mercoledì 11 novembre 2009

come usare i segni d'interpunzione (:,;.)


Aldo Gabrielli, lessicografo, glottologo e letterato, nel suo trattato “si dice o non si dice?”, analizza aspetti e schemi costruttivi della lingua italiana e chiarisce quanto le grammatiche non dicono; e per me, ragazzo scapestrato, contrario a ogni forma d’imposizione e alle figure dispotiche, tra le quali collocavo i prof, è stato di grande aiuto. Ha chiarito, finalmente, e convalidato quanto da me, mediocre studente, supposto e sostenuto in contrapposizione ai concetti inculcati dai prof privi di creatività che pretendevano concetti brevi e (cir)concisi.
L’argomento che mi sollevò dalle preoccupazioni formali e dai profondi dubbi accentuati negli anni scolastici da un’avvenente prof, è quello riguardante i segni d’interpunzione laddove assicura, autorevolmente, l’assenza di una regola fissa che stabilisca tassativamente come o quando debbano essere usati i segni della punteggiatura.

“…Poiché questi segnetti, piccoli ma importanti, che collochiamo qua e là nei nostri scritti hanno,
come tutti sappiamo, la funzione di pause tra l’uno e l’atro concetto – e di pause lunghe più o meno secondo la nostra precisa ed esclusiva intenzione- essi non possono, ovviamente, essere legati a un sistema fisso di collocazione. Essi fanno parte, piuttosto, dello stile stesso di chi scrive. Perciò c’è chi punteggia con abbondanza e chi con parsimonia, chi dà, poniamo, alla virgola un certo valore di pausa e chi un altro; chi ama fare i periodi brevi, e ricorre quindi a frequenti punti fermi, e chi preferisce invece i periodi lunghi, e di punti fermi ha perciò raro bisogno. Certo è che punteggiare con logica e misura fa parte strettissima dello scrivere bene.
Dirò, come consiglio generale, che non bisogna mai fare un uso esagerato della punteggiatura; l’eccesso di virgole, di punti e virgola, di due punti eccetera può dare, anziché colore ed efficacia, un andamento affannoso e zoppicante.”

Perché mi è capitato nel 1981 questo libro tra le mani e non negli anni in cui la prof d’italiano mi scombussolava le virgole?

lunedì 9 novembre 2009

cittadinanza attiva


Cittadinanza attiva

Negli stati democratici, tutti i cittadini, indistintamente, devono dare, secondo le proprie energie, l’apporto necessario per migliorare lo stato di benessere collettivo attraverso il lavoro, lo studio, la ricerca, l’arte, la cultura, lo sport, la politica e perché no, anche il cazzeggio, a completamento dei molteplici microcosmi che compongono la società.
Considerando, quindi, le azioni dell’uomo positive, è da apprezzare chiunque voglia dedicare il proprio tempo per servire il prossimo e migliorare il benessere della collettività.
Paladini, uomini e donne eticamente irreprensibili, che lottano, quindi, per debellare i mali oscuri che insozzano, mortificano e depredano la società.
Campioni ognuno nel proprio campo d’azione che lavorano per migliorare se stessi e l’altro:
L’artista suggerisce poetiche creative, il docente forma e guida le giovani menti, lo sportivo tonifica il corpo, l’attore, il fantasista, il cabarettista sprigiona ilarità e invita a riflettere…

È auspicabile, in virtù di quanto accennato, che una schiera di paladini senza macchia e senza paura scenda in campo a difesa e tutela dei deboli; di quanti non hanno tranquillità economica e sociale, certezze presenti e future; insomma, di quanti sono privati della dignità di vivere in uno Stato di Diritto, non cambiando mestiere o casacca ma impegnandosi ulteriormente laddove è più indicato il loro agire.
A ognuno il suo! Guidare il destino degli uomini è un’azione combinata di cultura, strategie, riflessione, determinazione, consapevolezza: conoscenza!
L’esperienza di tipografi, palazzinari, impresari, scienziati, calciatori, giornalisti, pornostar ecc. prestati alla politica serve a migliorarla? E nello specifico, una persona che conosce i segreti della lavorazione, conservazione, commercializzazione del pesce, è sprecata tra gli scranni della politica? Quanto è accaduto fino ad oggi, non lascia spazio a dubbi!
Allora? Meglio una scuola di pensiero che rilanci la politica attraverso saggi maestri e degni adepti che, pur nella diversità ideologica, sappiano gestire solidalmente interessi comuni e cittadini, fino a quando questi ultimi non avranno maturato una coscienza pura di cittadinanza attiva.

domenica 8 novembre 2009

Pop art e Nouveau Réalisme: America vs Europa


1960, Pop Art e Nouveau Réalisme, America vs Europa.
La mercificazione dell’arte, asservita al potere economico e politico delle lobby dominanti, pilota concetti e gusti visivi, sovverte i valori delle operazioni genuinamente Culturali e, nel caso della cosiddetta pop art americana tesaurizza nel tempo il prodotto kitsch di largo consumo.
L’esempio storico è testimoniato da artisti, studiosi e cronisti che hanno vissuto l’episodio dello “sbarco” americano alla biennale di Venezia del 1964.
Enrico Baj, artista italiano, così ricorda l’episodio nel suo libro “L’ecologia dell’arte”: La giuria internazionale supinamente accettò di dare il gran premio della Biennale a Rauschenberg perché così si aveva da fare. Ma quando il verbale era già steso e il premio deliberato, ci si accorse che entro il recinto della Biennale non era esposta neanche un’opera di Rauschenberg, che si dovette di corsa e in gran segreto recuperare e mettere in mostra nel padiglione americano.
Mentre alcuni cronisti del tempo così descrivono la scena dello sbarco:
Le opere arrivate da oltreoceano appartengono ad artisti della scuola newyorkese della Pop Art, promossa e sostenuta in America dal gallerista italo-americano Leo Castelli.
I lavori sono scortati dalla Sesta Flotta della Marina Militare Americana, schierata in formazione di combattimento per mettere il territorio in sicurezza, presidia tutti gli spazi disponibili, dai giardini della Biennale, al consolato Usa fino al teatro della Fenice.
Non v’è dubbio che l’operazione commerciale attuata dagli organismi americani, riuscì appieno; in maniera scientifica coinvolsero artisti e canali intellettuali europei.
Gli americani, negli anni sessanta, furono sovrastimati a danno dei maestri dell’avanguardia storica e della grande arte classica e rinascimentale europea e oggi vivono di rendita sulla falsa riga di un’arte popolare nata a New York.
Rauschenberg non si limita solo alla pittura, nelle sue composizioni introduce elementi materici, oggetti, addirittura animali impagliati, operando una fusione fra questi e la pittura alla quale non rinuncia mai. Il nome che l'artista dà ai suoi assemblaggi alchemici, composti di pitture e oggetti è combine-paintings, ossia pitture combinate. Niente di nuovo, comunque: già i dadaisti avevano adoperato un linguaggio simile in tono dissacratorio nel dopoguerra per contestare un modello culturale bacato. Ma lui, Rauschenberg, non si limita alla semplice, commerciale stampa serigrafica!, gioca con il materiale che accumula nello studio, utilizza tutto ciò che gli capita sottomano per creare armonie creative e per il modo di usare gli oggetti di uso comune è accostato alla pop art. Forse, per questo gli fu assegnato il premio internazionale alla biennale di Venezia del 1964.
Jhons, Dine, Oldenburg, Lichtenstein, Andy Warhol e altri, rappresentano in senso maestoso il sistema visivo, pubblicitario e consumistico della merce/icona della pop art americana e del mondo moderno.
Mimmo Rotella, artista catanzarese (7 ottobre 1918), nel 1958 ebbe, come amava dire, un’illuminazione zen davanti ai manifesti lacerati, che pubblicizzavano film sui muri della città. Intuì la forza evocatrice dello strappo; la poesia proposta dalle porzioni di messaggi antecedenti, dai colori sbiaditi, dal segno tipografico differente in quanto a grandezza, colore e forma del carattere. Con estrema sensibilità, Mimmo Rotella, evidenziava o scopriva; graffiava la carta del manifesto, interveniva con la pittura; incollava e accumulava in teche di plexiglas i manifesti pubblicitari. Declamò poesie fonetiche suggerite dai versi dei pastori calabresi; lavorò sui retro d’affiches. Questa, in estrema sintesi la sua azione creativa più conosciuta grazie all’incontro del 1960 con il critico d’arte francese Pierre Restany teorico del Nouveau Réalisme, che trasformò un gruppo variegato di autori francesi e italiani in movimento culturale in contrapposizione al new dada e alla pop art americana. Nel 1961, a Nizza, Restany organizza il primo festival del nouveau réalisme che registra un notevole successo, personale e di pubblico.
Mimmo Rotella, viaggia molto, visita il Nepal e l’India; lavora in Francia, Italia e America. Nel 1980 si stabilisce a Milano dove muore il 9 gennaio 2006.

mario iannino

sabato 7 novembre 2009

Giunta Loiero: fondi di solidarietà per i lavoratori espulsi dalle azinde in Calabria



La giunta Loiero per il sociale: fondi per i lavoratori in difficoltà espulsi dalla aziende.
Nei bandi per il reinserimento occupazionale delle persone svantaggiate, il Presidente della giunta regionale della Calabria Agazio Loiero e l’assessore al lavoro Maiolo, sono parte attiva, visti i problemi occupazionali contingenti, nell’aiutare le persone a vivere con dignità e serenità gli anni della vecchiaia.
Infatti, per quanti sono fuori dal mercato del lavoro e non hanno maturato i requisiti per raggiungere la pensione sociale, la giunta ha deliberato “il Piano di Reinserimento Occupazionale 2009”.

Di seguito la nota divulgata dall’ufficio di presidenza della giunta in merito ai problemi occupazionali dei cinquantenni calabresi.

Salvaguardare i lavoratori in gravi difficoltà economiche e con scarse possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro. Questo l'obiettivo di due bandi (stanziamento complessivo 8 milioni di euro) per favorire il ricollocamento dei disoccupati che non possono usufruire degli ammortizzatori sociali e incontrano difficoltà nel trovare un nuovo impiego in ragione dell'età o di una professionalità poco definita.
I bandi fanno parte del Piano di reinserimento occupazionale 2009, approvato dalla Giunta nel giugno scorso e rimodulato nell'articolazione finanziaria proprio per far fronte alle difficoltà dei soggetti più “deboli” e meno tutelati.
Il primo bando prevede lo stanziamento di 4 milioni di euro in favore dei lavoratori espulsi da aziende con meno di 15 dipendenti e che non possono dunque accedere agli ammortizzatori sociali o di quelli che hanno cessato di usufruirne o, ancora, sono rimasti esclusi dagli accordi perché non in possesso dei requisiti necessari. Con le risorse stanziate, saranno dunque concessi sussidi ai lavoratori che non godono di alcuna forma di sostegno attraverso la loro utilizzazione in attività socialmente utili e di pubblica utilità all'interno di amministrazioni o enti pubblici, società a partecipazione pubblica, cooperative sociali o loro consorzi.
Il secondo bando persegue l'obiettivo di consentire il raggiungimento dei requisiti pensionistici ai disoccupati calabresi ultra-cinquantenni ai quali occorrano meno cinque anni di contribuzione. Grazie allo stanziamento previsto (3 milioni e 700 mila euro) la Regione potrà riconoscere, ai lavoratori selezionati attraverso un'apposita graduatoria, un'indennità mensile pari alla quota necessaria per coprire il costo della contribuzione occorrente per il raggiungimento del diritto alla pensione.
Queste categorie di lavoratori, secondo la Giunta regionale che ha approvato il Piano e la Commissione consiliare competente, costituiscono il target più a rischio di esclusione sociale e necessitano dunque di interventi mirati che ne favoriscano il ricollocamento nel mondo del lavoro.
La Regione intende così rispondere alle urgenze poste dall'attuale crisi occupazionale e ridurne l'impatto sulle condizioni di vita dei lavoratori.
Soddisfatto l'assessore alle Politiche sociali e al Lavoro, Mario Maiolo: “Fra il 2008 e il 2009 abbiamo avuto una crescita degli ammortizzatori sociali sugli over 50 del 360 per cento. Si tratta di disoccupati che difficilmente potranno essere ricollocati. Queste evidenze – ha detto l'assessore Maiolo – ci hanno spinti a intervenire su queste categorie in maniera razionale ed efficace. E noi pensiamo che favorire il reinserimento di lavoratori poco qualificati attraverso i sussidi, 'accompagnare' un ultra-cinquantenne al pensionamento sia un buon modo per aiutare queste persone a vivere con dignità e un po' più di serenità un momento economico davvero difficile”.

venerdì 6 novembre 2009

citazioni in arte




I vernissage si susseguono, inviti di conoscenti, amici e sconosciuti riempiono la buca delle lettere, fanno squillare il telefono e poiché amo conoscere i molteplici volti della creatività umana, con profondo interesse organizzo visite e incontri.
Ogni volta che vado a visitare una mostra d’arte, davanti all’opera, mi sorge spontanea una domanda:
Quale meccanismo mette in movimento la creatività in questa persona e la spinge a esternarla?
Ovviamente, non sempre ciò accade, specie se mi trovo davanti a lavoretti artigianali o “stanchi” nel senso che ripetono una filastrocca già sentita fino alla noia; ma nel momento in cui queste domande si affacciano, significa che sono al cospetto di Opere degne di essere conosciute. A quel punto inizia il terzo grado all’artista; un interrogatorio soffice ma incalzante che mira a conoscere la personalità vera, quella fatta d’incertezze, slanci, riflessioni e visioni del mondo. Ma prima di dialogare con lui ho scandagliato i lavori; ho valutato la corposità del messaggio artistico, l’esecuzione e anche la tecnica che, immancabilmente spinge a cercare una relazione coi linguaggi noti della storia dell’arte. Eventuali evoluzioni linguistiche rivoluzionarie, suffragate dall’artigianalità dell’operatore, spesso invitano a volare alto, ripercorrere correnti artistiche sviluppate da personaggi singolari così da poter legare filologicamente presente e passato.
È quasi come incontrare una giovane coppia con la prole. Si cerca sempre una somiglianza coi genitori.
Non esiste il primato creativo nell’arte! L’arte è osservazione e rivisitazione del già Creato!
La genialità consiste nel sapere osservare e visualizzare il concetto con originalità. Ciò vale per le arti visive come per le altre attività umane.

giovedì 5 novembre 2009

da J. Christo a M. Iannino


©mario iannino

Alla maniera di Christo


Chi o quanti, tra adulti e bambini, sono rimasti turbati, shoccati, traumatizzati da perdere il sonno alla visione di un crocefisso? Quanti sono diventati serial killer? Stupratori, ladri, imbroglioni, mistificatori, despoti…
Bèh, se il risultato della visione di un simbolo che ricorda la pena di morte data dagli ebrei a ladri e malviventi d’Israele più di duemila anni addietro, e che, per i devoti, oggi, accorpa in sé concetti d’amore e di perdono incondizionato a quanti lo hanno insultato, deriso, mortificato e ucciso è così catastrofico per la delicata psiche di certa gente, allora è bene che questa gente così sensibile da intentare causa allo Stato Italiano eviti musei, chiese, luoghi di culto e monumenti; stia lontana dalle deleterie opere d’arte che hanno segnato e che continuano a segnare i percorsi dell’umanità! In poche parole: non devono vivere in Italia. Perché l’Italia è un enorme museo all’aperto e certa gente potrebbe farsi male per troppa, eccessiva cultura!
Le persone realmente sensibili penetrano il dato meramente visibile delle cose; sondano i molteplici aspetti racchiusi nel simbolo cristiano senza soffermarsi all’aspetto esteriore: vanno oltre al proprio naso. E ciò vale in tutti i campi dello scibile umano.

In arte, un singolare signore di nome Christo, all’inizio degli anni sessanta occulta pezzi di arredi urbani, ma non per questo i palazzi impacchettati cessano di esistere. Tutt’altro! L’impacchettamento dei maestosi monumenti suscita curiosità in quanti davano per scontato ruolo e esistenza dell’oggetto occultato.
Lo scossone visivo sembra destare interesse nell’opinione pubblica; sia se creato dall’uomo o dalla natura. Concettuale perché veicolato dall’uomo o evento naturale, il fare destabilizzante dei fatti condiziona le menti e rivitalizza l’ovvio.
Uno scossone analogo lo ha provocato nelle coscienze Cristiane la sentenza della Corte europea di Strasburgo nel definire coercitiva l’esposizione pubblica del Simbolo Cristiano: il Crocefisso.
La reazione di fedeli e laici alla sentenza è giustificata se si pensa alla cultura e alla tradizione cristiana che ha accompagnato generazioni intere di italiani.

Christo Vladimirov Javacheff, nel suo manifesto artistico asserisce: “Gli impacchettamenti? Nessuno può comprare queste opere, nessuno può possederle, nessuno può commercializzarle, nessuno può vendere dei biglietti per vederle. Il nostro lavoro parla di libertà”.

Ecco, in sintesi, spiegata, direttamente dall’artista, l’intenzionalità del suo operare. E nel segno della libertà, noi Italiani, che subiamo un verdetto poco chiaro, pur coscienti che il Simbolo in sé non determina in tutti la credenza della pienezza di Fede nel Salvatore Gesù, riteniamo che non sia affatto coercitivo per i credenti di altre dottrine religiose la sua esposizione nelle aule scolastiche.
D'altronde, l’uomo nel suo peregrinare incontra una miriade di persone, ognuno con credenze e usi differenti, si confronta con molteplici etnie e da queste esperienze nasce la cultura cosmica.
Nel campo dell’arte, ciò è avvenuto in parte. Assistiamo spesso alla commistione linguistica che trova il suo fluire spontaneo nel linguaggio visivo universale. Simboli, gesti, grafie primordiali o evolute, diventano lessici istintivi che accomunano razze e idee, seguono il peregrinare umano senza legarsi alla terra natia come nel caso di J. Christo. Ma anche il nostro Gesù, ebreo di nascita, misconosciuto come Messia dalla sua gente, diviene il tassello principe di una Chiesa che ha sede a Roma e proseliti in tutto il mondo.
L’amore per il prossimo, il rispetto della natura, l’esigenza di libertà sono elementi imprescindibili per l’evoluzione interiore. Religiosi, intellettuali e artisti puri né sono coscienti! Perciò operano al di fuori degli egoismi personali o di bandiera.
Passione, follia ingenua, teorie, queste, che trovano riscontro solo nella religione e nell’arte.

Quindi, lontano dall’essere blasfemo o irriverente, tanto per citare il pensiero cattolico secentesco, l’uomo, per capire appieno il creato deve osservare la natura, scoprire le leggi che governano l’universo e adoperarle saggiamente. Gli artisti in generale e Christo nel particolare, credo l’abbiano capito d’istinto; ora, per comprendere appieno l’uomo e l’artista, ripercorriamo alcuni momenti salienti della sua vita, in quanto, quella di Gesù Cristo è nota al mondo intero:
Christo Vladimirov Javacheff nasce nel 1935 a Gabrovo in Bulgaria; compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Sofia e nel 1958 si trasferisce a Parigi dove incontra Jeanne - Claude de Guillebon, sua coetanea. Si sposano e decidono di lavorare insieme. Nel ’61 allestiscono la loro prima “personale”. Nello stesso anno creano degli “impacchettamenti” sul porto di Cologne. L’anno seguente, protestano contro il muro di Berlino e in rue Visconti a Parigi organizzano un assemblaggio di grandissime dimensioni con barili d’olio e benzina impilati gli uni sugli altri. Iniziano così numerose proposte, realizzazioni di progetti di impacchettamenti poetici, giganteschi, attraverso i quali vogliono veicolare l’effimero come dimensione estetica e accompagnare l’osservatore distratto verso nuove visioni. Lo spazio antistante non si presenta agli occhi come nella consuetudine giornaliera: è occultato da enormi teli che, adagiati e legati su monumenti, costruzioni o distese incontaminate ne seguono forme e contorni.
La coppia si trasferisce a New York, dove vive e lavora tuttora, nel ’64, e prende la nazionalità americana.
Christo e Jeanne si appropriano degli spazi, drappeggiano, ritagliano, colorano monumenti e paesaggi, restituendo ai luoghi, urbani rurali o marini, una dimensione scultorea assolutamente nuova (Valley Curtain, Running Fence, Surrounded Islands, Biscayne Bay, Pont-Neuf a Parigi, il Reichstag a Berlino ecc…).
Christo e Jeanne-Claude, realizzano gl’interventi sul territorio con i propri mezzi; creano i disegni preparatori che sfociano in varie opere grafiche come litografie e serigrafie, collages, modellini e film la cui vendita serve a finanziare la realizzazione dell’opera vera e propria. “The Gates”, l’ultima loro realizzazione, è presentata a New York all’inizio del 2005. Si tratta di un percorso lungo circa 37 km attraverso Central Park, punteggiato di 7500 portici rivestiti di tende color arancio-zafferano. La loro performance, dal titolo “Sopra il fiume Arkansas”, li vede presenti nel Colorado per l’ennesimo intervento non distruttivo o asservito all’esigenza dell’uomo ma, empatico; vale a dire: azione equivalente al fenomeno di comunione con la natura.

Anche Mario Iannino cela evidenzia e lascia intravedere nuove poetiche. I suoi occultamenti sono, all’occorrenza blandi e inconsistenti, oppure spessi, densi di materia e colore; il velo che separa il “sotto” dal “sopra” dell’opera diventa filtro protettivo di fatti accaduti o che potrebbero accadere. Mentre, le lacerazioni, gli squarci, gl’impasti materici enfatizzano il percorso plastico; rendono lo spazio d’intervento discorsivo e accattivante sotto l’aspetto formale e analitico dei lavori.
Analisi, sviluppate secondo un personalissimo linguaggio visivo, frutto di un trentennio artistico trascorso in solitudine che l’ha portato a valutare in autonomia i percorsi artistici più consoni al proprio sentire. Le sue opere, caratterizzate dal bianco finale che diventa corazza catartica, sono il risultato serio di uno studioso che, in tutta umiltà, scandaglia i linguaggi dell’anima.

mercoledì 4 novembre 2009

Simbologie figurali nelle opere polimateriche di Iannino, artista Calabrese



Simbologie figurali nell’opera di Iannino




Il lavoro artistico di Mario Iannino, esponente della cultura calabrese contemporanea, pone l’osservatore nella condizione di chi cerca, insieme all’autore, suggerimenti e analisi giocose al disordine operato dall’uomo.
L’autore prima e il fruitore poi, scandagliano l’opera, penetrano gli squarci alla ricerca di tracce ataviche che sappiano tacitare angosce, mitigare paure o esorcizzarle.
Il fare artistico è un ri/vissuto atemporale comune, che prende spunto dalla materia usurata dal tempo e dall’uomo. È lo stimolo iniziale del fare artistico; una sorta di lavorio mutevole che si avvale della sensibilità poetica di chi osserva e trasforma con tecniche e attrezzi il dato visivo in linguaggio.
Linguaggio rinnovato dalla plasticità estetica, che riporta alla mente esperienze singolari: un déjà-vu lirico ma focoso, che getta in faccia l’originale problematicità sociale contemporanea.
Il linguaggio di Iannino, attinge nel quotidiano temi e mezzi espressivi in continua mutazione e si avvale della figurazione, del segno essenziale, della materia; che, personalizzati dall’esperienza pittorica e inseriti nel percorso alchemico della combinazione cromatica, materica e segnica, assurgono a puro linguaggio visivo.

amore passione morte nell'opera di M. Iannino



Evidenti simbologie nell’opera di Iannino

Il lavoro artistico di Mario Iannino pone l’osservatore nella condizione di chi cerca, scandaglia la materia di cui è composta l’opera, penetra gli squarci alla ricerca di tracce ataviche; un vissuto atemporale comune. Un ri/vissuto, nuovo dal punto di vista temporale, ma che riporta alla mente le esperienze dei singoli; il linguaggio di Iannino attinge nel quotidiano tema e mezzi espressivi; non disdegna la figurazione, il segno essenziale, la materia che, personalizzati dall’esperienza e inseriti durante il percorso alchemico della combinazione cromatica, materica e segnica, assume personalità e carattere artistico.


martedì 3 novembre 2009

la corte europea dei diritti umani contro il crocefisso nelle scuole




“Il crocifisso appeso nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. Lo sostiene una sentenza emessa all’unanimità da sette giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, presieduti dalla belga Francoise Tulkens, che hanno esaminato il ricorso di una cittadina italiana di origine finlandese.”

Si rimane di stucco a sentire certe notizie. Come se la presenza di un simbolo silenzioso facesse proselitismi incessanti e parlasse per tutto il tempo delle lezioni, inculcasse dogmi e fustigasse i ritrosi alla catechesi cristiana.
A parte le implicazioni umane racchiuse nella figura martoriata dalla crudeltà dei carnefici e dalle allegorie religiose inerenti l’amore per il prossimo, il perdono per le sofferenze e i peccati dell’uomo, chi non si riconosce nei simboli ha facoltà di dissentire; contestare ma non distruggere o eclissare con la forza il segno di riconoscimento di un popolo. È come voler distruggere la bandiera di una nazione perché ostile al modo d’intendere dell’ospite.
Di conseguenza, in ottemperanza alla sentenza, deve essere eliminato qualsiasi simbolo nei luoghi pubblici, religioso, politico, sociale, culturale perché a ben guardare lede sempre l’altrui coscienza poiché l’universo umano è variegato.
Si sta rasentando veramente l’assurdo! In nome di un’ipotetica parità si vuole imporre un cambiamento di rotta radicale della cultura e della società della Repubblica Italiana. Repubblica Sovrana e laica, con proprie leggi che tutela con il Concordato Stato/chiesa, le origini e la diffusione della religione cristiana attraverso l’insegnamento nelle scuole, ma dà, altresì, a quanti non vogliono seguire, l’esonero all’ora di religione in classe. È ovvio che, vivendo in uno Stato Democratico, anche se a maggioranza cristiana, non tutti i cittadini lo sono; esistono diverse confraternite, tant’è che persino con la dichiarazione dei redditi c’è la possibilità di donare l’8xmille a una miriade di chiese e associazioni no profit.
Senza tirarla per le lunghe: dove si riscontra la violazione di libertà dei genitori ad educare i figli secondo convinzioni personali e diversi dalla religione cattolica?
Chiedo:
Chi o quanti bambini sono rimasti turbati, shoccati, traumatizzati da perdere il sonno alla visione di un crocefisso? Quanti sono diventati serial killer? Stupratori, ladri, imbroglioni, mistificatori…
Bèh, se il risultato è così catastrofico per la delicata, sensibile psiche di certa gente, allora è bene che evitino musei, chiese e monumenti; stiano lontani dalle deleterie opere d’arte che hanno segnato i percorsi dell’umanità!

I linguaggi dell’uomo, breve esempio di semasiologia applicata.


I linguaggi dell’uomo, breve esempio di semasiologia applicata.


Il pensiero creativo, conosciuto con i termini “plastico, grafico, pittorico” utilizza una mediazione non verbale per registrare esperienze e divulgarle; se inserito in un contesto matematico, fisico, biologico o politico, il linguaggio grafico può aiutare nelle soluzioni dei relativi pensieri.

Il pensiero verbale, matematico, scientifico può essere rafforzato ed esposto al meglio attraverso esemplificazioni grafiche dei concetti.
Di seguito, uno dei tantissimi esempi della forza espressiva che assume il messaggio verbale scritto allorché corredato di immagini:

Catanzaro, Calabria

16°C
Attuale: Rovesci
Vento: O a 35 km/h (alle ore 17,00)
Umidità: 82%
mar



Stamane il vento ha soffiato ad una velocità di 50 km/h sulla città di Catanzaro. I vigili del fuoco sono accorsi per mettere in sicurezza alcuni tratti viari e proteggere i passanti da imprevisti pericolosi quali cadute di tegole, alberi e insegne. Secondo le previsioni divulgate da google il maltempo persisterà per tutta la settimana in corso.

Simboli grafici, matematici e metafore sono convenzioni accettate dalla comunità
mar



10° | 16°
mer

13° | 18°
gio

12° | 18° i segni convenzionali aiutano gli uomini a divulgare concetti;
elaborare linguaggi: esprimersi
ven

11° | 17°

nella scrittura, una parola può prestarsi a diversi significati:
la parola “porta”: può essere intesa come infisso, corredo del gioco calcio, un valico di montagna, o verbo se non inserita in un contesto esplicativo che ne indica la natura, le dimensioni, lo stile…
Mentre, per altre parole basta un accento: àncora (strumento della nave) ; ancòra ( per indicare la prosecuzione di una azione).

Nel linguaggio visivo, la figurazione esplicita nell'immediatezza il pensiero del fotografo, grafico o pittore che lo ha generato.

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