venerdì 8 ottobre 2010

il giornale: nemici!

A chi serve il killeraggio mediatico?


Dopo la polemica sorta attorno alla vicenda “Marcegaglia” che, pare, abbia svelato un'altra birichinata dei dipendenti de “il giornale”, molte sono le prese di posizione.
C’è chi grida allo scandalo e chi invita alla calma. Chi reputa incivile l’intervento della magistratura e i metodi investigativi adottati per smascherare vessazioni, malaffare, monellerie, e chi si schiera a favore delle intercettazioni telefoniche.

Gli attori principali della vicenda, chiamati a chiarire alcuni aspetti, hanno negato ogni addebito. Feltri ha detto di non sapere nulla, che non stava facendo niente perché non gl’interessava la Marcegaglia. Sallusti è caduto dalle nuvole e Porro si è incazzato e ha preteso la pubblicazione di tutta la conversazione perché secondo lui era solo uno scherzo.
Nel frattempo,
“Il Giornale” annuncia: domani uscirà un dossier su Emma Marcegaglia.
Quattro pagine sul presidente di Confindustria!

Allora non era uno scherzo! O forse sì. Uno scherzo come quello fatto al direttore Boffo che gli è costato le dimissioni da direttore dell’avvenire o il tormentone sulla casa del cognato di Fini condotto con metodi poco ortodossi che ha deviato le attenzioni dell’opinione pubblica su cose futili per intimorire Fini.
Sono garantista e non mi piacciono i veleni gettati addosso a chiunque. Destra o sinistra intese come forme di potere politico non esistono nel mio lessico. Esiste ed è curata bene la pianta della ragione che induce a scavare a fondo nelle vicende discordanti specie se intaccano l’onorabilità delle persone e delle istituzioni democratiche. Detto ciò, auspico una bella ventata d’aria nuova. Che pulisca le menti e induca tutti a lavorare per il bene comune prima che sia troppo tardi. E se qualcuno è a conoscenza di fatti o faccende poco chiare che possano danneggiare la collettività le metta a disposizione degli organi preposti piuttosto che usarle come arma di ricatto.

giovedì 7 ottobre 2010

le potenzialità represse dei social forum

Approssimazioni e disillusioni nei social forum.


Checché se ne dica, face book e i social net in generale sono delle enormi voragini senza fondo dove ognuno butta dentro quello che ritiene interessante.
Superato l’aspetto contenutistico iniziale delle piattaforme sociali, s’incontrano persone, attività commerciali, personaggi e fatti che si annidano sotto fantasiose etichette: culturali, politici, di costume, insomma, vi sono contenitori di vario genere che assommano creatività e fare umano. Aspetti, questi, che, spesso, servono a trasformare numericamente la massa informe acefala dei seguaci in pesi specifici spendibili sul mercato dell’appariscenza per cert’uni o relazionali per altri. Se così non è, qualcuno deve spiegare la presenza virtuale di personaggi controversi, dei quali è inutile farne menzione, lo dimostra il fatto che questi signori hanno come unico scopo il rastrellamento di qualsiasi tipo di utente.

Unico dato certo è che l’insalata mediatica debba essere condita con spezie piccanti, altrimenti non interessa nessuno! Che fare? Niente!
Semplicemente prendere il social network come un giochino, un passatempo per trastullarsi, svagarsi un po’ e scambiare quattro cazzate con gli amici senza contare, però, sui valori amicali. Nient’altro! Con buona pace di quanti hanno auspicato presupposti più alti nonostante la piazza pulluli di nomi e attività blasonate.

Salvo sporadici casi, il web non ha creato luoghi d’incontri polivalenti ma vetrine con piedistalli in perenne fase manutentiva, peggio dell’A3 Salerno Reggio Calabria, comunque, veloce nell’implementazione, data la tecnologia in atto.

shock in diretta tv: a chi l'ha visto, il ritrovamento di Sarah

I notiziari di oggi fanno il punto sulla vicenda della ragazza di 15 anni, Sarah, scomparsa da casa da circa quaranta giorni. Vi sono alcuni aspetti barbari in questa vicenda dell’assurdo. Il primo aspetto riguarda l’ambiente, che per l’ennesima volta è familiare alla vittima. Paradossalmente la famiglia non è il clan solidale, protettivo, teorizzato e auspicato da sociologi e educatori ma, purtroppo, è l'ambiente entro il quale prospera il declino morale. Luogo funesto e teatro di trappole molteplici, compreso quella mediatica, giacché si concede speranzoso al mezzo di comunicazione di massa popolare per avere notizie. Niente da eccepire! Ma in questo caso il paradosso più eclatante è rappresentato dal modo plateale di far conoscere i tragici fatti alla madre e ai telespettatori grazie al collegamento televisivo con i luoghi investigativi istituzionali.

Federica Sciarelli, conduttrice di “chi l’ha visto?” la trasmissione investigativa che segue molti casi di gente scomparsa e che aiuta tanta gente a ritrovare i congiunti, questa volta ha fatto flop in diretta proprio mentre lo zio di Sarah confessa l’infanticidio, perché di questo si tratta! (una ragazzina di appena 15 anni con in testa ancora il mondo ovattato delle favole non può essere considerata diversamente!) la Sciarelli, dicevo, comunica alla madre di Sarah l'amara confessione rilasciata dallo zio nell'attimo stesso in cui crolla e dichiara agli investigatori di essere stato lui ad ucciderla perché rifiutato.
Non serve aggiungere altro per immaginare lo shock emotivo della madre.
Per gli altri:
Rabbia, angoscia, preghiere e pensieri d'amore, i sentimenti che accompagnano il triste epilogo di una giovane vita.

la città dei ciechi

C’è paura e diffidenza tra la gente.
La situazione sociale contingente, l’assenza di idee e l’asocialità inducono a stare lontani dalle discussioni corali che fino a qualche anno addietro infervoravano gli animi e davano il via a interminabili tavole rotonde attorno alle quali si confrontavano adulti e ragazzi cresciuti con ideali alti, politici, religiosi o laici. Oggi il libero pensiero è insabbiato nella melma della politica urlata e nei comportamenti ambigui dei suoi esponenti.
Nella città dei ciechi l’orbo è il capo!

mercoledì 6 ottobre 2010

amici, conoscenti, o cosa?

Rapporti interpersonali, amici, conoscenti o cosa?

Tiziano Ferro si racconta e dichiara la sua gayezza col sorriso. E mò? Dico al popolo che glie frega dello stato emoormonale (sta per emotivo ormonale) di Tiziano? Va bèh che ormai non si capisce più niente e i rapporti sono basati sulle esteriorità invece che sui principi della solidarietà e dell’amicizia. A proposito! Oggi ho incontrato un compagno d’infanzia, uno di quelli che fai l’oratorio, giochi a pallone e fai teatro. Era da tanto che non lo vedevo e nel mio immaginario lo ricordavo solare; anche oggi mi ha salutato con trasporto ma il suo sguardo volava sopra di me come a volere mantenere un certo distacco. Lui ben vestito, ben rasato, con la sua borsa da manager. E io in tuta, barba di tre quattro giorni e senza borsa da manager imprecavo perché il bancomat era momentaneamente fuori uso.

martedì 5 ottobre 2010

Mattia Preti o i contemporanei in Calabria?

aore12
M. Preti, S. Giovanni con autoritratto
Mattia preti o le generazioni contemporanee per il rilancio della cultura in Calabria?

Tra flussi e riflussi, la storia si ripete a dispetto delle aspettative di rinnovamento enunciate dai programmi politici e culturali: comitati scientifici, mostre museali e vecchiume consacrato da tempo, che, stando ai fatti, nulla apportano in termini di affluenze e ricchezza nel tessuto economico imprenditoriale territoriale, e quanto già fatto nel passato lo dimostra, sono riproposte ciclicamente.

La mostra sui fratelli Preti, Mattia e Gregorio, con Francesco Cozza, altro pittore del ‘600, realizzata con il contributo del Comitato Nazionale per le celebrazioni del III centenario della morte di Mattia Preti, organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Storico Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, in calendario nel 2009, tra Roma e Catanzaro ancora aleggia nelle atmosfere del San Giovanni.

Eppure, l’assessore alla cultura Mario Caligiuri, oggi ha ripresentato all’esecutivo regionale calabrese, che ha deliberato la costituzione del comitato scientifico per le celebrazioni del Quarto Centenario (2013) della nascita di Mattia Preti, appunto, l’ennesima celebrazione a un mondo mummificato mentre l’arte è in fermento, propone, sviluppa e dissacra scientificamente vecchi teoremi.

Teorie e pratiche pittoriche, quelle del Preti, indubbiamente, consacrate dalla storia dell’arte, che fanno testo e illuminano le menti ma, e questo è il suggerimento, è necessario guardare alla contemporaneità e al futuro; ai giovani! Divulgare i linguaggi artistici contemporanei, fare crescere le nuove generazioni e coinvolgerle in progetti possibili che diano fiducia e guardino al futuro pur con un occhio al passato.

Nelle intenzioni di Mario Caligiuri, il comitato deve lavorare affinché la cultura mondiale s’interessi alla figura di Mattia Preti e valorizzi la ricchezza dell’intero patrimonio culturale della regione Calabria. E se invece puntasse sui contemporanei e li aiutasse a entrare nel mercato?
Con un comitato così si partirebbe senz’altro in pole position.

Vittorio Sgarbi, presidente,
Guglielmo De Giovanni Centelles, Accademico Pontificio di Belle Arti e Lettere, Nicola Spinosa, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Napoletano; Maurizio Marini, storico dell'arte; Alessandro Zuccari, docente universitario della Sapienza; Luigi Tassoni, professore a Pe'cs in Ungheria; Paolo Arrigoni, collaboratore del Ministero per i beni Culturali; John Spike, critico d'arte; Mario Buhagiar, professore di Storia dell'Arte all'università di Malta; Domenico Romano Carratelli, Coordinatore degli Assessorati alla Cultura della Conferenza delle Regioni; Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici; Alessandra Anselmi e Giovanna Capitelli professoresse dell'Università della Calabria; Giuseppe Valentino, Direttore del Museo di Taverna e Giuseppe Mantella, maestro di restaurato e conservazione di opere d'arte.

confini impercettibili tra malavita e società civile

Catanzaro: regolamento di conti o gestione del territorio?


Oggi i mezzi meccanici nel cantiere della parrocchia sono fermi. I bracci delle pale meccaniche sono piegati in giù, appoggiati alla mano di ferro, pressano il terreno nell’attesa che qualcuno dia loro vitalità. Tutt’intorno, lo scavo di drenaggio e la rete di protezione delimitano il futuro campo di calcio della parrocchia che ha già circa 800 entusiastici atleti, tra ragazzi e bambini, in attesa del nuovo rettangolo di gioco.
Ma ecco giungere l’imprevisto, che allunga i tempi e mette a repentaglio la vita di chi ci stava lavorando. La cronaca di oggi riporta l’attentato avvenuto ieri sera. Gli inquirenti stanno investigando e noi, che viviamo nel quartiere, rimaniamo sbigottiti davanti a simili fatti di cronaca. Mai e poi mai potevamo immaginare che potesse accadere una roba simile in un cantiere dove il lavoro, inteso come prodotto finito, è destinato alla crescita dei ragazzi.

L’esile confine tra il bene e il male è stato abbattuto da qualche tempo, lo testimoniano le cronache, e ora anche da noi si assiste a episodi d’irrazionalità che servono a preservare l’egemonia di un territorio, del lavoro e della sua gestione.

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