domenica 10 gennaio 2021

Avevamo i capelli lunghi e indossavamo l'eschimo

Ricordo con un pizzico di nostalgia gli anni giovanili. Erano anni di passione politica e impegno sociale. Le lotte sindacali avevano un senso d'appartenenza come aveva senso schierarsi e condividere le idee politiche. Erano anni emotivamente coinvolgenti. E pur senza tessere di partito ci si incontrava nelle ferventi assemblee aperte al confronto dei simpatizzanti.

Il partito comunista di allora cresceva giovani e li preparava a essere futura classe dirigente. Si discuteva di pluralità democratica nei posti di lavoro e per le piazze. E le manifestazioni di solidarietà erano frequenti e d'interesse collettivo.


Non ho mai voluto tessere di partito ma mi sentivo vicino anzi sentivo che il mio posto era tra le fila della democrazia liberale definita di sinistra. E sì, le definizioni...


il pci d'allora esprimeva la sua linea attraverso Enrico Berlinguer. E annoverava tra le sue fila intellettuali come Stefano Rodotà. E operai. Studenti.

Ricordo l'elezione del prof Stefano Rodotà come indipendente nelle liste del pci. … e come gli iscritti enfatizzavano la candidatura casa per casa. Sì, allora il contatto c'era.

E poi c'erano i ragazzi. I giovani allevati a pane e politica. Giovani intellettuali impegnati che sapevano essere trainanti. Ho ancora i brividi nella schiena quando penso ai cortei, agli slogan s, alle intenzioni, alla voglia di cambiamenti. A quando si gridava “la fantasia al potere”.

Ma non era, per alcuni, solo passione politica pura e fine a sé. C'erano anche allora gli arrampicatori sociali (e non è populismo! ma analisi, fredda analisi basata sui risvolti che hanno portato conseguenza funeste). Le mele marce ci sono state e, ci saranno! sta a noi saperle individuare e isolarle.

Ferite che bruciano ancora. Lenite dall'impegno dei numerosi passionari che hanno dato gratuiti e a volte gravosi contributi al movimento per la crescita democratica e intellettiva degli ultimi.

Gli esempi ultimi non sono dei più edificanti. I cavalli di razza si vedono nel lungo termine. Molti “compagni” hanno sbagliato e continuano a farlo.

Boriosi. Cavalcano la tigre del malcontento. Si fregiano coi vecchi e smunti abiti e inneggiando alle storiche icone morte e sepolte.

Ricordo anche di un militante che ha fatto la trafila e da iscritto fu designato a condurre le sorti del partito nella moribonda Calabria. Ma non fu compreso. I tempi erano inadatti per le aperture mentali del compromesso storico. Un uomo che, sembra un assurdo, non navigava nell'oro e non si è arricchito con la politica.

Erano gli anni dei Franco Politano, Quirino Ledda, Enzo Ciconte, ma anche dei Guido Rhodio, Pierino Amato, Marcello Furriolo, Leopoldo Chieffallo, Cesare Mulè e prima ancora Elio Tiriolo, Ernesto Pucci … .

E poi, al seguito, gli arrivisti; arrampicatori e funamboli pronti a saltare da un carro all'altro dimenticando i valori sani del servizio che porta all'impegno in politica.

L'imperativo categorico consisteva nel prestare attenzione verso i bisogni degli ultimi e tentare di sollevare dalle miserie quanti soffrivano l'emarginazione delle povertà culturali e materiali.

Oggi Povertà aggravate dai bisogni che mettono l'uno contro l'altro. Che fanno vedere nemici dappertutto! Che fanno erigere muri alimentati dalla diffidenza urlata dai trascinatori, e proprio in questi giorni abbiamo assistito al peggio, frutto della stupidità da parte di quell'orda barbarica in cerca di un capo assoluto.  

sabato 9 gennaio 2021

Catanzaro il Presepe di via Magenta

La periferia, sia essa di città o nazioni, è sempre problematica. Le occasioni per essere e sentirsi lontani dai sistemi centrali decisionali del potere e quindi dalle attenzioni mediatiche ma prima ancora sociali e strutturali non mancano mai. Del degrado che regna sovrano inutile parlarne. Puntiamo invece le attenzioni laddove c'è positività e grazie alla passione di pochi si riesce ancora a far rivivere il clima del S. Natale. 

Attraverso le tradizioni e mettendole in atto con scenografie che fanno parte del bagaglio culturale cristiano anche quest'anno le luci della Natività ricordano il lieto Evento nel quartiere Corvo in Catanzaro.



È pura passione devozionale che mette insieme alcune persone. E li fa operare da professionisti per realizzare il presepe entro i confini del complesso condominiale “calabria” in via Magenta.

Iniziano a lavorare mesi prima del lieto evento. e ancora col caldo della bella stagione, ognuno, in base alle competenze adeguate, stila un programma e, poi insieme, lo rendono operativo: disegnano, tagliano sagome e le dipingono. Comprano il legname utile e quant'altro serve per costruire la stalla e assemblare case. il progetto plastico prende forma:

Il risultato finale è gradevole. Bello! “ è bello o presepe---Te piace o' presebbio... Nennillo ...” (il tormentone è d'obbligo e risuona nella testa): 

davanti alla Natività la magia del Natale riverbera nella mente la scena più significativa della creatività che il grande drammaturgo Eduardo De Filippo mise in scena per la prima volta nel 1931”

Ma non siamo in casa Cupiello.

Ci troviamo nell'estrema periferia a sud di Catanzaro e non c'è la regia del prestigioso Eduardo de Filippo ma la passione di tre persone, forse quattro: Mario Muccari, Tonino Sanfili e Carmela Bonati per la parte decorativa e artistica.

Grazie alla abnegazione di queste persone anche quest'anno se pur gravido di tristi eventi si è potuta respirare l'aria delle tradizioni cristiane.

venerdì 8 gennaio 2021

a te che sei parte di me

A tavola non si invecchia mai.


Da noi non è un motto ma uno stile di vita che apprendiamo fin dalla nascita. Il primo pensiero per ogni mamma calabrese e del sud in genere consiste nell'alimentare i propri figli. E più il cibo è abbondante e buono e meglio si soddisfa la propria gratificazione. Sì, avete capito bene: la propria, quella materna. Perché le mamme e in seguito le nonne conferiscono al buon cibo un'infinita quantità d'amore.

È naturale sentirsi chiedere dalle mamme e nonne: “come stai, hai mangiato, vuoi mangiare qualcosa?” anche in età adulta. A me è capitato spesso! e non solo da parte diretta di madre o padre.

M, nello specifico, Appena varcata la soglia di casa lo sguardo di mamma indagava il mio volto. Valutava, come facevano un tempo gli estimatori delle fiere di bestiame, peso forma e buona salute anche se non ci vedevamo che da poche ore. Il distacco ombelicale, per i genitori non è mai reciso del tutto. E i figli sono sempre da  comprendere e proteggere.

E poi arrivano i nipoti e l'amore assume forme ancora più mature  e permissive.

Superato il compito dell'educatrice e dell'educatore, i genitori, nella terza età, trasferiscono affetto e comprensione maggiori nei figli e nipoti.

I nonni comprendono di più o tornano bambini ormai privi del fardello di preoccupazioni imposti dal sistema educativo e comportamentale?

Affettuosamente, e mi vedo anch'io in questi atteggiamenti, giustifichiamo alcuni comportamenti dei nipoti che non avremmo consentito ai nostri figli, loro genitori.

La vita prosegue.

La discendenza non è un semplice atto ereditario formato di cromosomi e alchimie chimiche. Non è somiglianza genetica. Appartenenza morbosa. La rinascita è comprensione del miracolo. Opportunità di crescita. Opportunità di sbagliare. Amare. Sbattere la faccia contro le cattiverie e ripartire.

La vita è questa! E chi ama ne è consapevole. Nulla sfugge allo sguardo indagatore genitoriale. Figuriamoci a quello dei nonni che, nonostante l'età comporti acciacchi vari e qualche velo di cataratta, è sempre vigile. L'empatia è istantanea nei confronti dei cuccioli in fasce che lanciano i primi vagiti e rallegrano le case. L'affetto calmo e sereno dei nonni è una grazia per il benessere psicofisico dei piccoli pargoli.

Benvenuta nuova vita!


giovedì 7 gennaio 2021

Trump sguinzaglia i cani e la democrazia trema

Ho seguito tutta la notte le varie fasi della morte della democrazia in America. Aspettavo la naturale evoluzione della conferma di Biden alla Guida degli USA ma è stato come se fossi davanti a un film. Un film della serie "azione, drammatici e fantastici". Con tanto di assalto alle più alte cariche e simboli della democrazia americana. 

Quella democrazia esportata e difesa ad oltranza che ha aiutato a liberare l'Europa e, nello specifico, l'Italia dalla pazzia nazionalista, delle teorie razziste enfatizzate da Hitler e fatte sue da Mussolini che osannavano le ragioni della supremazia della razza pura. La razza ariana al di sopra degli altri esseri umani. Quella razza che la natura aveva corredato di occhi azzurri e capelli biondi nonché un fisico atletico forgiato in ore e ore di palestra.

Il delirio pompato dalla pazzia lucida di Trump ha portato la guerriglia all'interno di Capitol Hill, simbolo della democrazia americana. Ed ha evidenziato la spaccatura enorme tra gli americani.

Il danno è consumato!

Trump ha barattato a sui favore le paure degli americani, di un certo ceto sociale americano!, che trova i più deboli destabilizzanti di un sistema cucito addosso ad una certa classe di americani.

Trump è un violento che sa indossare la pelle dell'agnello! Usa la carota e il bastone. Fa il doppio gioco. Adopera le parole lisciando il pelo da una parte e dall'altra. Due piedi in più scarpe, come si suol dire.

Quest'uomo è da ricovero! Non può essere lasciato un solo minuto ancora alla guida della più alta democrazia mondiale! Siamo tutti in pericolo!

lunedì 4 gennaio 2021

Passione caffè

Il caffè? Un rito.

Ricordate le zuccheriere sul bancone dei bar?

C'erano quelle oblunghe in acciaio e quelle in vetro col dosatore; e quelle col bilancino. Da qualche tempo non ci sono più. In nome dell'igiene sono diventate fuorilegge, al più roba da nostalgico collezionista.

Le nuove misure igieniche hanno imposto le bustine monodose; quindi, sui banconi dei bar ci sono i contenitori colmi di bustine con le diverse qualità di zucchero; ma quello che amo vedere, a prescindere dai granuli che cadono nella tazza scelti, è la durata dello zucchero sulla schiuma. Mi sono fatta una concezione in merito e cioè che più a lungo galleggia lo zucchero sulla schiuma del caffè e più denso e cremoso è il gusto che andrà a inondare le papille gustative.

Il caffè è un rito. Vedersi con gli amici al bar è quasi una cerimonia. Si parla di tutto. Dallo sport alla politica fino a trascendere nelle più biechi e futili pettegolezzi. Il bar è simbolo del tempo in cui viviamo. E penso al bar come posto di ristoro in cui stare pochi minuti. Il tempo di godere di un buon caffè e poi via verso mete più consone.

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