mercoledì 7 luglio 2010

crociere a prezzi imbattibili ma non per tutti

(Gli appunti del pifferaio magico)
©archivio M.Iannino

Quanto segue è realmente accaduto. È, in sintesi, la testimonianza di uno spaccato di vita quotidiana vissuta per le strade della città. La discussione ha, pressoché coinvolto quanti si trovavano a rigirare tra le mani un volantino pubblicitario, ma il nocciolo della questione si riassume nelle parole di due signori prossimi alla pensione.
Io, mi trovavo lì, per caso, e non ho potuto fare a meno di cogliere il loro rammarico, memorizzarlo e trascriverlo.
Pertanto, se qualcuno si riconosce non se l’abbia a male.

Crociere a prezzi imbattibili!

È da una vita che sogno di fare un giro sul mare. Farmi, che so, le Eolie, le Tremiti, arrivare semmai in Grecia; magari con la liquidazione potrei fare una sorpresa a mia moglie a organizzare un viaggio a sorpresa per le nozze d’oro.
Qua dicono che con qualche migliaio di euri puoi avere una crociera low coast… quasi quasi cerco un prestito e anticipo la sorpresa… ma ch’è ‘sta roba? Ah ecco: pranzi e scali nei maggiori centri d’attrazione turistica esclusi.
Eh dicevo io che mi sembrava poco per due persone ‘sto pòpò di roba: quasi 15 giorni di mare. Lasciamo stare va! Meglio stare sulla terra ferma che se cadi ti rialzi.
Ti figuri se per guadagnare di più vendono più posti rispetto a quanto possono ospitare…
E se poi va a finire come col Titanic! Pare che per risparmiare gli armatori fecero la cresta alle scialuppe di salvataggio: ne ordinarono di meno rispetto a quanti ne sarebbero serviti in caso d’emergenza.
Beh. Coi tempi che corrono e la crisi… c’è davvero d’avere paura. Come se non bastasse, il governo vuole tagliare le tredicesime degli statali, destinare i soldi delle liquidazioni a cose che non ho capito.
Ma perché non si tagliano i loro stipendi che con una loro mesata campano dieci impiegati dello stato.
È inutile: il pesce puzza sempre dalla testa!
Sì però, in mare, è tutta un’altra cosa: ancora è forte e sentito il codice d’onore nei vecchi lupi di mare! in caso di naufragio il capitano è l’ultimo a lasciare la nave: prima le donne i bambini e gli anziani. Altro che togliere gli stipendi ai dipendenti!
Chi comanda, in mare, offre la sua di vita per preservarla, e offrire una chance, alle persone che il fato gli ha affidato.

lunedì 5 luglio 2010

Tremonti e i fondi europei per il sud

Qualche giorno addietro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intervenendo all’assemblea della Coldiretti ha indirettamente definito “cialtroni” gli amministratori del Sud perché nell’ambito del programma 2007-2013 non hanno saputo approfittare dei fondi europei destinati al sud per un importo pari a 44 miliardi: «Questi signori ne hanno spesi solo 3,6».Ha denunciato il Ministro con forza.
È bene ricordare che i “fondi strutturali” sono le risorse che la Ue mette a disposizione dei diversi paesi dell’Unione per finanziare interventi sul territorio. In Italia spesso vengono associate all’utilizzo del Fondo Fas (Fondo aree sottoutilizzate) istituito nel 2003 e destinato alle zone economicamente più arretrate del Paese (per il 90% vanno al Sud).

Per semplificare la gestione dei fondi e recuperare quelli non spesi entro i termini previsti dalla legge, lo scorso 24 giugno, Bruxelles ha adottato nuove misure tra cui il posticipo dell’applicazione della regola di disimpegno in base alla quale un finanziamento stanziato nel 2007 che non è stato speso entro la fine del 2009 viene automaticamente riversato nel bilancio della Ue. Così facendo, la Ue ha “salvato” circa 220 milioni che sarebbero andati in fumo. A rischiare era soprattutto la Spagna, con 125 milioni, seguita dall’Italia con 56, Regno Unito con 9, Germania con 6.

Il Sud ha destinato milioni a valanga: li ottiene, li promette, li stanzia, li destina, li usa a volte bene, spesso male. Poi qualcuno non li prende affatto. Queste le parole di Tremonti: Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria guardano un patrimonio che sarebbe utilissimo, ma che inspiegabilmente non viene toccato. Che cos’è, pudore? O forse è meglio non fare per evitare di sembrare incapaci? Non c’è qualcun altro che ruba al Sud, ma è il Sud che a volte ruba a se stesso. S’è rubato il passato, si ruba il presente e forse anche il futuro”.

La classifica degli sprechi è capeggiata dalla Calabria che ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, “perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16).
«Emblematico e sconfortante è il caso dei cosiddetti “grandi progetti”, opere infrastrutturali nei settori della mobilità, delle telecomunicazioni e dell’energia di importo superiore a 50 milioni di euro: su un totale di 56 grandi progetti per il Mezzogiorno (sempre per il periodo 2007-2013), solo 4 sono stati per ora approvati dalla Commissione Europea. E non per sciatteria di Barroso e soci: drammaticamente, accade che i progetti tardino ad essere recapitati a Bruxelles».

Ma Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, così ribatte alle accuse di Tremonti: “È inaccettabile che si passi il cerino acceso in mano alle Regioni per delegittimarle come istituzioni. Se si fanno attente verifiche si scoprirà che i problemi di soldi non spesi riguardano anche progetti che non sono stati portati avanti dai ministeri e dagli enti collegati». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, rafforza la tesi di Errani: «Basta scorrere le Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo per verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile».

Il problema dell’utilizzo dei fondi europei (finanziati attraverso l’Iva dagli stati membri ed erogati in cofinanziamento, cioè li prende solo la Regione in grado di finanziare e portare avanti la metà del progetto) è una vecchia diatriba. «La risposta tecnica a Tremonti arriva dal vice presidente del parlamento europeo Gianni Pittella (Pd) che spiega come l’attuale normativa prevede che i fondi europei debbano essere accoppiati per essere utilizzati con i fondi Fas (cioè quelli nazionali per le aree scarsamente utilizzate) e dunque lo “scippo” dei Fas alle regioni (utilizzati per cassa integrazione e altro), ha ostacolato l’utilizzo dei fondi strutturali».
Le parole di Tremonti hanno fatto sì che destra e sinistra andassero a cercare i cialtroni nel campo avversario. E qualcuno, giustamente ricorda che a parte qualche lodevole eccezione, come Nichi Vendola che per la Puglia ha speso tutti i fondi per lo sviluppo erogati dal 2000 al 2006 (2,6 miliardi di euro), per il resto, i governatori e i sindaci del Sud, militano nel centrodestra».
E Giuseppe Scopelliti, neogovernatore di centrodestra della Calabria, suppone che “Tremonti si riferisse agli amministratori locali del passato». Mentre Renata Polverini, neogovernatore di centrodestra del Lazio: «In molti casi, come nel Lazio, in Campania e in Calabria, la cialtroneria è stata sanzionata dagli elettori».
Senza fare dietrologia, si è quasi alla fine del programma 2007-2013, e quando un progetto nasce sbagliato è difficile recuperarlo appieno, cancellare gli errori e dirottare i fondi altrove.
L’unico dato certo è che gli strumenti scelti fino ad ora hanno dimostrato lacune. Oggi si deve riflettere su cosa non andava e aggiustare il tiro, perché è da criminali perdere fondi destinati allo sviluppo.

domenica 4 luglio 2010

la resa dei conti


(Gli appunti del pifferaio magico)

Il momento della resa.

Nella mia lunga carriera ho bonificato molti siti. Ho debellato pulci zecche zanzare serpenti ratti.

Solo in un paese mi è stato impossibile! Sì, lo devo ammettere: ho fatto cilecca!, eppure le ho provate tutte: il fumo, gli ultrasuoni, i bocconi avvelenati… ma niente!, non so come facessero a resistere ai mille stratagemmi e al mio flauto magico perché, eliminate alcune famiglie di topi, anche numerose, altre, erano lì, sulla linea di partenza, pronte a occupare gli spazi lasciati vuoti dai predecessori.

Ho chiamato persino Speedy Gonzales il topo più veloce del Messico. Che solo per il viaggio mi ha chiesto una cifra. Ma inutilmente.

Speedy non aveva ascendente sui topi nostrani; anzi, c’è mancato poco che lo facessero fuori col metodo della lupara bianca. Lo avevano già portato ai margini di una “gurna”* con l’impasto di cemento a presa rapida quasi pronto.

Fortuna volle che al summit fosse presente un suo vecchio compagno d’armi: “Totu u sciancatu” che aveva un debito d’onore con lui e garantì per la sua liberazione a condizione che…

Ma ora che ci penso: quel paese aveva una strana forma, sembrava uno stivale. Sì uno stivale enorme simile a quelli dell’orco e tutto girava all’incontrario: i gatti erano succubi dei topi e gli stolti erano i saggi… dòmini

* la gurna” o “gugghju” è una pozzanghera profonda e larga quel tanto che basta per potersi immergere almeno fino alla cintola, dal metro al metro e mezzo circa e si forma lungo le fiumare, tra i boschi dell’Aspromonte e nelle campagne, in genere nelle prossimità di corsi d’acqua, che i ragazzini del luogo usano come piscinetta, fanno il bagno nelle calde giornate d’estate illudendosi di essere al mare.

amori negati

(Gli appunti del pifferaio magico)


Amori negati

Da qualche giorno il mio amico Al (Alibrando II) è irrequieto. Chiama a intervalli regolari. Lancia guaiti, dapprima sommessi ma che diventano sempre più insistenti se non lo porto fuori subito. Anche stamane mi ha chiamato presto: alle 5. Meglio così!, usciamo adesso col fresco, ma sì dai così mi evito la calura delle 9! penso,... penso? Sì riesco a pensare nonostante lo stato comatoso in cui mi trovo. E mezzo incomato, prendo il guinzaglio e lui, il mio amico, inizia a esternare la sua approvazione con agili salti di gioia. Mi gira attorno, sculetta, salta, mi lecca la mano e mi spinge col muso verso la porta. Sì sì stai buono. Calmo. Ora usciamo!
Apro la porta e si catapulta all’esterno. Corre. Annusa. Analizza e piscia. Gratta energicamente il terreno e si guarda attorno. Aspetta! Gli dico ma lui segue una pista e non mi ascolta. Fermo! Gli intimo. Questa volta si ferma, infila la testa nel guinzaglio e inizia a tirarmi. Guida lui. Mi porta davanti un cancello. Annusa, si alza sulle zampe posteriori e lancia dei latrati leggeri simili a lamenti. Oltre il cancello c’è una cagnetta in calore che si offre invano. Sissi Sissi vieni dalla tua mammina che fai vieni da brava su. Sissi è un bel esemplare di aschi... chissà che verrebbe fuori se si accoppiasse con il mio terranova…

sabato 3 luglio 2010

Angela Napoli: il coraggio di una donna

Angela Napoli è nata a Varallo in provincia di Vercelli ma il suo temperamento è certamente di donna calabrese; è un parlamentare della Repubblica Italiana e membro della commissione parlamentare antimafia.
Una donna, politicamente impegnata che dice quello che pensa e non fa sconti neanche agli uomini del suo schieramento politico, tant’è che per protestare contro il suo partito, accusato da lei di averla lasciata sola, decide di non presentarsi alle urne per le regionali del 2010 in Calabria.
Per avere denunciato collusioni e ambiguità di quanti fanno finta di non sapere o conoscere chi pilota e determina i voti in Calabria per una sorta di “opportunità politica e elettorale” altrimenti detta omertà, vive sotto scorta da molti anni. Angela Napoli pone interrogativi scontati, chiede, a chi di competenza, il perché di certi atteggiamenti e manovre ambigue che destabilizzano conti pubblici e sistemi istituzionali. Insomma non dice nulla di nuovo ma il coraggio col quale fa nomi e cognomi di politici che vanno a cena o partecipano a festini preelettorali con gente della ‘ndrangheta, o le puntuali interrogazioni parlamentari per chiarimenti di certi percorsi ambigui di governanti, di oggi e di ieri, chiariscono egregiamente il suo modo d’intendere “l’impegno in politica per il sociale”.

Giusy Versace: una bella pagina di vita!

Giusy Versace: una bella pagina di vita.

Oggi ho conosciuto Giusy Versace: una ragazza dalla bellezza mediterranea; bella, solare e altruista. Una ragazza forte che sa reagire e trasforma il suo dramma umano in momento solidale a favore degli svantaggiati; persone grandi e piccole che hanno avuto la sventura di essere amputate e non hanno i mezzi economici per munirsi di protesi così da poter mitigare l’handicap fisico.
La associo per un attimo Giusy ai Versace della moda ma in Calabria sono facili i casi di omonimia non consanguinea. Spengo la tv e faccio una ricerca nel web. In questo caso l’intuizione si dimostra giusta.
Le sue origini sono di Reggio Calabria, ma da dieci anni lavora e vive a Milano. Il suo nome, all’anagrafe è Giuseppina Versace, detta Giusy, ha trentatré anni e vanta due record; uno, è la prima atleta donna con amputazione bilaterale alle gambe in gara a un campionato nazionale di atletica leggera e due, concorre al titolo a soli tre mesi dal debutto in questa disciplina.
"se devo iniziare quest’avventura sportiva, voglio rappresentare la regione da cui provengo" racconta Giusy, che seppure per adozione non nasconde il suo affetto per Milano. Proprio Milano, infatti, le ha offerto un lavoro che farebbe gola a qualsiasi amante della moda: quello di retail supervisor per una nota griffe, in pieno centro. Non l'azienda di famiglia (e il nome che porta parla di un'azienda che fattura cifre da capogiro), ma quello di una casa concorrente. "Per correttezza", racconta lei, "per non mischiare il lavoro con la famiglia, e anche per curiosità".
"Sono invalida a causa del lavoro. – rivela Giusy - Prima, due settimane al mese, quattro giorni su sette, ero lontana da casa: in giro per il mondo a controllare le boutique che avevano il nostro marchio in franchising, su e giù dagli aerei, negli alberghi, affittavo automobili con la velocità con cui si beve una tazzina di caffè. È successo durante una delle trasferte, nell'agosto del 2005. Un incidente in cui ho davvero rischiato di morire e a causa del quale ho subito l'amputazione di entrambe le gambe. Al rientro a lavoro qualcosa è cambiato. Per esempio, ho trovato molte porte chiuse", ricorda oggi Giusy. E ha cominciato a lavorare nel back office. "Pian piano, però, a gomitate mi sono ripresa la mia scrivania. Ho ricominciato a guidare, ma sono realista: non posso più tenere i ritmi di prima. Ora viaggio molto meno". In compenso, dirige una Onlus, Disabili no limits, di cui prima si occupava a tempo perso, e che ora è diventato un impegno importante: come dice lei, il lavoro per una causa giusta. "Ci occupiamo di raccogliere fondi per amputati economicamente svantaggiati", spiega, "perché il servizio sanitario non riesce a garantire ausili abbastanza evoluti, fornisce solo protesi base. In più, curiamo progetti come 'Emergenza Haiti', attraverso cui abbiamo spedito kit e protesi per gli adulti e i bambini rimasti feriti nel terribile terremoto".
"Ho messo le mie prime protesi da corsa il 15 febbraio scorso, e ho provato a correre in pista. Risultato? Non sono caduta, e già questo è stato un grande risultato".
Giusy, ha coperto in 24 secondi i 100 m., tempo che le è valso la qualificazione ai Campionati italiani.
In bocca al lupo, Giusy! Siamo con te…

ibridazioni e colture transgeniche: anguria all'ananas

©archivio M.Iannino
anguria all'ananas
Ibridazioni

L’ozio è il padre dei vizi ma può anche essere una condizione temporanea; uno stato contingente che induce alla riflessione e predispone gli animi alla creatività.

Secondo alcune leggende anche l’universo è nato da uno sbadiglio di Giove. Il dio supremo che in un momento di noia, per ingannare il tempo, si mise a creare delle realtà temporali. Dapprima creò uno spazio brullo molto ampio ma la monotonia del luogo non gratificò il suo lavoro, si sentiva insoddisfatto! allora aggiunse del verde, creò alberi, arbusti, fiori e erbe.

Compiaciuto e soddisfatto, questa volta, si sedette all’ombra di un bellissimo fico per rinfrancarsi dal caldo e dalla fatica ma non riuscì a trovare sollievo all’afa opprimente.

Capì che serviva qualcosa di più mirato, che rinfrescasse subito le membra; allora pensò a qualcosa di fluido e fece sgorgare fresche acque limpide dai monti, ma, vide che l’acqua sceglieva percorsi in declivio privi di ostacoli e lui, trovandosi su una collinetta non ne poteva usufruire, cosicché creò e fece sgorgare una sorgente lì, a portata di mano, vicino all’albero di fichi.

Soddisfatto del suo lavoro Giove immerse i piedi nell’acqua e trovando sollievo si appisolò al gorgoglio della sorgente.
Al suo risveglio si guardò attorno, e, compiaciuto, decise d’invitare gli dei minori nel suo nuovo giardino. Organizzò una bellissima festa. Invitò persino un minotauro, un ciclope e giacché c’era l’acqua anche le sirene. Il cielo, terso ma monotono, si lamentò e gli disse: senti, Giove hai creato tutte queste belle cose e non ha pensato d’inventare qualcosa che rallegrasse e tenesse compagnia anche a me? Sì... convenne Giove. Hai ragione! Dopo una lunga meditazione, il creatore, prese dell’argilla la bagnò e iniziò a modellarla. Fece delle figure ma nessuna era di suo gradimento.

Una sirena che lo osservava dal bordo dello stagno che la ospitava in occasione sella festa sussurrò: Giove perché non fai un animale con le mie sembianze? Così quando passa sopra di me, mi saluta e anch’io mi sento meno sola. Però… ammise Giove. Non hai tutti i torti. E pose alcuni esseri nel cielo a volteggiare. A sera, stanchi per i continui volteggi aerei, gli esseri dell’aria si posarono a rinfrancare le membra sotto l’albero di Giove. E no! Esclama Giove incazzato nero. Non solo vi ho creato, vi ho dato tutto quello spazio lassù, ora mi fottete pure il mio posto? Via di qua e visto che preferite la terra ferma da oggi non abiterete più gli spazi celesti, non volerete più e andrete a piedi, raminghi a lavorare e produrre col sudore della fronte se volete campare. Ma Giove, non lo sapevamo scusa… e poi, come facciamo siamo tutti uguali almeno dacci una compagna tu che puoi fare tutto. Giove impietosito rispose: va bè… vediamo che si può fare. Ci pensa qualche attimo e: ci sono, dammi questo, e afferra un’appendice pendula dal basso ventre dell'essere, la schiaccia la rimodella e la butta nel cielo. Ecco tu occuperai il posto che prima occupavano loro, gli uomini, e tu senza uccello ti chiamerai femmina…

È passato tantissimo tempo. L’uomo e la sua femmina, osservando le creazioni di Giove sono riusciti a carpire molti segreti della natura. Hanno capito che tappando il buco femminile formatosi dall’estirpazione dell’appendice maschile riescono a raggiungere sensazioni nuove, piacevoli e che dopo sono più tranquilli e vorrebbero fumare. Ma hanno capito anche che la ricerca assidua delle sensazioni produce qualche sorpresa; una sorpresa che impegna molte risorse all’uomo e alla femmina e che, se lo stato di piacere dura qualche attimo, quello che arriva dopo nove mesi comporta un impegno non indifferente, dalla durata costante fino alla maggiore età del nascituro, al quale, considerati i problemi occupazionali, viene dato il nome di bamboccione. Perciò, entrambi decidono di trovare un hobby, magari meno piacevole ma che aiuti a trascorrere il tempo dell’ozio senza sorprese. La femmina fa la calza, cucina, lava stira e l’uomo va a caccia, coltiva l’orto e prova a mischiare gli elementi per vedere l’effetto che ne viene fuori, come faceva Giove quando, al culmine della noia, decise di creare l’universo.
Alcune cose piacciono, altre no. Alcune riescono bene altre così così. alcune cose sono comode e aiutano l'uomo altre sono demenziali, inutili e dannosi. ma vediamo cosa l'uomo nella sua beneamata nullità, dopo tutto questo daffare, riesce a combinare. Incrocia pollini di fiori differenti. Studia i genomi, ricerca l'origine della vita e, meraviglia delle meraviglie! Nasce il mapo; un frutto metà mandarino e metà pompelmo. Crea colture di prodotti alimentari transgenici; e per ultimo, l’anguria all’ananas! che non sa' ne dell'uno e ne dell'altro!

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