giovedì 9 giugno 2011

perché lo spot dei bronzi è inefficace

Da attento osservatore qual è, Beppe Scopelliti, si dice divertito per le polemiche scaturite dallo spot che vede i bronzi nell’insolita veste animata e cita altre pubblicità che hanno interessato la Gioconda liscia gassata o …, oppure, sempre l’immagine della gioconda riveduta e corretta, inserita da Oliviero Toscani nella campagna dei bagni chimici; e continua nell’elencazione con la statua della libertà in jeans, il David ciccione diffuso in occasione dei giochi olimpici; il David della Mc Donald’s, ecc ecc.

Nella dichiarazione difensiva, il presidente della regione chiarisce anche il costo dello spot: appena 50mila euro e senza altri aggravi per commissioni ad agenzie intermediarie.
Quello che forse sfugge è che la contestazione non nasce dall’animazione dei bronzi ma dal contenuto, dall’azione cui sono chiamati a fare i bronzi, secondo le idee dei giovani creativi ideatori dello spot.

Certo, la Gioconda non invita a ingerire roba adulterata e neanche il David suggerisce di ridursi a sedentari mangioni con le relative conseguenze. Mentre il “nostro” spot sembra indurre a disertare i luoghi della cultura quasi fossero siti ovattati di noia mortale. Eppure, specie i reggini, hanno alzato barricate e divieti contro chi voleva portare altrove le sculture greche o clonarle. Come mai, non si è pensato di valorizzare i siti archeologici e il territorio calabrese attraverso le eccellenze esistenti sottovalutate anche dai calabresi stessi? Corre l’obbligo segnalare che nello spot s’intravedono per pochissimi attimi due scorci paesaggistici non tanto belli, che, a differenza degli spot citati dal presidente Scopelliti, non suscitano curiosità, sarcasmo o tenerezza nell’utente finale, tali da catturalo o, quantomeno a riflettere su un'ipotetica vacanza in Calabria.

Ecco, Presidente, non è una critica a oltranza fatta con spirito nichilista, ma un’analisi scevra da condizionamenti partigiane per probabili futuri spot incentrati sulle bellezze della nostra terra. Perché non sempre è valido il motto: "in bene o in male, l'importante è che se ne parli!".

Altra reazione avrebbero suscitato i guerrieri se coinvolti in azioni connaturate alle loro origini... anche se non necessariamente nella veste di eroi, super machi o gay.

mercoledì 8 giugno 2011

santoro, ferrara, governo, lega, pubblicità, politica, affari

aore12 blog
©by mario iannino 2011, omaggio agli onesti
Mi sa tanto ch’è una misera questione di soldi, il casino italiano e mondiale che acchiappa tutti. Non una questione tra buoni e cattivi, perchè quando si lotta i vincitori impongono guerre preventive, assedi tattici, leggi e scelte strategiche per tutti come il nucleare, mentre la fabbrica della cultura è protesa a macinare solo guadagni economici piuttosto che incentivare la crescita intellettiva della società, vedi biennale di venezia.
Ora in Italia si ripropone la questione Santoro che litiga con i vertici Rai e passa, dopo avere intascato una congrua buon'uscita, a la 7, e la tv privata vede crescere le proprie azioni in borsa grazie al nuovo acquisto. Alcuni gridano allo sfascio, ma la storia insegna che muore un papa e se ne fa un altro. Nessuno è insostituibile! neanche Santoro, nonostante la sua bravura, può determinare le sorti di un'azienda televisiva come la Rai. Altri valenti giornalisti prenderanno il suo posto e forse riusciranno anche meglio di lui ad appassionare i telespettatori e abbonati al servizio pubblico.

E c’è anche il buon Ferrara, quello delle bretelle rosse, nel balletto mediatico odierno, che riunisce i fedelissimi di Berlusconi e provocatoriamente definisce la convention “la libera adunata dei servi del Cavaliere” e tra questi Sallusti, Sechi, Belpietro, Feltri. Insomma i giornalisti schierati apertamente con Silvio Berlusconi. Insieme tentano di far ragionare il Cav., portarlo sul loro terreno culturale e politico, farlo ritornare giovincello ai tempi della discesa in campo. E ancora, la lega che vuole alcune sedi dei Ministeri al nord, a Milano.
E mentre infuria il gioco delle parti il senato va sotto due volte sull’emendamento Malan al ddl anticorruzione.

Meno male che la magistratura e le questure interessate non sono prese nelle liti e lavorano seriamente per tutelare e dare dignità agli onesti e dopo una complessa indagine durata cinque anni, carabinieri, guardia di finanza e la direzione investigativa antimafia coordinate falla Procura di Torino, assicurano alle patrie galere 150 ‘ndranghetisti sparsi tra Piemonte, Lombardia, Emilia, Calabria e recuperano beni per 70 milioni di euro.
A proposito di euro, pare che per la prima parte dello squallido spot che avrebbe dovuto lanciare la stagione turistica calabrese si siano utilizzati 2,5 milioni di euro di risorse regionali. Certo che con 2milioni e mezzo di euro altro che la caricatura oscena dei bronzi, avrebbero potuto offrire molto di più per divulgare le bellezze calabresi.. e sì, dal punto di vista della comunicazione è uno spot che fa cagare.
Mah!  forse in questo caso i soldi non c'entrano... quando manca quel pizzico di sensibilità che trasforma la cultura in creatività a nulla valgono gli ori e le ricchezze materiali.

omaggio agli intellettuali onesti

aore12 blog


“Tu pensa a dipingere e a creare che a scrivere sui tuoi lavori ci pensiamo noi critici…”

martedì 7 giugno 2011

54a biennale: l'arte non è cosa vostra





“L’arte non è cosa nostra”.

260 segnalatori rigorosamente non esperti d’arte hanno segnalato a Sgarbi altrettanti operai dell’arte presenti nel padiglione Italia della 54° biennale veneziana. “l’arte non è cosa nostra” è il titolo del padiglione Italia che ricorda il magazzino del rigattiere. Pornodive nude sdraiate su biscioni di silicone ricordano la duttilità multifunzionale del ritrovato tecnico adatto a costruire oggetti e protesi nell’impostazione moderna della Maja desnuda. Ma il nostro contemporaneo Francisco Goya non perde tempo con pennelli e colori prende un’enorme sedia vi poggia sopra tanti simboli fallici e fa sdraiare una che di mestiere ne conosce tanti e anticipa l’ingresso dei giardini delle vergini.
Insomma una vera provocazione se si lasciano da parte gli altri 259 ospiti che da oggi scriveranno con orgoglio di essere stati presenti nella biennale del 2011 anche se di fatto non hanno cambiato il mondo coi loro linguaggi visivi.

Dell’operazione biennale 2011 rimarrà solo una sterile traccia di plateale dissenso a scapito dei tanti Artisti seri che avrebbero potuto contribuire vigorosamente per sovvertire col proprio lavoro poetico le teorie delle lobby finanziarie che determinano i concetti affaristici del prodotto artistico e a chi affibbiare l'etichetta di artista.


Sì, in effetti l’Arte non è cosa vostra. Oggi mi trovo d’accordo con l’incazzoso Sgarbi quando afferma che l’arte è: «un grande sanatorio, separato dal mondo, non frequentato se non accidentalmente dalle persone sane»

© riproduzione vietata, opere digt

lunedì 6 giugno 2011

venerdì 3 giugno 2011

mortificata la bellezza classica dei bronzi di Riace

Da attento osservatore qual è, Beppe Scopelliti, si dice divertito per le polemiche scaturite dallo spot che vede i bronzi nell’insolita veste animata e cita altre pubblicità che hanno interessato la Gioconda liscia gassata o …, oppure, sempre l’immagine della gioconda riveduta e corretta, inserita da Oliviero Toscani nella campagna dei bagni chimici; e continua nell’elencazione con la statua della libertà in jeans, il David ciccione diffuso in occasione dei giochi olimpici; il David della Mc Donald’s, ecc ecc.

caro Berlusconi manca il lavoro altroché!

Non ho la presunzione di dire chissà quale grande verità ma voglio comunque ricordare alcune cose che con l’andare del tempo e il frastuono che fanno certe persone cadono nel dimenticatoio degli adulti e nell’ignoranza perpetua dei giovani che guardano solo alla visibilità esteriore dei prodotti, uomo e donna compresi.

Da sempre le grandi passioni aprono la strada alle innovazioni ma non sempre queste portano benessere per tutti. Per capire meglio quanto sto per dire basti pensare alla scoperta del telefono, inventato da Innocenzo Manzetti, perfezionato da Antonio Meucci e brevettato dal più ricco e scaltro Alexander Graham Bell.

Non v’è dubbio o eresia nel dichiarare che il telefono è uno strumento sociale. Infatti, negli anni del boom economico i vari governi che si sono succeduti alla guida del paese Italia lo hanno ritenuto tale, tant’è vero che le aziende del settore raccoglievano fondi pubblici per migliorare la comunicazione e offrirla anche nei centri più degradati geograficamente ed economicamente. Insomma, il telefono era ritenuto un bene sociale da offrire alla popolazione a basso costo tant’è che fino agli anni 80 le telefonate urbane erano illimitate e neanche a tempo. Ma si sa, fino a quando c’è da spendere per impianti e ricerche tecnologiche c’è lo Stato ad elargire e quando inizia a diventare business che subentrano i furbetti. Infatti, in Italia, la società telefonica parastatale Sip, oltre che gestire la telefonia pubblica e privata, era anche un gran contenitore di posti “politici” che ottemperava al manuale Cancelli. Col tempo, la Sip apre al privato dopo avere goduto dei fondi della comunità e diventa Telecom e in seguito Tim per la telefonia mobile. Eppure, per quanto concerne la telefonia mobile l’etere è di tutti. Perché dopo avere investito e ammortizzato fondi comunitari lo Stato permette a pochi di trarre benefici e guadagni?

Analogo discorso per la Fiat, la fabbrica automobilistica italiana che ha anch’essa goduto dei benefici statali e che ora lascia col culo per terra una larghissima maggioranza di lavoratori per tenere testa ad un mercato drogato e inesistente visto l’alto numero di disoccupati privi di reddito. Ancora peggio se pensiamo allo scandalo sulla privatizzazione dell'acqua pubblica che si vorrebbe attuare con legge governativa. Cioè, fatemi capì, a quando una tassa sull'aria?

Sarebbe più serio pensare di legiferare in direzione dello stato sociale per affermare un diritto sacrosanto che si chiama VITA e ripristinare al più presto quanto è stato tolto ingiustamente perché senza un welfare mirato non c’è crescita di nessun genere! Non esisite la fabbrica che produce e non ci sono i consumatori, se proprio la vogliamo buttare sul consumismo, mentre se vogliamo aprire un discorso cristiano d’amore per il prossimo dobbiamo fa sì che esista la possibilità del diritto alla vita per tutti. Migranti compresi.

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