venerdì 17 luglio 2009

il Tempio di Atlantide riapre a Montepaone nel golfo di Squillace



Riapre il Tempio di Atlantide grazie alla passione per la musica che accomuna un gruppo di amici di Catanzaro, i quali, dopo aver ridato vita e lanciato la discoteca People dalle ceneri di un'altra storica discoteca del capoluogo calabrese tentano di bissare l'impresa col sito estivo del golfo di Squillace.
La discoteca, situata nel comune di Montepaone, a pochi km da Soverato, chiusa da oltre un decennio, tornerà ad allietare l'estate della costa jonica con quattro eventi. I vacanzieri, oltre ai percorsi turistici culturali, potranno inserire nei programmi un'ulteriore opportunità di svago, ascoltare ottima musica in un clima tranquillo, allegro e familiare.

sulla spiaggia dello jonio, tra ambulanti e bagnanti




L'idea della realtà che ognuno di noi crea è soggettivamente affine al proprio sentire; specie quella dei "grandi uomini" osannati perchè potenti o noti al grande pubblico grazie all'esposizione mediatica prezzolata o di reggime.

La loro pochezza si manifesta negli scatti d'ira, nella mancanza di autocritica, nella negazione dell'altrui pensiero.

Alcuni sperano nell'afflato collettivo per quanto attiene i grandi temi.
I leader organizzano raduni, incontri, così da esporre le loro verità, mentre quanti non hanno la possibilità di contare su una platea vomitano addosso al malcapitato di turno ansie, problemi personali e collettivi.
L'incertezza, la caducità dell'essere manifesta, non appena si presenta l'occasione, lacune culturali enormi a dispetto dei buoni propositi enunciati dalle persone illuminate e sorrette dall'umiltà.
Purtroppo, avvenimenti giornalieri testimoniano discrepanze abissali tra intenti aulici e fattibilità concreta di soluzioni comuni. Basta osservare quanto accade nella società; come vengono riportate le notizie per avere la certezza che la dicotomia tra pensiero evangelico e fare concreto è netta! E non c'è necessità di guardare lontano o analizzare i grandi temi per avere contezza della meschinità in cui navighiamo.
Molti asseriscono a gran voce di essere onesti intellettualmente... che significa? Che l'intelletto non è daccordo con la morale universale? Quella morale che si manifesta sotto forma di vocina interiore e dice: non danneggiare tuo fratello, fai agli altri quello che vorresti facessero a te, sorridi al nuovo giorno ai momenti lieti ed a quelli meno graditi... Basta poco! È sufficiente pensare al concetto che ognuno di noi ha pari dignità di vivere e morire. Già, la morte... chissà perchè nessuno pensa mai alla fine e si lascia ossessionare dall'avidità. Anzi, è fautore del bestiale "mors tua vita mea!".
È catastrofismo? No! Semplice analisi...

domenica 12 luglio 2009

m.iannino, oltre la parola, semiotica e creatività




Semiotica e creatività

LABORATORIO OLTRE LA PAROLA. Ente Nazionale Sordi. Calabria


Oltre la parola il di/segno condensa l’universo reale o immaginifico del singolo e lo espone, coerentemente alla personalità dell’autore, ad acculturati, analfabeti, adulti e bambini di qualsiasi etnia e stato sociale.

Il gesto chiarisce e raggiunge gli esseri, traduce la babele degli idiomi in chiari, immediati pensieri universali, anche se, strumenti, segni e metodiche del fare gestuale non sono tratti consapevolmente dall'atavico dizionario multietnico dell'arte visiva, la gestualità creativa implementa il piacere esplorativo dei sensi nella totale, invadente, curiosità del fare e appaga la naturale inclinazione umana al gioco intuitivo.

Intuizione e gioco sono aspetti caratterizzanti per la crescita intellettiva dell’uomo poiché la formazione acquisita attraverso la libera scelta del e col gioco, stimola la curiosità e induce il giocatore all’esplorazione.

Esplorazione intesa come azione indagatrice di eventi, episodi, scene, materia e concetti; che, isolata dai fenomeni utilitaristici di mercato, penetra l’ovvio, lo scandaglia, ne evapora gli umori, li condensa per riversali nel calderone propositivo dei linguaggi creativi. L’osservazione creativa, incentrata su effimere contaminazioni polimateriche occasionali, dà corpo a poetiche irreali e ingloba in un unico organismo plusvalenze variabili.

L’oggetto contaminato propone e va oltre il detto e visto. Non necessariamente in linea con la divina proporzione o con la dittatura del bello assoluto, è e rimane palestra per la mente che può o no piacere. Urtare sensibilità o offendere assolutismi estetici preconfezionati. Essere accattivante. Plastico. Involuto. Tetro. Drammatico… Comunque appaia agli occhi dell’osservatore, se catalizza l’attenzione, suscita interrogativi e lascia spazio a nuove ipotesi, il gioco ha colto nel segno: è riuscito laddove le teorie hanno provocato black out mentali o devianze concettuali inerenti i linguaggi dell’anima!

Il nuovo fare giocoso, anti/estetico, suggerito dalla commistione di notizie nasce e si alimenta di effetti plastici occasionali e da cromie popolari.

I linguaggi fluttuano nell’aria, sommergono oltre misura le esigenze reali della comunicazione; le commistioni visive multimediali, figurative, segniche, cromatiche, sovvertono ogni ordine e grado: creano l’imprevisto poetico!, d'altronde, chi ha deciso regole e tecniche grammaticali? L’uomo! Allora può decidere di abolirle, migliorarle, o avvalersi dell’area privilegiata dell’informazione temporanea, piagata da infinite combinazioni polimateriche: affiches lacerate su muri scrostati, insegne, graffi, combustioni, macchie, assi, strati levigati, butterati, in piano o sbilenchi. Pubblicità sbiadita, graffiti e manufatti corrotti, tutto ciò che i sensi assorbono diventa lavorio concettuale, sublimato o esasperato dalla sensibilità gestuale e dal ricordo del singolo.

Creatività è sinonimo d’incontro tra fantasia e operosità in assoluta libertà d’analisi; dalla fusione tra estro e scelta cognitiva di tecniche e mezzi espressivi avviene la trasformazione linguistica: l’azione gratuita della rivisitazione giocosa trasforma in valore semantico universale qualsiasi banalizzazione visiva.

Il plusvalore sviluppato dalla rivisitazione dell’oggetto attraverso lo contaminazione oggettiva e la consequenziale riproposizione poetica dello spazio conosciuto e occupato precedentemente dal medium, cresce o diminuisce d’intensità espressiva in sintonia col coefficiente reattivo dell’osservatore.

In sintesi, l’osservatore creativo trasforma le nuvole, le ombre o le macchie; le dilata o le comprime per appagare la sua disposizione mentale: crea animali, piante, cose, e con esse imbastisce storie fantastiche.

sabato 11 luglio 2009

da Kròton a Crotone, il fascino della storia



L'origine di Crotone è connessa alla spedizione achea del 700 a.c. La sua origine è suggerita dal tripode delfico impresso nello stemma cittadino che rimanda al responso dell'oracolo di Delfi, il quale, pare abbia indicato il luogo della nuova colonia agli achei. Kròton fu ricca e potente; celebre per l'imbattibile bravura dei suoi atleti e luogo dei giochi di Olimpia, di cui Milone ne fu vincitore. A Crotone sorse una prestigiosa scuola di medicina e l'ancor più rinomata scuola filosofica di Pitagora di Samo arrivato nel 530 a.c. Fonti antiche testimoniano che nel periodo della massima potenza, la polis fosse circondata da 12 miglia di mura e vantava l'egemonia delle rotte commerciali dell'odierna Calabria. Poi, passata municipium sotto il dominio romano inizia il declino.
Il sistema feudale iniziò nella metà dell'undicesimo secolo con la conquista dei normanni e nel XIII secolo gli angioini racchiusero i nuovi sobborghi dentro una cinta muraria più vasta. Per volere del viceré Pedro de Toledo, verso la metà del XV secolo, si costruì una nuova cinta muraria di forma pentagonale per contenere le invasioni turche con un nucleo fortificato, costituito da un castello con torri, baluardi e fossato; all'interno delle mura, la città è caratterizzata da un sistema urbanistico policentrico raccordato da un intricato sistema di vie strette. Ma non voglio rovinare il piacere della scoperta a quanti intendono visitare una città pregnante di storia; aggiungo solo che dal 1992 è capoluogo di provincia.
Oggi Crotone vive principalmente di turismo grazie alla sua storia ed ai tesori ritrovati nel santuario di Hera Lacinia di Capo Colonna, luogo sacro della Magna Graecia, conservati nel museo cittadino; al suo lungomare attrezzato che invita a prolungare la passeggiata verso la costa viola, Isola Capo Rizzuto, le Castella; per indicare, infine, Botricello, Sellia, Catanzaro Lido... insomma, le innumerevoli bellezze della Calabria

mercoledì 8 luglio 2009

LaborArt, spontaneità espressiva e socialità nella gestualità primordiale





Non c’è dubbio che a causa della velocità con cui i mezzi di comunicazione propagano le notizie, i messaggi visivi sviluppano un linguaggio ibrido, caotico, che annulla valenze estetiche, sociali, etiche e sovverte le implicazioni psicologiche di quanti sono investiti dall'onda mediatica.
L’assenza spazio temporale, a cui ci ha abituato l'evoluzione mediatica, ha il potere di livellare le realtà etniche mondiali; contaminare le culture e modificare la naturale evoluzione dei popoli attraverso l’ingerenza culturale del popolo “evoluto”, che, nel tentativo di erudire il resto del mondo coi propri proselitismi danneggia quei “primitivi” costretti alla “scolarizzazione” politica, sociale, religiosa.
È abnorme pensare ad un aborigeno, accovacciato sulle gambe col teschio/amuleto del caro estinto affianco, mentre estrae un pugno di larve da un tronco in decomposizione che, prima di cibarsene, guarda la telecamera e si segna con i simboli cristiani. O, che dialoga col mondo attraverso il palmare. O, peggio, essere assediati da enormi pannelli pubblicitari che costringono alla visione di violenze e sopraffazioni per esaltare e imporre un dato prodotto commerciale.
In simili circostanze è assurdo pretendere valori etici universali. Viviamo in giungle cementificate dall’arrivismo e dall’odio. Chi non possiede ricchezze materiali non esiste. Tutto è lecito! Questo è il messaggio che sovrasta la comunicazione. Spaccia la volgarità iraconda per spettacolo, la crosta per opera d’arte; così facendo, i padroni dell'etere e della carta stampata tarpano le ali di quanti non hanno mai avuto la possibilità di confrontarsi col grande pubblico; cosicchè, la verbosità incontrollata, tende a valutare il dato estetico secondo parametri superficiali; disconoscendo, magari, l'importanza della simbologia magica conferita ai manufatti nelle epoche antecedenti o, quella contemporanea delle realtà non verbali, ingenue, come, appunto, potrebbe essere qualche ipotetico gruppo aborigeno isolato dal frastuono dei mass media oppure di quanti prediligono il segno ingenuo della poetica infantile non contaminata dai saperi eruditi.

mario iannino

martedì 7 luglio 2009

LaborArt: linguaggio gestuale e ricreazione





Malgrado sorgano continue incomprensioni attorno ai linguaggi non verbali, (simbolici, prediscorsivi, ingenui, artistici, non filologici) inseriti in un contesto grafico-linguistico retto da regole lessicali accettate dalla cultura in atto, le incomprensioni verso forme espressive libere, dettate dalla disconoscenza dei valori simbolici, sono superate dalla comprensione istintiva che autonomamente si sintonizza sulle “frequenze tracciate dai caratteri simbolici universali”.
In sintesi: la creatività dettata dalla comunione empirica tra pratica e metodo, parzialmente inconscia, si avvale del sentimento legato all’educazione ed alla socialità della comunicazione diretta che, aggirando la ragione vigile, agisce in profondità ed esercita un’azione evolutiva naturale non contaminata dalla pacchiana arte che assembla falsi primitivi, ipotetici naifs costruiti per il mercato mediatico, spesso, conditi da assurde contaminazioni pseudoartistiche o artigianalità interetniche.
Il gesto espressivo trasla tutto e niente. Può essere gioco, narrazione fine a se stassa; messaggio, richiesta; regalo!, nella sua interezza gratuita dettata dalla spontaneità linguistica affine al gesto stesso: è il corpo che parla; trasferisce movenze, pensieri e non-pensieri. Atti che soddisfano l'attore principale.

mario iannino

venerdì 3 luglio 2009

LaborArt, incontri creativi a Catanzaro





Abbiamo discusso molto sul nome da dare al laboratorio creativo; il ventaglio di idee spaziava da: RicreAzione, con le molteplici implicazioni semantiche, a officina creativa, laboratoriando e cosi via; partendo dal presupposto che il logo dovesse concentrare le attività e gli intenti in maniera sintetica, semplice ed esaustiva ci siamo orientati per : laborArt! Sì, ci è sembrato azzeccato, anche se poco originale, ma questo aspetto è irrilevante: non si deve essere unici a qualsiasi costo, piuttosto, si deve possedere la consapevolezza dei propri limiti, confidare in se stessi e, con l'aiuto degli altri, superarli; quindi, unanimemente abbiamo deciso di chiamare così il nostro luogo d'incontro; lo spazio fisico in cui dare sfogo alla voglia di fare; dialogare, scherzare; ridere, esorcizzare, sfidare, deridere con sberleffi cromatici fobie comuni e inutili sovrastrutture mentali.
Cosa ci aspettiamo? Di sicuro sorrisi. Sorrisi da gente che ha sofferto e che probabilmente soffre ancora. Parole confidenziali, buttate lì a caso; gesti d'incoraggiamento per superare gli ostacoli della quotidianità attraverso il linguaggio poetico della gestualità pittorica.
Nel laborArt la creatività assume valenze multiple ed i manufatti sono la rielaborazione e riqualificazione di materiali comuni: cartoni d'imballaggi; oggetti usa e getta; vecchie bottiglie, ceramiche... e tutto ciò che suscita curiosità, piacere visivo e coinvolgimento psichico.

Mario Iannino

mercoledì 1 luglio 2009

Catanzaro, distrazioni creative: la prima volta



Distrazioni creative: la prima volta

L'espressione grafica esternata attraverso il fare giocoso della traccia cromatica diventa distrazione; atto, gesto, concretizzazione visiva che si realizza nell'attimo stesso in cui nulla si pretende da quanto tracciato. Il risultato finale è di per sé importante già per il fatto stesso di essere lì, impresso sulla superficie; ne occupa lo spazio e lo personalizza.

Il “passatempo” creativo privo di regole, gratifica l'io del giocatore, lo incita a cercare nuovi mezzi espressivi, accostare materia, colore, segni affini alla fabulazione mentale fino a quando decide di smettere perché ha raggiunto ciò che vuole.
Il fare giocoso inventa percorsi dialettici mobili; impronte amorfe; pensieri che si trasformano e interagiscono; linee e colori che assumono forme cromatiche ancestrali.

La “distrazione creativa” astrae dalla quotidianità, sublima o esaspera il sentire, comunque, induce alla quiete interiore: i sensi tendono a isolare, tenere fuori dalla sfera sensibile gli elementi di disturbo per personalizzare lo spazio d'azione.
L'esperienza segnica, vissuta come gioco, rafforza l'autostima in quanto, non dovendo subire esami o giudizi, il “prestigiatore segnico”, combina alchimie al di sopra di ogni aspettativa.
Il laboratorio creativo deve essere vissuto, quindi, come luogo di gioco; isola fantastica in cui godere di ogni piccolo gesto; confrontare e confrontarsi per vincere tutti, insieme!
Mario Iannino

lunedì 29 giugno 2009

Calabria fuori, percorso politico di F. Politano



©archivio M.Iannino
Di tanto in tanto risistemo la libreria: è piacevole aprire i testi che ho letto. Alcuni hanno la forza di attrarmi ancora: apro a caso e leggo; e dopo le prime righe ricomincio dall'inizio come se li leggessi per la prima volta; altri, mi stimolano a continuare nella lettura già dall’introduzione: in entrambi i casi, mi riportano con la memoria nei momenti in cui entrarono a far parte della mia vita.
È proprio per questa manìa che oggi mi ritrovo tra le mani “Calabria Fuori, al governo di una regione difficile”; M.P. edizioni; Roma, 1991.

Calabria Fuori ripercorre gli anni del primo governo regionale di sinistra nella regione calabrese.
Il libro, curato da Nuccio Marullo, raccoglie temi e dibattiti di Franco Politano databili tra la fine del 1986 e l'inizio degli anni '90, anni in cui fu possibile costruire una giunta regionale alternativa ai gruppi politici che l’avevano guidata per 18 anni, grazie al lavoro politico di Franco Politano e Guido Rhodio, rispettivamente vice presidente e presidente della giunta regionale.

Guido Rhodio ricorda così quegli anni: "Per me, Franco è stato più che un amico un fratello carissimo, in cui ho sempre ammirato e apprezzato, pur nella diversità delle posizioni politiche, doti impareggiabili di umanità e di generosità, oltre che lungimiranti elaborazioni e comportamenti politici.
Ho avuto Franco compagno e collaboratore prestigioso e prezioso come Vice Presidente nelle due Giunte di solidarietà regionale, da me presiedute, all’inizio dei difficili anni Novanta, a servizio di un progetto di riscatto, di progresso e di unità della Calabria, per taluni versi incompreso e per altri caparbiamente osteggiato per la spinta innovativa che esso imprimeva alla nostra povera e tormentata Regione, perché tra l’altro anticipava collaborazioni e tempi, divenuti ora usuali e scontati.
Per questa intuizione e per questo avveniristico progetto, Franco ha pagato prezzi altissimi e dolorosissimi sul piano politico e sul piano umano, che restano imperdonabili per quanti con grettezza e miopia, ma anche per meschini interessi personali, glieli hanno procurati."
È proprio la Calabria, terra bistrattata dai media e dal palcoscenico nazionale, che diventa laboratorio politico per una probabile sinistra di governo.
Franco è stato, come si diceva un tempo, un uomo di partito; cresciuto politicamente, appunto, nella scuola del partito comunista.
Quando lo conobbi nel 1980, il segretario nazionale era Enrico Berlinguer e, lui, Franco non era quell’uomo mangiabambini che ci s’aspettava, come tutti i vecchi comunisti, naturalmente.

Franco Politano era un uomo gioviale e preferiva attenersi ad analisi pacate piuttosto che a concetti astratti. Ma, ormai è un capitolo chiuso: lui, non c’è più. Rimane, comunque il suo lavoro:
Oggi, a distanza di tantissimi anni, a livello nazionale si tenta di far decollare una formula politica di sinistra già sperimentata in Calabria. Purtroppo, le beghe interne continuano a dividere uomini e idee; frammentano e dissipano intelligenze, propositi e intenti; insomma vanificano la possibilità di una comunione d'intenti protesa a migliorare menti e società solidali, dimenticando che:
Non è il cielo sotto cui vivi che si deve cambiare ma l’animo umano. (Seneca)


(contributo di Mario Iannino)

ricordando Franco Politano, uomo politico calabrese



Davanti l'ufficio del cantiere, un gruppo di signore dialoga; più in là, una bambina gioca con la sabbia.
I lavori sono a buon punto. L'impresa ha mantenuto gli accordi e tra qualche mese consegna gli alloggi.

Luglio 1980; finalmente prendiamo possesso: abbiamo la nostra casetta!
La bambina che giocava con la sabbia è la figlia dei miei dirimpettai: persone riservate ed a modo.

La signora gestisce la casa, si occupa dei due figli, Antonio e Maria Giovanna, ed insegna nella scuola elementare del quartiere.
Lui è un parlamentare del pci; gioviale, simpatico e quando è in famiglia stacca la spina: non parla di politica ma la fa, comportandosi secondo i criteri che regolamentano e determinano l'essere comunista.

Franco Politano ha fatto teatro da giovane e di questa sua passione ne parla spesso; è stato compagno e amico di Mario Foglietti, Gianni Amelio, De Seta, Nuccio Marullo,... la lista è lunga e volerli elencare tutti diventa arduo.

Franco, era nato a Conflenti nel 1939; iscritto nel pci dal 1960; tra gl'incarichi è segretario della federazione di Catanzaro, deputato al parlamento, presidente regionale della confcoltivatori, consigliere regionale e vicepresidente della giunta calabrese.
Poi la malattia, la stessa di Papa Wojtyla, che come lui, affrontò dignitosamente, lo indusse al riserbo. Oggi, 29 giugno 2009, il volantino affisso nel portone comunica l'istituzione di una sezione del pd nel quartiere corvo di Catanzaro intitolata a lui.

(mario iannino)

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