mercoledì 6 maggio 2020

No ad app e restrizioni delle libertà, Sì a fondi alla ricerca scientifica

Troppe notizie girano attorno al problemone che tiene in ostaggio la quasi totalità del mondo.


Esperti a non finire.
Titolati e non si ergono dietro cattedre più o meno istituzionalizzate ma rese credibili dai mass-media per pontificare teorie, spiegare, sviluppare teoremi. Verità assolute! Per certi aspetti inconfutabili dal resto della platea. I saggi diffondono saperi avvalorati dai test e dalle statistiche, fanno le pulci e proiettano scenari catastrofici sul domani.
Volano stracci tra gli "scienziati". Virologi più o meno affermati si contraddicono l'un l'altro.

E che cazzo!

In questi mesi abbiamo sentito e visto di tutto.

Abbiamo subìto, attanagliati dalla psicosi del contagio, l'isolamento. L'uso delle mascherine, dei guanti e dell'igiene minuziosa personale. Adottato la distanza sociale! E visto sull'uscio di casa, di chi condizionato dall'overdose mediatica sulla contagiosità dell virus, le scarpe contaminate!, lasciate lì, sullo zerbino al rientro dopo avere fatto la fila al supermercato per la spesa settimanale!

Sanificazione! È un imperativo categorico assoluto, trasformatosi in terrore sociale.

Tra le molteplici, eccessivamente inutili tavole rotonde attorno al tema covid-19, si son fatti strada emeriti sconosciuti diventati familiari per la frequentazione assidua nei programmi tv a larga diffusione popolare.

I Nomi degli scienziati si sono srotolati nei palinsesti insieme a quelli degli esperti che muovono domande e provocano dubbi che rimangono spesso tali perché prive di risposte esaurienti.

E' Giusto tutto questo?

La giostra mediatica continua la sua frenetica corsa. Tra girandole di notizie e gli affari correlati alla pandemia si alimenta il vortice dell'instabilità sociale.

Le paure sono tangibili.

Basta ascoltare le opinioni della gente in attesa durante le file che si formano davanti agli ingrassi delle attività consentite dalle restrizioni.
E' una psicosi collettiva! che rasenta paure psicologiche indotte dall'eccessiva e massiva dis-informazione.

Buon senso! Buonsenso! non psicosi si deve diffonfere… meno parole e più fatti. Provvedimenti seri che vadano al di là delle semplici proposte d'intenti degli agitatori che dimostrano più attenzione alla cura del proprio orticello politico e di potere piuttosto che al bene comune.

Libertà! Quindi! e se necessario anche defenestramenti di inetti e cerchiobottisti.

Libertà e attenzione per i deboli. 
Attenzione e cura dell'ambiente, rispetto delle norme elementari del vivere comune che sono alla base delle civiltà. Non app o altre diavolerie traccianti ma buon senso e educazione nel rispetto delle libertà. E indirizzare le risorse verso tematiche serie e importanti per debellare il virus.
Risanamento e potenziamento del comparto sanità nazionale e la relativa elargizione di fondi alla ricerca scientifica.

Buon lavoro Conte! le persone serie e concrete sono al tuo fianco!


domenica 3 maggio 2020

Oltre il falso storico

Pensare di riproporre il passato sulla scia dei ricordi personali non sempre significa ridare il giusto peso agli avvenimenti. L’emotività, se pur contestualizzata attraverso gli avvenimenti avvalorati dalle cronache, gioca ruoli importanti e condiziona la misura qualitativa personale e storica di personaggi e fatti. 

Conquiste sociali, sindacali, politiche e culturali si prestano anche per redigere clamorosi falsi storici. Malafede? Non sempre, ma spesso, le persone e i fatti citati, distorti dall'eccessivo amore partigiano presentano fotografie sfuocate ben lontane dalla realtà e persino dall'intenzione progettuale iniziale.

È importante quindi non citare la storia, i pensieri, gli uomini e le ideologie come mero esercizio mnemonico ma adoperarsi affinché gli ideali di riferimento si fortifichino e diventino concreti atti d’amore sociale. Emancipazione. Empatia costruttiva!

Commemorare eventi, donne uomini a vario titolo tiene sì alto e vivido il ricordo, mobilita le masse ma innesca in loro la volontà di migliorare l’ambiente, le relazioni sociali e culturali presi ad esempio?

sabato 2 maggio 2020

Affinità elettive al tempo dei social media

Richieste d'amicizia.


Le piattaforme dei social media e le sorprese goliardiche. Ecco come potremmo definire certe richieste d'amicizia che arrivano su facebook. A guardare bene le foto con occhio attento e indagatore alcune sfumature suggeriscono manipolazioni digitali accattivanti.

Profili civetta o falsi?

Alcuni, per vendere prodotti e guadagnare qualche soldo, creano dei profili civetta. Chiedono l'amicizia indistintamente e indiscriminatamente a chiunque. Spammano. Stuzzicano. E poi propongono. Lanciano l'esca lentamente. E altrettanto lentamente tirano all'amo i malcapitati e ingenui “amici virtuali”.
Anno una tattica! Non come le gentili accompagnatrici della stazione che si propongono sfacciatamente: “Andiamo?”...

Oltre agli specchietti per le allodole ci sono i profili falsi. Questi ultimi sono da ritenersi dannosi perché divulgano fake news. E hanno una strategia destabilizzante. Pericolosamente destabilizzante. Provocatoria! Loro cercano gli insoddisfatti. Quelli che non gli va bene niente e sputano veleno su chiunque. Politica. Personaggi pubblici della cultura. Artisti. Scrittori. Cantanti.

Le richieste arrivano. E quando sono suggerite da qualche amicizia virtuale che gà fa parte della cerchia sempre virtuale della piazza mediatica, le difese si allentano. Specialmente se gli account sono associati a qualche pagina d'opinione e notizie locali, in una terra dalle molteplici anime e difficoltà, la risposta non può essere che favorevole accogliente.
Ma anche queste pagine a ben vedere curano il proprio orticello.

Insomma le relazioni sociali, che avvengano nel mondo reale o virtuale, hanno una base prettamente utilitaristica: non cambia niente! Interessi economici, politici, personalistici e di tendenza sono alla base della visibilità mediatica.

Tenere caldi i contatti. Esprimere compiacimenti. Lisciare le paranoie. Coccolare. Ma mai dire ciò che si pensa davvero. Queste alcune strategie per avere un buon numero di seguaci.

Hasta la vista! Ma solo di persona! A tu x tu. Senza filtri e maschere.
Sia ben chiaro: non con chiunque! Vi suggerisce qualcosa la frase: affinità elettive? Ecco! Proprio così.

venerdì 1 maggio 2020

Una bella favola

Libertà, lavoro tra sfruttati, emancipati, lobby e capitale


Il lavoro non sempre rende liberi. Anzi, quando non emancipa dalla fatica e dalla schiavitù del salario, è sofferta costrizione per quanti sono costretti a servire cattivi padroni.

Gli schiavi di esseri umani continuano ad esercitare il macabro mercato. Le organizzazioni sindacali sembra che, in funzione della nuova organizzazione del lavoro e per limitare i danni connessi, abbiano ceduto terreno e conquiste alla classe dominante, alle lobby e al capitalismo selvaggio.
"una bella favola"

Le nuove realtà sociali im-produttive si chiamano: lavori socialmente utili, esodati, cassintegrati, disoccupati di lungo e medio termine, sfruttati, lavoratori in nero o del sommerso, braccianti immigrati, collaboratrici domestiche, badanti.
È un esercito sconfinato che vive ai margini della miseria composto di donne, bambini e uomini giovani e vecchi che affronta con piccoli espedienti le giornate. Giorni che si ripetono uguali; ore che scandiscono enormi sacrifici. Persone che forse non hanno mai avuto modo di conoscere il pensiero filosofico di pensatori e sindacalisti e le lotte culturali di quanti hanno messo al servizio degli sfruttati il loro impegno.

Il lavoro svolto per necessità non è liberazione ma sottomissione, sfruttamento, asservimento al dio denaro! E se, come si dice, il denaro è lo sterco del diavolo, meglio tenersi lontani! Essere Angeli! Creature emancipate, che usano il loro tempo terreno al meglio. Impegnandosi in attività gratificanti. Solo così il lavoro è libertà. Liberazione dalle pastoie capitalistiche. Dallo sfruttamento. Dalla sottomissione ricattatoria imposta dalla teoria del consumo veloce alla quale ci siamo adeguati con estrema mitezza.

Negli anni, dalle prime lotte per conquistare il diritto di lavorare 8 ore al giorno e avere corrisposto un salario garantito e adeguato (?), molte conquiste sociali sono andate perse per favorire le pretese di certi imprenditori e di certa politica.

Oggi paghiamo lo scotto. E lo paghiamo tutti. Dipendenti. Bisognosi. Benestanti. Imprenditori!

Esserci appiattiti sulle ovvietà. Diventare cacciatrici e cacciatori di “like”. Esporre il lato b o due canotti ben gonfiati dal chirurgo plastico: apparire piuttosto che essere! Non poteva durare in eterno. Alla fine arriva il conto. E che conto!

È ancora possibile augurare e augurarci un buon primo maggio? Per il presente e il futuro? Riusciremo a ritrovare il filo logico del pensiero positivo che lascia sì spazi al divertimento e alla spensierata visione goliardica della movida, alle piazza piene; agli stadi pieni. Ai concerti affollati! E alle rappresentazioni culturali in generale senza il timore del contagio? Riusciremo a relazionarci senza dare peso alle esteriorità? Ai titoli. Alle griffe che portiamo addosso?

Santelli vs Conte e il lavoro come strategia che manca

Dpcm Conte vs decreto Santelli.


Si sta giocando una partita importante sulla pelle degli italiani.
Il momento è serio per non dire drammatico. Le voci messe in circolazione sono simili alle bandiere mosse dal vento. E anche in un momento delicato qual è l'attuale non mancano le strumentalizzazioni politiche che sembrano lisciare il pelo alle lobby.

Nei fatti c'è un dpcm governativo che, nolenti o volenti, è da tenere in mente. E poi ci sono i rumori strumentali periferici delle regioni e dei comuni.

Interessi economici. Strategie di parrocchia e quant'altro dovrebbero tacere non per puro moralismo o tensione emotiva che si sta diffondendo peggio del virus ma per non alimentare sospetti velenosi tra forze avverse e semplici cittadini.

L'isolamento ha creato voragini enormi negli strati sociali. Tra vecchi e nuovi problemi occupazionali. Ripensamenti e nuove forme di lavoro le povertà sono aumentate.

Povertà economiche costringono intere famiglie a cambiare le priorità del vivere quotidiano.
Senza menarla per le lunghe non si capisce la strategia della Santelli. Il suo remare contro.
Non si capisce la chiusura netta nei confronti di chi vuole per necessità rientrare in Calabria come previsto nell'ultimo dpcm del Governo e l'apertura delle strutture sociali locali destinate al commercio e all'inevitabile assembramento che potrebbe facilitare la trasmissione del virus.

L'ammiccamento ai proprietari di barche, bene non comune ai più; l'apertura dei locali pubblici … insomma scelte dal sapore e dal colore politico partigiano piuttosto che analisi oculata per il bene della collettività.
E poi l'app immunity che dovrebbe tracciare e conteggiare gli ipotetici contagiati che non fa altro che aumentare le paure e i sospetti. Senza contare il chiasso mediatico che sta impoverendo chiunque e le assurde misure poste a tutela della salute pubblica dopo gli scempi perpetrati nella spesa sanitaria nazionale e locale, gli insulsi tagli che hanno pregiudicato il diritto alla salute di un ampissimo ventaglio sociale. Senza dimenticare i ticket, le code interminabili davanti agli sportelli delle asp per le prenotazioni specialistiche che, se va bene, soddisfano le urgenze dei malati ad un passo dalla morte e oltre.

In sintesi si parla, anzi si litiga su tutto ma non si fa un piano strategico che risani i mali che hanno portato il servizio sanitario nazionale al collasso. Senza dimenticare i nervi scoperti resi ancora più sensibili dalla globalizzazione che ha portato le aziende e gli imprenditori avidi a delocalizzare intere fasi produttive in paesi dal fisco leggero e le criticità occupazionali prodotte dalla chiusura delle eccellenze made in italy.

I numeri sono chiari ma basta! Non servono! Serve un piano serio. Servono proposte incoraggianti che non stimolino ansie e sospetti ma speranze.

Serve il lavoro! Cultura del lavoro sostenibile! Serve  una nuova coscienza sociale che metta la persona al centro delle decisioni politiche e che guardi alle esigenze reali dei bisogni della collettività.

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