Tra le tante virtù delle città di provincia, un tarlo
instancabile lavora quieto e contamina le menti deboli:
L'invidia e la presunzione sono alcune delle costanti che fanno
storcere il muso ad ogni minimo mutamento in positivo dello status
dei giovani e dei meno giovani delle periferie urbane.
Nel commercio, nella musica o la
letteratura, il teatro, in arte e nella cultura in generale, c'è
sempre qualcuno pronto a minimizzare o gettare nel mondezzaio il
lavoro di ricerca e la personalità altrui.
Raramente, invece, ci si imbatte nella
sana critica costruttiva che, forse per questo, è fraintesa ed erroneamente contestualizzata e valutata come negazione e morte dei nascenti progetti.
Nell'analisi propositiva di chi si aspetta
con coerenza intellettuale il salto qualitativo degli attori
principali posti ad esempio c'è, per forza di cose, il suggerimento implicito a non accontentarsi e andare oltre il già detto e visto. non è, quindi, un tarpare le ali.bensì uno sprono!
Da qualche tempo, in Catanzaro, pare vi siano
nuovi fermenti culturali.
Un'organizzazione di volontari amanti
dell'arte di strada si sta impegnando per riqualificare gli angoli
degradati della città decorandoli e abbellendoli con pittura
descrittiva alla maniera dei murales carica di significati politici
e sociali analoga a quella in voga negli anni '70/80 ma anche con graffiti di varia estrazione.
Davanti a tanto entusiasmo giovanile
non si può che rimanere colpiti favorevolmente! Essere dalla parte
della creatività! E, sempre, dei ragazzi che si inorgogliscono nel vedere il
proprio lavoro esposto pubblicamente per le vie della città.
Il
frutto dell'inpegno descrittivo diventa messaggio visivo contaminato dai proselitismi ideologici che accompagnano i rispettivi pensieri dei neofiti esploratori del mondo.
C'è, nel progetto di questi giovani,
una nota di orgoglio. E anche la “presunzione” di fare della
strada un laboratorio di ricerca artistica. Bene! il mio invito è di non demordere!
Da quanto ho visto, purtroppo, di
ricerca artistica o segnica ce n'è ben poca. Alcuni si rifanno alla
fumettistica e altri al segno stilizzato e impersonale che uniforma
moltissimi writer's di tutto il mondo. E qualche installazione pop.
Non intendo, con questo, minimizzare
l'encomio che porgo convintamente ai giovani “scrittori” dei
rinati muri contaminati dalle vaste scale cromatiche. Anzi colgo l'occasione per
esprimere la mia personale speranza insieme all'auguro di vederli proporre veramente,
senza struggersi nella ricerca più del dovuto ma vivendola come puro
gioco creativo, lavori personalissimi di linguaggi visivi carichi di pathos, non per elargire,
appunto, “leziose lezioni di pittura, figurazioni e graffi
inusuali” ma, per dirla alla Emile Zola, primo estimatore lungimirante degli impressionisti, constatare la forza
creativa e leggere il cuore e la carne nelle opere delle nuove generazioni.
Buon lavoro ragazzi!