venerdì 24 dicembre 2010

natale in Calabria

Le tradizioni dei Calabresi: il pranzo di Natale


Di generazione in generazione, dapprima per necessità e dopo per nostalgia, si tramandano ritualità che riguardano ricorrenze importanti per intere comunità come il S. Natale, capodanno, la S. Pasqua, le feste patronali, i compleanni e le date importanti che, a differenza delle feste comandate e calendarizzate secondo la religione d’appartenenza, ricordano significativi momenti per chi li onora.
Nella quasi totalità dei paesi calabresi, la vigilia di Natale si trascorre in famiglia tra odori inconfondibili provenienti dai fornelli e l’odore dei mandarini sbucciati per coprire i numeri della tombola in sala da pranzo.

A mezzogiorno sono di prassi le frittelle accompagnate da formaggi, olive, salame e pane, il tutto bagnato con del vino rosso. Frittelle fatte con farina e patate, imbottite con le alici, il tonno o senza nessun ripieno.
Il pasto del giorno è rigorosamente ridotto a uno spuntino freddo, non solo per ricordare i tempi delle ristrettezze economiche di quando la cultura contadina accomunava i più, ma, anche per potersi dedicare maggiormente alle leccornie per il cenone dell’attesa, che dovrebbe protrarsi fino a mezzanotte, ora in cui il più giovane della famiglia porta in processione per casa il bambinello prima di deporlo nella mangiatoia.


Il cenone è ricco di pesce: dal baccalà in umido, fritto o a morzello mangiato nella pitta, pescespada, insalata di mare e l’immancabile pasta cozze e vongole.
I “tardiddhi”, dolci a forma di ravioli ricoperti di miele, spolverate con bucce di agrumi grattugiate, insieme alle crocette, fichi secchi incrociati e imbottite con noci, e altra frutta di stagione rallegrano la tavola per il fine pasto e durante l’estrazione di numeri della tombola.

Purtroppo, quest’anno, la crisi ha dato una stretta ai cordoni della borsa e ha allentato la corsa agli acquisti. Anche i regali sono ridimensionati notevolmente insieme alle tradizionali abbuffate. I giovani, forse perché preoccupati dall’incertezza e dalla precarietà del poco lavoro scarsamente remunerato, sembrano spenti, partecipano poco alla magia del Natale in famiglia. d’altronde, come dare loro torto sapendo che tra qualche settimana ci sarà da ottemperare a una miriade di pagamenti in scadenza!

giovedì 23 dicembre 2010

italiani, cittadini o sudditi di piccoli re nudi?

Sull’incomprensione generazionale si sono sparsi fiumi di parole, inchiostro, concetti a volte azzeccati e altre no. E gli ultimi avvenimenti sembrano toccare il fondo dell’incomprensione. Il divario tra giovani e vecchi è aumentato di gran lunga rispetto a qualche anno addietro e la colpa, come sempre, non sta solo da una parte. È ovvio che la riflessione maggiore tocca farla ai vecchi che detengono e assediano il potere e gestiscono le istituzioni come meglio credono. La devono fare loro perché hanno contestato il sistema prima dei figli. Hanno contestato le ambiguità denunciate negli anni 60, 70, 80 e ora che hanno raggiunto il potere invece di modificare ciò che hanno combattuto schierano i lavoratori dell’ordine pubblico contro i manifestanti, studenti e lavoratori precari, operai e impiegati che dal governo pretendono risposte risolutive ai problemi e non certamente lo scontro con altri padri di famiglia che eseguono gli ordini.

I giovani, oggi, hanno lasciato soli i rappresentanti dei parti politici. Hanno gridato la loro contrarietà alla politica subdola. Si sono allontanati dai luoghi simbolo del potere per sottolineare l’assenza totale del dialogo tra cittadini e istituzioni voluto dai regnanti sordi e insensibili alle esigenze altrui.
E che non se la caccino con la solita manfrina della crisi economica perché questa è LA CRISI DEI VALORI! I cittadini, gli studenti chiedono chiarimenti. Cercano il dialogo! Vogliono vedere la fine delle cordate affaristiche fare il codazzo alla politica. Vogliono essere parte attiva dell’Italia, non sudditi di tanti piccoli re nudi!

mercoledì 22 dicembre 2010

la riforma universitaria Gelmini

Non si sa se la riforma Gelmini riuscirà davvero a tamponare il malcostume clientelare nelle università, l’assunzione di parenti e amici dei baroni universitari, ma quanto hanno fatto i due rettori delle università romane nell’assumere figlio e nuora prima che il ddl diventi legge, è vergognoso!
Studenti e famiglie si augurano che questo stato di cose cessi davvero, prescindendo dalle ordinanze o regolamenti ministeriali! La società civile pretende che l’università sia il luogo dell’etica e dei saperi dove la sapienza è al passo coi meriti dei singoli fruitori.


La riforma, secondo la Gelmini, serve a stroncare parentopoli, vale a dire interrompere il lascito delle cattedre agli eredi consanguinei e no. “È un atteggiamento diffuso nelle università e i casi di questi giorni purtroppo non sono isolati. In molte università c’è la promozione di parenti, amici e amici degli amici. Questi fatti sporcano l’immagine dell’università e del buon lavoro di tanti professori e ricercatori. Chi sta dalla parte dell’università non può far finta di non vedere questo malcostume. Bisogna mettere fine a questi comportamenti inqualificabili e il ddl lo fa in maniera netta impedendo le assunzioni di familiari fino al quarto grado di parentela. Per Mariastella Gelmini «il fatto che qualcuno si sia affrettato a far assumere parenti dimostra che la legge funziona e fa paura». «Elimina il malcostume e introduce trasparenza nei concorsi stroncando gli accordicchi locali. Ci sarà un’abilitazione nazionale e la chiamata diretta da parte delle università».
«L’Agenzia per la valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) - ha aggiunto il ministro - avrà le stesse funzioni di Bankitalia e della Consob. Sarà un' Agenzia di alto profilo con figure indipendenti che individueranno i criteri per premiare la migliore didattica e la migliore ricerca». «La vera rivoluzione di questa riforma è l’affermazione di un sistema di valutazione terzo, indipendente dalla politica e scientificamente qualificato».

Staremo a vedere.

martedì 21 dicembre 2010

Governatori e Guide tra luci e ombre della cronaca politica

La cultura dell'etica per governare e annullare i comitati d'affari


Le accuse urlate non si placano nel paese e tutti sono alla ricerca del nemico da incolpare. Ognuno accusa l’altro di tradimento, di collusione con la ‘ndrangheta, di avere accettato o cercato i voti dei malavitosi, quelli che non fanno niente per niente e che al momento opportuno presentano il conto da pagare. La destra accusa la sinistra e il centro. Il centro dice di essere moderato e non vuole alleanze spregiudicate. Le indagini delle forze dell’ordine arrestano per collusione mafiosa esponenti politici calabresi che hanno portato moltissimi voti a Scopelliti. Ma la cosa che lascia perplessi è che il consigliere in questione ha ricoperto altri incarichi, ha gestito e governato il territorio reggino e anche le altre persone sono attivisti politici noti. Ora, a distanza di qualche mese dalle elezioni, salta fuori che:

Un consigliere regionale, del Pdl, e altre 11 persone sono state arrestate dai carabinieri in Calabria con l'ipotesi di accusa di condizionamento da parte della 'ndrangheta sulle elezioni regionali del 29 e 30 marzo scorso, vale a dire: il consigliere Santi Zappalà e altri quattro candidati nelle liste del centro destra: Antonio Manti, Pietro Nucera, Liliana Aiello e Francesco Iaria, tutti sospettati di avere ottenuto il sostegno della cosca Pelle in cambio della promessa di favori sono agli arresti.

Solo il consigliere Zappalà ha ricevuto quasi 12mila suffragi, non si sa quanti sponsorizzati dal Pelle ma pare che l’intervento della famiglia Pelle sia stato importante e, sempre secondo le notizie divulgate nelle ultime ore, (aggiungiamo che la sinistra è stata letteralmente stracciata e in quanto a preferenze ne ha ottenute pochissime) ciò potrebbe inficiare anche le altre candidature?

Se ciò avvenisse, il vuoto di potere governativo sarebbe preoccupante per la già fragile economia regionale. Stesso concetto per il governo centrale. Inutile sbandierare lo spauracchio delle elezioni anticipate, tanto si è visto il qualunquismo di certa gente che salta da un banco all’altro, si è visto persino Bondi fare il pianista alla camera dopo avere mostrato le altre facce della politica personalizzata.

Per finire: la borghesia mafiosa c’è sempre stata e sempre ci sarà a governare gli eventi e le masse incolte; come pure la manovalanza, quella che chiede il pizzo, uccide perché vuole soldi appalti e lavoro. Anche una grandissima maggioranza di cittadini vuole le stesse cose ma non uccide o intimorisce gli altri anche se costretta nella miseria dall'avidità altrui. Ecco, questo stato di cose deve sapere governare e modificare la politica. Le istituzioni sane dovrebbero essere più vigili; i politici veri dovrebbero esserlo!, per onorare il mandato degli ingenui che credono ancora in una società migliore, nella non utopia di Tomaso Moro, Campanella, nella figura pragmatica di Sandro Pertini.

segreti di stato, fiducia e opportunità mancate

Vuole donare un euro per i bambini dell’UNICEF? Chiede la cassiera del supermercato.
Signora mia, glieli lascerei volentieri se sapessi che vanno davvero ai bambini bisognosi. Ormai non si capisce più niente! Persino Gasparri ha detto alla televisione di tenere i figli a casa e non farli andare alla manifestazione che c’è il pericolo che qualche assassino delinquente approfitti della confusione e faccia del male a qualcuno. E poi, ha visto la storia di quelle raccolte di soldi che non si sa che fine hanno fatto? No no meglio lasciare perdere, se incontro qualche bisognoso gli compro io direttamente qualcosa.
La fiducia è una cosa troppo seria!
a proposito di fiducia: ha visto cosa c’è scritto oggi sui giornali? Il governo Berlusconi nel 2005 non ha permesso che si costituisse una commissione per fare chiarezza sull’omicidio di Callipari, quello che accompagnava la giornalista Sgrena all’aeroporto dopo la liberazione. Non mi credete? leggete leggete qua:

Nicola Calipari morì a Baghdad, ucciso da proiettili americani mentre portava in salvo la giornalista Giuliana Sgrena, rapita in Iraq. Si rideva quel giorno nell’auto che li riportava a casa perché il funzionario del Sismi voleva allontanare il terrore di un mese di prigionia. Poi, al check point americano nei pressi dell’aeroporto iracheno, gli spari. Gli americani lo definirono un errore.

A cinque anni di distanza i cablogrammi dell’allora ambasciatore Usa a Roma, Mel Sembler, pubblicati da Wikileaks, allungano nuove ombre sulla vicenda di quel lontano 4 marzo 2005.

In particolare, il diplomatico racconta che il rapporto italiano, nel punto in cui definiva l’uccisione di Calipari non intenzionale, era «costruito specificatamente per evitare ulteriori inchieste della magistratura». Sembler incontrò l’allora ministro degli Esteri Fini, il sottosegretario Letta e il capo del Sismi Pollari. Il giorno dopo scrisse che il governo italiano avrebbe «bloccato» la richiesta delle opposizioni di aprire una commissione parlamentare d’inchiesta.

Nicola Calipari era un funzionario dello Stato, ma secondo i cable di Sembler il governo italiano voleva «lasciarsi alle spalle» quella vicenda. Vi fu un’inchiesta da parte del comando militare Usa, ma i rappresentanti italiani che vi collaborarono non vollero sottoscrivere le conclusioni di assoluzione per i soldati coinvolti.

Un’inchiesta fu poi aperta dalla procura di Roma e la perizia tecnica consegnata ai pm smentì in vari punti il rapporto americano. Ma il processo contro il militare che sparò non ci fu.

La Corte d’assise prima e la Cassazione poi dichiararono la non procedibilità «per carenza di giurisdizione». «Il governo italiano voleva lasciarsi alle spalle il caso Calipari – il commento di Rosa, moglie del funzionario Sisde ucciso in Iraq – e mettere i rapporti bilaterali con l’America davanti alla verità». Palazzo Chigi ha smentito i resoconti di Wikileaks: «in essi valutazioni personali di diplomatici americani si sono trasformate in presunte “posizioni ufficiali” che il governo italiano non ha mai assunto. I fatti ed i documenti provano il contrario. Come la relazione con la quale il governo italiano si è dissociato dalle conclusioni dell’inchiesta americana».

lunedì 20 dicembre 2010

Teatri e teatranti nell'Italia delle sceneggiate e delle autocelebrazioni

Aspettando la notte del 25 dicembre, ricorrenza della nascita del Salvatore, con l'augurio di uscire indenni dalla crisi e sopravvivere alla commedia imposta dalla cattiva politica, rinfranchiamoci la mente con l'arte del grande e indimenticabile Eduardo, per riscoprire, insieme ai valori perduti, la sacralità della famiglia:

Eduardo De Filippo diceva: “a da passà a nuttata!” in tempi di ristrettezze economiche sofferte dalla stragrande maggioranza dei popoli che hanno vissuto rivoluzioni culturali e industriali a cavallo delle guerre mondiali.
Il suo teatro era la messa in scena della vita stessa con i suoi drammi quotidiani, le fatiche, i soprusi, le angherie dei potenti, in merito alle ultime vicissitudini, quando il potere abusava dei deboli, Eduardo, metteva in bocca all'attore una frase di rassegnazione “…è cosa e niente…” per riscattarlo, infine, con un liberatorio “nun c’a facciu cchiù! Mò basta!”.

Non è cosa da niente quanto sta accadendo in Italia; e se non soffrissimo per le ambiguità propinate negli ultimi decenni dai politici che si sono avvicendati nella scena italiana e che hanno gestito malamente gl’interessi pubblici sembrerebbe di vivere una delle tante commedie scritte dal buon Eduardo. Commedie che gettavano le radici nella società dell’immediato dopoguerra e che oggi ritornano ad essere attuali.

Che dire delle feste natalizie? Rispolverare un melanconico “ti piace u presepe?” e metterci affianco alla sacra famiglia i tantissimi lavoratori che hanno perso il lavoro e che non sanno dove sbattere la testa mentre c’è chi si arricchisce sempre di più?

Un dato salta agli occhi di tutti: l’accordo non scritto e neanche detto a chiare lettere tra i politici di tirare a campare e lasciare a qualcun altro il compito di togliere le castagne dal fuoco in un futuro prossimo, con calma, tanto loro non hanno fretta.
E nel frattempo, Ministri della Repubblica e autorevoli esponenti politici rispolverano metodi autoritari, per dare un contentino ai più stanchi e agguerriti, dimenticando, forse che qualcun altro, adoperando le stesse strategie condusse l’Italia alla rovina. O è anche questa una strategia?
Speriamo di no! ma nell'Italia delle sceneggiate e delle autocelebrazioni referenziali tutto è possibile.

è ora di cambiare

Arresto preventivo:
Nel paese dei ciechi l’orbo è re!
Ma l’Italia non è un paese di ciechi. Vi sono moltissime menti illuminate. Gente lontana dalle stanze del potere  che con il potere dialoga, o perlomeno tenta di dialogare a distanza. Intellettuali, artisti, studenti, precari, disoccupati, cassintegrati suggeriscono valide soluzioni ai problemi impellenti che singolarmente le varie associazioni devono fronteggiare. E il governo che fa? Anziché dialogare con loro per trovare insieme soluzioni adeguate usa la forza, alimenta lo scontro ideologico verbale e fisico. Indispettisce la coscienza sociale dei singoli cittadini. E pensare che qualche anno addietro, gli onorevoli che oggi siedono in parlamento contestavano con uguale, se non maggiore, entusiasmo le scelte di governo con una sostanziale differenza: i ragazzi, gli studenti, i precari, oggi, non hanno interlocutori responsabili, validi e attenti.

Nel casino totale, Niki Vendola sembra l’unico che sappia parlare di socialità, farsi portavoce dei problemi reali dei cittadini. È l’unico che con estrema serenità esprime concetti solidali abbattendo i falsi ideali degli attuali rappresentanti governativi, dei vari Maroni, Gasparri, Larussa, Mantovano, Alemanno, Calderoli, Bossi e tutta quella gente che pensa di risolvere i problemi prodotti da loro stessi coi muscoli piuttosto che prestando ascolto a chi dissente. Sicuramente, questa considerazione non sarà tenuta in conto dai dirigenti nazionali visti i risultati che la loro formazione mentale, cresciuta, con ogni probabilità, con la logica del manganello, la coercizione e l’olio di ricino per i nemici, produce . Sì perché loro non governano un Paese, ma impongono teorie bislacche condivise dal gruppo d’appartenenza, e il resto del paese Italia non esiste, anzi deve soccombere altrimenti scatta la repressione.

un dato è certo:
Il momento storico è senz'altro difficile ma, i rappresentanti del governo ce la mettono tutta per renderlo, di sicuro, drammatico.

domenica 19 dicembre 2010

aspettando Rosanna (Madini?)

aore12
Madini, 1976, olio su tela 80x100
Aspettando Rosanna è il titolo di un’opera del ’76 di Madini (questo il nome dell’autore che sono riuscito a decifrare, noi creativi ci firmiamo e scriviamo peggio dei dottori: calligrafia veloce quasi fosse una pennellata che deforma esteticamente lettere e consonanti e per razionalizzare la scrittura e comprendere quanto scritto necessita, non solo per gli estranei ma anche per gli autori, paziente condizione mentale, fantasia interpretativa e conoscenza dei temi trattati).

La composizione è la sintesi di un momento, un attimo poetico carico di tormento esistenziale per l’uomo nell’attesa della donna amata.
Lo schizzo a matita evidenzia padronanza tecnica; mano allenata al disegno. Il colpo d’occhio iniziale coglie la composizione nel suo insieme. Il soggetto: un motore marino a riposo; chiaro, ben eseguito e illuminato; quasi spavaldo, anche lui nell’attesa di essere calato in acqua e spingere la barca al largo e farle solcare le distese marine, trasmette forza e sicurezza. Una certezza che presto si esaurisce nel tormento dell’attesa. Il tormento dell’annullamento, la rabbia impetuosa del segno figurativo sfregiato dal movimento perentorio carico di nervosismo. Una rabbia provocata dalla vana attesa, dall’incertezza. E il quasi compiuto narra della scarsa possibilità che l’incontro possa andare a buon fine; l'irruenta cancellazione conferma ansie e presagi.

ciò che fa male alla gente comune

Fa male vedere scene di pura brutalità come quella del ragazzo a terra calpestato volutamente dai rappresentanti delle forze dell’ordine. Fa male vedere scarponi militari salire e scendere sopra corpi stesi a terra, che pestano con rabbia gli inermi, colpiscono con calci schiene e addomi, schiacciano la testa dei contestatori che, a loro volta, esasperati dall’ottusa cecità dei governanti manifestano il dissenso in maniera veemente.
Fa male costatare la spaccatura ideologica dei governanti che tutelano la ricchezza e lasciano nella miseria materiale e mentale i cittadini bisognosi.
Fa male assistere alle inventive calunniose urlate nei comizi e nelle trasmissioni televisive;
Fanno male le parole gratuitamente forti che diventano strategie di guerriglie verbali e che innalzano muri d’incomprensione.
Fa male alla democrazia rimanere in silenzio e continuare a lasciare coltivare indisturbati l’orticello dei partiti, amicale o familistico.
Fa male la politica in termini affini!

venerdì 17 dicembre 2010

annozero, bella figura di Larussa e Porro

E dopo La russa è il turno di Porro a sparare cazzate e mostrare l’enorme cultura filosofica di “a un palmo dal mio culo”. “il nemico è il welfare che tutela troppi pensionati e vecchi! Il problema dei giovani sono i pensionati, ce ne sono troppi sulle nostre spalle…” e giù blaterando. Non c’è che dire. L’ultima puntata del 2010 di annozero è stata scoppiettante. Sembravano i botti di capodanno tante erano le cazzate vomitate dagli illustri ospiti che hanno sciorinato la politica della destra di governo. Non li definisco fascisti e neanche di destra. Sono semplicemente ignobili e privi di pensiero sociale. Loro starebbero bene in quel contesto storico che vedeva gli storpi buttati giù dalla rupe oppure degni gestori di … (la definizione mi fa talmente rabbrividire che non riesco pronunciarla, quindi, ognuno ci metta quello che preferisce).
La televisione ha fatto eco a una sottocultura pericolosa e ne ha amplificati i toni. Ha divulgato lo stato di disagio mentale di certa gente che, nostro malgrado, presenzia forum importanti per la crescita del paese. Gente scaltra che ha lottizzato il potere e lo gestisce come cosa propria. bambini viziati; egocentrici; che, se avessero tutt’altra cultura della socialità forse non verseremmo in questo stato.

Annozero del 16 dicembre duemilaedieci sarà visionata e ricordata, grazie agli annali rai, per la tracotanza e la cieca stupidità divulgata da scaltri signori, la cui condotta, assurta a ideologia di sistema grazie alle teorie rese reali da un manipolo di egoisti che hanno invaso i mezzi di comunicazione di massa e hanno fatto proseliti destabilizzanti. Ma, analizzata antropologicamente dalle generazioni future, la storia dei costumi sociali odierna emetterà la giusta sentenza. Una sentenza che terrà conto della sordità delle istituzioni sottolineata dalle richieste dei cittadini agli uomini di governo.

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