lunedì 29 marzo 2010

sfiducia: meno 9% di affluenza alle urne rispetto alle regionali del 2005


La demotivazione, anzi la sfiducia nei confronti degli uomini che hanno gestito la nazione è lampante: meno il 9% rispetto alle regionali del 2005 nella prima giornata elettorale! Oggi alle 15 i seggi saranno chiusi come da regolamento e inizierà lo scrutinio elettorale accompagnato dai soliti caroselli di cifre, priezioni e esternazioni incuranti degli umori reali del paese.

Gli italiani soffrono di un male generato dall’insipienza di chi avrebbe dovuto governare cultura e lavoro, giustizia e educazione, giacché eletti democraticamente tra gli scranni istituzionali o già alla guida d’imprese. Il ruolo, loro assegnato, li rende moralmente responsabili del futuro lavorativo ed economico delle famiglie e dei cittadini che vivono in Italia. È inammissibile per un governo attento alle necessità del territorio lasciare l’assoluta libertà gestionale di aziende ad avventurieri privi di scrupoli che chiudono attività lavorative sane dal punto di vista produttive ed economiche per trasferirle nei paesi poveri così da guadagnare di più grazie al basso costo della mano d’opera e agli incentivi statali che questi governi offrono.

A questo punto è opportuno ricordare che salvo pochissimi casi in Italia nessuno, prendendo come riferimento il dopoguerra, avrebbe potuto fare impresa e arricchirsi senza gli aiuti dello Stato. Tutti, grandi e piccoli imprenditori devono la loro ricchezza a leggi o favori delle lobby che hanno dirottato e impegnato i capitali comuni nelle varie operazioni produttive. Ciò ha fatto sì che crescesse anche l’Italia; ha dato la possibilità a chiunque di sperare nel futuro, fare qualche cambiale per acquisire la macchina o la lavatrice, il televisore, i mobili, accendere un mutuo per comprare casa, ma se manca la certezza del lavoro a che servono gli incentivi statali? Come può la gente procurarsi i soldi per campare?

Sarei veramente grato se i signori della politica rispondessero con i fatti a queste semplicissime esigenze!

sabato 27 marzo 2010

graffiti e lacerazioni: omaggio a Mimmo Rotella

©archivio M.Iannino


Oggi, come non mai, i linguaggi sono veloci quanto il pensiero. Programmare un evento significa correre col tempo, gareggiare con la tecnologia e il mercato globale concepito dai recenti saperi. La pittura, le immagini cinematografiche o televisive sono linguaggi obsoleti se paragonati alla duttilità della rete internet

Infatti, superata la fase progettuale, l’idea divenuta realtà, è immessa nei canali mercantili a completo uso e consumo dell’utenza. In ciò, la pubblicità gioca un ruolo importante, primario nella divulgazione di un prodotto qualsiasi, libro, opera d’arte, scoperta scientifica o un oggetto di uso comune; infatti è d’obbligo impostare una campagna pubblicitaria ad hoc che catturi e invogli la collettività al consumo.

Nel passato si adoperava appieno il disegno e la scrittura per evidenziare le qualità peculiari del bene in questione, attualmente, assistiamo ad una proliferazione effervescente di creatività, mezzi mediatici e ingegno umano, esaltano appieno vantaggi e privilegi spesso disattesi nella praticità quotidiana.

            Anche chi non naviga in internet, vede la tv, ascolta la radio, quotidianamente, è bombardato da un’infinità di messaggi, scritti o associati ad immagini statiche o in movimento.

L’innumerevole pubblicità destinata al grande pubblico, a parte quella televisiva, ha come veicolo preferenziale il muro.

Il muro, tappezzato da affiches canoniche o decorato con le bombolette spray, trasmette un messaggio immediato. Talvolta, si tratta di messaggi commerciali, altre volte politici oppure manifestano, più umanamente, gli impulsi emotivi dei giovani.      
            Negli anni 70, la forma prediletta dei giovani contestatori consisteva nel grafiare, magari con qualche accenno cromatico, un dato politico alla maniera dei murales latinoamericani, oppure ai dazebao (giornale o manifesto a grandi caratteri in uso durante la rivoluzione cinese di Mao).

Le metodiche appena accennate consentirono la trasmissione di pensieri, metafore, assonanze, proteste ma anche oscenità, amore, esibizionismo altrimenti impossibile ai giovani contestatari.
Il muro, diventa, per questi ragazzi, un medium aperto per dissentire o semplicemente imbrattare. Insomma, una superficie “democratica” su cui intervenire al riparo, però, da occhi indiscreti, mantenendo l’anonimato poiché, deturpare o invadere le coscienze altrui con linguaggi a volte violenti è vietato dalle leggi vigenti.
Per cui, la firma, sostituita in un secondo momento dallo pseudonimo, diventa un fattore determinante nell’esternazione di “esistenza e proprietà”, appartenenza al territorio e al gruppo, in cui è proibito l’accesso agli estranei.
Il fenomeno dei graffiti, in atto tra i lustrascarpe americani indicava il proprio raggio d’azione, contrassegnava il territorio del singolo e intimava l’alt all’intruso.

Graffiare sul muro una sigla significava, per i lustrascarpe, preservare una fonte di sostentamento poiché nelle realtà degradate anche l’angolo di una strada era fonte di sostentamento.
Poco alla volta il gesto grafico evolve; il graffio solcato con la pietra, la traccia nera della matita o del pennello, cede il campo agli spray colorati. Le colorazioni esplodono nello spazio figurativo e con loro anche il segno grafico muta. La tag non rimane statica ma si trasforma; grida, scherza, propone e dissacra; le lettere alfabetiche perdono i connotati originali, si rinnovano e diventano immagine.
L’immagine scaturita dal disegno autonomo è una realtà intima, esistente nel proprio microcosmo in sintonia con la cultura e l’ambiente sociale di vita e trova i suoi fondamenti nel campo specifico del linguaggio figurativo.

A questo punto la sfida pacifista, canalizza i fattori negativi della violenza nella progettazione creativa di una figurazione linguistica a passo coi tempi, svincolata, però, dalle correnti di pensiero delle scuole d’arte istituzionali.
In sintesi, il graffito metropolitano si alimenta delle pulsazioni della città; veloce e asciutto, esprime una fusione caratteriale del modello autoctono. Di conseguenza, gli influssi esterni alla poetica derivanti dalla mercificazione del prodotto o da contaminazioni di modelli effimeri, se non mediati dal vissuto storico affine, nel mortificare la riflessione sul costume, vanificano il potere espressivo del graffio che, ridotto ad equazioni tecniche consolidate dalla manualità, perde valore.

Altra poetica è l’intuizione zen, come amava definirla Mimmo Rotella, trasmessa dalla pubblicità.
Le stratificazioni cartacee, lacerate dalle intemperie o dall’uomo, trasmettono attimi di vissuto metropolitano. Rappresentano appieno lo scorrere del tempo; evidenzia le proposte della società consumistica e culturale corrente; una società consumistica per certi aspetti arrogante che si appropria del muro e schiavizza le menti dei passanti.
Come sfuggire a tanta violenza? Semplice: sublimando il linguaggio metropolitano attraverso l’intervento catartico dell’artista! (…)


(Mario Iannino)

Posted by Picasa

venerdì 26 marzo 2010

rai per una notte: la risposta democratica degli italiani alle censure di annozero, ballarò, porta a porta


Centomila connessioni in contemporanea, record assoluto in Italia, sono la risposta corale del web alle decisioni dispotiche di una classe dirigente priva di spina dorsale.

Gli internauti, ma anche i cittadini che non usano internet, hanno voluto seguire l’evento mediatico attraverso canali non lottizzati dai poteri assediati dalle lobby e mandare, con la loro presenza, un segnale forte d’insofferenza al Capo dello Stato, ultimo e sommo garante delle regole democratiche.

Non è con l’eliminazione fisica o l’oscuramento mediatico che si risolvono i problemi dei cittadini!
Con la propaganda faziosa e servile si uccide la libertà!, e si aprono voragini enormi nei tessuti sociali democratici che conducono, inesorabilmente, verso reggimi dittatoriali.

Per evitare ciò e dare risposte ferme, gli Italiani si sono mobilitati, hanno dato il loro appoggio alla manifestazione sindacale a salvaguardia della libertà d’espressione.

L’evento, nato a seguito delle censure nei confronti dei programmi di approfondimento, quali annozero, ballarò e porta a porta, sospesi durante la campagna politica regionale, che comunque non c'è stata perché gl'interventi dei politici vertevano e vertono sulle esternazioni delle controparti, ha ospitato Benigni che cita l’indimenticabile Enzo Biagi quale defenestrato per eccellenza dai programmi rai . L’incontenibile performance di Luttazzi, la satira di Cornacchione e gli interventi degli ospiti, in vari modi hanno reso concreto il malcontento plumbeo degli italiani alle prese con i problemi reali della disoccupazione oltre che della libertà.

La fusione delle tecniche video, quindi, realtà e collegamenti web, è l’unica opposizione reale a disposizione dei cittadini per manifestare contro la tracotanza del potere nell’Italia 2010.

giovedì 25 marzo 2010

la dittatura democratica del capo


Solitamente, quando si dice “popolo”, si pensa a una cosa amorfa priva di pensieri propri. Una “cosa” che richiede una guida; al pari di una macchina complessa che ha bisogno di un buon pilota, insomma qualcuno che la sappia pilotare verso nuovi traguardi. Traguardi, naturalmente positivi per la collettività e non per pochi eletti.
No, perché questi pensano che essere eletti dal popolo, non significa tutelare gl’interessi collettivi, nazionali, anche di coloro che hanno votato contro! No, questo concetto è incomprensibile per gli agitatori di tessere che alimentano polemiche odiose e non accettano correzioni o puntualizzazioni al proprio operato; e d’altronde le ultime notizie, senza contare le precedenti, divulgano le esternazioni del capo del governo contro i prefetti, i pm, i parlamentari i giornalisti che non si genuflettono…

No! Certamente una Nazione non può dipendere dagli umori del singolo. La democrazia è sinonimo di pluralità; confronto; ricerca e perseveranza, tutela del bene comune! E l’attuale governo, gli uomini dell’attuale governo hanno dimostrato il contrario.
Si sono resi ridicoli con vicende da avanspettacolo e sponsorizzazioni allucinanti come la lettura corale del giuramento "all'imperatore" fatto sul palco dai candidati (presidenti o vassalli?) regionali o il ministro incendiario che appicca il fuoco a un muro di cartone piuttosto che lavorare sodo e in sordina. Questi signori spettacolarizzano tutto, persino i fatti più intimi. Quei fatti che dovrebbero essere celati con pudore, per il proprio e l’altrui rispetto; lontani dalla morbosità voyeuristica dei talk show idioti.

mandiamo i falsi co co co a quel paese!

È una questione di serietà!

Gli abusi di potere, come le bugie, alla lunga stufano persino gli italiani. Cittadini pazienti, che formano un popolo autoironico, libero! Un popolo con la testa; che non si lascia imbambolare dalle storielle o dalle barzellette di un agitatore di tessere. Un popolo che ama la sua storia e i sacrifici dei Padri Costituzionalisti. Una moltitudine di persone che dicono basta all’arroganza del potere! Alle censure! Ai diktat e ai doppiogiochisti.
Lavoriamo insieme per il ripristino della legalità, del rispetto delle minoranze, del dialogo, della solidarietà! Solo così si può costruire il futuro etico e solidale auspicato da tutti ma mai attuato.

la nostra forza consiste nella libertà! libertà di pensiero! libertà di esternazione rispettosa: libertà di mandare a casa i ciarlatani!


martedì 23 marzo 2010

il volo: nella filmografia di Wenders e negli atti solidali di Loiero e dei calabresi



Sì!, tra chi respinge in mare zattere cariche di bambini, donne, anziani e uomini disperati alla ricerca di un po’ di normalità, preferisco decisamente le braccia aperte di chi accoglie, memore dell’ambage dei padri costretti a lasciare le famiglie per cercare fortuna e accettare lavori umili pur di mandare pochi spiccioli a casa.

Chi ama veramente non getta in bocca ai pesci persone disperate. Persone costrette alla morte certa se costretti a tornare nei luoghi d’origine.
Ecco, questo ha fatto il cosiddetto partito dell’amore che governa oggi l’Italia. Un partito composto di gente crudele che veste panni d’agnello per imbrogliare gli elettori incerti. Promette e smentisce quanto proclamato nelle campagne pubblicitarie di bassa politica.
Il loro concetto di democrazia è limitatissimo: o sei con me e ti tutelo oppure sei nemico e ti annullo!
Per ultimo, inveiscono contro chi smentisce, giustamente visto la metratura della piazza, il milione di manifestanti enfatizzato dall’organizzatore della festa dell’amore; lo stesso incappato nelle attenzioni della giustizia inerenti alle indagini sui lavori di estrema urgenza gestiti da Bertolaso: Verdini.

Ma lasciamo da parte questi soggetti e concentriamo l’attenzione su qualcosa di serio: il messaggio dell’accoglienza che diventa dato di fatto reale in Calabria e breve film, appena mezz’ora di visione. Un film sull’integrazione che Wim Wenders gira in Calabria nei paesi ripopolati da rifugiati africani, curdi, afgani, palestinesi accolti a Badolato fin dai primi anni '90, un piccolo centro in provincia di Catanzaro, che anni addietro, provocatoriamente fu messo in vendita dagli amministratori comunali per mancanza di cittadini.

Badolato, Riace, Caulonia, la Calabria tutta è luogo adottivo per quanti arrivano dal mare per lenire le ansie e trovare pace; e nel film in 3D di Wenders si evidenzia un mondo naturale e umano tutto ciò, grazie anche alla maestria di Ben Gazzara, Luca Zingaretti, al bravissimo Giancarlo Giannini che ha prestato la voce a Ben Gazzara nel ruolo di primo cittadino; ai neofiti Salvatore Fiore e Ramadullah Ahmadzai, il bambino cittadino di Riace, nel film e nella realtà che durante le riprese ha detto a Wim Wenders:

“È molto bello quello che stai facendo. Ma io sono venuto qui per te. Adesso, se sei una persona seria, devi venire tu a Riace, al mio paese”. Queste parole, dette a Wenders sulla spiaggia di Scilla dal ragazzo afgano impegnato nel film, hanno toccato la coscienza del regista e l’hanno indotto a cambiare la sceneggiatura, trasformare una fiction di pochissimi minuti, 4 iniziali, in testimonianza artistica, destinata a levare il marchio di clandestinità e conferire loro una cittadinanza.

Ecco, tra le due correnti di pensiero preferisco, con assoluta convinzione l’accoglienza! Esternazione di amore solidale per i più deboli attuata concretamente dalla giunta regionale calabrese guidata da Agazio Loiero che, tra l'altro, ha coprodotto, insieme alla fondazione calabria film commission e Technos produzioni cinematografiche, con il contributo del comune di Badolato, il film di Wim Wenders, il volo; da un'idea di Eugenio Melloni.

domenica 21 marzo 2010

empatia e cultura, per comprendere i linguaggi dell'anima



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Ancora oggi molte persone rimangono inebetiti davanti a opere non figurative. Eppure sono trascorsi molti anni dalla presentazione dei primi manifesti di arte d’avanguardia ad iniziare dal movimento che ruppe col passato accademico: l’impressionismo, che aprì le frontiere dei linguaggi visivi artistici contemporanei.
Gl’impressionisti, così definiti da un critico ottuso che volle denigrare il movimento culturale nato nella seconda metà dell’ottocento, guardarono il mondo con occhi diversi e cercarono, riuscendovi con perizia, di cogliere l’attimo della visione secondo la naturale impressione cromatica trasmessa dall’esposizione dei soggetti alla luce.
Impressione del sole nascente, da cui prende il nome tutto il pensiero pittorico, è una tela di Monet dai contorni soffusi, l’alba è più mistica che reale, se rapportata ai canoni accademici in atto nella pittura Francese ed Europea del tempo. Insomma, gl’impressionisti stravolsero concetti consolidati che fino ad allora servirono anche ad educare le masse. Viene da sé che i quadri che non rappresentano un contesto conosciuto e lontani dalla cultura visiva corrente incontrano derisione ostile e superficiale elusione di quanti capitano per caso a visitare un vernissage.
La pigrizia intellettuale di quanti non si sono mai appassionati o interessati ai linguaggi visivi e, quindi, alle avanguardie artistiche, induce a scrollare le spalle e passare oltre, per soffermarsi laddove c’è il segno tangibile della figura conosciuta, quindi un bel tramonto, un bimbo con le lacrime sulle gote, una composizione floreale, un ritratto e esclamare: quanto è bello, che bravo, questa è arte!
Ecco, lo stordimento iniziale di chi è privo della chiave di lettura delle poetiche visive trasforma repentinamente l’ignorante in navigato conoscitore di linguaggi visivi; eppure, la storia dell’arte nel testimoniare le esperienze umane chiarisce intenti e moti, pensieri, analisi e azioni di artisti e studiosi; distinguendo tra maestria artigianale, tecnica e creazione.

l’indifferenza causata dalla mancata acquisizione degli strumenti educativi rende il lavoro artistico sperimentale o d’avanguardia poco fruibile, perché, inadeguato alle aspettative della massa non avvezza a rappresentazioni visive gestuali prive di soggetti formali immediatamente assimilabili.

La gente si sente rassicurata dalla visione di figure affini alla realtà e pur disconoscendo il linguaggio dell’arte crede di interagire, capire quanto l’artista volesse dire o trasmettere con gli strumenti della pittura o della scultura, musica, letteratura, teatro.
Capire un’opera è conoscenza. Conoscenza e contestualizzazione storica dell’artista. Quindi, piuttosto che chiedersi o chiedere la significazione è opportuno munirsi degli strumenti culturali adeguati che associati alla sensibilità individuale conducono il dialogo sui binari dell’empatia.




(mario iannino)

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