L’aria punge il volto rasato di fresco. Alzo il bavero del cappotto e continuo per la mia strada. Dal portone escono alcune persone cariche di pacchi. Dal rumore metallico proveniente dai voluminosi pacchetti s’intuisce il contenuto: vassoi e tegami, svuotati durante le feste.
“Ancora resiste l’usanza delle riunioni familiari”. Penso tra me. ma, non faccio in tempo ad ultimare il pensiero che l’espressione contrariata di uno del gruppo mi lascia di stucco:
“ ’ste femmine moderne so’ tutte le stesse: sfaticate e scostumate! Mò dico: che le costava alzarsi e collaborare, fare qualcosa per alleviare la fatica alla madre? E poi, che educazione è rivolgersi ai più grandi con quel piglio? No no si sono confusi i ruoli! I figli che vogliono insegnare ai padri come nascono i figli. I ragazzi che danno del tu indistintamente a chiunque e si prendono delle licenze che noi ai nostri tempi ce li saremmo sognati. Ma quali sognati: i vidivi i buffettuni ‘nto mussu! Altro chè! Ma siamo pazzi? non c'è più rispetto!!
Ma tu l’hai sentita a quella come si rivolgeva ai suoceri e come li trattava? Ma dov’è cresciuta? Forse pensa di essere emancipata? Oppure al suo paese si usa così?
Bòh! Io non lo so. Chiamatemi retrogrado, vecchio, misantropo ma queste cose non le concepisco e devo dare ragione a quelli che tengono fede a quel detto: moglie e buoi dei paesi tuoi.
martedì 28 dicembre 2010
moglie e buoi dei paesi tuoi
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In sintesi, il blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo; analizzarne pacatamente le criticità così da poterle migliorare per sfatare quel deleterio luogo comune che nell'immaginario collettivo lega la Calabria alla ‘ndrangheta e al malaffare.
lunedì 27 dicembre 2010
Regali di Natale: il cuore e la spada. di Bruno Vespa
Regali di Natale: il cuore e la spada. di Bruno Vespa
In giro per negozi a comprare gli ultimi regali, il commesso della libreria del centro commerciale suggerisce l’ultimo libro di Bruno Vespa per chi ama leggere.
La premessa, scritta dall’autore stesso, lascia presagire il taglio del libro, le sue simpatie e le critiche a personaggi storici che hanno fatto l’unità d’Italia e ai contemporanei che con le loro azioni, il coinvolgimento sociale o politico, hanno governato la Repubblica.
Vespa è apertamente schierato verso un’area ben precisa e non lo nasconde! e, questo è risaputo. suona strano, invece, in un testo così importante dal punto di vista didattico, la sottile allusione al bene sociale profuso dai despoti dell’ultima repubblica.e non la diseducazione elargita a piene mani dalle azioni dei dirigenti nazionali, non importa se di destra o sinistra! il dirigente è, per definizione, una persona evoluta che presta il suo bagaglio culturale alla società e lavora per migliorarla in toto, non per dividere in fazioni o ceti e caste.
La storia politica e romantica dell’unità d’Italia, riscritta da Vespa, tocca periodi storici compresi tra il 1861 e il 2010.
Mazzini, Garibaldi, Cavour, statisti, uomini d’azione e persone innamorate aprono, informalmente, l’Italia delle alcove e delle battaglie. e c’è anche la gloria del duce; l’Italia sedotta da Mussolini; l’isolamento di Gramsci; il Duce amante focoso e la tragedia di Salò. la Resistenza, i Partigiani e il sangue dei vinti; le vendette. De Gasperi; Togliatti. Moro, il sequestro; Andreotti, Fanfani. Craxi; Berlinguer; le tangenti degli imprenditori alla politica sino alla spaccatura tra Fini e Berlusconi. insomma c’è quasi tutta la cronaca italiana di 150 anni raccontata in tono confidenziale dal giornalista Bruno Vespa.
In giro per negozi a comprare gli ultimi regali, il commesso della libreria del centro commerciale suggerisce l’ultimo libro di Bruno Vespa per chi ama leggere.
La premessa, scritta dall’autore stesso, lascia presagire il taglio del libro, le sue simpatie e le critiche a personaggi storici che hanno fatto l’unità d’Italia e ai contemporanei che con le loro azioni, il coinvolgimento sociale o politico, hanno governato la Repubblica.
Vespa è apertamente schierato verso un’area ben precisa e non lo nasconde! e, questo è risaputo. suona strano, invece, in un testo così importante dal punto di vista didattico, la sottile allusione al bene sociale profuso dai despoti dell’ultima repubblica.e non la diseducazione elargita a piene mani dalle azioni dei dirigenti nazionali, non importa se di destra o sinistra! il dirigente è, per definizione, una persona evoluta che presta il suo bagaglio culturale alla società e lavora per migliorarla in toto, non per dividere in fazioni o ceti e caste.
La storia politica e romantica dell’unità d’Italia, riscritta da Vespa, tocca periodi storici compresi tra il 1861 e il 2010.
Mazzini, Garibaldi, Cavour, statisti, uomini d’azione e persone innamorate aprono, informalmente, l’Italia delle alcove e delle battaglie. e c’è anche la gloria del duce; l’Italia sedotta da Mussolini; l’isolamento di Gramsci; il Duce amante focoso e la tragedia di Salò. la Resistenza, i Partigiani e il sangue dei vinti; le vendette. De Gasperi; Togliatti. Moro, il sequestro; Andreotti, Fanfani. Craxi; Berlinguer; le tangenti degli imprenditori alla politica sino alla spaccatura tra Fini e Berlusconi. insomma c’è quasi tutta la cronaca italiana di 150 anni raccontata in tono confidenziale dal giornalista Bruno Vespa.
eccellente apertura mentale. volo. osservo. medito. rido
sabato 25 dicembre 2010
i dolci di Natale di Nonna Maria
La cultura dei popoli, oltre che nelle gesta e negli esempi dei personaggi illustri, prende forma nella quotidianità dei saperi domestici. Un tempo, nelle scuole, l’economia domestica era oggetto di studio e valorizzazione sociale.
al di là delle teorizzazioni sviluppate nel corso degli anni dai vari movimenti ideologici il ruolo della donna rimane un punto fermo nell’economia domestica e nazionale.
È raro osservare una donna vecchio stampo, tipo le nonne cresciute con sani principi e rispettose della sacralità del cibo, buttare avanzi alimentari, come pane indurito o bighellonare in giro per negozi d’asporto. La donna di famiglia, mamma o nonna, con pochi ingredienti riesce a portare in tavola deliziosi manicaretti; trasforma i ravioli in prelibati dolcetti natalizi.
Ecco i ravioli di Nonna Maria:
Ingredienti:
1 kg di farina 00
1 bustina di lievito
2 bicchieri e mezzo di vino bianco
2 bicchieri d’olio
Miele, quanto basta
Bucce di mandarino grattugiate, q.b.
E tanta passione per la famiglia e gli ospiti!
Dopo l’impasto, dividere in tocchetti grandi quanto uno gnocco la pasta di farina e friggerli.
Lasciare raffreddare.
Sciogliere un cucchiaio di miele nella padella. Versare i ravioli e rimestare. Spolverare i ravioli con la buccia di mandarino grattugiata.
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venerdì 24 dicembre 2010
natale in Calabria
Le tradizioni dei Calabresi: il pranzo di Natale
Di generazione in generazione, dapprima per necessità e dopo per nostalgia, si tramandano ritualità che riguardano ricorrenze importanti per intere comunità come il S. Natale, capodanno, la S. Pasqua, le feste patronali, i compleanni e le date importanti che, a differenza delle feste comandate e calendarizzate secondo la religione d’appartenenza, ricordano significativi momenti per chi li onora.
Nella quasi totalità dei paesi calabresi, la vigilia di Natale si trascorre in famiglia tra odori inconfondibili provenienti dai fornelli e l’odore dei mandarini sbucciati per coprire i numeri della tombola in sala da pranzo.
A mezzogiorno sono di prassi le frittelle accompagnate da formaggi, olive, salame e pane, il tutto bagnato con del vino rosso. Frittelle fatte con farina e patate, imbottite con le alici, il tonno o senza nessun ripieno.
Il pasto del giorno è rigorosamente ridotto a uno spuntino freddo, non solo per ricordare i tempi delle ristrettezze economiche di quando la cultura contadina accomunava i più, ma, anche per potersi dedicare maggiormente alle leccornie per il cenone dell’attesa, che dovrebbe protrarsi fino a mezzanotte, ora in cui il più giovane della famiglia porta in processione per casa il bambinello prima di deporlo nella mangiatoia.
Il cenone è ricco di pesce: dal baccalà in umido, fritto o a morzello mangiato nella pitta, pescespada, insalata di mare e l’immancabile pasta cozze e vongole.
I “tardiddhi”, dolci a forma di ravioli ricoperti di miele, spolverate con bucce di agrumi grattugiate, insieme alle crocette, fichi secchi incrociati e imbottite con noci, e altra frutta di stagione rallegrano la tavola per il fine pasto e durante l’estrazione di numeri della tombola.
Purtroppo, quest’anno, la crisi ha dato una stretta ai cordoni della borsa e ha allentato la corsa agli acquisti. Anche i regali sono ridimensionati notevolmente insieme alle tradizionali abbuffate. I giovani, forse perché preoccupati dall’incertezza e dalla precarietà del poco lavoro scarsamente remunerato, sembrano spenti, partecipano poco alla magia del Natale in famiglia. d’altronde, come dare loro torto sapendo che tra qualche settimana ci sarà da ottemperare a una miriade di pagamenti in scadenza!
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giovedì 23 dicembre 2010
italiani, cittadini o sudditi di piccoli re nudi?
I giovani, oggi, hanno lasciato soli i rappresentanti dei parti politici. Hanno gridato la loro contrarietà alla politica subdola. Si sono allontanati dai luoghi simbolo del potere per sottolineare l’assenza totale del dialogo tra cittadini e istituzioni voluto dai regnanti sordi e insensibili alle esigenze altrui.
E che non se la caccino con la solita manfrina della crisi economica perché questa è LA CRISI DEI VALORI! I cittadini, gli studenti chiedono chiarimenti. Cercano il dialogo! Vogliono vedere la fine delle cordate affaristiche fare il codazzo alla politica. Vogliono essere parte attiva dell’Italia, non sudditi di tanti piccoli re nudi!
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mercoledì 22 dicembre 2010
la riforma universitaria Gelmini
Studenti e famiglie si augurano che questo stato di cose cessi davvero, prescindendo dalle ordinanze o regolamenti ministeriali! La società civile pretende che l’università sia il luogo dell’etica e dei saperi dove la sapienza è al passo coi meriti dei singoli fruitori.
La riforma, secondo la Gelmini, serve a stroncare parentopoli, vale a dire interrompere il lascito delle cattedre agli eredi consanguinei e no. “È un atteggiamento diffuso nelle università e i casi di questi giorni purtroppo non sono isolati. In molte università c’è la promozione di parenti, amici e amici degli amici. Questi fatti sporcano l’immagine dell’università e del buon lavoro di tanti professori e ricercatori. Chi sta dalla parte dell’università non può far finta di non vedere questo malcostume. Bisogna mettere fine a questi comportamenti inqualificabili e il ddl lo fa in maniera netta impedendo le assunzioni di familiari fino al quarto grado di parentela. Per Mariastella Gelmini «il fatto che qualcuno si sia affrettato a far assumere parenti dimostra che la legge funziona e fa paura». «Elimina il malcostume e introduce trasparenza nei concorsi stroncando gli accordicchi locali. Ci sarà un’abilitazione nazionale e la chiamata diretta da parte delle università».
«L’Agenzia per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) - ha aggiunto il ministro - avrà le stesse funzioni di Bankitalia e della Consob. Sarà un' Agenzia di alto profilo con figure indipendenti che individueranno i criteri per premiare la migliore didattica e la migliore ricerca». «La vera rivoluzione di questa riforma è l’affermazione di un sistema di valutazione terzo, indipendente dalla politica e scientificamente qualificato».
Staremo a vedere.
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martedì 21 dicembre 2010
Governatori e Guide tra luci e ombre della cronaca politica
La cultura dell'etica per governare e annullare i comitati d'affari
Le accuse urlate non si placano nel paese e tutti sono alla ricerca del nemico da incolpare. Ognuno accusa l’altro di tradimento, di collusione con la ‘ndrangheta, di avere accettato o cercato i voti dei malavitosi, quelli che non fanno niente per niente e che al momento opportuno presentano il conto da pagare. La destra accusa la sinistra e il centro. Il centro dice di essere moderato e non vuole alleanze spregiudicate. Le indagini delle forze dell’ordine arrestano per collusione mafiosa esponenti politici calabresi che hanno portato moltissimi voti a Scopelliti. Ma la cosa che lascia perplessi è che il consigliere in questione ha ricoperto altri incarichi, ha gestito e governato il territorio reggino e anche le altre persone sono attivisti politici noti. Ora, a distanza di qualche mese dalle elezioni, salta fuori che:
Un consigliere regionale, del Pdl, e altre 11 persone sono state arrestate dai carabinieri in Calabria con l'ipotesi di accusa di condizionamento da parte della 'ndrangheta sulle elezioni regionali del 29 e 30 marzo scorso, vale a dire: il consigliere Santi Zappalà e altri quattro candidati nelle liste del centro destra: Antonio Manti, Pietro Nucera, Liliana Aiello e Francesco Iaria, tutti sospettati di avere ottenuto il sostegno della cosca Pelle in cambio della promessa di favori sono agli arresti.
Solo il consigliere Zappalà ha ricevuto quasi 12mila suffragi, non si sa quanti sponsorizzati dal Pelle ma pare che l’intervento della famiglia Pelle sia stato importante e, sempre secondo le notizie divulgate nelle ultime ore, (aggiungiamo che la sinistra è stata letteralmente stracciata e in quanto a preferenze ne ha ottenute pochissime) ciò potrebbe inficiare anche le altre candidature?
Se ciò avvenisse, il vuoto di potere governativo sarebbe preoccupante per la già fragile economia regionale. Stesso concetto per il governo centrale. Inutile sbandierare lo spauracchio delle elezioni anticipate, tanto si è visto il qualunquismo di certa gente che salta da un banco all’altro, si è visto persino Bondi fare il pianista alla camera dopo avere mostrato le altre facce della politica personalizzata.
Per finire: la borghesia mafiosa c’è sempre stata e sempre ci sarà a governare gli eventi e le masse incolte; come pure la manovalanza, quella che chiede il pizzo, uccide perché vuole soldi appalti e lavoro. Anche una grandissima maggioranza di cittadini vuole le stesse cose ma non uccide o intimorisce gli altri anche se costretta nella miseria dall'avidità altrui. Ecco, questo stato di cose deve sapere governare e modificare la politica. Le istituzioni sane dovrebbero essere più vigili; i politici veri dovrebbero esserlo!, per onorare il mandato degli ingenui che credono ancora in una società migliore, nella non utopia di Tomaso Moro, Campanella, nella figura pragmatica di Sandro Pertini.
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