sabato 22 febbraio 2014

M.C.Lanzetta, dalla farmacia di Monasterace a Roma nella squadra di Renzi

A sua insaputa, anzi no, è stata proposta da Delrio.


Carmela Lanzetta è stata contattata da Delrio. Si conoscono da tempo. E quando Graziano Delrio la chiama
al telfono per dirle che sarà Ministro senza portafoglio per le regioni, lei candidamente gli risponde: io ho votato contro Renzi, lo sai vero?

Maria Carmela Lanzetta è delusa dalla politica e dal modo in cui si avvita nelle questioni pratiche quotidiane che viviamo noi cittadini.
La sente lontana, questa politica. Lei, che è stata definita “sindaco antimafia” e si è vista isolata proprio quando lo Stato avrebbe dovuto esserle vicino.

Guardi, sono col camice in farmacia, -così risponde al telefono al giornalista che la contatta per sentire le sue impressioni- e sto parlando con gli amici di sempre. Non sapevo nulla in merito a questa decisione e non so neanche da dove si entra per lavorare. Dico solo che mi impegnerò per risolvere i problemi e lavorare seriamente.

È pragmatica Maria Carmela Lanzetta. La sua determinazione, così come l'ha portata a dimettersi irrevocabilmente da sindaco di Monasterace allorché delusa dalla politica inutile e appiccicosa che non ebbe il coraggio di costituirsi parte civile nel processo contro un funzionario infedele e che si è girata dall'altra parte quando lei stessa fu bersaglio delle cosche, senza ombra di dubbio, la sua determinazione, è garanzia per noi cittadini.

Vai Maria Carmela e buon lavoro! Di sicuro non starai lì a reggere il moccolo alla consueta e triste cattiva politica.

venerdì 21 febbraio 2014

Renzi primo, ecco la squadra della svolta

Dalle 16 e trenta alle 19e05, Matteo Renzi è a coloquio con Napolitano: 2 ore e mezza di attesa per capire che il governo Renzi nasce sotto il ricatto di Alfano. (qualcuno dice anche di Berlusconi, visto che lo strappo tra i due, pare, non ci sia mai stato per davvero).

Tra i sedici che compongono la squadra i volti nuovi sono la maggioranza ma rivedere Alfano, Lupi, Lorenzin e Padoan che è stato solidale con la riforma Fornero e la Giannino quale esponente di scelta civica, quindi Monti, non lascia presagire niente di buono.
Questi signori non mi fanno #staresereno.
Lo vedremo solo vivendo e in base a come si comporteranno capiremo se hanno tagliato i ponti col passato.

Al momento il cordone ombelicale con i poteri forti non è stato reciso. Anche se, Renzi, facendo leva sulla paura che serpeggia tra i nominati eletti, avrebbe davvero potuto osare di più.

Invece ci troviamo nuovamente con gli stessi nominati e sempre nello stesso incarico; Alfano, Lupi Lorenzin. E con un tecnico Ministro dell'economia e finanza dal curriculm molto simile a quello di Monti: economista e docente universitario anche lui. Speriamo bene!

A parte le signorine e i giovanotti chiamati da Renzi per ricoprire gli incarichi di governo, e che riscaldano i muscoli per mettere la faccia nello spettacolo di discontinuità renziano, vorrei sbagliarmi, ma quanto è venuto fuori dal cilindro di Renzi e Napolitano, ha il sentore di un nulla di fatto.

Pop art. Arte contemporanea, chi è l'artista

Quando si parla di pop art, o comunque di pittura supportata da concetti intellettualmente evoluti, l'errore è dietro l'angolo.

Gli esempi degli ultimi anni sono sintomatici:

Dall'imbianchino che ridipinge la porta di Duchamp esposta alla biennale del '78 al muratore che ottura il buco dipinto sulla parete della galleria con tecnica trompe l'oeil e, per ultimo, in ordine di tempo, la più disarmante è, se si ragiona sulle motivazioni che dà la donna delle pulizie del suo naturale e conseguenziale gesto di buttare nella spazzatura alcuni cartoni lasciati durante l'allestimento della mostra barese e per fare ciò cerca e ottiene l'aiuto degli spazzini perché troppo pesanti per lei da conferire nel cassonetto. ( in barese stretto la donna dice: “... e che lasciano tutto sporco, in disordine, e poi la stronza sono io che devo mettere tutto a posto...).

Rimanendo nel campo della pop art, gli artisti che la praticano si interrogano sul problema della riproducibilità dell'arte nell'epoca industriale, sul come e se mantenere il carattere esclusivo dell'opera d'arte, o se invece conciliare la realtà consumistica con il proprio linguaggio.

Dalle diverse risposte date a questi interrogativi nacque la diversità di stili e di tecniche tipica della pop art.
Quindi creazione artistica meccanica; recupero delle principali avanguardie del Novecento che vanno dalle provocazioni del dadaismo (che per primo mescolò arte e realtà, ai collage di foto o immagini pubblicitarie di sapore ancora cubista), fino agli happening o gesti teatrali, in cui l'artista crea l'opera d'arte direttamente davanti agli spettatori, lasciando spazio all'improvvisazione.

Anche se il cartone lasciato incustodito in galleria, la porta, ready made duchampiano o il buco ingannatore non è il risultato finale di un happening, chi è l'artista? L'espositore, l'imbianchino, il muratore o la donna delle pulizie che hanno posto rimedio alle incongruenze suggerite dalle rispettive “conoscenze esperienziali”?

Renzi e Alfano, quelli della notte

La notizia del massacro di Yanukovich in Ucraina rimbalza sui media. Lo sdegno è profondo.

Cosa possiamo fare noi che viviamo nelle democrazie emancipate oltre che indignarci?

A sentire alcuni nomi e volti noti delle “notizie” sembra che possiamo fare ben poco o nulla. L'influenza dell'Europa Unita è misera difronte la colosso sovietico Putin che salva la nazione Ucraina con oltre 15miliardi di dollari e altri aiuti strategici.

Gli ucraini sono coscienti di questo.
Sono consapevoli che nessuno andrà a dare loro una mano sulle barricate. Ma devono anche sapere di non essere soli. I cittadini dei Paesi democratici sono solidali con loro pur impegnati essi stessi in una battaglia che non ricorre alle armi e non sparge sangue per mantenere la libertà.

Non è tutto rose e fiori neanche in Italia, che sembra infetta dall'indolenza e dalla sfiducia.


Un'Italia che si vede governata dalle smanie di potere di giovani bellocci e videoti che sanno come porsi davanti al video, che raccontano quello che il popolino vuole sentirsi dire e che fanno i vertici alla vecchia maniera per ritagliarsi posizioni di potere.

Nulla di diverso dunque tra chi muore sulle barricate colpito da armi da fuoco e chi muore perché affamato dalle logiche di potere economico che soverchia le menti dei dirigenti e rende ciechi le orde dei seguaci ignoranti.

Ancora. E forse fino al 2018, saremo governati dai “soliti inutili idioti” (nel senso politico, il termine è stato ormai sdoganato da Alfano) che fin qui hanno saputo solo sparlare e sbagliare.

Si muore anche da noi, in Italia, per mano delle persone asservite ai grandi interessi specifici delle lobby.  

giovedì 20 febbraio 2014

Ucraina, Yanukovich MACELLAIO

MACELLAI!

2miliardi, tanto valgono le vite vittime del macellaio Yanukovich che per averli da Putin mette a ferro e fuoco i cittadini dissidenti ucraini.

Cecchini appostati sui palazzi per sparare sui manifestanti che a loro volta si sono adeguati alla guerriglia urbana.

La lotta è impari e le vittime, secondo i media, sono per la maggior parte tra i manifestanti civili.

Una carneficina impostata sui soldi di Putin e Yanukovich per evitare la bancarotta ucraina e avere gas e aiuti russi ammazza i suoi compatrioti.

Dirsi indignati per la carneficina voluta dal regime è poco.

mercoledì 19 febbraio 2014

Kiev, guerriglia urbana e solidarietà

Sullo schermo scorrono scene apocalittiche: razzi, fuochi d'artificio, molotov lanciati ad altezza d'uomo oltre le barricate.

La protesta prosegue cruenta in Ucraina.

La giornata di Kiev è iniziata all'alba con un susseguirsi ininterrotto di esplosioni e lacrimogeni. Le truppe antisommossa sono entrate in Piazza Maidan lanciando granate e smantellando le barricate dei manifestanti,i quali, a loro volta, hanno lanciato bombe incendiarie addosso agli agenti.

Morti e feriti da entrambi i fronti. Uomini, comunque, che sorretti da una idea o da spirito di sacrificio perché comandati, si fronteggiano.

La guerriglia dura ormai da giorni e le autorità ucraine invece di raccogliere le voci della comunità internazionale, Papa Francesco compreso, si lanciano in un'operazione di antiterrorismo in tutto il Paese.

L’annuncio diffuso dallo Sbu, i servizi di sicurezza di Kiev, suona come un’ulteriore irrigidimento rispetto all’escalation di violenze delle ultime ore non solo nella capitale ma in molte città del paese.
Scontri anche nel nord dell'Ucraina, a Leopoli, roccaforte dei nazionalisti e anche a Ternopil e Ivano-Frankivsk.

Ma io ho ancora negli occhi torce umane, uomini che si rotolano a terra per spegnere le fiamme avviluppate ai vestiti. Ho nella mente un uomo terrorizzato che corre lontano dalle barricate e va verso un altro uomo che lo ripara col suo scudo.

Uomini, comunque, che lottano per un ideale. Uccidono! Si fanno uccidere per concretizzare un sogno e abbattere un “niet”.

Lo streaming fa bene alla democrazia: Grillo batte Renzi

Se avessi assistito ad un derby avrei potuto scrivere: Grillo batte Renzi di misura. E se poi fossi anche stato
un tifoso avrei anche potuto dire: non c'è storia! Grillo lo ha messo nell'angolino, in castigo.

Ma non ho assistito ad un derby e neanche ad uno show. Uno dei tanti che ci hanno abituato i politici e i giornalisti. Ma veniamo ai fatti:

lo streaming tra la rappresentanza del movimento 5 stelle e l'incaricato per formare il governo ci ha fatto assistere alla disfatta dialettica e politica dell'arrampicatore Matteo. E questa volta nessuno ha detto #staitranquillo.

Questa volta Grillo gli ha detto chiaro in faccia che non si fida. Non ha nessuna fiducia in chi è vecchio dentro. In chi usa metodi della vecchia politica. In chi usa le parole come un sonnifero per addormentare i cittadini e cullare i sogni con false promesse.

L'incontro, per volere di Grillo, è durato pochissimi minuti.

Beppe Grillo ha, contrariamente a quanto ci ha abituati, ha dato molto tempo ai giornalisti. Ha spiegato con dovizia di particolari, anzi ribadito, la volontà politica dei 5 stelle. E cioè di mandare a casa un sistema decotto e corrotto.

Il tempo se l'è preso tutto, tant'è che un commesso si è dovuto avvicinare a lui per dirgli che il tempo era scaduto.

Questa volta Grillo ha fatto bene a soffermarsi e spiegare chiaramente il perchè dei loro dissensi. E tra queste motivazioni, come si fa a non essere d'accordo, ha ricordato i cavilli e le furbizie che si adottano al varo di una legge che, magari, ha come tema un problema caro ai cittadini ma che è intasato e infestato con la cocciniglia dei “brogli politici”.

Ha ricordato il taglio degli stipendi dei politici e il deposito creato col taglio delle diarie dei cinquestelle messo a disposizione delle piccole e medie imprese. E ancora, il finanziamento pubblico ai partiti e le ingegnerie linguistiche per aggirare le leggi e le volontà dei cittadini.

Insomma è difficile, dopo queste delucidazioni pubbliche, dargli torto. Anzi, credo che abbia acquisito crediti. Non perché ha parlato da populista alla pancia di chi sta male. Ma perché ha detto la verità.

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