venerdì 22 ottobre 2010

Ben arrivata Greta!

©archivio M.Iannino

La prole.


Nella scala dei valori, gli affetti familiari occupano il gradino più alto in quanto a priorità emozionale e legame oggettivo.

La famiglia, pur nelle innumerevoli “incomprensioni”, fonti e cause di futili dissapori, gelosie infondate, è la tana degli affetti, dove genitori e figli si ritrovano senza mai perdersi.

Il cordone ombelicale tra genitori e figli rimane e unisce anche a distanza e la costituzione di giovani coppie prelude, attraverso le nascite, la formazione e l’educazione dei figli, ad avvalorare e rinsaldare i legami sociali.

giovedì 21 ottobre 2010

contestazioni e gestione del territorio

A una certa età i sogni, immancabilmente, incontrano la realtà e s’infrangono.

Le favole cessano miseramente di vivere; si sgretola l’angolo magico in cui abbiamo collocato i sogni.
Il mondo fantastico protetto dalla quieta forza dei sogni e la vita perfetta, lasciata proliferare in gioia e armonia tra boschi popolati da gnomi e fate, immancabilmente con l’età della ragione e le molteplici botte in testa elargite abbondantemente dalla realtà, sono rabbiosamente annullati.

Si diventa grandi! Cosicché, si confeziona un enorme pacco, conforme alla propria fantasia, si buttano dentro le utopie generazionali i momenti intensi; si sigilla e si manda al macero. Ma solo se non abiti nelle città invase dalla sporcizia e sempreché hai differenziato i sogni in: carta, vetro, plastica, umido.

A una certa età cade il mito delle cicogne che portano i bambini e dei campi di cavoli dalle larghe foglie che li avvolgono nell’attesa delle mamme.

A una certa età ti accorgi che la vita è degna di essere vissuta per quello che è nella sua interezza, a prescindere dalle incertezze pilotate o dal fato.

A una certa età, pressato dalle esigenze quotidiane, ti rompi il cazzo e mandi tutti a fare un bagno di umiltà ma loro non sono umili, sono dirigenti nazionali e ti rispondono che sei tu a non capire una cippa, che loro lavorano per te per il tuo benessere e sempre per il tuo benessere ti fanno caricare di bastonate da incolpevoli ragazzi in divisa se manifesti perché hai fame, non hai un lavoro, uno stipendio, una pensione dignitosa. In poche parole non conti un cazzo, dopo le elezioni.

domenica 17 ottobre 2010

meno fondazioni e più solidarietà

È un continuo proliferare di fondazioni e associazioni a ricordo di uomini o donne cadute per mafia, personaggi pubblici, più o meno noti, privati cittadini che vogliono far proseguire la “vita terrena” di cari e amici stretti. E ciò è un bene!, visto le missioni delle associazioni. Però, c’è sempre un però, e questa volta è consequenziale al fenomeno associazionistico commemorativo perché spesso, superato il primo momento, le celebrazioni prendono vie poco consoni rispetto a quanto prefissato.
Anche in dette circostanze, che dovrebbero essere alte, dal punto di vista culturale, gli organismi dirigenziali cavalcano gli eventi, spettacolarizzano in maniera enfatica ogni minimo sforzo. Non a caso, si assiste inermi a dirottamenti di fondi raccolti per l’infanzia o le adozioni a distanza, senza ricordare le malvagità attuate nei confronti di anziani ricoverate in strutture definite “opere pie”. Persino gli eventi naturali, le catastrofi, i cataclismi sono messi da parte dopo che i mass media spengono i riflettori e si è visto a L’Aquila, Calabria e Sicilia, Haiti, o le guerre delle zone depresse, l’Afghanistan e del terzo mondo.
Senza ombra di dubbi, se assistessimo a un numero minore di autocelebrazioni e a maggiori azioni concrete verso i popoli in attesa di aiuti umanitari, si rinsalderebbe la fiducia in quanti vogliono adoperarsi per i fratelli in difficoltà sparsi per il mondo.

sabato 16 ottobre 2010

drammatica fatalità o dramma dell'intemperanza?

Una banalissima lite in metropolitana, ma sarebbe potuta accadere altrove, ha provocato la morte di una giovane donna di 30 anni che lascia un marito, una figlia e un ragazzo di 20 anni col rimorso di avere reagito con eccesivo zelo causandone la morte.

Maricica Hahaianu, l'infermiera di 32 anni colpita con un pugno venerdì scorso nella stazione Anagnina al culmine di una lite per la fila iniziata nella biglietteria della stazione, stamane ha cessato di vivere. Il nostro più sentito cordoglio alla famiglia.

nuove povertà e vecchi bisogni

Dopo anni di gozzoviglie e di benessere generalizzato le ristrettezze economiche governano una larghissima fascia sociale. Le nuove povertà raccolgono occupati senza stipendi adeguati, licenziati, co.co.co., lavoratori in nero, sottopagati e sfruttati, tutta gente depredata della dignità di esseri umani.

Le nuove strategie globalizzanti hanno implementato i forzieri dei vecchi imperi economici e amplificato i bisogni della gente comune creandone di nuovi.

Ho visto, ma è cosa di tutti i momenti e in qualsiasi area geografica, figli più vecchi de padri. Figli senza speranze. Giovani depredati dei sogni. Ragazzi saccheggiati!, senza futuro!

Ecco un punto su cui riflettere coralmente lasciando da parte gli egoismi e le beghe sociali, politiche e economiche. Si sta aprendo una voragine enorme e se non sarà colmata al più presto, altro che diluvio universale! Dio o chi per lui non può stare alla finestra a guardare…

venerdì 15 ottobre 2010

Calabria terra di conquistadores!

"Palumbu mutu 'on po’ essera servutu… si mu dicevi prima…"

Due locuzioni popolari calabresi, ma credo che siano adottate allo stesso scopo anche in altre regioni del mondo da chi vuole eludere le aspettative di cittadini, conoscenti, amici. Insomma è un modo subdolo di rispondere alle esigenze esistenziali, culturali o meramente materiali di un amico o conoscente che davanti a momenti contingenti di difficoltà esistenziali chiede chiarimenti in merito all’impegno culturale e sociale agli organi preposti a far decollare la tanto osannata cultura e le persone che la attuano quotidianamente ma solo a parole perché nei fatti non cambia nulla, perché, nonostante i proclami, sono sempre le stesse persone a gestire l'orticello blasonato e a combinar guasconate ben remunerate prive di ricadute positive nel territorio regionale e nazionale.

Aaah! Daveru?! ‘on u sapia… ca tu puru sti còsi fai??

Questa, l’amara conclusione di un dialogo ipocrita.
Eppure, entrambi, consapevoli delle qualità dell'uno e dell'altro, conoscono benissimo i fatti e gli eventi contrabbandati per operazioni culturali che servono a promuovere pacchetti preconfezionati per elargire ingenti somme di denaro pubblico.
Nelle realtà locali si conoscono vita e miracoli di tutti, a prescindere dalle malelingue che per vocazione vomitano cattiverie su chiunque capiti sotto tiro, ma chissà per quale recondito motivo, l’amico, il conoscente o il concittadino preparato, meritevole, non è mai inserito nei programmi delle manifestazioni calendarizzate, non si attuano progetti sociali lungimiranti che coinvolgono e valorizzano tutti indistintamente, perché la cultura è al di sopra di ogni cosa. Peccato! per un attimo ho creduto nella correttezza intellettuale di certa dirigenza.

Forse c’è troppa carne al fuoco?… quindi, meglio il forestiero? Se è questa la conclusione, allora, la Calabria non decollerà mai. È e rimane terra di volgari conquistadores che arraffano e vanno via, noncuranti delle reali esigenze dei calabresi e del territorio.

giovedì 14 ottobre 2010

l'arcobaleno, il patto con Dio e l'amore della mamma

aore12
L'acquazzone ci colse di sorpresa. Non eravamo equipaggiati e per ripararci dalla pioggia entrammo nel casolare di campagna abbastanza fradici da dover mettere i panni ad asciugare al fuoco del camino. Mia madre, mentre mi tamponava con l'asciugamano, mi raccontò del diluvio universale; di come Dio volle punire Babilonia, capitale del peccato e degli eccessi goduriosi degli abitanti; del patto di Dio, dispiaciuto per l'estrema punizione inflitta agli empi, e dell'arcobaleno che incanta sempre, grandi e piccini, e suggella la promessa tra il Divino Creatore e l'uomo,  e cioè che non avrebbe mai più punito i malvagi con cataclismi universali perché avrebbe colpito anche gl'innocenti. ... i bambini sono la salvezza del mondo! mi disse stringendomi a sé.

le mezze misure

Da buoni italiani estremizziamo ogni cosa. Tra il bianco e il nero, il blu e il rosso siamo propensi a buttarci da una parte o dall’altra senza considerare le innumerevoli sfumature che partono dall’uno e s’intersecano nell’altro.
Questione politica, sociale, lavoro ecc. ecc., tutto è vissuto così specie se vi sono elementi di disturbo, tipo i giornalai di parte, che propendono a insinuare il terrore psicologico nella comunità. Lo abbiamo visto nelle ultime ore nel caso Masi vs Santoro, nell’episodio riprovevole della metropolitana romana, nello stupro in pineta a Catanzaro e via dicendo. I giornalai per vendere enfatizzano o punzecchiano fobie e morbosità, quindi titolano: extracomunitario, rumeno, zingaro per quanto concerne la cronaca; e mafioso, ’ndranghetista, colluso per demolire uomini impegnati politicamente anche quando è una falsità perché, si sa, basta insistere fino a quando si trasforma in verità nell’opinione pubblica.

Le ultime vicende vedono Masi, direttore generale rai, contro Santoro, senz’altro è un eccesso che rasenta l’autolesionismo e l'abuso di potere, l’intervento di Masi, visto il danno d’immagine ed economico che il provvedimento disciplinare causa all’azienda, e alcuni parlamentari ritengono necessario prendere spunto da questo episodio per insistere sulla privatizzazione dell’azienda pubblica. Non sarebbe meglio se invece lavorassero tutti per fare crescere le coscienze attraverso la divulgazione della cultura, dell’arte, del buon esempio così da evitare l’insorgere della tracotanza negli uomini? Certamente, se vi fossero meccanismi sociali adeguati, si potrebbe ridurre e annullare l’emarginazione; si potrebbe integrare il pensiero altro con l’autoctono, fare si che convivano esigenze differenti attorno ad un unico interesse: la socialità! Il miglioramento qualitativo della vita!

È una questione di buon senso vedere il bicchiere mezzo pieno…

mercoledì 13 ottobre 2010

quanto perde la rai senza Annozero?

Che vi sia un braccio di ferro in atto tra il dg della rai Masi e Santoro non vi sono dubbi. Ora non voglio sindacare chi ha torto o ragione ma la decisione disciplinare applicata da Masi poiché alto dirigente dell’azienda televisiva pubblica italiana che si regge con i soldi degli abbonati e con la pubblicità ha un sapore di stampo autoritario.
Io sono il capo e decido chi va in onda e chi no. Chi sanzionare e chi no!

Tutte le aziende, le grandi aziende serie degne di questo nome, hanno un contratto aziendale e in tutti gli accordi esiste sempre la possibilità d’impugnare la sanzione disciplinare da parte del dipendente prima ancora che parti la punizione. Qua, invece rasenta la dittatura dei gerarchi e a nulla valgono le prese di posizione degli utenti e del resto dei componenti il cda. Che dire? È paradossale! È un comportamento insensato che, tra le altre possibilità procura aggravi economici alla rai se dovesse far saltare ben due puntate di “Annozero”.

Questo episodio la dice lunga sulla gestione, tutt’altro che aziendalistica, di dirigenti e personaggi designati dai partiti o da lobby. Di certo, la loro presenza non serve a gestire al meglio il bene e le ricchezze comuni.

Santoro: tanto va la gatta al lardo...

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

E sì, Michele Santoro ha prestato il fianco e ha dato l’opportunità ai dirigenti rai di "punirlo" con dieci giorni di sospensione e relativa mancata retribuzione a partire da lunedì 18 ottobre. Il provvedimento scaturisce in seguito alla puntata d'apertura di “Annovero” per avere fatto allegorie e mandato a quel paese il direttore Mauro Masi con l’aggravio, sempre secondo Masi, di avere usato il mezzo pubblico per scopi personali. La rai, così solerte nell’infliggere sanzioni disciplinari tralascia di spiegare come mai non ha rinnovato i contratti di Travaglio e Vauro, ma si dilunga a spiegare il motivo aziendale che ha provocato l’azione e Masi afferma che:
“Il provvedimento disciplinare adottato nei confronti di Michele Santoro non può essere in alcun modo considerato riconducibile ad iniziative editoriali tendenti a limitare la libertà d’espressione o il diritto di critica. Santoro si è reso responsabile di due violazioni disciplinari ben precise.
Le violazioni, sono:
1.l'uso del mezzo televisivo a fini personali;
2.un attacco diretto e gratuitamente offensivo al Direttore Generale, per una circolare a garanzia dell'equilibrio all'interno dei programmi d’approfondimento informativo, che è stata approvata dal Consiglio di Amministrazione.
Quindi, secondo il direttore generale non c’è nessuna censura, e nessun attentato alla libertà d'informazione. “Le responsabilità di Michele Santoro sono esclusivamente di ordine disciplinare nell'ambito di precise disposizioni aziendali che tutti, all'interno della Rai, sono tenuti ad osservare. Non esistono dipendenti differenti dagli altri o zone franche all'interno delle quali è possibile garantirsi il diritto all'impunità, tanto più quando si arriva ad insultare il Capo azienda in diretta televisiva con modi, contenuti e espressioni che creano un caso senza precedenti al mondo” conclude Masi.

sì, va beh e la tanto decantata libertà d'espressione? dove la mettiamo? visto che tra l'altro stiamo parlando di una trasmissione che parla agli abbonati rai di fatti e personaggi italiani.

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