lunedì 18 maggio 2020

il mio amico a 4 zampe

Animali d'affezione.


Sono definiti così quegli esseri veventi che appartengono al mondo animale e l'uomo, per il solito fattore egoistico e o utilitaristico, addomestica e tiene con sé.

Prendersi cura di un cucciolo di qualsiasi razza o specie è un impegno serio e gravoso. I nostri piccoli amici hanno le loro esigenze che non riguada solo l'alimentazione. Devonoe ssere amati principalmente e curati come un membro di famiglia. Perchè anche loro soffrono il distacco, la solitudine e possono anche ammalarsi se si sentono abbandonati o indesiderati.

Tenere e allevare un cane comporta affetto e cure con lo stesso impegno che si presta a un componente della famiglia, come se fosse un figlio, consorte o nonni.

Inzia la bella stagione.

E chissà quanti vorranno disfarsi del fardello comprato e regalato come se fosse un giocattolo privo di sentimenti a qualcuno della famiglia per una ricorrenza. Di solito si regala ai figli dopo una lunga lamentosa richiesta di questi.
C'è stato il periodo dei collie e dei pastori tedeschi. E non poteva mancare l'husky, o hachiko dopo il film strappalacrime con Richard Gere.

Nella storia tanto del cinema con protagonisti a quattro zampe, quanto del cinema in generale e anche della Festa del Cinema di Roma, pochi film hanno commosso il pubblico fin quasi alla disperazione come Hachiko - Il migliore amico, seconda collaborazione fra Richard Gere e Lasse Hallström.

A ispirarlo è stata una storia vera, conosciuta dal Giappone intero e che è stata già narrata da un film del 1987 intotolato Hachikō Monogatari e diretto da un regista nipponico. Hachiko era un Akita Inu bianco. E chissà quante altre razze ancora potremmo mettere tra le nostre preferenza, ricordiamo però che non tutti si comportano allo stesso modo romanzato dei film e dei racconti. Nella realtà molti fattori influiscono sul comportamenteo dei cani.



L'esito di un buon rapporto dipende dalla sensibilità dei componenti il branco, cioè la famiglia che lo accoglie se ne prende cura.

domenica 17 maggio 2020

Dopo la fuga dall'Italia Fca batte cassa

Quando fca si chiamava FIAT.


Quando la casa automobilistica era un vanto tutto italiano e la famiglia Agnelli rappresentava l’Italia e dava lavoro a quasi mezza nazione e Torino era la capitale industriale che accoglieva braccianti per trasformarli in operai e dava la possibilità di sognare.


Ecco, a quei tempi, tutti i governi che si sono succeduti nella guida del Paese avevano un occhio di riguardo per la famiglia Agnelli e per la FIAT.

A quei tempi il sogno di poter cambiare vita e prospettive per i lavoratori che abbandonavano le campagne per fare il salto di qualità, diventare operai o impiegati nell’industria metalmeccanica era possibile.

Poi il grande abbandono del gruppo desertificò Torino e impoverì l’Italia. Tradì le aspettative che nel tempo si erano trasformate in certezze per quanti credevano nell’industria italiana.

L’ascensore sociale si era bloccato. E le prime sintomatologie del declino si avvertirono nello sciopero interno tra quadri, dirigenti, impiegati e operai. La contrapposizione delle varie anime ponevano problematiche corporative, settoriali, a tutela dei reparti e del lavoro in forma egoistica e non più sociale, identitaria e produttiva.

Marchionne pensò al mercato e ai giochi della finanza.

Trasformò la fiat in fca. Spostò le sedi approfittando della libertà di mercato in residenze vantaggiose per il gruppo fiat e la famiglia Agnelli. Mantenne le briciole in Italia ma dietro ricatto commerciale non certo per gratitudine verso gli italiani e i governi che l’hanno fatta diventare grande.

Indubbiamente di errori ne sono stati commessi in tutti i tavoli. Ma quando si scappa con la cassaforte non si lascia un gran bel ricorso.

venerdì 15 maggio 2020

Tasse e bollette peggio degli strozzini

Abbiamo rivoluzionato i nostri modelli sociali e le abitudini di vita quotidiana. 
Il telelavoro temporaneo suggerito per contenere la diffusione del virus sta allettando le aziende. Alcune aziende hanno fatto due conti e hanno visto che lasciando i lavoratori a casa possono ridurre significativamente alcuni costi di gestione.

Affitti, luce, servizi igienici sono alcune voci che possono essere tagliate se il personale rimane a lavorare da casa.



Rimanendo sui numeri, chi ne fa le spese sono i lavoratori perché oltre a non incassare alcune prebende legate alla loro presenza fisica nei posti di lavoro si vedrebbero livitare le bollette domestiche di luce, acqua, gas e persino la connessione veloce a banda larga. Perché si sa le aziende quotate in borsa non hanno cuore e non guardano al benessere dei dipendenti ma al loro profitto.

Sicuramente a tutti è arrivata la notifica dell'enel che annuncia aumenti unilaterali sulle forniture domestiche di residenza e per le seconde case o comunque anche per chi non ha la residenza all'utenza in fattura.

Deprimente? No! C'è solo da mantenere la calma per non tornare alla candela o al lume a petrolio. Insomma mandare a cagare quelli che hanno le mani in pasta e gadagnano l'assurdo con voci da barzelletta. Ma che barzelletta non è visto che quelle voci costano più del consumo reale delle forniture contrattualizzate col benestare del governo.
Eppure molte di queste voci le abbiamo ampiamente foraggiate. Abbiamo sostenuto il passaggio dal carbone all'idroelettrico per giungere all'eolico e al solare.
Quindi l'energia non dovrebbe avere prezzi così proibitivi! Visto che buona parte dei costi li abbiamo sostenuti noi inquanto collettività.

Invece no! L'enel cambia le regole. Aumenta il kwh, le accise, il trasporto, la manutenzione!

E all'utente non resta altro che pagare.

Consuma 6, 7 kwh? Sta, quindi attento a non sprecare energia? È irrilevante! Quelle 40, 50 € a bolletta le deve sborsare. anche se non ci abita.
Altro che usura o strozzo. questo si chiama mettere le mani in tasca in autotutela ...per le aziende e i gestori dell'energia "pulita".

Catanzaro, quartiere corvo, la storia si ripete con qualche incidente

L'urlo della sirena annuncia l'arrivo dei soccorsi. L'ambulanza si ferma. I sanitari prestano i primi soccorsi all'anziana donna che è inciampata ad un mattone sconnesso del marciappiede che costeggia via magenta.

le macchie di sangue, uscito copioso, imbrattano il marciappiede.
Sembrano schizzi di vernice. 


Questo episodio è accaduto ieri: racconta una signora.
La giornata era buona. Il sole di primavera invogliava a fare due passi sotto casa. I pini danno ossigeno e rilassano la vista. Gli alberi sono cresciuti insieme al quartiere e nel tempo hanno messo radici forti che hanno fatto saltare la pavimentazione urbana. Qualcuno ha potato alla meno peggio alcuni rami che avviluppavano il traliccio dell'enel. L'erba, però, è alta! I gatti si acquattano tra i cespugli e a olte fanno paura. Ma c'è anche una nuova visita: cinghiali! ne ho visto uno enorme l'altra mattina!

Pecore e mucche al pascolo tra le vicine colline. Qualche rettile che si nutre di topi, e questi non ce li facciamo mancare neanche!

Colpa della chiusura imposta dal dpcm Conte?
Ma forse anche no! Visto che la storia si ripresenta puntuale ad ogni stagione.

giovedì 14 maggio 2020

Guardando al passato progettiamo il futuro

 Un post per La presidente della Calabria Jole Santelli e Dario Franceschini Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo.

 Creatività e rinascite

Ci sono eventi che modificano attegiamenti e pensieri. Avvenimenti che rivoluzionano le quotidianità contro ogni logica e che a nulla valgono le ragioni umane.
Terremoti fisici. Pandemie. Eventi, apunto, scaturiti dalla forza della natura mettono a dura prova le convinzioni date dalla ragione agli ordinamenti sociali.

In certi casi l'azione dell'uomo ha influenzato e accentuato le catastrofi naturali altre volte no ma sempre l'uomo è chiamato a rispondere nella maniera più consona.

La dissennata cementificazione. Gli allevamenti intensivi. Le estrazioni minerarie. Le trivellazioni resi possibili dall'ingegno umano anche negli abissi degli oceani.
Tutte queste azioni hanno alterato l'ecosistema e innescato reazioni a catena.
Gli eventi drammatici si ripetono ciclicamente nei territori ad alto rischio sismico e decimano vittime.

I terremoti sono eventi che in un certo qual modo hanno segnato gli anni in Italia.
In Calabria si ricorda ancora il terribile terremoto che rase al suolo Reggio Calabria e Messina nel 1908.
E le risposte, in qualche caso strumentalizzate o suggerite da interessi emotivi legati ai luoghi, alla storia, alla geografia politica e culturale del territorio, sono divenuti interminabili lacci annodati dalle lungaggini burocratiche senza fine.

In qualche caso sembra che qualcuno vegli sulle azioni dell'uomo e che suggerisca soluzioni meno dolorose rispetto alla vanagloria tutta terrena che risiede nel pensiero accentratore e megalomane di certe cordate di potere. (piccola dissertazione)

C'è chi vuole ricostruire l'addove la natura ha detto no. Neppure con le dovute precauzioni dettate dalle regole antisismiche. Ingabbia case e palazzi. Negozi e chiese. Monumenti eretti dall'insipienza e dalla vanagloria effimera terrena! (e anche questa operazione potrebbe essere definita una “installazione”).
E chi razionalizzando gli eventi, spinto dalla passione creativa, per mantenere il ricordo delle storie di quanti sono passati di lì, quasi a monito, cerca altre strade. Altri luoghi per ricostruire percorsi di vita. Altri capitoli lasciati aperti per le generazioni future da riscrivere.

Luoghi in cui gli artisti sono chiamati a dare il meglio. Proporre, con la loro opera, possibili rivoli di pensieri che toccano e contaminano passato e presente, persino il futuro nell'attimo in cui riescono a realizzare l'intenzione creativa prefissata da offrire alla collettività.

Il grande cretto di Burri è una di queste.
"il grande cretto di Alberto Burri a Gibellina vecchia"

Idealmente Burri ha tombato. Protetto. Racchiusa in religioso silenzio la toponomastica moderna insieme alla cultura antica degli abitanti della valle del Belìce un luogo. A perenne memoria ha voluto racchiudere sotto un enorme loculo la morte. La furia distruttrice che ha sfarinato le costruzioni in calce e fango di un tempo passato ed ha messo a nudo tutti gli aspetti della morte! Per offrire immensi sguardi oltre il tramonto ai nuovi sopravvissuti. Anche quando l'azione dell'uomo non è tra le cause principali del disastro, rimane il monito suggerito dal binomio “tutela e rispetto” nell'accezione più ampia del termine.

Creatività e Ri-nascite. Non solo a Gibellina. Questo, da artista, mi sento di auspicare all'alba del nuovo regime dettato dall'emergenza "covid-19" denominato fase 2.
Dal 18 pv guarderemo il mondo con diffidenza oppure con pensieri propositivi? Riusciremo a mettere a disposizione creatività, passione per la cultura per fare decollare la Calabria, guardando oltre il confine delle nostre labili teorie? volare col pensiero laddove il sogno degli eterni bambini ha saputo ridare nuovi concetti e attrattive all'ambiente devastato dal terremoto del 1968?

La Calabria è terra antica! Accogliente. Ricca di storia. Implementiamo la ripartenza delle attività territoriali con la creatività e sommiamo alle bellezze delle spiagge, dei boschi e dei monti la storia e la ricerca del bello attraverso gli interventi degli artisti.


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