Il pensiero dominante dell'antipolitica si misura concretamente nelle candidature antimafia e nelle quota rosa di liste e listini dei partiti.
"vasi comunicanti" courtesy archivio M. Iannino |
Politica, quote antimafia, quote rosa in parlamento e senato sono davvero indici di buona gestione del governo? mi spiego meglio: avere nel proprio cv un parente morto per mano mafiosa, terrorismo e quant'altro sinonimo di delinquenza, fa del titolare un buon dirigente o serve dell'altro?
Di sicuro rimanere vittime di mafia non
è cosa piacevole. E chi resta in vita lotta contro il malaffare. Fa
proseliti. Conferenze. Pone il suo tempo a disposizione della
collettività affinché non si ripetano mai più crimini analoghi. Lo
fa per se, per ricordare le vittime e per le nuove generazioni. certamente non per vedersi cooptato nell'arena politica nazionale o regionale.
I marpioni dell'antipolitica conoscono benissimo gli umori del popolo e sono certi che il nome di una vittima, che sia di mafia o di guerra, meglio ancora se reduce di fatti freschi della malagiustizia, porta molti voti emotivi.
Negli ultimi decenni quanti sono state
le vittime della mafia?
Oltre ai magistrati Falcone e
Borsellino, Della Chiesa, Scopelliti, nomi eccellentissimi che sono
diventati il simbolo del martirio civile; ma chi ricorda quelli delle
scorte o dei tanti cittadini comuni taglieggiati quotidianamente?
Probabilmente pochi! Pochissime persone
ricordano i nomi o conoscono gli imprenditori che lottano tutti i
giorni o rimangono vittime ignote. Invisibili alla società perché
non interessano ai media. Ma quelli diventati icone dell'antimafia
sono ricercati dalle forze politiche.
Borsellino ha detto di no! Ha detto no
con chiarezza a Ingroia e ha rifiutato il posto sicuro nella lista
civica del magistrato motivando la sua risposta con argomentazioni
che hanno fatto onore al suo reale impegno nella lotta contro le
mafie. Mafie palesi che i giornalisti assegnano nomi luoghi e casati.
Delinquenza comune, manovalanza e capibastone. E tutto si ferma lì.
Al caso folkloristico delle lupare e dei ladri di polli che si
ammazzano per la supremazia territoriale.
È confacente far diventare i
drammatici fatti personali dei biglietti da visita da spendere
continuamente nei talk show e aprire le porte ai giochetti della
politica?
Stesso discorso vale per le quote rosa,
tirate in ballo dagli strateghi per indorare la pillola e far
sembrare equo e democratico il pensiero che guida le lobby presenti nei partiti per non farli sembrare tali e poter gridare inventive a
quanti hanno gli occhi aperti e guardano alla gestione della cosa
pubblica in maniera pragmatica.
Concludendo, i problemi attuali non
sono le liste e le rappresentanze ma il pensiero che guida i partiti
e le coalizioni. Le disuguaglianze create dal capitalismo e dalle
ideologie antiumane attuate in nome dello spread da Monti e i partiti
che lo hanno appoggiato e continuano a osannare la famigerata agenda
Monti.