giovedì 24 giugno 2010

colture mediterranee: le susine



Racconti di vita in Calabria.

colture mediterranne: le susine, deliziose qualità nostrane.

I rami toccano terra. Forse sarebbe stata necessaria una potatura così da irrobustire il fusto degli alberi e ingrossare i rami stessi. E pensare che sono stati piantati quasi con inerzia in una aiuola piccola. Non sono stati mai oggetto di chissà quali attenzioni o cure eppure, ormai da tre quattro anni, fruttificano abbondantemente.
Il carico di quest’anno, poi, sembra migliore rispetto alle annate precedenti e le prugne, una qualità dolcissima di morettini, piega i rami ad arco e le cime sfiorano il terreno. Molti frutti cadono scrollati dal vento incessante che scuote gli alberi e alza le foglie morte per aria; altri cadono perché la pianta stessa non ha la forza per tenerli e nutrirli; altri cadono perché i gatti giocano a rincorrersi sui rami bassi con agili salti acrobatici.

Sì decisamente a settembre necessita una potatura drastica! Adesso godiamoci i deliziosi prodotti della natura.

(segue: il malocchio)

omaggio a Enzo Toraldo, pittore catanzarese

Enzo Toraldo l’ho conosciuto negli anni settanta ma abbiamo preso a frequentarci e scambiare opinioni

artistiche verso la fine degli anni settanta, primissimi anni ottanta.

Lui era schivo taciturno con chi non conosceva, ma una volta presa confidenza dimostrava un sarcasmo non indifferente. Era simpatico, nonostante le battutacce sfottenti nei confronti degli altri amici pittori. E la sua simpatia metteva in ombra volgarità e invidie.

Il suo studio era situato dietro il vescovado in una costruzione vecchiotta ma in buono stato. Due stanze un corridoio e bagno si aprivano agli amici e ai visitatori. Lo stereo, perennemente acceso, diffondeva esclusivamente canzoni di Julio Iglesias: cantante pop romantico ed ex calciatore spagnolo, dall’aria triste come Enzo, d'altronde!

Un giorno io e mia moglie capitammo dalle sue parti e, approfittando della opportunità, salimmo a fargli visita. Enzo aprì dopo qualche minuto e lo trovammo intento a sorseggiare un whisky; aveva poco da fare e poiché da qualche tempo le aveva promesso un ritratto, la fece mettere in posa e iniziò a dare pennellate su una tela 50x70.

Bastarono poche pennellate per cogliere la sensazione voluta ma per come aveva combinate le mani e la faccia sembrava che avesse dipinto da giorni: sigaretta, straccio e whisky a portata di mano, e di tanto in tanto si tirava l’orecchio (era un suo modo per esorcizzare il malocchio). Enzo non amava dipingere con persone che gli stavano affianco o dietro il cavalletto. Piccole manie!

All’inizio dell’86, io aprii lo studio ai ragazzi in un quartiere a sud di Catanzaro e lui mi fece gli auguri a modo suo, per telefono mi disse con voce nasale: se professò auguri ma ricordati che a Catanzaro c’è un solo primario e quello sono io!
Detta così, per chi non l’ha conosciuto, può sembrare offensiva ma io mi sono messo a ridere di cuore.
Ci siamo incrociati velocemente anni fa sul corso cittadino, lui, più schivo del solito, mi salutò pacatamente e andò via subito. Aveva perso il solito umorismo, malato da tempo, dopo qualche mese si spense.

mario iannino

Shakespeare: da Bagnara in Inghilterra


storie di vita in Calabria:
le origini calabresi di Shakespeare
realtà o leggenda?

È un giorno come tanti; il sole sta scomparendo dietro i monti e l’uomo, seduto accanto alla barca tesse la rete. È un signore non più giovane ma neanche troppo anziano. Rammenda la sua rete aiutandosi con i piedi.
Buona serata avete pesce da vendere? Chiede un tizio. Il pescatore, senza scomporsi, dopo qualche manciata di secondi continuando nel suo daffare senza alzare lo sguardo e smettere di menar le mani:
poca roba! Guarda là nella barca vedi se nella cassetta c’è qualcosa …
il tizio sceglie alcuni esemplari per una zuppa e: questi! Quanto vengono?
Mah! Fai tu…
Sulla spiaggia di Bagnara un altro giorno va in archivio insieme alle storie degli uomini a prescindere del loro vissuto.
Il tizio porge qualche banconota al pescatore che gli fa cenno di poggiarla sulla barca affianco alla cassetta.
Totò ma lo sai che oltre alla Bertè anche Shakespear era un nostro compaesano?
Ma che dite professò!
Sì è proprio così: William Shakespeare, il grande drammaturgo era originario di Bagnara Calabra! Il suo vero nome era Michelangelo Florio Crollalanza, era figlio di Giovanni Florio (amico di Giordano Bruno, professore di lingue ad Oxford e precettore del principe Enrico) e Guglielma Crollalanza, due coniugi perseguitati dall’Inquisizione e riparati in Inghilterra. Shakespeare avrebbe tratto dalla madre lo pseudonimo con il quale è passato alla storia: William da Guglielma, quindi Shake (scrolla) e Speare (lancia).
Allora è vero! Esclama il tizio. Certo che è vero! Afferma il pescatore. No mi riferivo al fatto che scekkespir era ricchione! S’è preso il nome della madre ah ah… Totò – con tono perentorio, il saggio pescatore gli smorza la risata- è sempre valido il vecchio adagio: a lavarci la testa all’asino ci perdi tempo e sapone! Che c’entra se era o no omosessuale! Sta di fatto che è stato il più grande drammaturgo della storia, anzi ti aggiungo io che forse se non fosse stato per la sua estrema sensibilità, probabilmente dovuta al suo modo di essere, non avrebbe creato i capolavori che ci ha lasciato! Ricordati, Totò, che il valore dell’uomo non si misura in base alla preferenza sentimentale verso il proprio o l’altrui sesso… Ah professò! Già non vi sopportavo quando insegnavate … dù palle!...

bah! sospira il prof. è proprio inutile, che insisto a fare... una testa quadra non può morire tonda!

(segue: colture mediterranee)

©archivio M.Iannino

courtesy eredi Mamone: tramonto, olio su tela; Aniceto Mamone.

mercoledì 23 giugno 2010

tra spirito e materia


società: quanto lo spirito è in sintonia con la materia?


Racconti di vita in Calabria.

Tra spirito e materia.
Evoluzione scientifica e tecnologica: quanto lo spirito è in sintonia con la materia?

Un tempo, quando ancora non esistevano le macchine, l’uomo usava l’asino, il mulo, il cavallo e le mucche per trasportare mercanzie e per spostarsi da una parte all’altra del territorio. Ovviamente il tempo che riuscivano a coprire questi mezzi di locomozione era abnorme rispetto a quello impiegato ora. Oggi, in base al mezzo di locomozione usato, si arriva comodamente a coprire una lunga distanza nel giro di poche ore se non minuti. Abbiamo a disposizione aerei e treni superveloci, macchine private e pubbliche. Anche le macchine agricole sono di ultima generazione: trattori, fuoristrada, trebbiatrici, scuotitori escavatori hanno soppiantato buoi e muli.

Viviamo attimi frenetici e mentre viaggiamo, cerchiamo di recuperare ulteriormente tempo portando avanti il lavoro. Ci connettiamo a internet; inviamo mail, pianifichiamo incontri; telefoniamo e quando un’interruzione imprevista ce lo impedisce, andiamo in panico. Basta un black out elettrico, l’attacco di pirati informatici al sito di riferimento aziendale o privato; le pompe di benzina vuote, la mancata erogazione del gas e così via, per mandare in tilt un sistema sociale basato prevalentemente sulle nuove tecnologie e sulle nuove fonti energetiche.
Oggi è impensabile tornare a cucinare sul fuoco a legna, viaggiare in carrozza o a cavallo; scrivere con il pennino intriso nel calamaio o con la vecchia cara stilografica; comporre una pagina con i caratteri mobili in piombo o in legno.
Oggi è tutta un’altra cosa! … e se fossimo obbligati a un ritorno al passato? Quanti sapremmo cogliere il lato positivo del ritorno alla calma, al lento scorrere del tempo? Alla riscoperta e al contatto fisico con l’altro. L’altro inteso come uomo e ambiente, materiale, spirituale e intellettuale.

ebbene! in Calabria esistono luoghi dove è possibile misurarsi, trovare risposte ai quesiti di adattabilità, sopravvivenza e...

(segue: da Bagnara in Inghilterra)

cosa nasconde la maschera dei politici

i messaggi della politica


Il modello politico e sociale attuale mostra una realtà e uno schema di vita malate.

L’opinione pubblica è investita da sacchi colmi d’immondizia mediatica riversati da chiunque si trovi schierato nei vari gruppi di potere, perché equivale a esercitare un potere nell’essere membro di una compagine politica o di categoria.

Esistono le categorie e gli albi delle professioni che a loro volta sono appendici o cordoni ombelicali di partiti politici che tessono interessi specifici inerenti le associazioni. Ma non dico nulla di nuovo nell’asserire queste cose!

È un riscoprire l’acqua calda per l’ennesima volta! Però non è un male ripeterle perchè abbiamo la memoria cortissima, dimentichiamo i fatti e le tragedie, le storie collettive e personali, salvo stringerci compassionevoli attorno al feretro della democrazia dei paesi martoriati dal despotismo di stato nell’attimo in cui anche la natura si rivolta contro i derelitti. Dimentichiamo che niente e nessuna tragedia è voluta solo dal fato. In ogni disastro ambientale politico sociale c’è lo zampino dell’uomo. L’uomo non astratto! L’uomo concreto. L’uomo che dovrebbe essere il faro e la guida dei suoi simili, dei fratelli nel senso evangelico.

Invece, scorrendo le notizie, l’unica opinione certa è che la guerra tra gli uomini continua su tutti i fronti.: la ricostruzione dell’Aquila, lo scandalo del G8, i grandi eventi; la manipolazione delle leggi; gli allarmismi psicologici per commercializzare e vendere farmaci inutili.

Gli stralci che seguono sono l’esempio lampante della diseducazione e della cattiveria al servizio del male comune che schiavizza nazioni intere.
Il primo evidenzia l'uso della delazione come strumento destabilizzante per annullare persone e schieramenti politici, il secondo, il malcostume sociale e l'egoismo diffuso di chi predica bene e razzola male:

1) “Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, è indagato a Roma per truffa in relazione a presunti illeciti legati ai rimborsi elettorali assegnati al movimento politico da lui fondato. Gli illeciti riguarderebbe i rimborsi relativi alle elezioni europee del 2004.
"E' sempre la solita storia trita e ritrita su cui già, più' volte, si sono espresse le varie procure della Repubblica, archiviando il caso. Per cui la Procura della
Repubblica di Roma non poteva non procedere, anche questa volta, a seguito del solito esposto", afferma in una nota il leader dell'IdV, Antonio Di Pietro.
"Porteremo, ancora una volta le carte per dimostrare che tutto e' in regola, come per altro hanno accertato ormai da tempo non solo plurime autorità giudiziarie ma anche, da ultimo, l'Agenzia delle entrate e gli organi di controllo amministrativi e contabili. Ci vuole pazienza -conclude il leader dell'Idv- ci sono persone che non si rassegnano alla propria sconfitta politica e continuano ad infangare gli altri"”.



2) “Nel primi 5 mesi del 2010 la Guardia di Finanza ha scoperto redditi non dichiarati al fisco per 22,2 miliardi di euro, a cui devono aggiungersi omessi versamenti di
Iva per 3,1 miliardi di euro. Individuati 3.790 evasori totali che non avevano mai presentato le dichiarazioni occultando redditi per 7,9 miliardi di euro. Lo ha reso noto la Gdf tracciando il primo bilancio sull'attività 2010, in occasione della celebrazione della Fondazione del Corpo che oggi compie 236 anni.

Sono inoltre stati individuati filoni di evasione fiscale internazionale per 4,3 miliardi di euro, posti in essere mediante trasferimenti fittizi della residenza di persone
fisiche e società o attraverso esportazioni di capitali nei paradisi fiscali.
Le Fiamme gialle hanno inoltre identificato 12.927 lavoratori irregolari, di cui 8.937
completamente in nero, impiegati da 3.477 datori di lavoro; e hanno accertato un'evasione all'Iva per 1,4 miliardi d'imposta derivante da frodi "carosello", realizzate mediante l'interposizione di imprese "cartiere" (costituite cioe' al solo scopo di far girare fatture false) che acquistano merci da altri Paesi comunitari e da San Marino in sospensione d'Iva, le rivendono ai reali destinatari applicando l'imposta, ma poi
omettono di versare le somme all'erario, svanendo nel nulla dopo
poco tempo.

Nei primi 5 mesi del 2010, nella lotta alla criminalità organizzata ed economica la Guardi di Finanza ha sequestrato alle "mafie" beni per 1,2 miliardi. Sono invece 382 i
soggetti denunciati per riciclaggio di denaro complessivamente pari a 328 milioni di euro.
Per quanto concerne la lotta al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, le indagini antidroga hanno portato alla denuncia di 3.500 persone, di cui 1.400 tratti in arresto, ed al sequestro di circa 6 tonnellate di sostanze stupefacenti."
gli stralci giornalistici sono stati riportati per dare contezza della maturità sociale dei singoli e della totalità degli uomini per quanto concerne il rapporto tra politica, magistratura, mass media e società in Italia.

martedì 22 giugno 2010

racconti di Calabria: l'albero da frutta

Racconti di calabria.

Detti calabresi.

“L’arveru chi non frutta tagghialu e sutta!” ripete Pepè il giardiniere chiamato a potare gli alberi del giardino. che tradotto vuol dire: l'albero che non dà frutti taglialo perché inutile.

Pepè è un buon uomo, all’antica, con idee poco comuni che non collimano con i moderni concetti dell’ingegneria naturalistica e l’architettura del verde; lui, non avendo il coraggio di dire apertamente il suo pensiero in merito all’opportunità o meno di mettere a dimora certi tipi di alberi, ogni volta che passava nei pressi della magnolia, la osservava di sottecchi e mormorava: l’arveru chi non frutta tagghialu e sutta… dicia a bonanima e patrumma.
All’ennesima cantilena, gli chiesi:
Scusate, Pepè, perche secondo voi dovrei tagliare questo bel esemplare di magnolia?
No no pe’mmia vu potiti tenira ma l’anticu dicia accussì ca quando l’arvuru non frutta tagghialu e sutta! E patrimma mu dicia sempa: figghiarè ccu l’olivu ti fai l’ogghiu e u salatura, cu i ficu mangi quando su virdi e ti sicchi pe’ l’invernu e ti fai i crucetti ccu i nuci…
Sì ho capito che secondo vostro padre, persona saggia come tutti i contadini di una volta, l’albero da frutto è più utile ma anche quello che fa ombra e ottimi fiori profumati ha un suo perché! Un suo motivo d’esistere altrimenti, se così non fosse, anche per gli uomini varrebbe lo stesso concetto! O no? Che ne pensate?
Sì sì dottò, vui aviti puru ragiuna ma eu ‘nto terrenu meu chiantai sulu arvuri e frutta e patrimma i chiantau prima e mia e u nunnu meu prima e patrimma.
D’accordo Pepè ma quelli erano altri tempi, ora la frutta la trovi con facilità e non serve per sfamare la famiglia come quando c’era la carestia. Allora aveva un senso asserire che l’albero che non fruttifica è inutile, non serve e perciò deve essere tagliato alla base del tronco, deve essere eliminato dal terreno per fare spazio a colture commestibili. … dottò vui… u giardinu è u vostru e ammu vi piacia a vvui pemmia si fussera u meu u caccera! Mbèh quanta lordia vi fa quantu fogli cadunu…
Sì è vero, sporca come tutti gli alberi ma guardate che bei fiori!
Nel linguaggio dei fiori, la magnolia simboleggia dignità e perseveranza… Dottò, pemmia vu dissi: l’arvuru cchi non frutta tagghialu e sutta! Ca armenu ti caddiji d’invernu a lu focu!

(segue: tra spirito e materia)

le dimissioni di Rosario Olivo: saggezza e coerenza politica

Il sindaco di Catanzaro, Rosario Olivo, vecchio e saggio uomo cresciuto nelle fila del vecchio psi, quello di Nenni e di Pertini, tanto per intenderci, ex dirigente politico negli anni 60 e 70, parlamentare e ex presidente della regione Calabria. Uomo con una certa caratura morale che della politica ha fatto e reso servizio alla comunità calabrese, ha rassegnato le dimissioni da primo cittadino catanzarese nella seduta consiliare del 21 giugno.
“Prendo atto che la maggioranza non è più quella scaturita dalle urne nelle elezioni del 2006, ma un’altra, nella quale non mi riconosco. Ringrazio la città che mi ha voluto sindaco e i consiglieri che sono rimasti fedeli al loro mandato elettorale. Auguro buona fortuna alla nuova maggioranza”.
Con queste parole, Rosario Olivo, coerente col mandato elettorale, si dimette.
Lo ha fatto nel corso della seduta del Consiglio comunale, dopo che la maggioranza, ambiguamente, ha affossato, a scrutinio segreto, la nomina di Francesco Muraca, proposto dal centrosinistra che ha ottenuto 11 preferenze contro le 15 di Giuseppe Corea a membro del collegio dei revisori dei conti del Comune di Catanzaro, in sostituzione di Salvatore Muleo, dimissionario.

La sua decisione nasce dalla coerenza e dalla saggezza politica che discerne il politico puro dall'affarista condizionato dall'immediato riscontro favorevole dell'elettorato, dato ossessivo nella conta dei voti per alcuni eletti nell'attuale consiglio comunale dei due schieramenti giacchè nel 2011 si torna alle urne per rieleggere il civico consesso.
Per certa gente la gestione politica e sociale non si differenzia sostanzialmente tra destra e sinistra e prende corpo nell'attuazione concreta del rispetto e della tutela della persona attraverso la realizzazione di servizi per l'emancipazione dei deboli presenti in tutte le società ma nella estrinsecazione del potere e nel suo mantenimento. da ciò si capisce il salto delle barriere e delle formazioni politiche necessario esclusivamente alla cura del proprio orticello e non alla gestione della Politica Alta; e fino a quando il modello mentale dei faccendieri non evolve li vedremo sempre pronti a spiccare salti da veri campioni, in lungo e in alto, a seconda dei momenti.

lunedì 21 giugno 2010

racconti di vita in Calabria: 16; proclama elettorale

Racconti di Calabria.

Proclama elettorale nell'entroterra italico del 1950.

Sentite sentite tutti cosa ha detto don Ciccio! Don Ciccio va dicendo in giro che i morti non devono leggere e che quindi secondo lui non c’è bisogno d’illuminare il cimitero! Chi vuole luce davanti alle tombe dei defunti accende candele e lumini, lanterne e torce. Avete capito che uomo senza Dio ch’è don Ciccio, l’uomo che abbiamo eletto a sindaco! Vi pare giusto? Vi pare giusto che un padre o una madre dopo avere sofferto una vita devono continuare a soffrire anche là nell’estrema dimora?
E quanto può costare un lumino elettrico? Paesani! Quello dell’impresa mi ha detto che costa appena 10 lire al mese se lo facciamo tutti… e noi non spendiamo 10 lire al mese per i nostri cari?

Però duva và don Ciccio! Iddhu cu mmia si misa! Nciù hazzu vidira ia cuomu nci si comporta cu i gienti… la gente perbene rispetta il cane per il padrone figuriamoci le anime sante dei nostri cari morti! Si mi votati ammia vi giuru ca a prima cosa chi fazzu è propriu chista: a lucia a ri muorti!

Dal palco, un misero banchetto addobbato col tricolore verde bianco e rosso, un omino mingherlino tutto ossa e nervi lancia la sua arringa nei confronti di una posizione “politica” indegna per la piccola comunità montana. Una comunità composta da poco più di mille anime, quel tanto che basta per far assurgere il piccolo borgo a municipio. Un municipio arroccato tra i monti delle preserre calabresi che ha in organico un vigile urbano, un banditore e un elettricista. Il postale, un rumoroso quanto pestilenziale autobus, passa due volte al giorno tre volte la settimana e fa la spola tra Catanzaro, il capoluogo, e Serra San Bruno; lungo il tragitto, dalla durata di un paio d’ore, la corriera effettua fermate obbligate nei paesi di Borgia, Squillace, Vallefiorita, Palermiti, Centrache, San Vito, Chiaravalle, Torre di Ruggiero e il conducente scarica il sacco della posta e i pochi pacchi che gli emigranti mandano dalla Germania, dall’Argentina o dall’America. Il bigliettaio, dopo avere tolto l’ultimo pacco dal bagagliaio s’affaccia al finestrino, scruta se c’è qualche viaggiatore ritardatario, dà un’occhiata all’orologio, lo ripone nel taschino del gilet e fa cenno al collega autista che tutto è a posto: jamu ja partimu Peppì ca a strata è longa. La corriera riparte, tra rumori di lamiera scrollata e un fumo denso di nafta mal combusta, si fa spazio tra la gente in ascolto, il comiziante scende dal banchetto e si fa da parte per farla passare.

(segue: detti calabresi)

l'orto di Ignazio, piccole storie di uomini e vegetali

L’orto di Ignazio raccoglie piccole storie di umane debolezze, racconti e leggende di Calabria condensati dall’estro di Angelina Oliveti in piacevoli quanto snelle e veloci letture. Nella prima parte la raccolta narra, sottoforma di metafora, di un orto, quello di Ignazio, appunto, che dà il titolo al libro, dove si coltivano passioni e difetti umani. Qui, la sapiente arte del narrare, maschera in ortaggi e vegetali gli uomini e i loro difetti. La scrittrice, con maestria coglie e denuncia i segni di uomini veri e “ominicchi” associandoli alle caratteristiche descrittive di cavoli, peperoni, cocuzze e broccoli, carciofi, melanzane, prezzemolo e basilico. Narra della rivolta del basilico contro il suo padrone e custode Ignazio e del rammarico di non aver saputo trattenersi dal rimanere vicecapo. Insomma è un libricino che espone sarcasticamente pregi e difetti umani e poi, ci sono le leggende e le storie autobiografiche dell’autrice vissuta tra Firenze e Roccabernarda nel marchesato crotonese. Senza ombra di dubbio, “l’orto di Ignazio” edito da mapograf, è un libro da leggere.

È strabiliante constatare quante associazioni e flash back suggeriscono le storielle raccolte in 150 pagine da Angiolina Oliveti, agronomo, esperta nella divulgazione agricola e dirigente della regione calabria in pensione. Il nostro vissuto assume connotazioni umoristiche, forse condite con un po' d'amarezza per quanti peperoni, cocuzze, broccoli e prezzemoli abbiamo incrociato nel nostro cammino.

(mario iannino)

caso Fiat: è auspicabile l'intervento risolutorio del Governo

Era il 14 ottobre 1980. a Torino i colletti bianchi scendevano in piazza a manifestare contro gli operai: 40.000 camici bianchi in marcia a sostegno delle logiche aziendali fiat;
Impiegati schierati a favore delle politiche aziendali e contro gli interessi dei lavoratori licenziati.

È stata una brutta pagina di storia sociale e una dura sconfitta per il sindacato e per quanti credevano nell’emancipazione del proletariato scritta dalla maggioranza silenziosa, com’era definita la fascia impiegatizia che non si rispecchiava nelle organizzazioni politiche e sindacali degli anni ‘80.
In molte fabbriche e posti di lavoro si aprirono raccolte fondi, collette, che tutti sottoscrissero a favore dei lavoratori metalmeccanici “caduti” sotto la cesoia del licenziamento voluto da fiat.
Anche allora i vertici fiat, riuscirono con un sottile atto di terrorismo psicologico a mettere una parte delle maestranze contro i colleghi lavoratori a rischio licenziamento. Gli uni contro gli altri, spinti dalla forza della disperazione col terrore di perdere la certezza del reddito e la tranquillità familiare, per una forma atavica di autoconservazione, a distanza di anni, la storia si ripete e la guerra tra poveri è più aspra. Una guerra che si svolge in un clima drammaticamente diverso, un clima d’incertezze economiche e lavorative che lascia sul campo della disoccupazione intere famiglie in Italia come in America.
Il terrore imprigiona lavoratori e dirigenti sindacali mentre il governo sembra impantanato e indeciso sul da farsi, quasi un corpo a parte un elemento estraneo ai fatti.

È inutile ricordare i salvataggi di Stato opportunamente effettuati dai ministri democristiani, socialisti, repubblicani che componevano i governi della cosiddetta prima repubblica ed è altrettanto superfluo menzionare quelli della seconda repubblica. Unico dato importante è che l’attuale governo raccolga attorno a un tavolo la rappresentanza sindacale accreditata dai lavoratori e dalle leggi dello Stato, i dirigenti fiat, e trovi, attraverso l’autorevolezza conferitagli dalla Carta Costituzionale, una soluzione favorevole a entrambe le parti per il bene dello Stato e degli Italiani.

Un intervento governativo a vantaggio dell’economia italiana, dell’industria e della storia che la famiglia Agnelli ha saputo scrivere col logo FIAT, le maestranze e le tecnologie italiane!

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