giovedì 11 novembre 2010

T.Lucchetti: no a pubblicità che lede la dignità della donna

A Catanzaro è vitata la pubblicità che lede la dignità della donna.

La notizia ansa di oggi, pone qualche interrogativo in quanti non si soffermano ai proclami, ma vanno al di là degli stessi.

E vediamo nei dettagli cosa comunica l’agenzia giornalistica mentre i quartieri periferici della città di Catanzaro sono periferici anche nelle attenzioni degli amministratori comunali, ma di questo parleremo in seguito.

“ Vietata, nel territorio comunale di Catanzaro, l'affissione di cartelloni pubblicitari offensivi della dignità della donna.
Lo ha stabilito, con un'apposita delibera, la Giunta comunale su proposta dell'assessore alle Pari Opportunità, Tommasina Lucchetti. Il tutto per ''salvaguardare l'immagine e la dignità delle donne, negando il permesso di affiggere nel proprio territorio - si afferma nel provvedimento - immagini pubblicitarie lesive della dignità femminile''. (ANSA).”

Non c’è che dire, ottima trovata pubblicitaria per l’assessore alle pari opportunità! Se si considera la messa in onda di trasmissioni davvero lesivi per la formazione culturale di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, insomma dei futuri cittadini che dovrebbero ripulire il mondo dalla spazzatura mediatica che comprende concetti pilotati e assimilati quotidianamente da chiunque.

Credo che la consigliera abbia toccato un tasto infido. D'altronde la storia della comunicazione per immagini l’ha evidenziato abbondantemente. E poi, quale sarà il parametro tra comunicazione creativa e pubblicità offensiva? Chi sarà preposto a vigilare?
I quesiti da porre e sviluppare sarebbero molti, perciò inutile dilungarsi. Gradirei piuttosto assistere alla divulgazione e alla realizzazione di progetti culturali seri che facciano uscire dall’empasse, giovani e meno giovani costretti all’ignavia. E che ben venga una corroborante “espressione visiva” a scuotere le coscienze intorpidite dalla cultura manichea contingente.

p.s: non è che forse, presi dall’entusiasmo ci si dimentica della cosiddetta “libertà d’espressione?” e che i giudizi, il concetto del bello, l’arte stessa sono concetti soggettivi, collegati alla cultura individuale e collettiva?

mercoledì 10 novembre 2010

vanità orgoglio e tatticismi inibiscono la crescita degli italiani

Vanità, orgoglio e tatticismi politici; elementi condizionanti che inibiscono la crescita culturale e economica dell'Italia.

Le esposizioni mediatiche alimentano l’ego; orgoglio e vanità non cedono mai il passo al fare concreto, al pragmatismo costruttivo.
I mass media non prediligono le notizie cattive, perciò non divulgano con la stessa enfasi del gossip i casi di colera a Haiti, i problemi reali dei paesi indebitati, la realtà delle zone alluvionate o interessate da cataclismi che ne hanno modificato geografia ed economia locali.
La tivù, strumento primario mediatico, pilota le notizie e narcotizza gli animi manda in onda programmazioni leggere che facciano evadere dai problemi contingenti le persone prive di retroterra culturali ben definiti. Insomma chi non ha grossi problemi di sostentamento preferisce sorridere e magari ignorare i problemi altrui.

I vizi privati dei personaggi pubblici sono enfatizzati o contrabbandati dai mass media per libertà personale, privacy e naturale rampantismo, tradotti, sempre dai media amici, in impegno e altruismo, quando qualcuno, preso da magnanimità pietosa, regala soldi a povere donne costrette a prostituirsi.

Nessuno sembra fare il proprio mestiere correttamente e, nel frattempo, si evadono tasse, il governo non fa nulla per migliorare la qualità della vita dei cittadini e l’opposizione, prigioniera di antichi sortilegi aspetta qualcuno che interrompa il maleficio per interloquire coi diseredati. E nel frattempo a chi spetta il compito di tamponare il dilagante malcostume?

La politica, ormai è risaputo, è inesistente!
Le aziende sono soffocate dalla globalizzazione, nel senso che gl’imprenditori spostano le baracche laddove i burattini costano poco e loro possono guadagnare di più.
Che rimane? La risposta sembra scontata:
Al povero cristo non rimane altro che la rivolta, intesa come impegno culturale e democratico per sovvertire malcostume e prese in giro dei politici, oppure la preghiera.
Su quest’ultima, anche se praticata da molti perché intimoriti o imboniti dal clero che predica bene nelle omelie ma razzola male nella quotidianità, c’è qualche perplessità fondamentale per le ricchezze accumulate e i privilegi vaticani in antitesi a quanto predicato da Gesù e per i quali è morto in croce.

poverini questi politici!

Poverini questi politici. Che pena che fanno.

Nessuno li capisce. La gente comune, è troppo felice, vive una vita tranquilla per capire i drammi, gli sforzi sovrumani e le fatiche poco comuni che questi poveri politicanti devono affrontare e sopportare. Senza parlare poi dei giornalisti!, che raccontano bugie sul comportamento degli amministratori pubblici eletti dal popolo o nominati dal sovrano, che non è il popolo come recita la Costituzione, ma l’unto dal Signore, il cavalier servente delle ancelle non più morigerate.

Ma cosa ne può sapere il popolo delle ingiustizie subite da chi ha accumulato ricchezze per opera e virtù di qualche benefattore.
Che cosa possono sapere gli abruzzesi, gli aquilani, gli alluvionati, i senza lavoro, i precari, di come un povero ricco deve difendersi dalle cattiverie e dall’invidia dei derubati.
E, poi, cos’è opportuno: ripristinare i siti archeologici, Pompei, la casa delle armi dei gladiatori o destinare i fondi ai padani per la loro tenuta elettorale?

No, indubbiamente il popolo non è a conoscenza dei drammi interiori, delle lacrime, delle strategie e di come deve essere fatta una scelta per assegnare i ministeri. Certamente chi possiede gusto estetico è facilitato nella scelta, capisce immediatamente che è meglio una bella donna oppure un servo sciocco a un gay intelligente. Ma non tutti hanno simili facoltà o pensieri profondi, ecco perché c’è da comprendere, magari compatire, ma mai accusare o demonizzare la classe politica italiana: è tutta gente che lavora per consolidare poteri parentali e cortigiani! che male c'è se sono (poco) altruisti?

martedì 9 novembre 2010

Saviano, i blogger dicono cazzate?

Il blogger può interagire con Roberto Saviano? O essendo figlio di un dio minore deve genuflettersi e chiedere permesso prima di avanzare chiarimenti e dubbi?

C’è un fatto curioso che ricorre sempre nel costume degli italiani. Invochiamo sempre la Carta Costituzionale e ne elogiamo, oltre che difendere i principi costituenti, però siamo sempre lì lì per disattenderli quando qualcuno esterna un concetto difforme al nostro. Specie se si parla di libertà!
Qualcuno disse che sarebbe morto pur di difendere il pensiero altrui anche se non condiviso e oggi, nell’era internet, chiunque lo voglia può interrogare e interrogarsi; chiedere chiarimenti anche ad alte personalità della cultura, spesso definiti tali da lobby affaristiche salvo sporadici casi, uomini politici ecc. ecc. insomma si potrebbe asserire di avere raggiunto un grado d’interlocuzione abbastanza democratico, anche se poi alle domande fatte nei blog non seguono risposte, anzi sono bacchettate come “ora tutti parlano, si sentono in diritto di dire la loro pur non conoscendo i fatti!”. Ma è proprio questo il punto! Un individuo qualsiasi può esporre una titubanza o fare domande a Roberto Saviano senza sentirsi tacciato di “ignorante, di parte, malavitoso o colluso?”. Perché, se non erro questo mi pare di avere colto ieri nel programma di rai 3 con Fazio. Un programma, a mio avviso, "crudo" a parte i nomi noti e la bagarre apripista, ma questo è da vedere “trovare le prove non so mi auguro di no aspettiamo l’esito delle indagini dei magistrati” come direbbe il grande travolgente Benigni e buttarla sulla satira, ma in questo caso aspettiamo le analisi dei critici della comunicazione. Sempre secondo il mio modestissimo parere la trasmissione non ha prodotto nulla di nuovo: liste di ossimori, contraddizioni ben chiare anche in chi non ha scritto Gomorra e che dice la sua con post su internet.
I cittadini onesti, quelli cresciuti, per loro fortuna, e qui è necessaria la citazione di Gratteri, in ambienti familiari eticamente sani e che non hanno avuto la necessità di affiliarsi a nessuna cosca per campare, s’indignano davanti al malgoverno, al malcostume, alla violenza fisica e verbale.
I cittadini ottemperano a leggi morali che antepongono ai profitti leciti inspiegabilmente eccessivi e illeciti, la dignità e la tutela della persona. I cittadini sono certi che il diritto alla vita è sacro e nessuno può arrogarsi il diritto di toglierla, annichilire sensibilità e privare gli uomini del sostentamento necessario al mantenimento della specie.

lunedì 8 novembre 2010

l'amore salva la vita

L’amore salva il mondo


Da quando nasciamo e per il resto della nostra esistenza pensiamo a come fare per vivere al meglio i giorni che il destino o il buon Dio ci ha concesso di vivere. Ci attacchiamo al lavoro, ricerchiamo il successo, intessiamo rapporti per rinsaldare e consolidare gli sforzi che ci hanno fatto raggiungere i vari traguardi. Quindi la bella casa, la macchina, il conto in banca e per i romantici l’amore la famiglia e i figli.
In poche parole facciamo tutto tranne che soffermarci a riflettere sul vero motivo della nostra nascita. Chissà, forse la riteniamo un caso, oppure la conseguenza di un atto d’amore o sessuale… ma mai, e questo è il concetto della maggioranza, pensiamo che possa essere una ricerca, più o meno eroica, dell’essenza vitale che è l’amore. Non l’amore egoistico che ci unisce a una persona sola o al massimo a un gruppo di persone. Ma l’amore che si fa comunione. Comunione d’intenti per migliorare il cammino degli uomini a prescindere dal colore della pelle e dei vari credo religiosi o politici. E ciò comporta davvero dell’eroismo! Un eroismo carico d’amore per il prossimo che allontana e debella definitivamente le guerre e le carestie, gli accumuli inutili di ricchezze. Pare, stando a quanto dicono le persone con carismi come fratel Cosimo Fragomeni e Natuzza Evolo, entrambi nati in miseria e povertà, secondo i parametri umani, ma ricchissimi nello spirito del sacrificio e del donarsi agli altri, che la parte più intensa della preghiera consista nel vivere amando e considerando l’altro, chi soffre e chi vive nel recinto del proprio mondo materialistico.
L’unico dato certo, grazie a Dio incontrovertibile, è la morte! E nessuno di noi sa come e quando avviene. Allora? Perché indirizzare tutti gli sforzi per coltivare la vanità? Costruire agglomerati che inesorabilmente inducono discordia e sviluppano famelici appetiti? Anche nel buono può nascondersi il cattivo, e viceversa! Quante fondazioni umanitarie nascono per sollevare sofferenze fisiche e poi per ottenere i fondi smarriscono la fede e la missione prefissate? Gli imperi non fanno parte dei progetti divini, la carità sì! E oggi, così com’è impostato il sistema, fare carità nelle grandi strutture sanitarie è impossibile. S’incorre di solito nell’avidità di qualcuno che opera o somministra assistenze mediche inutili perché il sistema lo impone e per condurre una vita più agiata. Persino l’assistenza agli anziani o ai diseredati non può esserci se mancano i soldi per il loro sostentamento, il personale sanitario e le strutture d’accoglienza. Allora? Allora, sembrerà senz’altro riduttivo e utopistico, si deve rivedere tutto il sistema sociale e basare le azioni individuali e quelle che interferiscono nelle grandi opere su una morale comune a tutela della totalità degli uomini e non del capitale come concepito nelle economie avanzate. Ridare dignità alla persona, al lavoratore, ai bambini e agli anziani, ai disabili! Non servono grandi strutture per ricoverare ammalati terminali o vecchi. Serve una politica seria che rispetti e metta al centro dei progetti i deboli. Dare, cioè, ad anziani, disabili e svantaggiati la possibilità di vivere una vita degna di essere definita tale negli stessi ambienti dove sono vissuti insieme ai loro affetti più cari: familiari e amici; aiutando, dove necessario la famiglia d'origine a curare e seguire nei bisogni quotidiani la persona svantaggiata o ammalata.

domenica 7 novembre 2010

Catanzaro terrorismo e inciviltà

A Catanzaro, nei giorni scorsi, ragazzotti che si definiscono di estrema destra assaltano il centro sociale “Riscossa” e accoltellano un ragazzo ventenne e poi, non contenti, vanno pure ad attendere davanti al pronto soccorso e ne accoltellano un altro che era andato a trovarlo.

Insomma, agguati stile terra di nessuno, o meglio, territorio selvaggio da occupare e gestire con arroganza e violenza. Va beh che Catanzaro vanta una storia degna della destra violenta e tracotante italiana, basta ricordare il delitto “Malacaria” avvenuto il 4 febbraio del ’71 in pieno centro storico.

Giuseppe Malacaria era un muratore trentenne uscito di casa dopo una faticosa giornata di lavoro per assistere a un comizio del pci e invece incappa in un ordigno gettato tra la folla da due losche figure.
Vediamo un attimo i fatti:

4 febbraio 1971, Catanzaro. Attorno alle 17 Piazza Grimaldi inizia a riempirsi di persone: dirigenti di partito, militanti e simpatizzanti, rappresentanti delle istituzioni, gente comune accorsa chi per sdegno chi per curiosità ad assistere alla manifestazione indetta dal Pci cittadino.

Dal palco, montato per l'occasione, Franco Politano, all'epoca segretario della federazione provinciale comunista, annuncia che è stata negata l'autorizzazione per la manifestazione, la motivazione ufficiale è il mancato rispetto del termine dei tre giorni previsto per la richiesta. Si decide, così, unanimemente di rinviare la manifestazione a data da destinarsi e di tenere comunque in serata un’assemblea pubblica nei saloni della Provincia.

La folla prende atto della solerzia burocratica ma il muovere dei passi verso Corso Mazzini è interrotto dal rumore di un altro microfono e dal riecheggiare di altre parole. Dalla sede del Movimento Sociale Italiano, collocata a una cinquantina di metri, iniziano ad arrivare frammenti di discorsi e slogan ritmati. C'è chi si allontana e chi si muove verso la parte bassa del corso, chi invita a non raccogliere le provocazioni e chi inveisce.

Dalla sede del Movimento sociale italiano s’incominciava a sentire un discorso. L'oratore ad alta voce attribuiva la colpa di quanto stava accadendo in Calabria, per la questione del capoluogo, al governo e alla democrazia cristiana, accusati di aver rinviato troppo a lungo la decisione sul problema più importante, cioè la scelta del capoluogo della regione. Dalle finestre della sede del MSI, alcuni giovani con elmetto in testa e visiera lanciavano pietre verso il basso, il grosso della folla si disperdeva e altri rilanciavano verso l'alto le pietre che avevano raccolto per la strada.
Alcuni funzionari della Polizia irrompono nella sede del MSI. Mentre in strada le urla e il fragore sono interrotti dalle esplosioni. Grida, sangue, gente che fugge e il suono delle sirene delle ambulanze.

A terra resta Giuseppe Malacaria insieme a un numero consistente di feriti molti dei quali ignari passanti; tra questi R.C., uscita dalla chiesa dell'Immacolata e diretta verso casa, dichiara: "Mentre dalla sede missina erano lanciate in strada pietre da giovani che avevano il capo coperto da caschi, il prospiciente vicoletto nel quale sfocia il laghetto Vinci Duomo è stato rischiarato da una scia luminosa. Subito dopo ho notato nel vicoletto alcuni giovani, due per l'esattezza, che hanno lanciato qualcosa in direzione della folla che stazionava sotto la sede del MSI. Un attimo dopo ho avvertito due esplosioni e contemporaneamente sono caduta a terra ferita. Il lancio della bomba è avvenuto a una distanza da me di circa sei metri". Anche S.M., passava di lì per caso, aveva appena terminato il suo turno di lavoro alle Poste e stava rincasando quando, inaspettatamente, si è ritrovato nel bel mezzo della sassaiola: "Ho cercato di riparami nel vicoletto ma sono stato colpito da un oggetto che è esploso dopo essere piombato dall'alto".

A parte l’inutile perdita di vite umane, cosa altro ha portato o porta la violenza ideologizzata? Potere per qualcuno rimasto nell’ombra? Benessere sociale? …
Mentre i ragazzi muoiono e le persone ignare diventano vittime sacrificali qualcuno dietro le quinte, ordisce piani malsani; si strofina le mani e progetta altri attentati per alimentare psicosi sociali che possano giustificare operazioni restrittive.

La strategia della tensione, terroristica o di Stato, non fa nessuna differenza, entrambe mirano a creare un sistema di paura e non portano certo cultura e libertà, democrazia e lavoro, benessere e solidarietà! Ma questi pensieri sono ritenuti di sinistra. Gli uomini e le donne della destra parlano di successo commisurato ai guadagni, ai soldi! Al potere d’acquisto. E più puoi permetterti di spendere e più vali, sei importante, specie se puoi comprare persone e affetti per riempire il vuoto esistenziale cresciuto insieme alle ricchezze materiali. Sì, proprio così, perché per arricchirti, hai dovuto per forza rinunciare a qualcosa, sempreché non hai avuto una botta di culo e hai vinto al superenalotto.

venerdì 5 novembre 2010

Italiani assediati

L’Italia è sotto assedio. Tenuta in ostaggio da una masnada di faccendieri immobili e sordi ai bisogni degli italiani ma attentissimi a grattarsi i pruriti intimi alla faccia degli elettori buggerati dalla propaganda politica che riescono a mettere in campo.
Si è toccato il fondo! E le elezioni, strumento democratico per eccellenza si trasforma, nelle teste dei faccendieri, in arma di ricatto: o con me oppure si torna alle urne!

Ma in tutto questo casino il popolo c’entra qualcosa? La massa che non ha santi in paradiso e si sente intimamente mortificata da questo stato di cose e non vuole più essere rappresentata in questi termini che deve fare per togliere di mezzo sta gentaglia bugiarda e nemica della sovranità popolare che con le sue malefatte sta sputtanando gli italiani persino nelle galassie extraterrestri?
Insomma se siamo davvero in uno stato democratico qualcuno deve chiudere definitivamente il sipario, fare cessare l’ignobile tragicomica commedia e voltare pagina. I meccanismi democratici lo consentono!
gridare al lupo! al lupo! non serve!! si cambi 'sto porcellum di legge elettorale fatta da Calderoli, si trasformi in uno strumento democratico privo di blindature per devoti servi sciocchi e si torni a votare!!!

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