lunedì 10 febbraio 2014

Svizzera, vincono i sì, prigionieri della paura

La Svizzera si barrica e chiude le frontiere. Stop ai frontalieri e alla libera circolazione.


Vince la paura.

La crisi economica ha scassinato le ultime barricate ideologiche. La paura di restare senza lavoro in casa propria ha indotto gli elvetici (non è la prima volta) ad indire un referendum sulle immigrazioni nel loro territorio. E disattendendo gli accordi europei sulla libera circolazione dei cittadini negli stati membri lasciano passare l'isolamento nazionale.

I più agguerriti sono nel Canton Ticino, quello, per capirci, di lingua italiana, che riceve quotidianamente 59310 lavoratori frontalieri italiani per lo più provenienti dal varesotto e, guarda un po', questa volta a protestare è la lega nord. “Gli svizzeri fanno i loro interessi accogliendo le imprese italiane e i nostri capitali, salvo poi chiudere la porta in faccia ai nostri frontalieri quando la crisi comincia a farsi sentire fra i lavoratori d’oltreconfine – dice il senatore Stefano Candiani– Il problema è che il nostro governo non sa e non vuole fare altrettanto, tutelando veramente le migliaia di lavoratori delle province di confine”.

Matteo Salvini, il nuovo segretario della lega lancia un cinguettio e giura battaglia: “presto un referendum anche in Italia”.

La guerra tra i poveri di cervello è iniziata da un bel po' tanto è vero che ce li siamo trovati al governo in Italia e grazie alla loro enorme ignorante supponenza stiamo ancora pagandone lo scotto.

In Italia siamo alle prese con la legge Bossi/Fini e col famigerato “porcellum” di Calderoli.

E fin quando non cambia la mentalità degli italiani che guardano al proprio ombelico come se fosse il centro del mondo e degli europeisti forzati dalla paura di perdere le ricchezze territoriali perché invasi dalle orde barbariche sottosviluppate e affamate dalle lobby affaristiche mondiali, fino a quando non ci sarà emancipazione culturale e accettazione fraterna dell'altro, la paura farà da padrona e guiderà le azioni bieche del nostro vivere, per dogmi, la quotidianità.

venerdì 7 febbraio 2014

Grillo indagato, azione politica o antipolitica?

Dopo aver letto che Grillo è indagato dalla procura di Genova per aver istigato i militari a disobbedire alle leggi in base all'articolo 266 Cp in seguito all'esposto del parlamentare e coordinatore dei giovani del Pd Fausto Raciti che ravvisava l'ingerenza nella lettera aperta di Grillo indirizzata ai vertici di Polizia, Esercito e Carabinieri di non schierarsi a protezione della classe politica italiana, ho sbirciato nel suo blog.

Ho approfondito e, nella lettera, indirizzata a Leonardo Gallittelli, comandante dei Carabinieri, Alessandro Pansa, capo della Polizia e Claudio Graziano, capo di stato maggiore dell'Esercito, Grillo li invitava «di non proteggere più questa classe politica che ha portato l'Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu o al supermercato, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infangati dalla corruzione e dal malaffare. Le forze dell'ordine non meritano un ruolo così degradante. Gli italiani sono dalla vostra parte, unitevi a loro.

Forse perché non sono addentro ai meccanismi delle lotte politiche, alle guerriglie parlamentari e all'uso incondizionato dei cavilli legali, personalmente non ho ravvisato niente di sovversivo nelle parole di Grillo che solitamente adotta linguaggi coloriti per enfatizzare la sua visione della politica.

Di contro ho notato una sorta di coalizione volta al mutuo soccorso del sistema delle larghe intese. Una sorta di volontà ferrea nel mantenere lo status quo dei meccanismi che frenano l'emancipazione.

Gli interventi della destra e della sinistra parlamentare e le dure accuse della Presidente della Camera Laura Boldrini dimostrano la scarsa cultura politica nei confronti dell'opposizione e di quanti non sono allineati alle loro idee di democrazia e socialità.

Litigi e querele a parte, costanti invariabili nel tempo politichese, nulla lascia presagire quel salto di qualità tanto agognato.

Per concludere, con una sorta di malessere dovuto alle beghe oscurantiste, ritengo che Raciti e quelli come lui facciano del male al Paese e danno una mano agli scontenti che hanno visto in Grillo l'eroe dell'antipolitica. Antipolitica intesa come momento di rottura dei privilegi.

giovedì 6 febbraio 2014

Azione dovuta quella di Grasso


Grasso con la sua decisione ridà fiducia agli Italiani onesti.
Avranno avuto dei buoni motivi per votare contro e astenersi dal dichiararsi parte civile nei confronti di Berlusconi nel processo sulla compravendita di deputati e senatori. E così, con dieci voti contrari e otto favorevoli, il Consiglio di Presidenza ha dato parere negativo.

La senatrice di scelta civica Linda Lanzillotta; l'esponente del partito popolare Antonio de Poli, insieme a forza italia, gal, ncd e lega nord si sono messi al fianco di Berlusconi.

A favore della parte civile, invece, i componenti del consiglio di presidenza del Senato che fanno parte del centro sinistra Alessia Petraglia di sel, cinque senatori del pd: Valeria Fedeli, Rosa Di Giorgi, Silvana Amati, Luciano Pizzetti e Angelica Saggesi; Laura Bottici del m5s, e per il gruppo autonomie Hans Berger.

Qualcosa non quadra!
(Gasparri, e pensare che lo manteniamo noi)

Eppure è un atto dovuto, dopo una condanna simile costituirsi parte civile. La già traballante democrazia e il più forte distacco dalla politica nei pensieri degli italiani monta e si fortifica di pari passo con la sfiducia nei confronti degli invasori dello stato di diritto.

Ma ecco arrivare, finalmente, il parere di Grasso a sovvertire la decisione irresponsabile che ha avuto la meglio in seno al Consiglio di Presidenza.

Grasso dice si, da mandato all'avvocatura dello Stato per rappresentare il Senato della Repubblica quale parte civile nel processo sulla compravendita dei senatori che inizia il prossimo 11 febbraio a Napoli e Gasparri si sente calpestato. Cosa dovremmo dire noi cittadini che fino ad ora abbiamo dovuto sopportare la vergogna delle scelte di Gasparri e della destra tutta?

Noi siamo con Piero Grasso! La sua decisione ci rappresenta! Ed è assolutamente ineccepibile. Risponde alla richiesta di dignità e prestigio delle istituzioni e degli italiani. Con buona pace di Gasparri & c.

mercoledì 5 febbraio 2014

Catanzaro tra masturbazioni mentali e esigenze reali

Coprire in policarbonato il cuore storico di Catanzaro e pensare di creare “la via della luce” ai piedi di antichi palazzi disseminando lungo il percorso, che da piazza Grimaldi porta a piazza Santa Caterina, installazioni artistiche e postazioni telematiche è avveniristico quanto superfluo e inutile viste le condizioni di degrado che si vivono nelle periferie della città capoluogo di regione.



Il sindaco Abramo è convinto del progetto e ne parla con entusiasmo.

“Non ci sono travi di fondazioni, i plinti si agganciano nei punti di appoggio senza rovinare la pavimentazione. Il disegno igrometrico garantisce una temperatura costante di 18 gradi mentre micro-nebulizzatori otterranno una frescura gradevole d'estate. Due linee di luce aeree assicureranno un sufficiente livello di illuminazione e nella piazza telematica 16 postazioni avvicineranno i cittadini alla democrazia del web”.
Questo si legge affianco al progetto dal nome suggestivo “lightness road”. “Le strutture sono in acciaio, sinuose, a reggere ampie lastre translucide che possono aprirsi per consentire il passaggio di automezzi alti o di statue” ...hanno pensato anche al passaggio della “naca” la processione dei catanzaresi dedicata alla passione di Cristo mentre va sul calvario.

Ma al calvario delle persone che sono costrette ad usare i mezzi pubblici chi ci pensa? Costretti ad aspettare le corse sotto le intemperie circondati da erbacce e degli animali che nell'erba vivono e si nascondono.

Tra le molte preoccupazioni dei catanzaresi, da poco c'è stata quella della mini imu, non dimentichiamolo! E come non ricordare al sindaco il problema delle strade e degli scoli delle acque piovane. Le buche sul manto stradale di Viale Isonzo. Una adeguata azione sanitaria del quartiere Corvo (disinfestazione e cura del verde pubblico).

C'è anche da dire, però, che circa un 25, 26% di cittadini vede di buon occhio la copertura di Corso Mazzini. Si dicono convinti che così potrebbe ritornare ad essere il salotto della città.
Sì, potrebbe. Ma affinché ciò avvenisse si dovrebbero eliminare i mega centri commerciali spuntati come funghi negli ultimi anni.

E nell'attesa... speriamo che il 30 arrivi presto!

Portogallo, Mirò sana il debito pubblico

La logica monetaria della troika penalizza la cultura e porta allo scoperto le insipienze di certi meccanismi. Al lavoro artistico il compito di togliere lo Stato dalle ambagi.

85 lavori di J. Mirò all'asta per salvare il Portogallo, risanare il debito pubblico e tappare il buco da 1,2 miliardi nei conti dello Stato.

Tutto inizia nel 2006 quando il Bpn acquisisce il lotto di quadri, disegni, gouaches dal milionario giapponese Kazumasa Katsuta, il più importante collezionista al mondo di Mirò, che a sua volta li aveva acquistati dalla vedova di Matisse.
Prezzo: 34 milioni di euro. Il Bpn comprò i tesori culturali che attraversano tutta la vita artistica del maestro solo per puro investimento finanziario.

Tanto è vero che i lavori furono depositati nei sotterranei della banca e non furono mai esposti al pubblico.
Ridiventano oggetti tesaurizzanti importanti nel 2008 quando, a seguito del fallimento dell'istituto, il premier socialista del Portogallo Josè Sòcrates, nazionalizza la banca ed i capolavori finiscono nei forzieri statali della Caixa Gereal de Depositos.

Nel 2011, quando il Portogallo chiede aiuto all'Europa per risanare un buco di 78 miliardi di euro, interviene la troika (UE, BCE, FMI) che pone come condizione per il prestito la privatizzazione dei beni dello Stato (la stessa cosa che è avvenuta negli altri Paesi membri e che sta martoriando ancora oggi l'Italia).
Cosicché il BPN è venduto ai privati ma le opere rimangono di proprietà dello Stato insieme ai debiti.

Lo Stato affida a Christie's il lotto valutato in 80 milioni dai curatori della stessa casa d'aste.

A questo punto insorgono i partiti d'opposizione, gli artisti e i critici d'arte che per tutti questi anni sembra siano stati avvolti nel torpore assoluto, quasi, in coma profondo.

In Portogallo, come in Italia (anche noi avremmo tesori artistici da divulgare scientificamente e dai quali poter, ricavare e, dare ricchezze culturali), sembra che nessuno dei tantissimi addetti ai lavori abbia saputo suggerire azioni adeguate salvo lisciare il pelo dei malcontenti a danno compiuto, (forse perché eccessivamente impegnati nel presenziare talk show, fare passerelle nei salotti buoni, presentare libri, mostre ben remunerate, sponsorizzare prodotti commerciali e dare visibilità mediatica a certa politica?).

Senza tenere in considerazione il tempo in cui le opere sono state conservate e custodite gelosamente dal collezionista privato, dal 2006 ad oggi, anno in cui sono stati barattati, i Mirò, pur essendo nelle mani dello Stato così a lungo, non hanno visto le sale di un museo ma, sono stati considerati, né più né meno che, alla stregua di una volgare valuta economica tanto cara alle banche e alla politiche economiche della troika e del resto del mondo finanziario.

Ci dobbiamo indignare a posteriori, così, tanto per partito preso, o pressare gli stolti e far cambiare loro mentalità prima che al danno si aggiunga la beffa?


martedì 4 febbraio 2014

Strasburgo show della lega contro l'euro


Quattro scalmanati, si fa per dire (erano solo in tre), contestano il Presidente Giorgio Napolitano al Parlamento Europeo.



Fazzolettoni verdi al collo, non per ripararsi dal freddo di Strasburgo ma, per ostentare fieramente l'appartenenza ad una invenzione di nome “padania” e dei cartelli con su scritto “Basta Euro”, così si sono presentati tra i banchi del Parlamento Europeo gli esponenti della lega nord e hanno interrotto il discorso di Giorgio Napolitano alla maniera dei venditori di strada.

L'interruzione è durata un attimo tra i fischi degli altri europarlamentari che hanno criticato l'interruzione.
Per i contestatori si ipotizzano sanzioni. Matteo Salvini, Mara Bizzotto, Mario Borghezio, secondo il regolamento europarlamentare rischiano di essere puniti con ammonizioni, la sospensione del mandato e dell'indennità di soggiorno.

Il Grande Vecchio,Giorgio Napolitano, dal canto suo ha minimizzato educatamente l'accaduto definendole “proteste marginali e modeste” e nel dire no alla fine del sogno europeo ha ribadito che è necessario vincere i nazionalismi aggressivi e le vedute ristrette fatte di calcolo e convenienza di alcune classi dirigenti nazionali. Consapevole, comunque, che non può essere più portata avanti una politica di austerità fine a sé stessa pur di mantenere i costi in ordine.

Di sicuro, le elezioni europee di maggio, risentiranno del malumore dei cittadini, causato, oltre che dalla austerità imposta dalla Merkel, anche dalle decisioni della politica nazionale e dall'incomprensibile forma d'incostituzionalità adottata per garantire stipendi e pensioni d'oro alle classi dirigenti mentre si passava la ghigliottina persino ai buoni pasto dei dipendenti. Pubblici entrambi ma con mansioni differenti.

lunedì 3 febbraio 2014

L'ottimismo di Enrico Letta basta all'Italia?

La crisi è dietro le spalle! Lo dice Enrico Letta negli Emirati Arabi.


Con la sua aria bonaria, Enrico Letta, infonde serenità e fiducia. Quando si affaccia in tv, il suo aplomb è impeccabile, rassicura tutti persino quanti stiamo con l'acqua alla gola non per il maltempo di queste ore ma per ben altro.

E l'“Altro”, per essere comprensibili, si traduce in concreta sfiducia verso i dirigenti nazionali e locali.

L'italicum, la legge così chiamata da Renzi, mostra apertamente l'inadeguatezza, per non dire la furbizia, di chi l'ha proposta e imposta al Paese.
Ragionando freddamente senza partigianerie, così com'è spiegata dai media, non lascia presagire niente di diverso dalle motivazioni che hanno reso incostituzionale il “porcellum”.

Al di là della legge elettorale, sembra che in Italia non ci sia altra emergenza.

l'Italian style spesso è taroccato e le poche grandi realtà produttive che dovrebbero dare lavoro e fiducia lentamente chiudono le serrande e si spostano altrove. Delocalizzano!

Lo Stato privatizza! Mette sul mercato a disposizione dei ricchi privati ma anche a furbi speculatori gruppi sani come Sace, Fincantieri e Poste Italiane.

A parte che l'esiguo e irrisorio guadagno alzerà solo adesso i conti dello Stato, ma l'esperienza regressa fatta con la privatizzazione del gruppo IRI, delle Ferrovie dello Stato, Telecom etc etc, non serve a nulla?

domenica 2 febbraio 2014

Pierferdy il ritorno del figliol prodigo

Il disegno di legge in discussione alle camere per il nuovo modo di governare il Paese ha fatto le sue prime vittime.


Pierferdinando Casini è il primo. Essendo lui stato ripescato alle precedenti elezioni come "miglior perdente" con gli sbarramenti del porcellum.

Pirferdy è un politico di vecchia data e sa bene che se non si allea con qualcuno forte, questa volta, rimarrà fuori dalla politica attiva.
Per questo ha decretato la morte del centrismo che, bontà sua, aveva tentato di mettere su.

L'orgoglio residuo di vecchio lupo della politica dovrebbe indurlo a non allearsi con Berlusconi in virtù dello strappo che fece qualche legislatura fa ma con Alfano (sempre che Alfano sia in grado di tenere in vita il NcD e non smetterà anche lui di credere nel nuovo centrodestra non appena il vecchio capo fa un fischio e chiama a raccolta le sue truppe).

Ma come abbiamo avuto modo di vedere, in Italia, quando si parla di politica mai dire mai.

D'altronde che altra attività può inventarsi uno che della politica ha fatto mestiere?

… beh... all'orizzonte potrebbe esserci una poltrona blindata in qualche sigla partecipata dallo Stato. Non si sa mai!

venerdì 31 gennaio 2014

Lo Stato democratico governa e tutela tutti anche i fuorilegge

Il sole scalda tutti. E lo Stato è il sole di tutti i cittadini. Belli, brutti, buoni o cattivi ma sempre cittadini. Allora perché, viene da dire, sono solo in due a decidere quale strumento applicare per le rappresentanze parlamentari future?

Renzi e Berlusconi hanno deciso niente preferenze e sbarramenti alti che precludono, teoricamente, l'accesso in Parlamento dei piccoli gruppi politici e degli ipotetici fantocci nelle mani della malavita che assegna voti e preferenze.

Renzi e Berlusconi, per motivi differenti, sono fuori dal Parlamento ma la loro arroganza decisionale condiziona la vita democratica del Paese.

Si diceva all'inizio: il sole scalda tutti. Anche i delinquenti!

In una Repubblica che si rispetti i Governatori di anime dovrebbero prestare maggiore attenzione alle pecorelle smarrite. E per far ciò non serve l'inasprimento delle leggi e delle pene ma l'ascolto pedagogico e la messa in campo di strategie culturali idonee al recupero delle persone, specialmente per quanti vivono lo Stato come nemico. Cittadini disaffezionati. Persone che sbagliano per i motivi più disparati ma accomunati da un unico denominatore: sostentamento da lavoro.

L'assenza di offerte lavorative, le clientele e il nepotismo che regnano da noi generano incertezze. E l'incertezza è un virus letale sensibile ai soldi da qualunque parte provengano.

Le bagarre in Parlamento non lasciano presagire niente di buono. Anzi allontanano maggiormente il popolo dalle istituzioni.

L'ultima lite, sanguigna e vigorosa, accompagnata da insulti, querele e schiaffoni, surrogata da scenografie degne dei mercatini rionali, ha messo in lite quanto già si conosceva. Cioè la dinamica degli emendamenti capestro inseriti in modifiche di leggi che non hanno niente a che fare con la dinamica dei temi in questione.

C'è, comunque, da sottolineare la veemenza dei cinquestelle e considerare favorevolmente il loro fervore nell'avere denunciato all'opinione pubblica le manovre lobbistiche di banche e assicurazioni che con questa manovra guadagnano un sacco di soldi contro la seconda rata dell'imu soppressa dal decreto e a rischio pagamento.

In sintesi la manovra contestata dal movimento 5 stelle consisteva nel volere stralciare dal decreto IMU la proposta di rivalutazione delle riserve economiche della Banca d'Italia. Rivalutazione che trasforma le vecchie riserve di capitale, fermo ai valori del 1936, e cioè circa 156 mila euro, pari a 300 milioni di vecchie lire, in 7,5 miliardi di euro e rimpingua le casse dei maggiori azionisti di Bankitalia che non siamo noi cittadini ma i due poli bancari più grandi che condizionano l'economia nazionale: Unicredit e Intesa. E anche se circa 3,5 miliardi dei 7,5 vanno a sopperire alla mancata rata non versata di imu, noi cittadini, compresi i non proprietari di case, siamo più poveri di circa 4 miliardi di euro.

In estrema sintesi i fatti dicono che non c'è discontinuità tra i governi che si sono succeduti. 

È ancora valido parlare di poli? Oppure è opportuno munirsi di più larghe presenze democratiche in Parlamento mediante leggi elettorali appropriate?

mercoledì 29 gennaio 2014

Fiat se ne va e Letta è fiducioso

E venne il giorno della verità. Marchionne e soci scoprono le carte. La fiat diventa fca vale a dire "fiat chrysler automobiles nv" e sposta la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna.


BYE BYE ITALY
Sede legale, quindi ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra. In Italia, a Torino, se tutto va bene rimarrà il museo del Lingotto.
Però, non so come e neanche perché, il presidente del Consiglio Enrico Letta, oltre ad essere assolutamente convinto ( e di questo ci siamo convinti tutti) che la vicenda Fiat abbia cambiato completamente gli orizzonti e i confini ai quali eravamo abituati, adesso la Fiat è un attore globale e non più nazionale.

"La questione della sede legale e' assolutamente secondaria - ha aggiunto durante la conferenza stampa dopo l'incontro con il presidente della Commissione Ue Jose' Manuel Barroso a Bruxelles - quello che conta sono i posti di lavoro, il numero delle macchine vendute e la competitività e globalità" del gruppo, "al quale guardiamo con fiducia". Tutti gli italiani, ha aggiunto, devono tifare perché gli impegni siano rispettati e Fiat Chrysler sia "leader mondiale fra i grandi gruppi automobilistici".

Forse a Letta sfugge il fatto che il fare globalizzante di Marchionne e soci ha lasciato rovine nella Torino laboriosa e promesse mai mantenute negli altri stabilimenti italiani.E cosa peggiore che spostando le sedi altrove il sistema Italia non vedrà neanche un euro dalla neonata società e neanche dalla vecchia moribonda fiat italiana abbandonata dai super manager e dalla politica. 

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