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mercoledì 22 settembre 2010

ci vogliono ciechi e stupidi

Oscurantismo contemporaneo. 

Qual è la posizione migliore da assumere in un’epoca ambigua che ricorda l’oscurantismo storico del XVIII secolo e quale il ruolo di cittadini e intellettuali contemporanei? È lecito riflettere? Opportuno schierarsi; oppure conviene mettersi da parte, rimanere fuori dalla mischia e aspettare che le cose si mettano a posto da sole?

Considerazioni più che legittime! Dati i tempi.

L’incognita del futuro, è una variabile gestita, più che dal fato, dagli uomini in possesso dei simboli del potere temporale. Uomini, all’apparenza colti, dabbene, morigerati e religiosi, praticanti che si recano a messa, dialogano col parroco e si mostrano angosciati dalle disgrazie altrui. Teatranti! Che crocifiggono i deboli, sfruttano l’onda della povertà indotta e parlano a mezze frasi. Individui, che per brevità, si possono paragonare all’uno numerico, lasciano intendere scenari migliori così da raccogliere il consenso di più zeri possibili.
Il malcontento accomuna e muove gli zeri sociali, li spinge ad associarsi in confraternite, partiti e alleanze; affianca buoni e no. E se davanti a loro si pone un insignificante signor uno ecco che, entrambi, assumono valenze inimmaginabili. Dimenticano la loro vacua nullità esistenziale e gonfiano il petto pronti a sfidare chiunque. Omettono di essere privi di peso e consistenza.
L’amara realtà è che loro, gli zeri, esistono fin quando l’uno, il capostipite esiste.

Purtroppo è stato così anche per saggi profeti, guide spirituali e politiche illuminate. Uno tra tutti, Gesù, dapprima osannato, accolto, ospite conteso perché taumaturgo, filosofo, pastore degli umili venduto per trenta denari. Umiliato e crocefisso da un volgo imbruttito dalle parole dei colti.

mercoledì 25 agosto 2010

demenza e ignoranza nelle intolleranze razziali

Intolleranze leghiste? No demenza e ignoranza!


Alcuni territori e i suoi abitanti, chissà per quale forma di concezione o fato, ripetono a distanza di secoli gli stessi errori. Forse perché fanno parte del loro dna e quindi, prima o dopo, la particella genera imperfezioni e tumori nel corpo sociale.
E la lega nord, in quanto a proclami, atteggiamenti e intolleranze nei confronti dei “diversi da loro” lo testimoniano.
È nel 1693 che a Milano una grida concedeva a ogni cittadino la “libertà di ammazzare impunemente gli zingari e di appropriarsi dei loro averi, quali bestiame e denari”.
Mentre nel 1726, il Gran Maestro dei Cavalieri di S. Giovanni, in Germania, ordinava la condanna a morte immediata degli uomini e la fustigazione e l’espulsione per le donne.
In Germania, come si sa, le persecuzioni sfociarono nell’immane sterminio nazista dell’ultimo conflitto mondiale, dove, un numero inimmaginabile di persone costipava i campi di concentramento; lì, la follia nazista aveva imprigionato e decimato le razze ritenute dal loro ignobile delirio impuri, quindi ebrei, zingari, omosessuali e nemici politici del regime nazifascista.

E oggi? Cosa sta succedendo in Italia in Europa e nel mondo?

lunedì 9 agosto 2010

per uscire dalle incertezze e dare fiducia agli italiani

Le radici elitarie della politica italiana continuano a far germogliare ceppi d’idee ancorate nell’ideologia della destra aristocratica che da sempre ha governato l’Italia.

La classe dirigente, formatasi dopo la caduta della monarchia, assume l’eredità strategica dei governi succedutesi nel regno d’Italia e, ancora oggi, nonostante i notevoli progressi democratici, non si discosta molto dai fini dello stato liberale governato dai voti provenienti dal patriziato e dalla borghesia che, fino al 1880 non superò il 5% della popolazione. Infatti, fino a quel tempo, l’elettorato attivo era composto dai maschi con più di 25 anni con un reddito che consentiva loro di pagare almeno 40 lire d’imposte dirette e che sapessero leggere e scrivere. Vincoli abbassati col governo Depretis che rivede i criteri e abbassa l’età per gli aventi diritto al voto da 25 a 21 anni e riduce a 19 lire il censo, ma tutti gli elettori devono possedere la licenza della seconda elementare.
La riduzione generalizzata di età, reddito e istruzione, secondo alcuni e tra questi il calabrese Bruno Chimirri, nel rendere “massiva” l’affluenza alle urne e consentire a un largo ceto, presumibilmente poco acculturato, di essere parte attiva nella gestione dei suffragi, significa abbassare il livello culturale del governo.
L’atteggiamento aristocratico della gestione governativa cambia con la trasformazione del lavoro e della società, anche se per una svolta radicale si deve attendere la proclamazione dello Stato Repubblicano e il diritto al voto delle donne.

Agli inizi del ‘900 crescono gli insediamenti industriali, le fabbriche e, conseguentemente, anche le coscienze evolvono in armonia con i progressi economici, morali e politici del popolo italiano.
Ma, nonostante le lotte sindacali democratiche, le rivendicazioni salariali e la stesura dello statuto dei lavoratori in Italia non vi fu mai una vera politica o un programma governativo di sinistra. Al massimo ci s’imbatte in un liberalismo moderato vicino alla tradizione conservatrice illuminata della destra storica.
Un liberalismo capitalista contrario al protezionismo di Stato, e le scelte dei governi che si sono succeduti, compresi quelli repubblicani contemporanei, lo dimostrano.

Oggi siamo a una svolta storica! Le classi dirigenti sono chiamate a osare, progettare qualcosa di “intellettualmente alto” per la comunità: devono sapere ridistribuire le ricchezze; dare fiducia ai giovani; tranquillità a quanti versano in disagiate condizioni economiche; essere lungimiranti, propositivi nei fatti e non nei proclami autoreferenziali perché la realtà è spietatamente cruda nel mostrare incertezze e ricordare drammi individuali e collettivi, frutti di scelte sbagliate che antepongono il profitto aziendale o individuale piuttosto che porre l'uomo al centro delle politiche sociali.

mercoledì 14 aprile 2010

Italia prima Repubblica tra realtà e demagogia,


E mentre il popolo annaspa nei bisogni la demagogia continua a mietere vittime.

Con il termine Prima Repubblica si definisce il periodo temporale politico gestito dai partiti del cosiddetto arco costituzionale italiano che, dal dopoguerra (1946) fino ai primi anni novanta (1994) hanno, appunto, adottato particolari forme gestionali scorrette e ridistribuito le risorse dello stato secondo parametri partitici più che sociali.

La trasformazione politica dei partiti fu avviata dallo scandalo “mani pulite” che vide implicati tutti i partiti della vecchia repubblica in finanziamenti illeciti composti di “lasciti e donazioni volontarie” ai partiti elargiti da imprenditori e faccendieri come segno di gratitudine per i favori ricevuti.

I mass media, con l'espressione mani pulite indicarono l'operazione giudiziaria condotta in Italia negli anni novanta dal pool della Procura della Repubblica di Milano formato da Antonio di Pietro, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Ida Bocassini, Francesco Greco, guidati dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli.

Le indagini scoperchiarono il pentolone del malaffare dei dirigenti politici ed economici dell’Italia del dopoguerra, del boom economico ma anche dell’austerità degli anni 70 e 80.

Un’Italia guidata dai partiti storici: democrazia cristiana, partito socialista, PSDI, PRI, PLI e dall’opposizione rappresentata dal PCI che raccoglieva il malcontento popolare rappresentato dalle piccole formazioni dell’estrema sinistra: psiup, lotta continua, pdup, il manifesto, avanguardia operaia. 

L’Italia degli anni di piombo, degli attentati mafiosi, dei brigatisti rossi e neri.

L’Italia di Borsellino, Falcone. L’Italia di Moro!

L’Italia dei sospetti e dei finanzieri d’assalto! Insomma un’Italia al microscopio, sempre sotto indagini che non arrivano mai a buon fine; che non spingono le menti verso vecchi consolidati schemi etici ma che inducono a diventare “furbi” scaltri per non affondare.

D'altronde, le inchieste, condotte e appena accennate, purtroppo lasciano capire chiaramente che lo scossone di mani pulite e tutti gli altri scandali non sono stati sufficienti a risolvere illeciti e rieducare le menti ma hanno reso più guardinghi e scaltri quanti usano il sistema “partitico” nazionale.

sabato 27 febbraio 2010

contro ogni falsità: democrazia e intelletto


Nonostante il casino che stiamo vivendo, il tempo continua a scorrere.
Notti e giorni si alternano e tra qualche mese ricominciano le vacanze estive; riprenderemo a lamentarci del caldo, dell’acqua sporca, delle imbarcazioni che arrivano sulla battigia, dei ragazzi che schizzano mentre vorremmo rosolarci al sole caldo di Calabria.

Tra qualche mese avremo novità politiche, istituzionali, e, forse, qualche buona nuova nella sfera del privato.

Tra qualche mese la bagarre politica elettorale sarà finita. I nemici torneranno a dialogare, a dividere e occupare posti di potere, a governare il sottobosco. Tutto come prima con più l’odore nauseabondo del putridume dilagante di un malcostume sociale incancrenito che deprime la morale comune e annulla la cultura di un popolo. Un popolo di morti viventi che vive rincorrendo bugie sparse dal cappellaio matto e dal suo esercito di leccalecca.
Il putridume dilaga; contagia le menti narcotizzate dai messaggi televisivi addomesticati dai programmi spazzatura e dalla disinformazione imposta come verità di regime. Un regime che sa di morte. Morte della cultura. Morte della morale. Morte della giustizia.

Ma, nonostante il profumo di morte che segue e spegne i giorni dei singoli la vita collettiva continua.

E allora che muoia il seme dell’oblio. Il seme della demenza che domina i popoli privi di memoria storica. La demenza che ammorba tutto e cancella i misfatti col suono suadente della voce del piazzista contemporaneo di pentole e vasellami; il venditore di fumo che promette paradisi terreni ai suoi seguaci; lo showman che fa dimenticare gli imbonitori che l’hanno preceduto e che hanno incantato le masse; fomentato odio; causato guerre; conflitti etnici; religiosi; creato miti e leggende; causato carneficine; costruito lager; legittimato omicidi etnici; cancellato il futuro di bambini inermi.

Per non dimenticare gli orrori collettivi, diamo uno sguardo al passato, ripercorriamo le azioni che hanno spento i sorrisi dei bambini deportati insieme ai genitori solo perché ebrei, zingari, oppure perché omosessuali, neri, insomma razze ritenute inferiori; e non dimentichiamo quei bambini rapiti, addestrati alle armi, mandati al macello o usati come pezzi di ricambio per il mercato opulento.

Non lasciamo che lo sberleffo del cappellaio matto copra fatti abominevoli ma reagiamo alla mistificazione e sfrondiamo il presente da oltranzismi e incomprensioni per aprire al dialogo alla conoscenza alla comprensione, se vogliamo lasciare un buon ricordo ai nostri figli e non essere maledetti dalle future generazioni! Difendiamo la democrazia!

domenica 20 dicembre 2009

Tesori di Calabria: sistema produttivo, prima e dopo l’unità d’Italia


Il 27 dicembre 1947, Enrico De Nicola, primo capo dello Stato Repubblicano firma la Costituzione.

Sono trascorsi 62 anni esatti da quello storico giorno. Gli Italiani, reduci da guerre e miserie votarono per l’abolizione della monarchia e proclamarono lo Stato Democratico sorretto dalla Carta Costituzionale redatta
con arguzia e lungimiranza da eminenti uomini che spesero le migliori energie giovanili affinché l’Italia e gli Italiani non rivivessero il dramma di quei tempi bui. Nonostante la povertà dei territori rovinati dalla guerra e dai saccheggi, gli Italiani accolsero con fervore il nuovo ciclo storico.

Alcuni emigrarono, altri rimasti nel sud continuarono a lavorare i campi mentre al nord ripartivano le grandi fabbriche. Le regie miniere del polo siderurgico di Mongiana, sulle serre calabresi care ai Borboni, chiuse da tempo, (1881) indussero i minatori a emigrare in Germania, Svizzera, America.

Nel 1806 la Calabria è dominata dai francesi e il ministero della guerra e della marina francese è proprietario del complesso siderurgico che ne migliora i forni fusori, disciplina lo sfruttamento boschivo e disloca nelle Vecchie ferrifere di Stilo in Piano della Chiesa il polo ferriero. Qui, nella fonderia Robinson, si costruiscono cannoni e fucili.

Migliorano i collegamenti stradali e le condizioni di lavoro, l’assistenza medica, la pensione e l’istruzione pubblica. 

Tutto sommato, il periodo francese è stato motivo di crescita culturale, sociale e sviluppo delle attività siderurgiche calabresi. 

Col governo Murat, s’intensifica la produzione nelle officine e il ferro è usato anche per costruzioni civili, come la tratta ferroviaria Napoli - Portici e i ponti, Real Ferdinando sul Garigliano e Cristina sul Calore. Nello stesso periodo la fonderia di Mongiana sforna ghisa di qualità pari a quella inglese nei tre altiforni di San Ferdinando, Santa Barbara e San Francesco.

Nel 1864, la commissione per le ferrifere vende gli stabilimenti e i boschi alla Società generale del credito mobiliare e al Banco nazionale nonostante l’analisi positiva sulle ricchezze dei giacimenti.
La siderurgia calabrese muore e quella del centro e del settentrione d’Italia decolla.

Dieci anni dopo, nel 1874, il governo italiano vende gli stabilimenti siderurgici calabresi all’ex garibaldino Achille Fazzari, poi parlamentare del nuovo regno.

Achille Fazzari tenta di riaprire le attività nel 1881 ma poi abbandona a causa dell’assenza di aiuti statali. Tuttavia, Fazzari si dedica alla Ferdinandea e migliora la produzione delle segherie e delle acque minerali servite da una piccola centrale idroelettrica.

A 66 anni di distanza dalla chiusura del polo siderurgico calabrese, che apportava prestigio e ricchezza al territorio, i superstiti della grande guerra sperano nella ricostruzione nazionale dello Stato di Diritto sancito dalla costituzione della Repubblica Italiana.
La ricchezza non manca e la volontà di produrre beni per la nascente società democratica è forte nei calabresi! Purtroppo le speranze sono state disattese e i calabresi costretti a migrare per sopravvivere.

Oggi la Repubblica Italiana ha compiuto sessantadue anni. Calabresi, Marocchini Africani… abitanti dei sud del mondo, sperano che venga abolito il linguaggio e le azioni del politichese di cui si sono appropriati gli arrampicatori sociali che affossano e uccidono i proponimenti dei Padri Costituzionalisti.

lunedì 24 agosto 2009

Calabria, storia, mitologia, realtà



Calabria tra storia, mitologia e realtà


Scyllaceum, la più importante città dei Brutii, (…) situata nel golfo adriatico, sta come un grappolo d’uva sospeso ai colli, né si solleva in alto con erta difficoltosa se non per osservare con piacere campi verdeggianti e la cerulea superficie del mare. Essa guarda il sole appena sorge, senza bisogno che l’aurora l’annunzi, poiché non appena vibra i suoi primi raggi, subito mostra tutto il suo luminoso disco. Essa mira Febo che si rallegra di riflettere colà la chiarezza della sua luce, di che, superando la stessa Rodi, a ben ragione può chiamarsi patria del sole. Rifulge di una luce chiarissima e, dotata di un clima assai mite, ha inverni pieni di sole ed estati fresche; e senza alcuna tristezza passa il tempo dove non si hanno a temere malanni (…)”

Così descriveva la sua Squillace il senatore Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, fine studioso della cultura gotica e romana, nonché politico alla corte di Teodorico.

Cassiodoro realizzò la prima università europea in Squillace: il Vivarium, che divenne fucina di cultura classica e cristiana in un periodo di oscurantismo umanistico.

Oggi il territorio compreso tra Squillace e Lamezia terme, - luoghi citati da Aristotele nella sua teoria sull’origine semantica del nome “Italia”, allorquando sosteneva: “… raccontano i dotti che uno degli abitanti di quella terra, un certo Italo, diventò re dell’Enotria, (…) da lui prese la denominazione di Italia quella penisola d’Europa compresa tra i golfi Scilletino e Lametico,”- è potenzialmente un museo a cielo aperto: immensi tesori archeologici aspettano di vedere la luce del sole come la greca Skilletion, colonizzata da Menesteo o, stando ai racconti popolari, costruita da Ulisse con i resti delle sue navi piaggiate nei pressi dell’attuale Roccelletta di Borgia.

sabato 11 luglio 2009

da Kròton a Crotone, il fascino della storia



L'origine di Crotone è connessa alla spedizione achea del 700 a.c. La sua origine è suggerita dal tripode delfico impresso nello stemma cittadino che rimanda al responso dell'oracolo di Delfi, il quale, pare abbia indicato il luogo della nuova colonia agli achei. Kròton fu ricca e potente; celebre per l'imbattibile bravura dei suoi atleti e luogo dei giochi di Olimpia, di cui Milone ne fu vincitore. A Crotone sorse una prestigiosa scuola di medicina e l'ancor più rinomata scuola filosofica di Pitagora di Samo arrivato nel 530 a.c. Fonti antiche testimoniano che nel periodo della massima potenza, la polis fosse circondata da 12 miglia di mura e vantava l'egemonia delle rotte commerciali dell'odierna Calabria. Poi, passata municipium sotto il dominio romano inizia il declino.
Il sistema feudale iniziò nella metà dell'undicesimo secolo con la conquista dei normanni e nel XIII secolo gli angioini racchiusero i nuovi sobborghi dentro una cinta muraria più vasta. Per volere del viceré Pedro de Toledo, verso la metà del XV secolo, si costruì una nuova cinta muraria di forma pentagonale per contenere le invasioni turche con un nucleo fortificato, costituito da un castello con torri, baluardi e fossato; all'interno delle mura, la città è caratterizzata da un sistema urbanistico policentrico raccordato da un intricato sistema di vie strette. Ma non voglio rovinare il piacere della scoperta a quanti intendono visitare una città pregnante di storia; aggiungo solo che dal 1992 è capoluogo di provincia.
Oggi Crotone vive principalmente di turismo grazie alla sua storia ed ai tesori ritrovati nel santuario di Hera Lacinia di Capo Colonna, luogo sacro della Magna Graecia, conservati nel museo cittadino; al suo lungomare attrezzato che invita a prolungare la passeggiata verso la costa viola, Isola Capo Rizzuto, le Castella; per indicare, infine, Botricello, Sellia, Catanzaro Lido... insomma, le innumerevoli bellezze della Calabria

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