mercoledì 8 dicembre 2021

L'Immacolata, appuntamento caro nella comunità di una volta

 

Dogmi a parte l'Immacolata per noi che siamo cresciuti secondo gli insegnamenti Cristiani è la festa che precede il santo Natale ed è il giorno in cui si fa l'albero in quasi tutte le case. Alcune famiglie preferiscono il presepe per ricordare e festeggiare la nascita del Salvatore. Altre addobbano l'albero e il presepe insieme.

Per noi bambini dell'altro ieri l'Immacolata non solo era il preludio di caldi giorni spensierati che vedeva parenti e amici attorno ai tavoli delle cucine e dei soggiorni immersi negli inconfondibili odori del Natale ma era principalmente la parte più attesa dell'anno.

Erano tempi in cui i desideri, semplici ma pressanti, prendevano forma. E sapevamo inventare favole. Costruire giochi effimeri che avevano brevi vite.

Storie d'avventura a bordo di navi di carta. ( e chi la vedeva all'epoca la carta, un foglio di giornale... materiale ritenuto sacro che gli si dava un valore aggiunto anche quando era inservibile per gli scopi iniziali.).

"Sogni- assemblaggio- coll. priv. M. Iannino"

Ecco. Giusto il tempo di godere delle fantasie trasformiste messe in campo dalla nostra fantasia:

Non aspettavamo regali hi-tech ( computer e telefonini non esistevano neppure nelle fantasie più fervide e rivoluzionarie e neanche le calcolatrici erano in cima ai nostri desideri ). speravamo in un buon cappotto, una giacca, un maglione, un pantalone di lana e un paio di scarpe nuove giacché quelle consunte passate di mano dai fratelli più grandi erano inservibili.

Guardavamo all'essenziale! Nelle stanze familiari, sotto la luce rossastra delle lampadine a incandescenza, immersi nell'odore di fritto tra le zeppole e all'agrodolce dei mandarini aspettavamo regali che sapevamo per certo sarebbero arrivati in relazione alle finanze familiari.

C'era ancora una realtà a misura d'uomo.


venerdì 3 dicembre 2021

P.A., Poste e telecomunicazioni, i disagi dei cittadini senza app.

 

L'imprevisto.


Sai, quando pensi di ponderare bene il tempo, le variabili incognite cariche di sorprese, gli imprevisti, anche le più improbabili e credi di poterle evitare perché, a differenza degli altri, ritieni di avere giocato d'anticipo sugli eventi e poi rimani fregato da un qualcosa privo di peso?

Ebbene, a me è successo oggi!

Va bene che non padroneggio al 100% le nuove tecnologie mass-mediatiche. In altre parole non ho tanta dimestichezza con le app. cosa che mi fa un certo effetto nell'osservare i bambini ancora non scolarizzate ma sicuri e padroni dei device.

Ecco, dicevo, oggi mi sono sorbito 3 ore di attesa nella sede delle poste italiane di Catanzaro lido per non avere prenotato con l'app il pagamento di un banale conto corrente.

A mia discolpa posso dire che non lo sapevo! E che anche provandoci davanti all'ufficio postale non ci sono risuscito. Va be', mi sono detto: faccio la fila! Non sapendo che le prenotazioni con l'app avessero la precedenza sono rimasto lì a osservare i terminali per ben 3 ore!

I terminali, solo due con relativi operatori, notificavano codici generati in automatico dal sistema informatico in uso nell'ufficio postale di lido. Inutile sono stati i chiarimenti! I dipendenti, con garbo, ripetevano che loro non c'entravano nulla e non potevano eseguire latre operazioni se non quelle imposte dal sistema.

Ma dico, un tempo esisteva il ministero dell poste e delle comunicazioni ed era un servizio sociale! Adesso non più!

In barba alla moltitudine delle persone anziane o non !nativi digitali!” costrette a chiedere i servizi di prima necessità agli sportelli come il pagamento delle pensioni o il pagamento di un bollettino postale emanato dall'ente elettrico o del gas, ritirare una raccomandata o un pacco e che appena appena sanno digitare un numero telefonico.

Siamo nella barbarie più assoluta!

La gentilezza associata al servizio sono prassi bandite dall'azione degli impiegati costretti alla dittatura random dei computer che gestiscono il sistema di uno dei servizi pubblici più utili e dal quale dipendono molte necessità dei cittadini.

Ministro Brunetta niente da aggiustare nel sistema?

domenica 28 novembre 2021

Disagi a Caraffa di Catanzaro

 

I disagi della periferia sono gli stessi a qualsiasi latitudine.

(Caraffa di Catanzaro, periferia degradata)

Persino in una città come Milano, a volte, basta girare l'angolo per sentirsi catapultati d'improvviso in una realtà totalmente diversa rispetto alle aree urbane blasonate.

L'incuria del verde, i detriti e la sporcizia degli incivili diventano ostacoli per l'elementare deflusso delle acque piovane. Le conseguenze dell'incuria, gli scollamenti del territorio le esondazioni sono sotto gli occhi di tutti a Milano come a Catanzaro. Genova, Agrigento...

è una questione di soldi? Beh, molti sindaci dicono di avere le casse comunali a secco!

Anche se alcuni piccoli comuni risultano essere tenuti meglio e riescono a non patire la violenza della natura, sono, purtroppo, come le classiche mosche bianche; delle unicità difficili da eguagliare. Sarà forse la buona prassi gestionale dei comuni virtuosi a spingere molte persone a “fuggire” le città e trovare rifugio nei piccoli paesini gestiti con rispetto e amore ambientale?

Sarà? Ma non tutti sono stati fortunati, coccolati e vezzeggiati dalle amministrazioni locali.

Di certo questo stato idilliaco non è vissuto dai residenti periferici del comune di Caraffa di Catanzaro! Qui i progetti di quanti lavorano a Catanzaro e hanno scelto di trovare casa nei pressi del capoluogo sono crollati come argilla sotto la pioggia battente di questi giorni.

Inutili sono le interpellanze al comune e ai tecnici.

I problemi non mancano mai!

D'estate zanzare, moscerini e pappataci; d'inverno mosche, acqua non irreggimentata e melma. Difficile conviverci!

Eppure se si sbircia nel sito del comune di Caraffa la composizione della giunta risulta essere altamente scolarizzata! Quasi tutti laureati. … ma al verde? ( non ecologicamente ).


(10 cm di fango davanti le abitazioni)


mercoledì 24 novembre 2021

Sofismi? No, costruzioni reali dalle fondamenta salde

 

E mentre prestiamo massima attenzione ai litigi spettacolari sui media qualcuno o qualcosa ci deruba momenti di vita vera.



"creatività" coll.priv. -pittura a olio su tela- autore: Mario Iannino, 1980


Momenti di vita che potremmo dedicare per sviluppare idee e azioni utili. Affini alla costruzione per un nuovo rinascimento intellettivo e spirituale. Qualcosa che assomigli alla convivenza sostenibile delle famiglie, nonostante le immancabili divergenze insite nei rapporti umani.

Le divergenze parallele, teorizzate dal politichese in convergenze parallele, non sono impossibili. Possono essere delle realtà che nel rispetto reciproco delle idee, pur camminando parallelamente ognuno sulla propria retta senza mia incrociarsi o unirsi, convivono.

La civile convivenza implica comprensione, apertura: saggezza.

Cosa c'è di saggio nelle liti plateali dei guitti della parola in tv?

Ogni loro gesto o fonema incita allo scontro. Sono fomentatori di odio tutti coloro i quali parlano senza conoscere il problema, l'oggetto del contendere del momento.

In queste ore oltre alla ormai insopportabile lezioncina dei “dirigenti” governativi che stanno togliendo quanto di buono c'è nell'aria ossigenata della quotidianità dei rapporti umani, tramutata in veleni interpersonali dall'impalpabile scientificità inerente le misure anticovid, terrore mediatico a parte, tra le innumerevoli spazzature mediatiche emerge il gusto del brutto.

Non il brutto poetico, quello a cui dedicò oltre vent'anni della sua ricerca poetica Jean Dubuffet per indicare alla società “colta” quanto di buono c'era e c'è nelle realtà emarginate.

Lo scultore sa cosa significhi “sbozzare”.

Ecco, cerchiamo anche noi di togliere il superfluo.

Tentiamo, quanto meno di eseguire un primo lavoro su noi stessi: guardiamo al mondo esterno con occhi nuovi, osserviamo positivamente, con calma, qualsiasi momento come se fosse una terapia che esalti il bello a cui aspira ogni essere vivente in sintonia con la sensibilità divina.

martedì 9 novembre 2021

Ho sempre delle calze appese al camino

 

Qualche luce si accende. Inizia a sentirsi l’aria del Natale.

Però è ancora presto per appendere le calze al camino. Anche se il tempo trascorso è stato forse, a memoria d’uomo, uno dei più drammatici si continua a sperare. Si spera che qualcosa cambi nella società e nella buona amministrazione della cosa pubblica. Già, la cosa pubblica.

Ciononostante aspettiamo con ansia la nascita del Salvatore. E vorremmo trovare, idealmente, le calze piene di?

I desideri si moltiplicano almeno per tre, quattro, otto e anche più per ogni uno. Anche per quelli che non credono più a babbo natale e alla befana.

Sono lontani i tempi delle calze colme di caramelle fatte in casa e carbone. Straripanti di buoni propositi e speranze. Sembra che oggi le dita le incrociamo per questioni futili. Badiamo all’immediato. Alla necessità effimera che ci assilla e brucia ogni altra possibilità comunitaria.

Non è retorica!

Ho, comunque, anch’io appeso ipotetiche calze sulla trave del camino (che non posseggo! Ma ho ancora tanto cammino da percorrere perciò mi accingo a fare l’albero, allestirlo coi migliori propositi aspettandomi attenzioni da chi mi sta accanto, familiari, amici e, in primis, da chi sta formando la nuova giunta regionale.)

Buona vita a tutti. E che il nuovo anno porti davvero un po’ di serenità




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