sabato 2 maggio 2020

Affinità elettive al tempo dei social media

Richieste d'amicizia.


Le piattaforme dei social media e le sorprese goliardiche. Ecco come potremmo definire certe richieste d'amicizia che arrivano su facebook. A guardare bene le foto con occhio attento e indagatore alcune sfumature suggeriscono manipolazioni digitali accattivanti.

Profili civetta o falsi?

Alcuni, per vendere prodotti e guadagnare qualche soldo, creano dei profili civetta. Chiedono l'amicizia indistintamente e indiscriminatamente a chiunque. Spammano. Stuzzicano. E poi propongono. Lanciano l'esca lentamente. E altrettanto lentamente tirano all'amo i malcapitati e ingenui “amici virtuali”.
Anno una tattica! Non come le gentili accompagnatrici della stazione che si propongono sfacciatamente: “Andiamo?”...

Oltre agli specchietti per le allodole ci sono i profili falsi. Questi ultimi sono da ritenersi dannosi perché divulgano fake news. E hanno una strategia destabilizzante. Pericolosamente destabilizzante. Provocatoria! Loro cercano gli insoddisfatti. Quelli che non gli va bene niente e sputano veleno su chiunque. Politica. Personaggi pubblici della cultura. Artisti. Scrittori. Cantanti.

Le richieste arrivano. E quando sono suggerite da qualche amicizia virtuale che gà fa parte della cerchia sempre virtuale della piazza mediatica, le difese si allentano. Specialmente se gli account sono associati a qualche pagina d'opinione e notizie locali, in una terra dalle molteplici anime e difficoltà, la risposta non può essere che favorevole accogliente.
Ma anche queste pagine a ben vedere curano il proprio orticello.

Insomma le relazioni sociali, che avvengano nel mondo reale o virtuale, hanno una base prettamente utilitaristica: non cambia niente! Interessi economici, politici, personalistici e di tendenza sono alla base della visibilità mediatica.

Tenere caldi i contatti. Esprimere compiacimenti. Lisciare le paranoie. Coccolare. Ma mai dire ciò che si pensa davvero. Queste alcune strategie per avere un buon numero di seguaci.

Hasta la vista! Ma solo di persona! A tu x tu. Senza filtri e maschere.
Sia ben chiaro: non con chiunque! Vi suggerisce qualcosa la frase: affinità elettive? Ecco! Proprio così.

venerdì 1 maggio 2020

Una bella favola

Libertà, lavoro tra sfruttati, emancipati, lobby e capitale


Il lavoro non sempre rende liberi. Anzi, quando non emancipa dalla fatica e dalla schiavitù del salario, è sofferta costrizione per quanti sono costretti a servire cattivi padroni.

Gli schiavi di esseri umani continuano ad esercitare il macabro mercato. Le organizzazioni sindacali sembra che, in funzione della nuova organizzazione del lavoro e per limitare i danni connessi, abbiano ceduto terreno e conquiste alla classe dominante, alle lobby e al capitalismo selvaggio.
"una bella favola"

Le nuove realtà sociali im-produttive si chiamano: lavori socialmente utili, esodati, cassintegrati, disoccupati di lungo e medio termine, sfruttati, lavoratori in nero o del sommerso, braccianti immigrati, collaboratrici domestiche, badanti.
È un esercito sconfinato che vive ai margini della miseria composto di donne, bambini e uomini giovani e vecchi che affronta con piccoli espedienti le giornate. Giorni che si ripetono uguali; ore che scandiscono enormi sacrifici. Persone che forse non hanno mai avuto modo di conoscere il pensiero filosofico di pensatori e sindacalisti e le lotte culturali di quanti hanno messo al servizio degli sfruttati il loro impegno.

Il lavoro svolto per necessità non è liberazione ma sottomissione, sfruttamento, asservimento al dio denaro! E se, come si dice, il denaro è lo sterco del diavolo, meglio tenersi lontani! Essere Angeli! Creature emancipate, che usano il loro tempo terreno al meglio. Impegnandosi in attività gratificanti. Solo così il lavoro è libertà. Liberazione dalle pastoie capitalistiche. Dallo sfruttamento. Dalla sottomissione ricattatoria imposta dalla teoria del consumo veloce alla quale ci siamo adeguati con estrema mitezza.

Negli anni, dalle prime lotte per conquistare il diritto di lavorare 8 ore al giorno e avere corrisposto un salario garantito e adeguato (?), molte conquiste sociali sono andate perse per favorire le pretese di certi imprenditori e di certa politica.

Oggi paghiamo lo scotto. E lo paghiamo tutti. Dipendenti. Bisognosi. Benestanti. Imprenditori!

Esserci appiattiti sulle ovvietà. Diventare cacciatrici e cacciatori di “like”. Esporre il lato b o due canotti ben gonfiati dal chirurgo plastico: apparire piuttosto che essere! Non poteva durare in eterno. Alla fine arriva il conto. E che conto!

È ancora possibile augurare e augurarci un buon primo maggio? Per il presente e il futuro? Riusciremo a ritrovare il filo logico del pensiero positivo che lascia sì spazi al divertimento e alla spensierata visione goliardica della movida, alle piazza piene; agli stadi pieni. Ai concerti affollati! E alle rappresentazioni culturali in generale senza il timore del contagio? Riusciremo a relazionarci senza dare peso alle esteriorità? Ai titoli. Alle griffe che portiamo addosso?

Santelli vs Conte e il lavoro come strategia che manca

Dpcm Conte vs decreto Santelli.


Si sta giocando una partita importante sulla pelle degli italiani.
Il momento è serio per non dire drammatico. Le voci messe in circolazione sono simili alle bandiere mosse dal vento. E anche in un momento delicato qual è l'attuale non mancano le strumentalizzazioni politiche che sembrano lisciare il pelo alle lobby.

Nei fatti c'è un dpcm governativo che, nolenti o volenti, è da tenere in mente. E poi ci sono i rumori strumentali periferici delle regioni e dei comuni.

Interessi economici. Strategie di parrocchia e quant'altro dovrebbero tacere non per puro moralismo o tensione emotiva che si sta diffondendo peggio del virus ma per non alimentare sospetti velenosi tra forze avverse e semplici cittadini.

L'isolamento ha creato voragini enormi negli strati sociali. Tra vecchi e nuovi problemi occupazionali. Ripensamenti e nuove forme di lavoro le povertà sono aumentate.

Povertà economiche costringono intere famiglie a cambiare le priorità del vivere quotidiano.
Senza menarla per le lunghe non si capisce la strategia della Santelli. Il suo remare contro.
Non si capisce la chiusura netta nei confronti di chi vuole per necessità rientrare in Calabria come previsto nell'ultimo dpcm del Governo e l'apertura delle strutture sociali locali destinate al commercio e all'inevitabile assembramento che potrebbe facilitare la trasmissione del virus.

L'ammiccamento ai proprietari di barche, bene non comune ai più; l'apertura dei locali pubblici … insomma scelte dal sapore e dal colore politico partigiano piuttosto che analisi oculata per il bene della collettività.
E poi l'app immunity che dovrebbe tracciare e conteggiare gli ipotetici contagiati che non fa altro che aumentare le paure e i sospetti. Senza contare il chiasso mediatico che sta impoverendo chiunque e le assurde misure poste a tutela della salute pubblica dopo gli scempi perpetrati nella spesa sanitaria nazionale e locale, gli insulsi tagli che hanno pregiudicato il diritto alla salute di un ampissimo ventaglio sociale. Senza dimenticare i ticket, le code interminabili davanti agli sportelli delle asp per le prenotazioni specialistiche che, se va bene, soddisfano le urgenze dei malati ad un passo dalla morte e oltre.

In sintesi si parla, anzi si litiga su tutto ma non si fa un piano strategico che risani i mali che hanno portato il servizio sanitario nazionale al collasso. Senza dimenticare i nervi scoperti resi ancora più sensibili dalla globalizzazione che ha portato le aziende e gli imprenditori avidi a delocalizzare intere fasi produttive in paesi dal fisco leggero e le criticità occupazionali prodotte dalla chiusura delle eccellenze made in italy.

I numeri sono chiari ma basta! Non servono! Serve un piano serio. Servono proposte incoraggianti che non stimolino ansie e sospetti ma speranze.

Serve il lavoro! Cultura del lavoro sostenibile! Serve  una nuova coscienza sociale che metta la persona al centro delle decisioni politiche e che guardi alle esigenze reali dei bisogni della collettività.

mercoledì 29 aprile 2020

1° maggio al tempo del coronavirus

La bolla temporale del momento ha un nome: pandemia da covid-19.

La sospensione dalle certezze acquisite ha una definizione scientifica ben precisa ma non un tempo limite.
Le notizie arrivano frammentate. Finita (?) la fase uno si apre per decreto e per definizione la fase due. Fase che impone limiti per tutelare se stessi e gli altri. Proposte, più che altro. Tentativi! Inseguendo volontà di riscatto politico e gestionale del Bel Paese, il governo Conte, pur nelle innumerevoli e imprevedibili difficoltà oggettive vissute dai cittadini che vivono in Italia senza distinzioni di origine, lingua e credo religioso, sta dimostrando carattere, non cede alle intemperanze di quanti giocano al rialzo.

Nessuno vorrebbe affondare! Il mondo produttivo, le imprese, gli imprenditori piccoli e grandi insieme alle famiglie dei lavoratori che giocano un ruolo importantissimo nelle aziende e nella società sono in apprensione, com'è logico. E se fino all'anno scorso l'appuntamento del 1° maggio era la festa che segnava il superamento degli ostacoli posti lungo il cammino dell'emancipazione sociale dei lavoratori oggi è presupposto di ripresa per la platea sconfinata di nuove e antiche realtà sociali e lavorative.

La festa del primo maggio si farà! Per infondere coraggio. Per fare rinascere e spronare speranze. Perché la musica è una forma d'arte universale che accomuna, abbatte barriere ideologiche, strumentalizzate da ottusità pestilenziali scaturite dall'odio malcelato.

"no"


La ricerca scientifica sembra non essere arrivata ancora all'origine virulenta del male oscuro e non sa dare risposte esaurienti all'incognita coronavirus; si naviga a tentoni e chissà ancora per quanto tempo.
Finora abbiamo cantato dai balconi e in teleconferenza per esorcizzare paure e stuzzicare speranze.
Certamente non poteva essere disatteso l'appuntamento storico romano.
Cgil, cisl e uil hanno spostato il palco fisico di piazza S.Giovanni.

Niente bagno di folla in piazza San Giovanni a Roma, quindi. Per quest’anno la festa dei lavoratori, dal titolo “il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro” andrà in onda su rai3 e su radio2 contemporaneamente.

L’evento sarà condotto dal Teatro Delle Vittorie a Roma, mentre i live verranno realizzati principalmente all’Auditorium Parco della Musica di Roma (dove è installato l’Auditorium Stage Primo Maggio 2020) oltre che in altre location sparse per l’Italia e scelte direttamente dagli artisti.

Gianna Nannini, Vasco Rossi, Zucchero. Aiello, Alex Britti, Bugo e Nicola Savino, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, Dardust, Edoardo e Eugenio Bennato, Ermal Meta, Fabrizio Moro, Fasma, Francesca Michielin, Francesco Gabbani, Fulminacci, Irene Grandi, Le Vibrazioni, Leo Gassmann, Lo Stato Sociale, Margherita Vicario, Niccolò Fabi, Noemi, Orchestra Accademia di Santa Cecilia, Paola Turci, Rocco Papaleo e Tosca. Questo il cast che animerà il tradizionale Concertone del Primo maggio, rivoluzionato nella sua forma a causa del coronavirus, non però nella sua sostanza.

martedì 28 aprile 2020

lettera a don Giovanni e alla cei

Caro don Giovanni mi hai spiazzato.

La tua veemenza mi ha destabilizzato. Ti ricordavo calmo e riflessivo quando facevi salotto nelle trasmissioni popolari in tv. Sempre attento a non uscire fuori le riga davi a ogni problema l'adeguata soluzione da buon pastore. E adesso ch'è successo?

Nessuno dice che voi preti non sapete fare il vostro mestiere. Lo sappiamo tutti che siete persone responsabili. Però se il primo Ministro fa una ordinanza la dobbiamo rispettare tutti. Anche perché poi ci sarebbero le altre confessioni e i rispettivi raduni. Non che gli altri siano meno accorti e attenti ma il virus non è che guarda i luoghi per propagarsi. E se si dice NO agli assembramenti un motivo ci sarà!


Vogliamo vanificare i sacrifici fatti fin qui? Eppoi ogni luogo è un tempio di Dio se lo si vuole!

Già, mi pare di ricordare che qualcuno disse: non fatevi immagini di me (cito a memoria) Io sono ovunque...

Allora? Se ci tenete alla salute dell'Anima e del corpo, poiché “il copro è “il Tempio di Cristo” dov'è la differenza tra il pregare in casa e andare in chiesa?

Da illuminato teologo quale tu sei, caro don Giovanni, saprai trovare una scappatoia e motiverai con dovizia di particolari la furibonda accusa nei confronti del presidente Conte ma... salvo che non avvenga un miracolo, in chiesa, come nelle altre zone di culto o di semplice affluenza di più persone, per adesso è bene stare lontani.

Meno male che c'è Francesco!

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