venerdì 6 novembre 2009

citazioni in arte




I vernissage si susseguono, inviti di conoscenti, amici e sconosciuti riempiono la buca delle lettere, fanno squillare il telefono e poiché amo conoscere i molteplici volti della creatività umana, con profondo interesse organizzo visite e incontri.
Ogni volta che vado a visitare una mostra d’arte, davanti all’opera, mi sorge spontanea una domanda:
Quale meccanismo mette in movimento la creatività in questa persona e la spinge a esternarla?
Ovviamente, non sempre ciò accade, specie se mi trovo davanti a lavoretti artigianali o “stanchi” nel senso che ripetono una filastrocca già sentita fino alla noia; ma nel momento in cui queste domande si affacciano, significa che sono al cospetto di Opere degne di essere conosciute. A quel punto inizia il terzo grado all’artista; un interrogatorio soffice ma incalzante che mira a conoscere la personalità vera, quella fatta d’incertezze, slanci, riflessioni e visioni del mondo. Ma prima di dialogare con lui ho scandagliato i lavori; ho valutato la corposità del messaggio artistico, l’esecuzione e anche la tecnica che, immancabilmente spinge a cercare una relazione coi linguaggi noti della storia dell’arte. Eventuali evoluzioni linguistiche rivoluzionarie, suffragate dall’artigianalità dell’operatore, spesso invitano a volare alto, ripercorrere correnti artistiche sviluppate da personaggi singolari così da poter legare filologicamente presente e passato.
È quasi come incontrare una giovane coppia con la prole. Si cerca sempre una somiglianza coi genitori.
Non esiste il primato creativo nell’arte! L’arte è osservazione e rivisitazione del già Creato!
La genialità consiste nel sapere osservare e visualizzare il concetto con originalità. Ciò vale per le arti visive come per le altre attività umane.

giovedì 5 novembre 2009

da J. Christo a M. Iannino


©mario iannino

Alla maniera di Christo


Chi o quanti, tra adulti e bambini, sono rimasti turbati, shoccati, traumatizzati da perdere il sonno alla visione di un crocefisso? Quanti sono diventati serial killer? Stupratori, ladri, imbroglioni, mistificatori, despoti…
Bèh, se il risultato della visione di un simbolo che ricorda la pena di morte data dagli ebrei a ladri e malviventi d’Israele più di duemila anni addietro, e che, per i devoti, oggi, accorpa in sé concetti d’amore e di perdono incondizionato a quanti lo hanno insultato, deriso, mortificato e ucciso è così catastrofico per la delicata psiche di certa gente, allora è bene che questa gente così sensibile da intentare causa allo Stato Italiano eviti musei, chiese, luoghi di culto e monumenti; stia lontana dalle deleterie opere d’arte che hanno segnato e che continuano a segnare i percorsi dell’umanità! In poche parole: non devono vivere in Italia. Perché l’Italia è un enorme museo all’aperto e certa gente potrebbe farsi male per troppa, eccessiva cultura!
Le persone realmente sensibili penetrano il dato meramente visibile delle cose; sondano i molteplici aspetti racchiusi nel simbolo cristiano senza soffermarsi all’aspetto esteriore: vanno oltre al proprio naso. E ciò vale in tutti i campi dello scibile umano.

In arte, un singolare signore di nome Christo, all’inizio degli anni sessanta occulta pezzi di arredi urbani, ma non per questo i palazzi impacchettati cessano di esistere. Tutt’altro! L’impacchettamento dei maestosi monumenti suscita curiosità in quanti davano per scontato ruolo e esistenza dell’oggetto occultato.
Lo scossone visivo sembra destare interesse nell’opinione pubblica; sia se creato dall’uomo o dalla natura. Concettuale perché veicolato dall’uomo o evento naturale, il fare destabilizzante dei fatti condiziona le menti e rivitalizza l’ovvio.
Uno scossone analogo lo ha provocato nelle coscienze Cristiane la sentenza della Corte europea di Strasburgo nel definire coercitiva l’esposizione pubblica del Simbolo Cristiano: il Crocefisso.
La reazione di fedeli e laici alla sentenza è giustificata se si pensa alla cultura e alla tradizione cristiana che ha accompagnato generazioni intere di italiani.

Christo Vladimirov Javacheff, nel suo manifesto artistico asserisce: “Gli impacchettamenti? Nessuno può comprare queste opere, nessuno può possederle, nessuno può commercializzarle, nessuno può vendere dei biglietti per vederle. Il nostro lavoro parla di libertà”.

Ecco, in sintesi, spiegata, direttamente dall’artista, l’intenzionalità del suo operare. E nel segno della libertà, noi Italiani, che subiamo un verdetto poco chiaro, pur coscienti che il Simbolo in sé non determina in tutti la credenza della pienezza di Fede nel Salvatore Gesù, riteniamo che non sia affatto coercitivo per i credenti di altre dottrine religiose la sua esposizione nelle aule scolastiche.
D'altronde, l’uomo nel suo peregrinare incontra una miriade di persone, ognuno con credenze e usi differenti, si confronta con molteplici etnie e da queste esperienze nasce la cultura cosmica.
Nel campo dell’arte, ciò è avvenuto in parte. Assistiamo spesso alla commistione linguistica che trova il suo fluire spontaneo nel linguaggio visivo universale. Simboli, gesti, grafie primordiali o evolute, diventano lessici istintivi che accomunano razze e idee, seguono il peregrinare umano senza legarsi alla terra natia come nel caso di J. Christo. Ma anche il nostro Gesù, ebreo di nascita, misconosciuto come Messia dalla sua gente, diviene il tassello principe di una Chiesa che ha sede a Roma e proseliti in tutto il mondo.
L’amore per il prossimo, il rispetto della natura, l’esigenza di libertà sono elementi imprescindibili per l’evoluzione interiore. Religiosi, intellettuali e artisti puri né sono coscienti! Perciò operano al di fuori degli egoismi personali o di bandiera.
Passione, follia ingenua, teorie, queste, che trovano riscontro solo nella religione e nell’arte.

Quindi, lontano dall’essere blasfemo o irriverente, tanto per citare il pensiero cattolico secentesco, l’uomo, per capire appieno il creato deve osservare la natura, scoprire le leggi che governano l’universo e adoperarle saggiamente. Gli artisti in generale e Christo nel particolare, credo l’abbiano capito d’istinto; ora, per comprendere appieno l’uomo e l’artista, ripercorriamo alcuni momenti salienti della sua vita, in quanto, quella di Gesù Cristo è nota al mondo intero:
Christo Vladimirov Javacheff nasce nel 1935 a Gabrovo in Bulgaria; compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Sofia e nel 1958 si trasferisce a Parigi dove incontra Jeanne - Claude de Guillebon, sua coetanea. Si sposano e decidono di lavorare insieme. Nel ’61 allestiscono la loro prima “personale”. Nello stesso anno creano degli “impacchettamenti” sul porto di Cologne. L’anno seguente, protestano contro il muro di Berlino e in rue Visconti a Parigi organizzano un assemblaggio di grandissime dimensioni con barili d’olio e benzina impilati gli uni sugli altri. Iniziano così numerose proposte, realizzazioni di progetti di impacchettamenti poetici, giganteschi, attraverso i quali vogliono veicolare l’effimero come dimensione estetica e accompagnare l’osservatore distratto verso nuove visioni. Lo spazio antistante non si presenta agli occhi come nella consuetudine giornaliera: è occultato da enormi teli che, adagiati e legati su monumenti, costruzioni o distese incontaminate ne seguono forme e contorni.
La coppia si trasferisce a New York, dove vive e lavora tuttora, nel ’64, e prende la nazionalità americana.
Christo e Jeanne si appropriano degli spazi, drappeggiano, ritagliano, colorano monumenti e paesaggi, restituendo ai luoghi, urbani rurali o marini, una dimensione scultorea assolutamente nuova (Valley Curtain, Running Fence, Surrounded Islands, Biscayne Bay, Pont-Neuf a Parigi, il Reichstag a Berlino ecc…).
Christo e Jeanne-Claude, realizzano gl’interventi sul territorio con i propri mezzi; creano i disegni preparatori che sfociano in varie opere grafiche come litografie e serigrafie, collages, modellini e film la cui vendita serve a finanziare la realizzazione dell’opera vera e propria. “The Gates”, l’ultima loro realizzazione, è presentata a New York all’inizio del 2005. Si tratta di un percorso lungo circa 37 km attraverso Central Park, punteggiato di 7500 portici rivestiti di tende color arancio-zafferano. La loro performance, dal titolo “Sopra il fiume Arkansas”, li vede presenti nel Colorado per l’ennesimo intervento non distruttivo o asservito all’esigenza dell’uomo ma, empatico; vale a dire: azione equivalente al fenomeno di comunione con la natura.

Anche Mario Iannino cela evidenzia e lascia intravedere nuove poetiche. I suoi occultamenti sono, all’occorrenza blandi e inconsistenti, oppure spessi, densi di materia e colore; il velo che separa il “sotto” dal “sopra” dell’opera diventa filtro protettivo di fatti accaduti o che potrebbero accadere. Mentre, le lacerazioni, gli squarci, gl’impasti materici enfatizzano il percorso plastico; rendono lo spazio d’intervento discorsivo e accattivante sotto l’aspetto formale e analitico dei lavori.
Analisi, sviluppate secondo un personalissimo linguaggio visivo, frutto di un trentennio artistico trascorso in solitudine che l’ha portato a valutare in autonomia i percorsi artistici più consoni al proprio sentire. Le sue opere, caratterizzate dal bianco finale che diventa corazza catartica, sono il risultato serio di uno studioso che, in tutta umiltà, scandaglia i linguaggi dell’anima.

mercoledì 4 novembre 2009

Simbologie figurali nelle opere polimateriche di Iannino, artista Calabrese



Simbologie figurali nell’opera di Iannino




Il lavoro artistico di Mario Iannino, esponente della cultura calabrese contemporanea, pone l’osservatore nella condizione di chi cerca, insieme all’autore, suggerimenti e analisi giocose al disordine operato dall’uomo.
L’autore prima e il fruitore poi, scandagliano l’opera, penetrano gli squarci alla ricerca di tracce ataviche che sappiano tacitare angosce, mitigare paure o esorcizzarle.
Il fare artistico è un ri/vissuto atemporale comune, che prende spunto dalla materia usurata dal tempo e dall’uomo. È lo stimolo iniziale del fare artistico; una sorta di lavorio mutevole che si avvale della sensibilità poetica di chi osserva e trasforma con tecniche e attrezzi il dato visivo in linguaggio.
Linguaggio rinnovato dalla plasticità estetica, che riporta alla mente esperienze singolari: un déjà-vu lirico ma focoso, che getta in faccia l’originale problematicità sociale contemporanea.
Il linguaggio di Iannino, attinge nel quotidiano temi e mezzi espressivi in continua mutazione e si avvale della figurazione, del segno essenziale, della materia; che, personalizzati dall’esperienza pittorica e inseriti nel percorso alchemico della combinazione cromatica, materica e segnica, assurgono a puro linguaggio visivo.

amore passione morte nell'opera di M. Iannino



Evidenti simbologie nell’opera di Iannino

Il lavoro artistico di Mario Iannino pone l’osservatore nella condizione di chi cerca, scandaglia la materia di cui è composta l’opera, penetra gli squarci alla ricerca di tracce ataviche; un vissuto atemporale comune. Un ri/vissuto, nuovo dal punto di vista temporale, ma che riporta alla mente le esperienze dei singoli; il linguaggio di Iannino attinge nel quotidiano tema e mezzi espressivi; non disdegna la figurazione, il segno essenziale, la materia che, personalizzati dall’esperienza e inseriti durante il percorso alchemico della combinazione cromatica, materica e segnica, assume personalità e carattere artistico.


martedì 3 novembre 2009

la corte europea dei diritti umani contro il crocefisso nelle scuole




“Il crocifisso appeso nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. Lo sostiene una sentenza emessa all’unanimità da sette giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, presieduti dalla belga Francoise Tulkens, che hanno esaminato il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese.”

Si rimane di stucco a sentire certe notizie. Come se la presenza di un simbolo silenzioso facesse proselitismi incessanti e parlasse per tutto il tempo delle lezioni, inculcasse dogmi e fustigasse i ritrosi alla catechesi cristiana.
A parte le implicazioni umane racchiuse nella figura martoriata dalla crudeltà dei carnefici e dalle allegorie religiose inerenti l’amore per il prossimo, il perdono per le sofferenze e i peccati dell’uomo, chi non si riconosce nei simboli ha facoltà di dissentire; contestare ma non distruggere o eclissare con la forza il segno di riconoscimento di un popolo. È come voler distruggere la bandiera di una nazione perché ostile al modo d’intendere dell’ospite.
Di conseguenza, in ottemperanza alla sentenza, deve essere eliminato qualsiasi simbolo nei luoghi pubblici, religioso, politico, sociale, culturale perché a ben guardare lede sempre l’altrui coscienza poiché l’universo umano è variegato.
Si sta rasentando veramente l’assurdo! In nome di un’ipotetica parità si vuole imporre un cambiamento di rotta radicale della cultura e della società della Repubblica Italiana. Repubblica Sovrana e laica, con proprie leggi che tutela con il Concordato Stato/chiesa, le origini e la diffusione della religione cristiana attraverso l’insegnamento nelle scuole, ma dà, altresì, a quanti non vogliono seguire, l’esonero all’ora di religione in classe. È ovvio che, vivendo in uno Stato Democratico, anche se a maggioranza cristiana, non tutti i cittadini lo sono; esistono diverse confraternite, tant’è che persino con la dichiarazione dei redditi c’è la possibilità di donare l’8xmille a una miriade di chiese e associazioni no profit.
Senza tirarla per le lunghe: dove si riscontra la violazione di libertà dei genitori ad educare i figli secondo convinzioni personali e diversi dalla religione cattolica?
Chiedo:
Chi o quanti bambini sono rimasti turbati, shoccati, traumatizzati da perdere il sonno alla visione di un crocefisso? Quanti sono diventati serial killer? Stupratori, ladri, imbroglioni, mistificatori…
Bèh, se il risultato è così catastrofico per la delicata, sensibile psiche di certa gente, allora è bene che evitino musei, chiese e monumenti; stiano lontani dalle deleterie opere d’arte che hanno segnato i percorsi dell’umanità!

I linguaggi dell’uomo, breve esempio di semasiologia applicata.


I linguaggi dell’uomo, breve esempio di semasiologia applicata.


Il pensiero creativo, conosciuto con i termini “plastico, grafico, pittorico” utilizza una mediazione non verbale per registrare esperienze e divulgarle; se inserito in un contesto matematico, fisico, biologico o politico, il linguaggio grafico può aiutare nelle soluzioni dei relativi pensieri.

Il pensiero verbale, matematico, scientifico può essere rafforzato ed esposto al meglio attraverso esemplificazioni grafiche dei concetti.
Di seguito, uno dei tantissimi esempi della forza espressiva che assume il messaggio verbale scritto allorché corredato di immagini:

Catanzaro, Calabria

16°C
Attuale: Rovesci
Vento: O a 35 km/h (alle ore 17,00)
Umidità: 82%
mar



Stamane il vento ha soffiato ad una velocità di 50 km/h sulla città di Catanzaro. I vigili del fuoco sono accorsi per mettere in sicurezza alcuni tratti viari e proteggere i passanti da imprevisti pericolosi quali cadute di tegole, alberi e insegne. Secondo le previsioni divulgate da google il maltempo persisterà per tutta la settimana in corso.

Simboli grafici, matematici e metafore sono convenzioni accettate dalla comunità
mar



10° | 16°
mer

13° | 18°
gio

12° | 18° i segni convenzionali aiutano gli uomini a divulgare concetti;
elaborare linguaggi: esprimersi
ven

11° | 17°

nella scrittura, una parola può prestarsi a diversi significati:
la parola “porta”: può essere intesa come infisso, corredo del gioco calcio, un valico di montagna, o verbo se non inserita in un contesto esplicativo che ne indica la natura, le dimensioni, lo stile…
Mentre, per altre parole basta un accento: àncora (strumento della nave) ; ancòra ( per indicare la prosecuzione di una azione).

Nel linguaggio visivo, la figurazione esplicita nell'immediatezza il pensiero del fotografo, grafico o pittore che lo ha generato.

lunedì 2 novembre 2009

ultimo saluto a Natuzza Evolo, Mamma di tutti.


Solitamente, gli avvenimenti importanti, quelli che segnano i destini dell’uomo in generale e anche individuali non sono mai recepiti come tali nell’immediatezza. Al momento, l’evento è vissuto nella normalità più assoluta. Semmai, dopo qualche tempo s’inizia a meditare sull’accaduto e accorgersi del cambiamento epocale.
Nel caso della morte di Natuzza, la cognizione dell’enorme perdita è avvenuta nell’immediatezza, anche se, pur conoscendo le sue precarie condizioni di salute, nell’immaginario collettivo si credeva immune; erroneamente, molti hanno creduto che lei fosse tutelata dal rapporto privilegiato con l’Amore Infinito o volutamente, spinti dall’egoismo umano di cui siamo toccati, abbiamo voluto esorcizzare la sua dipartita. Le indicibili sofferenze non le hanno impedito di accogliere e consolare i suoi figli spirituali. E infine, il suo corpo, minato da lunghe malattie, non ha retto nonostante le amorevoli cure. Lei, mamma di tutti, non faceva distinzioni, accoglieva chiunque. Regalava sorrisi, parole dolci ma anche energiche strigliate quando era necessario. Ora, saranno in molti a sentirne la mancanza fisica, specie chi riversava su di lei angosce e paure terrene.
Il suo popolo è accorso a porgerle l’ultimo saluto nella casa di Paravati in Mileto a pochi chilometri da Vibo Valentia. Domani, martedì 3 novembre 2009, alle ore 15,00 sarà celebrata la Santa Funzione e, secondo le stime, l’onda d’Amore da Lei soffusa ai credenti ritorna a Lei centuplicata per accompagnarla commossa alla Casa dell’Amore Eterno.

domenica 1 novembre 2009

Natuzza Evolo non c'è più, rimane il suo esempio


Alcuni fenomeni sono impenetrabili dalla ragione umana. Tra questi, è totalmente insondabile il Mistero Natuzza Evolo: mamma moglie e mistica; persona semplice, che nella completa umiltà si dichiara verme di terra, peccatrice. Una peccatrice singolare che, alla stregua dei bambini in quanto a genuinità d’animo, dice di parlare con la Mamma Celeste e col suo figliolo Gesù.
I messaggi divulgati dopo la Quaresima e l’Assunta durante i quali soffriva e riviveva la Passione di Cristo, sono la testimonianza dei colloqui; ma la testimonianza, non si limitava al messaggio scritto, era suffragata da stimmate e ferite che comparivano sul suo corpo dolorante.
Sofferenza e preghiera, questo il suo modo di mondare i peccati degli uomini sulla terra.
E, non a caso, tutti i messaggi concludevano il dialogo con una riflessione rivolta ai giovani, al loro malessere, alla droga, alla strumentalizzazione della loro debolezza da parte dei potenti, all’accorata esortazione alla preghiera, ai cenacoli familiari, al dialogo coi giovani.
Oggi, domenica 1 novembre 2009, intorno alle cinque del mattino si è spenta dopo lunga sofferenza a paravati nella casa “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, una casa di riposo onlus realizzata con i lasciti dei fedeli.
La Calabria perde il corpo martoriato di Mamma Natuzza ma non la Sua protezione che continua a vivere nelle preghiere, nelle opere e nelle testimonianze dei beneficiati e di quanti hanno avuto la grazia di conoscerla, parlarle e essere confortati da Lei.

Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre



Mamma Natuzza è andata nella casa del Padre

Ieri sera, il tgr3 ha diffuso una sintetica notizia: Natuzza Evolo, la Mistica di Paravati è stata dimessa da una casa di cura privata perché le sue gravi condizioni di salute non consentivano ulteriori cure cliniche. Trasportata nella casa di riposo, fondata dalla Mistica, dove risiedeva abitualmente, Mamma Natuzza ha lasciato il corpo dolorante della materia per risorgere nello Spirito di Luce, quale sempre è stata.

A noi,che siamo stati testimoni della sua grande umiltà, non resta che perseguire i suoi insegnamenti trasformandoci in fiammelle sempre accese per essere degni agli occhi di Colui cui nulla è impossibile. Essere consapevoli che il nostro riferimento terreno non c’è più ci addolora molto ma la fede ci conduce lontano lì dove tutto è pace, dove non esiste la notte, il dolore, dove l’amore e la preghiera sono il cibo di tutte le anime, che finito il percorso terreno, vivono in comunione con il Padre Celeste.
Cara Mamma Natuzza, il nostro pensiero, in qualsiasi circostanza della nostra vita volerà sempre a te perché siamo sicuri che da lassù come un angelo ci starai vicino indicandoci la strada da percorrere.

osservandoti


Osservandoti

La telefonata, giunta inaspettata, riporta alla mente gli anni della passione giovanile: arte, politica, impegno sociale. … sì, quando si è giovani innamorati delle idee, il mondo assume una visione romantica: la società ha bisogno delle tue energie, ti butti a capofitto in discussioni e battaglie sociali. Vedi in bianco e nero, assumi atteggiamenti netti, disdegni compromessi e sotterfugi. Questo e altro ancora arriva alla mente.
Lentamente, il velo d’ombra che offuscava la passione giovanile si dissolve; lascia intravedere momenti, incontri, dibattiti che non hanno sortito a quanto auspicato. La realtà quotidiana, composta d’imprevisti, delatori, furbi e ambiguità associate al sistema hanno modificato, corrotto, vuoi per necessità o stanchezza, quel mondo ma non Te! Ti sei allontanato. Hai preferito isolarti; lavorare in silenzio. E ora, una voce alla quale non hai assegnato immediatamente un nome perché leggermente modificata, riporta a galla il passato.
Puntuale, alle 18,00 sei lì, presente. Munito di macchina fotografica, per immortalare gli amici e i compagni di tante discussioni. Invecchiati nel corpo e alcuni anche nello spirito, ognuno esprime o sottace momenti di vita personale; enfatizza successi e nasconde le azioni spregiudicate commesse per ottenerli.
È una farsa. Sorridi, scambi qualche parola; ti soffermi con le poche persone che, nonostante le inclemenze della vita, sono rimaste fedeli ai sani principi. E, senza fare neanche uno scatto con la macchina digitale, saluti e vai via.
Non parli; osservi le luci della notte; i fari delle macchine abbagliano il tuo viso. Impassibile, riponi la macchina fotografica nella borsa mentre ti sfugge un sospiro.
Che ceniamo? Ci facciamo una pizza vuoi?
Sì, la pizza va bene…

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