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martedì 7 luglio 2020

scontro frontale su via magna grecia

Viale Magna Grecia, Catanzaro.  Ore 17,54.

Le macchine aumentano. È una colonna inusuale data l’ora e la viabilità che si svolge in quel tratto di strada popolata da negozi che praticano prezzi a buon mercato:
 Una cineseria e un grande negozio di generi alimentari sono gli attrattori principali del tratto interessato all'incidente.
 Qualcuno fa inversione di marcia e torna indietro. I passanti chiedono informazioni. Radio curiosità  popola il bordo strada. La gente corre a vedere. In lontananza s’intravedono ferraglie di auto, cofani all'aria e sportelli aperti. Lo scontro è stato frontale. Violento. Inspiegabile!
Nessun segno di frenata. Nessun ostacolo ad offuscare la visuale. Eppure si sono scontrati frontalmente.
L’ambulanza dà i primi soccorsi. Un signore anziano è sotto le cure dei sanitari all’interno dell’ambulanza. Immobilizzato; seduto, con un collare a protezione della cervice, farfuglia qualcosa.


Un ragazzo raccoglie gli effetti personali dal suv. Lascia lo sportello lato guida spalancato e s’incammina verso l’ambulanza.
C’è uno spazio di almeno due metri tra le auto incidentate ma nessuno passa tra le macerie delle auto frantumate. Qualcuno invita il ragazzo di spostare i detriti così da potere passare e sbloccare l’ingorgo.
Ma il ragazzo è visibilmente provato.
Il suono della sirena si fa sempre più distinto: la polizia locale delimita la zona coi coni segnaletici stradali. Anche il camion dei vigili del fuoco arriva da lì a poco.
Solita prassi. Ma rimane inspiegabile la dinamica dell’incidente

sabato 4 luglio 2020

500 sogno impossibile

Siamo lontani anni luce dall'epoca del boom economico; dalle utilitarie delle case automobilistiche che si contendevano il mercato a colpi di innovazioni meccaniche, stilistiche e omaggi all'acquirente. Tappetini inclusi ma senza vernice metallizzata, cerchi in lega. Negli anni dell'industrializzazione il climatizzatore ancora non esisteva nell'offerta delle automobili.


Una 500 costava poco. Relativamente poco. Persino i redditi bassi potevano sognare di essere alla guida di una spartana renault, una citroen, una fiat!, quindi  una diana, una bianchina o una cinquecento.

Insomma con 7/8 salari mensili o stipendi dal valore di 80milalire si poteva comprare una cinquecento dal valore di 500/600 mila lire.

Il prodotto industriale tirava e attraeva. Quasi tutti potevano appropriarsene anche facendo ricorso alle cambiali firmate all'atto della stipula del contratto di compravendita della macchina.

Parlare oggi dell'acquisto di una macchina è un miraggio.

I Prezzi sono proibitivi fin dall'acquisto (per una 500 elettrica ultima generazione si parla di 34/36mila€) e poi c'è da includere la spesa per la manutenzione, assicurazione e tassa di circolazione ridefinita tassa di proprietà annuale.

No! non ci sono più le condizioni fiorenti di un tempo.
Il mercato delle automobili è morente. Tra disoccupazione e prezzi alle stelle se si vuole , mantenere in vita questo settore si devono trovare nuove strategie di politica sociale e industriale.

Rivedere tasse e abolire i paradisi fiscali all'interno dell'Europa.
Ovviamente è impossibile mantenere gli stessi standard occupazionali in vigore fino a qualche decennio addietro.
È anche improprio chiedere aiuti di Stato pur sapendo di non potere mantenere le promesse e gli impegni presi con le parti.

Quindi?

Il discorso è lungo. Ma si potrebbe pensare di includere le utilitarie spartane nel famoso paniere alla stregua delle necessità primarie dei cittadini e elargire incentivi congrui.
Calmierare i costi anche delle assicurazioni. Abolire la tassa di proprietà. Imporre ai manutentori, meccanici e attività affini, una sacrosanta fattura parlante fedele al lavoro svolto con tanto di prezzo imposto per mano d'opera e pezzi di ricambio.

domenica 17 maggio 2020

Dopo la fuga dall'Italia Fca batte cassa

Quando fca si chiamava FIAT.


Quando la casa automobilistica era un vanto tutto italiano e la famiglia Agnelli rappresentava l’Italia e dava lavoro a quasi mezza nazione e Torino era la capitale industriale che accoglieva braccianti per trasformarli in operai e dava la possibilità di sognare.


Ecco, a quei tempi, tutti i governi che si sono succeduti nella guida del Paese avevano un occhio di riguardo per la famiglia Agnelli e per la FIAT.

A quei tempi il sogno di poter cambiare vita e prospettive per i lavoratori che abbandonavano le campagne per fare il salto di qualità, diventare operai o impiegati nell’industria metalmeccanica era possibile.

Poi il grande abbandono del gruppo desertificò Torino e impoverì l’Italia. Tradì le aspettative che nel tempo si erano trasformate in certezze per quanti credevano nell’industria italiana.

L’ascensore sociale si era bloccato. E le prime sintomatologie del declino si avvertirono nello sciopero interno tra quadri, dirigenti, impiegati e operai. La contrapposizione delle varie anime ponevano problematiche corporative, settoriali, a tutela dei reparti e del lavoro in forma egoistica e non più sociale, identitaria e produttiva.

Marchionne pensò al mercato e ai giochi della finanza.

Trasformò la fiat in fca. Spostò le sedi approfittando della libertà di mercato in residenze vantaggiose per il gruppo fiat e la famiglia Agnelli. Mantenne le briciole in Italia ma dietro ricatto commerciale non certo per gratitudine verso gli italiani e i governi che l’hanno fatta diventare grande.

Indubbiamente di errori ne sono stati commessi in tutti i tavoli. Ma quando si scappa con la cassaforte non si lascia un gran bel ricorso.

lunedì 31 luglio 2017

Auto, Fari come nuovi in 5"

FAI DA TE.

Come far tornare nuovi i vecchi fari ingialliti.


Tempi duri per chi non ha la possibilità di cambiare l'auto. E allora è necessario mantenere efficiente la vecchia: revisioni e manutenzioni sono obbligatori per legge perché c'è da prevenire incidenti a sé e agli altri utenti della strada. Quindi è giusto fare attenzione alla meccanica, ai freni, al motore e agli indicatori visivi: frecce, stop e fari. Questi ultimi, specie se sono di plastica, tendono, col passare del tempo, ad ingiallire e, ovviamente, la patina giallastra che ricopre i fari limita la diffusione ottimale del fascio luminoso.

Non è una questione di “vista, non c'è bisogno di recarsi dall'oculista: è solo una semplice questione di ordinaria manutenzione.

Fino ad ora chiunque avessi interrogato sulla materia suggeriva di sostituire i fari o darci sotto con olio di gomito e lucidarli con della pasta abrasiva, la stessa che usano i carrozzieri, con un complicato passaggio di carta vetrata, ripetuti lavaggi e panni morbidi.
Ho ragionato sul problema proprio mentre stavo facendo un altro piccolo intervento di manutenzione. Adoperavo un prodotto antiossidante che solitamente si usa per sbloccare bulloni e scrostare la ruggine. Insomma un prodotto multifunzione reperibile nei negozi fai da te.
Perché no? Mi dico. Provare non costa nulla. Detto fatto!
Una spruzzatina leggera in un angolo del faro. Una pronta passata di spugna, quella che abitualmente si usa per lavare i piatti, dal lato abrasivo e... voilà, risolto! I fari sono come nuovi! Ora ci vedo decisamente molto meglio.

domenica 5 dicembre 2010

crisi dell'auto e globalizzazione dei mercati tra licenziamenti e nuove povertà

L’auto, la fiat, Marchionne, sindacati e società.


Il mercato dell’auto, inteso come modello consumistico usa e getta, non regge più perché non esistono condizioni economiche sociali tali da garantire spese esose alla generalità dei cittadini, in virtù della precarietà dei giovani costretti nel mondo del lavoro con contratti capestro e di quanti hanno perso il lavoro.

Finito il boom economico, o quantomeno quella sorta di tranquillità supportata dal lavoro e dagli ammortizzatori sociali, nelle famiglie si pensa a gestire le poche risorse rimaste per risolvere questioni impellenti quali la salute, le spese vive delle bollette e dei consumi improcrastinabili, lo studio e la riparazione delle macchine.

L’autoparco familiare è al completo! E piuttosto che avventurarsi in decine di migliaia di euro, si pensa bene a rattoppare il danno dal meccanico piuttosto che entrare in qualche autosalone del nuovo.
Tra l’altro proprio in questi giorni i carburanti hanno avuto un’impennata non indifferente: il gasolio a quota 1,32 al litro servito alla pompa, ma chi vuole risparmiare qualche centesimo può auto servirsi e abbattere il prezzo a 1,30 o 1,29. la cosa cambia di poco se si pensa che col corrispettivo fino a qualche anno addietro si riusciva a fare quasi il pieno a un’utilitaria.
Insomma, anche volendo, mancano i presupposti per affrontare una spesa importante qual è un’automobile nuova fiammante.

Allora c’è da chiedersi: anche se Marchionne e i sindacati riusciranno a trovare un accordo, l’azienda torinese a chi venderà le macchine se persino gli operai fiat sono ridimensionati nel numero di assunzioni e nel salario? Senza contare il già detto, vale a dire le spese di mantenimento della macchina, includendo: assicurazione, tassa di circolazione e manutenzione ordinaria, quali olio, filtri, benzina, candele, gomme e ogni due anni la revisione.

Alla base del mercato deve esistere un’offerta, tecnologicamente all’avanguardia e innovativa anche dal punto di vista energetico, e una richiesta certa, avvalorata da tranquillità economica e sociale da chi regge il mercato, cioè il consumatore. Necessita, perciò, una revisione totale della teoria dei bisogni aziendali, sociali, energetici del mercato globale.

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