venerdì 10 settembre 2010

sulle orme di Machiavelli

Le cattive notizie non mancano. I mezzi di comunicazione di massa gareggiano a chi sbandiera meglio e prima i temi principali:
Occupazione, anzi disoccupazione;
debito pubblico; scandali pubblici e privati; evasione fiscale, lavoro nero, corrosione di denaro pubblico; malgoverno.
Mobbing; nei pochi posti di lavoro rimasti; violenze nelle periferie; nelle scuole. Stolting. … stalking. Il circolo vizioso sembra non avere fine!

I mass media ripetono ciclicamente le notizie. Fatti di malasanità gonfiano i palinsesti e, di rimando, i manipolatori mediatici i fatti. Le bolle si esaltano, volano alte, scoppiano nell’aria o vanno verso altri lidi; poi, si quietano. Le notizie aggrediscono gli orecchi, penetrano il substrato mentale, s’annidano, fanno le fusa come non mai. Tengono alta l’attenzione delle masse. La contemporaneità mediatica crea e promuove business. Mentre, nella società tribale, risolto il problema del sostentamento fisico; attuata la procreazione e il mantenimento della prole fino all’età dell’autosufficienza, tutto il resto è quieto, rilassante bighellonare creativo.
Non è così per l’uomo contemporaneo. Per il civilissimo city man, le necessità sono il suv anche se deve fare due km al giorno tra casa e ufficio; le ferie in posti snob; la residenza signorile; la seconda e la terza casa; la barca pardon lo yact! …
Dalle false esigenze nasce la bolla mentale. La stessa bolla che sovverte i valori; che antepone la finanza alla solidarietà e crea falsi miti.
Beh, per concludere, è chiaro che se i contemporanei guardano troppa tv e vogliono emulare i vips, qualche problemino in più, rispetto a quelli seri e impellenti del vivere quotidiano, si pone. Anche perché in ogni città, esistono i grandi che desiderano comandare e opprimere il popolo e di contro esiste il popolo che desidera non essere oppresso né comandato dai grandi. (…)* Ecco che, chi può, costruisce una vita parallela in second life per sfuggire alla realtà amarissima. Purtroppo, dismessi i panni dell’avatar, al rientro, nel mondo reale si trova i problemi amplificati. Nessun principe o cavaliere errante, nel frattempo, ha ucciso il drago e riportato il benessere nel regno. Anzi, con lui o senza di lui, i furbi sono andati avanti; hanno escogitato altre marachelle. Sono riusciti, ancora una volta ad ammansire il branco. Hanno promesso. Si sono indignati. Hanno tuonato contro le lusinghe del potere e contro chi dovrebbe porre le proprie forze al servizio del paese e governare senza trucchi e inganni elettoralistici. Contro chi Ammansisce borse e mercati, non tutela l’ambiente ... sembra che la storia non abbia insegnato nulla… il branco esiste ancora.
È necessario al Principe essere gran simulatore e dissimulatore; e sono tanto semplici gli uomini, e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare.*
(Niccolò Machiavelli)*

giovedì 9 settembre 2010

inquietante gaffe di Andreotti nel ricordo di G. Ambrosoli

L’inquietante gaffe di Andreotti.

È raccapricciante sentire commenti che giustificano l’uccisione di un professionista serio. un omicidio commissionato dai poteri grigi per chiudere indagini dannose per la malafinanza organizzata. Un professionista che svolge il lavoro assegnatogli, per giunta da organismi statali, in maniera deontologicamente irreprensibile, senza guardare in faccia nessuno, valutando i fatti secondo i criteri legislativi in atto nello Stato italiano. Eppure, qualcuno, nel commentare dopo quasi 30 anni i fatti oscuri legati alla figura di Sindona, liquida con un motto romanesco l’uccisione di un uomo:
“In termini romaneschi, se l'andava cercando”. Ma la cosa grave consiste nel fatto che a pronunciare queste parole, è un senatore a vita, un politico che ha governato l’Italia per moltissime legislature e che è stato all’ombra del potere da quando è nata la Repubblica: Giulio Andreotti!

Il quale, dichiara, subito dopo, di essere stato frainteso. Come si può fraintendere un’affermazione così chiara?, detta nei confronti di Giorgio Ambrosoli, il liquidatore dell'impero di Michele Sindona ucciso l'11 luglio del 1979.

Che sia la demenza senile a lasciar venir fuori lapsus freudiani?
D’altronde, un vecchio detto recita che: la verità si apprende dagli ubriachi e dai bambini.
E se a una certa età si ritorna bambini…

Battute a parte, il lato veramente orribile di tutta la vicenda, a prescindere se si tratta di gaffe o malintesi, consiste nell’anteporre la ragione di stato, quindi bancarotte ecc., alla sacralità della persona umana. ma, essendo segreti di stato, noi non sapremo mai la verità! Unici dati certi: l’annullamento fisico di una persona che indagava sui conti di un banchiere e il depistaggio d’ingenti somme di denaro pubblico. E, comunque, le esternazioni del senatore Andreotti invitano a "non andare a cercarsela, essere poco precisi" se si vuole campare qualche giorno in più.

rapporti tra impiegati e pubblico nelle amministrazioni

Tra il serio e il faceto.

Fantastica storia, ispirata da una vicenda reale, vissuta in uno dei tanti uffici pubblici.


È raro trovare impiegati motivati e coscienziosi, forse a causa delle sofferenze economiche, oppure per le disparità e le incongruenze in seno all’ufficio d’appartenenza. Sta di fatto che l’utente privo di conoscenze rischia di andare da uno sportello o da un ufficio all’altro senza risolvere granché.

Nonostante il ministro Brunetta ce l’abbia messa tutta per dare un impulso diverso e riorganizzare compiti e dipendenti statali, negli uffici, si continua a vivere la solita aria di decadenza, specie laddove vi sono impiegati che ricoprono cariche istituzionali. Qui, il servilismo dei subalterni è omertoso ai massimi livelli, il commesso sbarra il passo a chiunque motivando che l’orario al pubblico è dalle 10,00 alle 13,00 e se ci si trova nella fascia oraria consentita, è più facile fare un terno al lotto che trovare il funzionario. “è uscito a prendere un caffè proprio in questo momento ma ritorna subito” questa la frase di rito dei colleghi, mentre tu stai lì, dietro la porta semiaperta ad aspettare. Osservi la giacca appesa e l’enorme scrivania linda.
Dopo qualche ora, arriva il funzionario che premuroso si scusa per il ritardo e l’attesa inflitta.

“la giacca non è sua! Ce l’ha addosso!” esclama un utente in attesa.
E a lei che gliene frega? Sentenzia un impiegato in procinto di entrare nella stanza. “È mia! Le dobbiamo rendere conto?”
Che succede? Chiede da dietro la scrivania, il funzionario.
Come che succede! Ha pure il coraggio di chiedere che succede! Ci vuole una bella faccia tosta…
Come si permette! Lo sa chi sono io? Ah, ma io la rovino ti conosco so chi sei ti faccio perdere il posto!
Magari ce l’avessi! Replica il malcapitato. Grazie a gente come te mi trovo qui ma prima o poi qualcosa deve cambiare. E se non basta Brunetta, a da venì baffone!

mercoledì 8 settembre 2010

per Berlusconi, Fini e... gli struzzi

Da sempre l’uomo ha cercato di istaurare forme associazionistiche.
Nel tempo ha formato clan, tribù, famiglie, bande, partiti. Ha cercato di fortificare e rendere stabile la propria persona e quelle a lui vicine. Nulla di male! Poiché l’uomo è un animale sociale che tende a stabilire contatti e preservarli.

In affari le associazioni prendono il nome di società o aziende. Negli affetti, famiglia. E in politica. Partiti. Ovviamente, ognuna di queste, tutela interessi differenti e quando non collimano iniziano le offensive.

In Italia ne siamo profondamente convinti, viste le vicende storiche. Persino negli uffici e nei luoghi di lavoro in generale esistono gruppi di persone con pensieri e atteggiamenti differenti, sia nei confronti dei piani industriali che politici. Da ciò lo stalking, parola inglese che sta ad indicare la persecuzione di chi ha potere sui subalterni. E, c’è chi approfitta della posizione per coltivare economie personali, in politica, negli uffici pubblici e nella società generalizzata. A quest’ultimo fenomeno si associano differenti nomi con lo stesso significato: mafia, ndrangheta, camorra ecc.

Per alcuni, giornalisti e politici, pare che la scoperta di detti fenomeni sia recente. Di punto in bianco parlano di borghesia mafiosa, zona grigia, colletti bianchi mafiosi e via fantasticando.

Di fatto, alla base dei fenomeni c’è una forma atavica di “autoconservazione” dettata dai bisogni umani. Bisogno di un lavoro. Bisogno di libertà. Pluralità. Democrazia!

Quando lo Stato, nella persona dei suoi Ministri e Governatori, saprà programmare e offrire ai Cittadini i modelli fondamentali del diritto alla vita le forme d’associazionismo deviato cesserà di esistere.

A tal proposito, rivolgo un pensiero al Presidente del Consiglio Berlusconi e della Camera, Fini:
Spendete le vostre energie per progetti più alti. Progetti mirati a risolvere i problemi della comunità e lasciate da parte le beghe personali per il bene di tutti gli italiani, per evitare ulteriori tragedie legate ai bisogni e al diritto alla vita.

martedì 7 settembre 2010

verso le elezioni: cambierà qualcosa?

Non so se gli esponenti della sinistra siano stati all’altezza della situazione politica italiana e se veramente hanno tentato di attuare i programmi cari ai “credenti”, vale a dire, a coloro i quali hanno speso energie per realizzare progetti di crescita solidale per mero spirito di servizio e sposato le cause, le battaglie, i programmi, tutti determinati a creare un clima di solidarietà tra la gente nel rispetto della cosa pubblica.

Di sicuro la destra ha attuato il suo, di programma. Un programma per niente liberale e sociale. Si evince dalle politiche “maroniane” indirizzate a respingere i profughi per non fare toccare loro terra italiana. E poco importa, al ministro Maroni, se il ritorno in patria dei migranti significa morte certa per fame o dissenso politico! L’ultimo suo editto configura l’espulsione per quanti non possono certificare un reddito e una casa dignitosa. … ma, signor Ministro?!, vale anche per gli italiani? No, perché, sa, ci sono molti italiani in queste condizioni o giù di lì, prossimi a cadere nello stato d’indigenza. O per noi è prevista un’altra ingloriosa fine?

Qua tutti, indistintamente, a destra e a sinistra, hanno perso di vista la realtà. Hanno dimenticato, se mai saputo, che i governanti sono eletti per risolvere i problemi contingenti e non per fare melina, continuare a fare proseliti, qualche legge giusta, molte inutili e forse dannose, accentuando le differenze culturali, politiche, religiose e economiche dei popoli che vivono nella Repubblica Italia.

lunedì 6 settembre 2010

cattivi maestri

I vecchi gerarchi del pci hanno ammazzato l’ideologia comunista!


Le mummie dell’ex Pci sono ancora tra noi. Il loro dissennato modo d’intendere e fare politica allontana i giovani dall’impegno sociale, li disorienta nelle scelte e avvelena l’eredità intellettuale dei vari dirigenti che hanno formato l’indimenticabile Berlinguer, insomma di quei Politici che hanno saputo tracciare una linea netta tra le cose lecite da perseguire e quelle da ostacolare con fermezza.
Quell’ideologia che esaltava la fratellanza tra i popoli e tendeva la mano ai derelitti; uomini emarginati che un tempo trovavano rifugio nella casa del proletariato che ospitava la cosiddetta classe operaia composta prevalentemente di terroni e polentoni uniti per il bene comune sotto la stessa bandiera nell’ideologia che voleva annullare le differenze culturali, economiche e sociali attraverso lo studio e il coinvolgimento solidale per un’emancipazione reale delle classi meno abbienti che, per egoismi atavici, hanno subito la storia e le angherie dei forti.

Senza farla lunga! Un tempo era impensabile invitare alla festa dell’unità un esponente dichiaratamente agli antipodi. Un personaggio ritenuto “nemico politico”. Uno che rappresentava il male politico da combattere.
Oggi, con estrema disinvoltura assistiamo a uno spettacolo spiazzante: Fassino che inveisce contro uno sparuto gruppo di contestatori. Ragazzi a sinistra che lanciano invettive, non importa a chi, importa, invece la reazione del dirigente ex pci che zittisce e mortifica la commovente passione, nonostante tutto, ancora presente in alcuni.
Fassino dimentica che questo fa parte della passione politica. Quella politica sentita, pacifista, che esprime spassionatamente gli umori della gente priva di voce perché mai nessuno darà loro la possibilità di parlare o confrontare tesi su palchetti o talk show televisivi.

Non fa parte, invece, del dialogo politico l’arroganza con cui si gestiscono le tavole rotonde. Dibattiti preconfezionati; con bigliettini passati al nemico per toglierlo d’impaccio. E la violenza verbale o fisica perpetrata di continuo.

Con ciò, non intendo asserire che non debbano collaborare col governo, anzi, dovrebbero essere le pietre d’angolo per la costruzione di un nuovo stato sociale. Dovrebbero fare proposte concrete senza tergiversare. E, se convinti che si debbano fare sacrifici, bene!, che lo dicessero!
Noi siamo qui! Pronti a lavorare per una società a misura d’uomo!

domenica 5 settembre 2010

Infibulazione e culture alternative

ma che politica e cultura, sono solo canzonette


Infibulazione, pene corporali con pseudo fini educativi, impiccagione, sedia elettrica e pena di morte in generale, sono concetti lontanissimi dalla cultura laica e cristiana.

Ragionevolmente ci indigna “garantire l’integrità sessuale” della donna attraverso pratiche assurde come raschiare le grandi labbra per formare una sorta di cintura di castità “naturale” lasciando solo un piccolo orifizio per urinare.

È impensabile per dei genitori cresciuti in stati democratici praticare l’infibulazione alla propria figlioletta o basare i rapporti sociali su rigidi, quanto violenti canoni educativi, anche se, ancora, si sente qualcuno dire che “mazze e panelli fanno i figli belli”, in realtà in nessuna famiglia si adotta la linea dura. L’emancipazione culturale suggerisce il dialogo, la comprensione e l’estrinsecazione spontanea di pensieri e bisogni, solidarietà e confronto leale nei rapporti sociali.

Unico attributo subdolo che condiziona i rapporti umani nelle realtà, cosiddette, evolute, è il tarlo della dipendenza psicologica, alimentato e deliberatamente attuato da insospettabili soggetti a capo d’importanti schieramenti. Signori che gestiscono poteri. Gente nota, legata da vincoli affaristici, che garantisce il bene e il male in seno alla società. Personaggi che giocano con i destini dei deboli e che non tentennano un attimo a infliggere pesanti sanzioni a chi sgarra, teorema, che, tradotto nei termini dell’antistato, significa, anche, eliminazione fisica, attentato, lupara bianca, stragi. Allora? Qual è la differenza tra la cultura “evoluta” europeista e quella sottomessa alle leggi fondamentaliste? Perché fa tanto scalpore la vicenda di Sakineh, la politica di Sarkozy contro gli Zingari, le intolleranze razziali nostrane e non si ha il coraggio di esternare onestamente quanto non va nei rapporti spiccioli in seno alla famiglia, nella scuola, insomma, nella società e nella classe dirigente? Siamo narcotizzati? O siamo tutti annichiliti dalle strategie delle vecchie faine della gestione politica, per cui, riteniamo opportuno indirizzare gli sguardi altrove piuttosto che iniziare a risolvere quelli vicini a noi così da poterli garantire scientemente agli altri?

sabato 4 settembre 2010

per Mario Caligiuri, Assessore alla cultura, nominato da Scopelliti

aore12
Carissimo Mario,

Conosco il tuo impegno e la caparbietà nel portare avanti validi progetti culturali, grazie ai quali la Calabria trarrà senz’altro giovamento, come Soveria Mannelli, d’altronde, che hai amministrato saggiamente con passione e un bel po’ d’inventiva per tanti anni.

È inutile ricordare le arretratezze storiche della nostra bellissima regione ma permettimi di dire che l’unico grande artista contemporaneo riconosciuto nell’olimpo dell’arte e, cosa di non poco conto dal punto di vista economico, dal mercato che ruota attorno ai prodotti artistici, è il Maestro Mimmo Rotella, scomparso qualche anno addietro; comunque, poco conosciuto e valorizzato in vita dal grande pubblico e dalle realtà culturali nostrane.

Perché ti ricordo questo figlio di Calabria? Perché ritengo che ci siano altri talenti da valorizzare. Diamo la possibilità a quanti possono aiutare la Calabria, farla diventare meta di turismo culturale e, perché no, attraverso il lavoro aggiungere carisma a una terra già carica di cultura ellenica, magnogreca e romanica.

Gli eventi in programma sono per la maggior parte eventi espositivi importati, composti di pacchetti preconfezionati di artisti conosciuti solo dagli addetti ai lavori che emarginano e mortificano ulteriormente le intelligenze locali. Ciò comporta il depauperamento delle nostre risorse, giacché non vi è un ritorno economico/culturale per la Calabria. D'altronde i numeri parlano chiaro, attorno ai grandi eventi finora realizzati non c’è partecipazione attiva e conseguenzialmente non esiste indotto che arricchisca le strutture alberghiere e ristorative.

Si sa, la cultura non paga nell’immediatezza, però, se la volontà politica spiana la strada con i mezzi a lei confacenti e forma una scuderia artistica calabrese, senz’altro, questa, sarà volano propulsore di ricchezze intellettuali e materiali per i calabresi.

Sono sicuro che grazie alla tua sensibilità e lungimiranza, si possono invertire gli ordini dei fattori attraverso proficui scambi culturali così da dare precisi segnali ai giovani, agli artisti e a quanti sono costretti di tentare la ventura altrove. È quasi come l’emigrazione sanitaria che spinge all’esterofilia.

Ribadisco: la tendenza si può invertire solo con l’aiuto di una politica culturale regionale tesa a scoprire e valorizzare talenti, giacché il territorio è privo di quella classe cosiddetta “illuminata” propensa a spendere risorse private nel mercato della cultura, salvo poi, investire cospicui capitali in prodotti di artigianato artistico suggerito dai mercanti.

Un caro saluto.

venerdì 3 settembre 2010

mestieri, c'era una volta in Calabria

C’era una volta, in Calabria.

"u zzappatura"



I castagni sono carichi. I ricci iniziano ad aprirsi; qualcuno, ancora verde, è già caduto tra le felci. Difficile vederlo, ma chi ha l’occhio allenato distingue subito le spine del riccio da foglie, legnetti e felci. Marco è lì col padre in compagnia di altri uomini che parlano tra loro: “ncigniamu e ccà!”* dice il padre ai contadini muniti di zappe, “rampamu u margiu de castagni luongu luongu u violu sinnò, si perdunu”.
Gli uomini si allineano. L’uno affianco all’altro alzano le zappe fin sopra le loro teste e le lasciano cadere nel terreno da rivoltare. Marco, più in là, raccoglie ricci, basta una bottarella nella “cresta” per aprirli e lui è un maestro nel farlo senza schiacciare le castagne tenere. La sua tecnica è semplice: col tacco sinistro tiene fermo il riccio e col destro imprime una leggera forza dall’alto verso il basso nella scriminatura formata dal verso delle spine. Ha le tasche piene di castagne verdi. Quelle sono destinate alla madre e alla sorellina. Lui le mangia sul posto, come testimoniano le bucce intorno.
Gli uomini nel frattempo hanno fatto un buon lavoro. Le felci non ci sono più e il terreno è zappettato e livellato a dovere. Resta ancora una fetta di prato da zappare. Gli uomini avanzano; le zappe si alzano e s’abbassano come le assi di un enorme ventaglio. Le lame addentano la terra rossa. I contadini fanno leva sul manico, sollevano la zolla, girano le zappe e frantumano la zolla col dorso.

* iniziamo da qua! Zappiamo il prato dei castagni delimitato dal viottolo sennò, le castagne andranno perse.

piove, governo ladro!

Piove! Si dice che agosto sia “capo d’inverno”. Infatti, dopo il 15 le giornate sono più corte e, dall’oggi al domani, i primi venticelli freschi soffiano sui corpi cancellando il caldo sofferto fino a qualche giorno prima.
C’è chi sospira sollevato e chi rimpiange il sole forte. Chi inizia la routine lavorativa con immensa nostalgia e chi si tuffa energicamente.
Non è cambiato niente! Solo il peso del calendario è ridimensionato; peso ch'è andato a gravare sugli anni che ognuno si sente addosso. Per il resto, tutto rimane invariato: le bugie della politica, gli schieramenti di parte, le ingiustizie, le assurdità dogmatiche delle religioni manichee che, pilotate da scaltri uomini d’affari, inducono i seguaci a compiere efferati crimini contro l’umanità.

Non è cambiata l’arroganza del potere che antepone la quadratura dei conti economici di uno Stato alla cultura e al welfare; governanti aziendali prestati alla gestione comune dello Stato di Diritto che attuano soluzioni sociali come se fossero in una qualsiasi azienda produttiva e mandano al macero intere famiglie pur di risanare i bilanci. Semplice! Molto semplice dire: le anomalie e le esuberanze sono il risultato delle politiche sbagliate dei governi precedenti!

Almeno i governi precedenti lasciavano la dignità di vivere. Ma questo lo sanno benissimo i nuovi ricchi, quelli che si sono arricchiti grazie ai favori della politica dei governi precedenti.

No! Non ci siamo! Il diritto alla vita è inalienabile! Chi governa deve avere il coraggio civile di guardare in faccia le realtà periferiche; i nuovi e vecchi poveri. Chi governa deve sapere perdere qualcosa di suo, qualcosa di superfluo, per lui ma non per chi stenta a mandare i figli a scuola. Deve scommettere nel sociale!

Altrimenti, a che vale dichiararsi contrari alla pena di morte, dichiararsi Cristiani praticanti, essere contro l’aborto e per la famiglia se poi, di fatto, si affama e uccide tutti i giorni con la rilettura delle leggi, la revisione e l’annullamento dello Stato di Diritto?

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