIONALE PDL DA 14 MILA VOTI AL GIUDICE: CLIENTELISMO NECESSARIO- Politici in Calabria? «A disposizione»”
si rimane di sasso!, principalmente per due aspetti peculiari che lasciano intendere una pochezza di pensiero infinita associata ad una disarmante ignoranza dei legali che dovrebbero tutelare la difesa del consigliere in questione: Franco Morelli.
Cito testualmente: “mettersi a disposizione” è la condizione stessa del poter fare politica in Calabria”. Secondo il Ferrarella queste sono le parole che avrebbe detto al giudice Franco Morelli quando è stato tratto in arresto. Ma la stessa frase non potrebbe essere intesa come “spirito di sevizio cristiano di una politica al servizio, appunto, dei cittadini e in special modo dei deboli?” anche perché i 14.000 voti hanno una provenienza geografica diversa, cioè, sono stati ottenuti nella circoscrizione di Cosenza prima della “conoscenza coi Lampada” (o no?). E ancora, quanta ingenuità nell'istanza di libertà affidata ai difensori Lo Giudice e Sammarco che, indubbiamente lascerebbe basito chiunque uno stralcio simile, figuriamoci un giudice che deve decidere della libertà di un presunto malavitoso:
«La mentalità elettoralistica-clientelare è diventata cultura, costume e inevitabilmente anche modo di governare», è la premessa dell'istanza dei difensori di Morelli. E quindi, per chi come Morelli «vive ed opera in questo difficilissimo ambiente, mettersi a disposizione è quasi d'obbligo, senza grandi possibilità di crearsi una difesa che lo garantisca da immorali e infedeli strumentalizzazioni. Il mettersi a disposizione è condizione quasi fisiologica dell'attività politica svolta in Calabria, con la conseguenza di affidarsi supinamente alla lealtà dell'interlocutore».
L' argomento, sviluppato in questi termini, sembra lasciare basito il gip Giuseppe Gennari che scrive nelle motivazioni del no alla scarcerazione: «Il tenore della richiesta difensiva stupisce. Il mettersi a disposizione, in un contesto ambientale come quello reggino, vuol dire accettare lucidamente la possibilità di farsi asservire da interessi criminali mafiosi». Rischio che in Morelli è divenuto «scelta consapevole» perché, «quando le concessioni governative vengono magari sollecitate per imprese in cui lui stesso è socio dei Lampada, gli abusi diventano possibili corruzioni»
Anche se la difesa chiarisce che “Morelli sarebbe entrato in società con i Lampada solo per fini di beneficenza, mettendo per iscritto che i profitti di due delle tre società delle macchinette sarebbero dovuti essere destinati ad opere di bene, ovviamente non è sufficiente. Tant'è che il gip valuta in questi termini:
«di ciò l'unica prova è una bozza di un atto di destinazione del luglio 2010, e cioè di pochi giorni dopo l' esecuzione della misura cautelare a carico dei Valle» (alleati e parenti dei Lampada), «quando le partecipazioni scottano e Morelli deve disfarsene in fretta.”
Se è corretto quanto scritto dal giornalista del corriere, i dubbi si amplificano e i due avvocati difensori si arrampicano sugli specchi. Ma, ripeto, qualcosa non convince! Troppa ingenuità negli attori principali della vicenda e non ritengo che lo siano. Ritengo, invece che:
METTERSI A DISPOSIZIONE NON SEMPRE SIGNIFICA “ASSECONDARE IL MALAFFARE”! ne essere servili.

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