martedì 20 ottobre 2009

le esternazioni della brunetta, prove di scrittura creativa


Le esternazioni della brunetta.

La brunetta è una donnina di mezza età. Né troppo grande né troppo piccola di statura. Ha un corpo leggermente disuguale: gambe lunghe, bacino prominente, una leggera scoliosi che lascia immaginare un fondoschiena marmoreo all’attaccatura del tronco corto se rapportato alle misure canoniche delle modelle. Solitamente usa indossare dei decolleté generosi da dove si affacciano seni burrosi ma sodi non contaminati dalla chirurgia plastica. È una femmina attraente nonostante la disarmonia corporea; ma detto tra noi, dove sta scritto che una persona per suscitare interesse visivo debba per forza essere perfetta come una statua greca?
Ma tornando al suo essere donna, la brunetta è, se fosse un uomo, potremmo dire un maestro del pensiero critico invece essendo donna, una femminista convinta che fa le sue battaglie per emancipare la società in cui vive.
Nella sua lista delle priorità al primo posto c’è il diritto al lavoro (suo) e chi non lavora non fa l’amore, onde per cui non ha un compagno fisso. Lei concede mente e corpo a uomini duri che hanno costruito con le proprie mani imperi economici, ma anche solidi conti in banca, tutti gli altri, i fannulloni falliti, i senza lavoro e i precari possono solo bearsi delle sue grazie e arrangiarsi da soli. Tutto ciò ha detto dal parrucchiere la brunetta. E quando la signora trinitàdeimonti è intervenuta dicendo che ormai non c’è più la garanzia del posto fisso per cui le famiglie sono allo sbando e gli uomini hanno altro per la testa al posto del fottere lussurioso; la brunetta, da sotto il casco, fa spallucce e risponde: i tempi sono cambiati ora c’è la mobilità devono cambiare lavoro come le mutande, devono emanciparsi diventare intraprendenti come lo siamo noi quando puntiamo gli occhi su un uomo desiderabile!
Così ha concluso la brunetta mentre il parrucchiere le divideva la frangetta…

terrorismo armato e psicologico negli anni 69/70


Per ricordare e informare:
Il 12 dicembre del 1969, nella sede della banca nazionale dell’agricoltura di Milano in piazza Fontana, esplode un ordigno devastante che provoca un cratere nell’immobile e ammazza impiegati e clienti.

Inizia il periodo tremendo di una strategia politica assurda che gli storici chiamano “teoria della tensione”; divulgata dalla fine degli anni 60 in poi dai teorici del terrorismo di destra e sinistra.

Nello stesso giorno, dalle 16 e 30 alle 17 e 30 circa, tra Roma e Milano si susseguono cinque attentati terroristici che provocano morte e feriti tra le persone ignare di quanto stava accadendo.

Qualche anno dopo e precisamente tra il 7 e l’otto dicembre 1970, il principe Valerio Borghese, anticomunista e simpatizzante di estrema destra vicino a Ordine Nuovo tenta un colpo di stato.

Dalla sua parte c’erano alcuni uomini dei servizi segreti, delle forze dell’ordine e il corpo forestale dello stato; Fronte Nazionale e Avanguardia Nazionale come frangia politica di estrema destra.

Il golpe prevedeva l’assalto al Parlamento e l’arresto di tutti gli oppositori compreso il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. 
Attuato il piano avrebbe dovuto leggere negli studi RAI, naturalmente dopo averla occupata con la forza, il seguente proclama trovato nei suoi cassetti:

“Italiani, l’auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, ha portato l’Italia sull’orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più immediati ed idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione.
Le Forze Armate, le Forze dell’Ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della Nazione sono con noi; mentre dall’altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli, per intendersi, che volevano asservire la Patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo Stato che insieme creeremo, sarà un’Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera: il nostro glorioso Tricolore! Soldati di Terra, di Mare e dell’Aria, Forze dell’Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria ed il ristabilimento dell’ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali; vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento, nessuno potrà impunemente deridervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi.
Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d’amore: Italia! Italia! Viva l’Italia!”

lunedì 19 ottobre 2009

Viva l'Italia!


Quotidianamente, un cospicuo numero di Italiani è costretto a fare i conti con i pochi euro disponibili, essere attenti negli acquisti e pagare le utenze domestiche di luce, gas, acqua, telefono, canoni o abbonamenti televisivi con estrema parsimonia.
Il nuovo modello di vita si è imposto nella società deteriorando il vecchio con l’introduzione rigida della filosofia globalizzante dei mercati. Forza lavoro e prodotti di varia natura privati di normative per la salvaguardia dei ceti deboli non hanno retto alla ritorsione negativa della finanza creativa lasciata in mano a gente priva di scrupoli.

Alcune azioni colpevoli sono innegabilmente da attribuire alla cattiva gestione della politica, infatti, governi e aziende hanno ritenuto giusto premiare i manager che hanno saputo operare tagli come la riduzione della forza lavoro nelle aziende piuttosto che incoraggiare e gratificare quei dirigenti oculati che proponevano itinerari diversificati e riqualificati di prodotti e maestranze.

Con l’introduzione dell’euro come moneta unica europea, in Italia, la politica dei prezzi non ha salvaguardato il potere d’acquisto reale dei cittadini perché di fatto il vecchio milione di lire che consentiva al pensionato di vivere dignitosamente non è reale, si è dimezzato! in buona sostanza ciò che con la lira costava mille lire con la nuova divisa costa un euro ed è bene ricordare che l'euro vale il doppio cioè 1936,27lire.

Con cinquecento euro è estremamente difficile trascorrere in serenità gli ultimi anni della vita ma anche i primi e quelli intermedi. Se oltre ai pensionati, consideriamo i precari, i disoccupati, gli emarginati e a questi aggiungiamo il clima di tensione politica attuale che pone la società in uno stato di annichilimento psicologico pari al terrorismo dei cosiddetti anni di piombo e si lascia mano libera a quanti riportano a galla temi legati alla commistione di poteri occulti, difficili da comprendere, allora, si capisce bene il grado di disagio in cui versa l’Italia.

L’escalation sembra non finire mai. E mentre le guide si azzuffano invece di trovare antidoti salvifici per l'Italia, i cittadini, sconfortati dalla mancanza di bon ton e sbigottiti dalle lotte intestine tra le fazioni, in balìa degli eventi mediatici montati ad arte, si chiedono:
Ma insomma esiste lo stato di diritto? O siamo condannati a essere spettatori forzati di farse infinite!

...per dirla tutta con il cantautore Francesco De Gregori:
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

oggi, 27 marzo 2012, qualcosa sembra essere cambiato in meglio! quantomeno l'Italia ha riacquistato serietà e ricevuto stima e elogi istituzionali. ...che siano finiti i tempi bui?


Preparazione delle olive schiacciate alla calabrese




In questo periodo i frutti degli ulivi sono maturi al punto giusto.
aore12
Raccolti per la spremitura e la conservazione,
le olive, verdi e carnose, una volta trasformate, portate in tavola come antipasti o contorni della dieta mediterranea, sono anch’esse il risultato del lavorio creativo di madre terra e del fare incessante dell'uomo.

Preparazione delle olive schiacciate alla calabrese:

Schiacciare le olive verdi,
denocciolarle e lasciarle in un recipiente con acqua.
Sostituire l'acqua due volte al giorno.
Trascorsi tre quattro giorni, lavati e posti in una teglia, si aggiungono i sapori mediterranei:
Semi di finocchio selvatico
Aglio
Peperoncino piccate
blog a ore 12
Sale grosso q.b.

domenica 18 ottobre 2009

rubrica gastronomica, le conserve: passata di pomodoro




Rubrica gastronomica: cosa bolle in pentola.
Le conserve: passata di pomodoro

Nella cultura gastronomica mediterranea, la salsa di pomodoro, chiamata anche conserva o passata di pomodoro, è la regina della cucina italiana usata nella maggior parte delle preparazioni gastronomiche.
La preparazione della provvista per il fabbisogno familiare è semplice:

100kg di pomodori per salsa;
sale grosso q.b.
Un pentolone capiente;
Un mestolo;
A piacere: basilico; cipolla; peperoni reggini.
Procedimento:
Lavare e tagliare i pomodori;
metterli nel calderone a bollire insieme alla cipolla, il basilico e i peperoni.
Passare i pomodori e gli aromi al passatutto.
Rimettere a bollire e riempire le bottiglie.
A questo punto, le varianti sono due:
1) tradizionale, vale a dire, una volta riempite e tappate tutte le bottiglie con la passata di pomodoro, si fanno bollire nel calderone e si lasciano raffreddare per 24 ore.
2) con la febbre: riempire e tappare le bottiglie col passato in ebollizione, ricoverarle in una cassa o comunque in un luogo riparato da spifferi con coperte di lana e lasciarle raffreddare lentamente.

sabato 17 ottobre 2009

Bersani Franceschini Marino



Bersani Franceschini o Marino?

Bel rompicapo!
Personalmente mi piacciono tutti e tre. Ognuno con la propria personalità dà spessore alla formazione politica di sinistra e ai cittadini che si riconoscono negli ideali del pensiero comune: rispetto per lo Stato e solidarietà nazionale, europea e mondiale.
Persone perbene, quindi, che guardano al futuro del vivere comune nel rispetto delle regole democratiche.
E, se, proprio in virtù della crescita democratica, si superasse il vecchio schema che vuole una sola persona alla guida dei partiti politici?
Non si potrebbe supporre una forma di gestione allargata sorretta da linee di pensiero confluente?
Poiché parliamo di democrazia, potrebbe essere un punto di riferimento per le persone emancipate e di disturbo per quanti ritengono superfluo ragionare in collettivo e preferiscono la guida di un capo carismatico piuttosto che ragionare col proprio cervello.
Considerare quindi l’impegno politico della nuova classe dirigente nei termini di una pluralità democratica reale! anche per inviare segni di novità, a quella parte di società che ancora crede nei valori della democrazia, si potrebbe concludere con: Tre sono meglio di uno!
Utopia?

venerdì 16 ottobre 2009

Governo Centrale e regioni: disparità tra nord e sud



Perché il governo centrale non ama la Calabria?


La formazione dell’attuale governo Berlusconi è composta di 61 membri inclusa la nuova istituzione del Ministro del Turismo e di 5 viceministri già sottosegretari, 22 ministri (12 con portafoglio, 10 senza) 5 viceministri, e 33 sottosegretari.
Dalla Campania in giù non c’è nessun esponente di rilievo nell’esecutivo della Repubblica che possa perorare con forza cause legate alla realtà meridionale e quindi salvaguardare gli interessi istituzionali del sud a eccezione della Sicilia, che pare si voglia dotare di un improbabile cordone ombelicale fatto di parole nonostante la pericolosità geofisica dell’area interessata alla costruzione del ponte sullo stretto. Di fatto, sembra che non ci sia nulla di rilevante nell’agenda del governo nazionale che serva a rilanciare l’economia delle regioni meridionali.
Ciononostante assistiamo a deliranti teorie secessioniste urlate da esponenti politici, che rivestono importanti cariche istituzionali, interessati a curare il proprio bacino elettorale con slogan populisti e interventi infrastrutturali mirati a valorizzare il territorio d’appartenenza (tav e sue propaggini finanziate con denaro pubblico e quindi anche col contributo dei cittadini del sud, il tutto documentato da Riccardo Jacona nella trasmissione “presadiretta”). Considerato che i cittadini hanno disapprovato “il progetto alta velocità ferroviaria” sia con il governo di destra che di sinistra, si desume che la volontà del popolo non è sovrana, salvo poi, quando alcuni esponenti di governo si ricordano di essere stati eletti dal popolo e chiamano in causa l’elettorato o incitano i seguaci alla piazza.

Noi Calabresi costatiamo che ancora una volta Cristo si è fermato a Eboli.
Auspichiamo quindi la formazione di un governo democratico che tuteli tutto il territorio nazionale e non una parte in armonia con le esigenze reali delle variegate realtà geografiche.

giovedì 15 ottobre 2009

pace fatta! venditti s'incontra con loiero


Apprendo dal sito ufficiale della regione Calabria dell’incontro chiarificatore tra Antonello Venditti e il presidente della regione Agazio Loiero. Pertanto, corre l’obbligo di postare l’articolo tratto dal sito menzionato.

“Un chiarimento che diventa una chiacchierata tra amici, una stretta di mano, un abbraccio e un arrivederci in Calabria. E’ la fotografia dell’incontro tra il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero e il cantante Antonello Venditti che si è svolto questa mattina nella la sede romana della Regione in Piazza di Campitelli. “Mi sento un po’ calabrese”, assicura il cantante. “E la Calabria ha bisogno di amici”, replica Loiero, chiudendo la querelle. Testimoni dell’incontro e trattino di congiunzione tra il cantante e il presidente, il giudice Adelchi D’Ippolito, calabrese trapiantato a Roma. e Claudio Ranieri mitico giocatore del Catanzaro in serie A e oggi allenatore della Roma, suoi amici da sempre come lo sono tanti, tantissimi calabresi.
Travolto dalle polemiche per una sua frase sulla Calabria pronunciata 14 mesi fa a Marsala e, all’improvviso, veicolata dopo più di un anno su Youtube, frase, secondo il cantante, “estrapolata da un contesto assolutamente diverso e non negativo nei confronti della regione”, Venditti ha fatto di tutto per recuperare quello che definisce un rapporto intenso e d’amore per la Calabria.
E nel lasciare la sede romana di Piazza di Campitelli, confessa: “Sono contentissimo dell’incontro con il presidente Loiero al quale mi sono rivolto perché rappresenta tutti i calabresi e che ha dimostrato comprensione, intelligenza e sensibilità nell’interpretare quanto mi sta accadendo. Sono stato trascinato inopinatamente in una polemica, servirebbe capire chi e perchè ha recuperato quella frase che non era contro la Calabria, trattandosi della presentazione della sua nuova canzone Stella”. E poi aggiunge: “Ma questa è dietrologia e non mi appartiene. Il mio messaggio vero è questo: ho un legame profondo con la Calabria di cui conosco l’immenso patrimonio culturale e storico, un rapporto intenso che mi lega a questa regione ma anche ai tanti amici che frequento. Per quanto possa sembrare paradossale io ho parlato comunque da calabrese che ama la sua terra”.”

come incontrare Natuzza Evolo, la mistica calabrese



L’assillo di arrivare presto a una meta prefissata da noi stessi o dalla società è l’elemento fuorviante comune al modello di vita attuale. Ormai siamo educati a ottenere risultati immediati in quasi tutti i campi d’azione: nel lavoro, nelle comunicazioni e nei desideri. Cosicché per pianificare gli ostacoli e raggiungere quanto programmato in tutta tranquillità, ovviamente, essendo noi italiani diseducati ai bisogni degli altri, escogitiamo ogni piano disponibile pur di percorrere la via più breve, che, tradotta in conoscenze personali, potere economico o politico, specie quando si è costretti a ricorrere alle cure mediche presso le strutture pubbliche, deve toglierci dall’ambage.
In effetti, se si ha la disgrazia di trovarsi in uno dei pronto soccorso nostrani, la sensazione immediata è quella di trovarsi in un girone dell’inferno dantesco tant’è la gente sofferente che li affolla sdraiata nelle barelle, carrozzine, sedie, in piedi, mentre i familiari non sanno a quale santo rivolgersi affinché cessi al più presto la sofferenza. Nei presidi medici di prima accoglienza si vivono due realtà: quella dei pazienti bisognosi, doloranti e impauriti accompagnati da familiari attoniti e l’altra, quella del personale sanitario ormai rotto a ogni tipo d’incidente e malattia.

Salvo casi sporadici, proprio quando si è toccati da drammi fisici, si ricorre alla preghiera e alla riflessione. Ma la riflessione e la preghiera non bastano! Il nostro essere umani, il vivere secondo canoni materiali ha inquinato la conoscenza spontanea. Non riusciamo a capire da soli il vero senso della vita e ci attacchiamo al leader del momento, agli imbonitori, ai mistificatori ma pochi hanno la chiarezza e l’onestà mentale che guida e indirizza verso la ricerca di qualcosa di nobile per sé e per gli altri. Questo dato di fatto, puntualmente scoperto e corretto secondo le leggi dello Stato dalle forze dell’ordine, vedi maghi cartomanti e mistificatori, stando alle indagini, è comune nei soggetti deboli di tutte le categorie professionali erudite e non diseducate dal modello di vita sociale contemporaneo. L’umiltà e la pazienza sono qualità rare, quindi, nel contesto sociale appena analizzato.

Nel buio dei saperi, la figura umile di Natuzza Evolo è faro che squarcia le tenebre dell’ignoranza umana. La sua luce, sempre viva, illumina le vie dell’anima oltre il tempo fisico; pronta a sollevare le coscienze attraverso la parola illuminata non da studi ma da qualcuno che la sorregge dalla nascita, è un mistero come il messaggio arrivi a quanti lo desiderano nella quiete dell’anima.
Natuzza, è una donna anziana piena di acciacchi e sta trascorrendo gli ultimi anni della sua vita in compagnia di malanni fisici indescrivibili che la costringono a continui ricoveri clinici; ma, lasciato il corpo dolorante nel letto, la sua energia spirituale viaggia e raggiunge chiunque, là, dove è necessario.
Quanti la amano o hanno bisogno del suo conforto per superare ostacoli inviino pure l’Angelo, Lui sa come portarle i messaggi del cuore: lo dice Lei Natuzza e, io, per esperienza personale ci credo.

mercoledì 14 ottobre 2009

scrivere, fare, creare: pensieri in rete



Due pensieri nella rete (tanto c’è spazio a sufficienza per tutti.)


1) Pensiero: scrivere è un’esigenza.

Si scrive per scaricare tensioni; condividere esperienze; confessare, cazzeggiare, imprimere idee, trasmettere (saggi?) consigli.
L’atto in sé pone chi lo pratica nella condizione mentale di non essere solo. Quindi, davanti al computer oggi e alla macchina da scrivere qualche anno addietro, per sentirsi in compagnia di un amico sincero; un amico talmente sublimato da non poter essere reale. Sì, perché nella realtà non c’è nessuno paziente a tal punto da lasciarsi frantumare i coglioni continuamente, assorbire lagnose lamentele, frustrazioni (che altro andresti a confidare a un amico se non i pesi che ti opprimono il cervello e massacrano lo stomaco?) insomma, il fare annulla la solitudine e allevia le ulcere!
Ma non finisce qui! Per uscire dall’isolamento esistenziale si escogita di tutto: giochi per la mente, attività fisiche, hobby e ora, come già detto, la tecnologia web regala a chiunque la possibilità di sentirsi scrittore, giornalista, opinionista, saggista… L’aggeggino magico acchiappa. Assorbe energie, tensioni: è il confessionale per eccellenza, altro che sedute dallo psicanalista! La rete, è una voragine famelica: ingoia e digerisce velocissimamente ma tiene ogni cosa in memoria ed è per questo che prende piede: chiunque può lasciare la propria traccia ai posteri anche senza aver fatto nulla di geniale per lo sviluppo della collettività. Come la lumachella di Trilussa: “La lumachella de la vanagloria, ch’era strisciata sopra un obbelisco, guardò la bava e disse: già capisco che lascerò un’impronta ne la storia.

2) Pensiero: fare creativo come prosecuzione dell’esistenza.

L’uomo non inventa nulla semmai osserva e personalizza quanto esiste già in natura. Lo spirito di conservazione prima e quello ludico, poi, lo spingono a rendere i prodotti dell’universo conformi al proprio modo di essere. Cosicché, superato lo stadio meramente conservativo della specie, l’uomo, spende il tempo a giocare: con le parole, la materia, la finzione visiva!
Chi non ha mai giocato, nei momenti di ozio, a seguire i contorni della propria mano con una penna e lasciare la traccia su un foglio? Anche i popoli primitivi pare abbiano iniziato così: descrivendo le forme proiettate dalla luce del fuoco sulle pareti delle caverne con tizzoni o pietre; seguendo le orme delle sagome lasciate dai corpi sul terreno o semplicemente stilizzando con segni elementari quanto avevano in animo di raffigurare o trasmettere. Dunque, nasce dal nulla il linguaggio della figurazione, a torto definito dono per pochi eletti.
È vero, è un’alchimia!, una magia elementare che continua a stupire per la semplicità immediata con cui dialoga e trasmette messaggi universali. Ma, non per questo difficile da apprendere. Decifrare e interagire. Per far ciò, è necessario sfatare il grande falso mediatico divulgato da sempre dagli addetti ai lavori, interessati, per molteplici motivi, a mantenere vivo l’alone poetico e geniale di chi opera nel campo dell’arte.
Dipingere è come scrivere: basta conoscere la sintassi.

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