mercoledì 3 marzo 2010

Fare creativo, autostima e crescita armonica nei laboratori ri/creativi




Oggi più che mai è indicato un ritorno alla quiete interiore; allontanarsi dal rumore mediatico e valutare serenamente le opportunità esistenziali racchiuse dentro di noi.

Valutare se davvero conveniente impegnare energie per il raggiungimento esclusivo del benessere materiale, diventare schiavi delle economie aziendali; essere drogati dalle luci della ribalta mediatica, che pare abbiano contaminato anche il web con lusinghiere esposizioni di blogger controcorrente e intellettualmente sani.
Insomma, essere condizionati dai miraggi o prendere piena coscienza delle nostre potenzialità e svilupparle in armonia con il bene supremo, vale a dire: l’amore per la vita?

Pensatori, filosofi, pedagoghi hanno lasciato indirizzi insegnamenti validi per eliminare ostacoli e sovrastrutture mentali inadatte al raggiungimento della serenità ma pare che l’uomo, se non soffre, non è contento!
Sembra assurdo ma spesso ci facciamo del male inutilmente. Rincorriamo traguardi fasulli e per raggiungerli siamo disposti a ogni bassezza. Mentiamo. Accusiamo innocenti. Violentiamo le coscienze. Smerciamo scorie tossiche. Provochiamo pandemie. Favoriamo ricerche scientifiche dubbie… Che dire: non è un bell’esempio di correttezza morale!

Nel frattempo, nelle periferie, i deboli, i diseredati soffrono la fame, il freddo e muoiono a causa di un semplice raffreddore, mentre i benestanti sprecano cibo, indumenti e prodotti tecnologici in tutta tranquillità.

Tutto ciò è con certezza la conseguenza logica di una serie incessante di teorie evolutive sbagliate, con le quali, l’uomo arrogante tenta di dare forme veritiere alla dissacrazione intellettuale e al saccheggio pratico dell’eco sistema terrestre. Ecco, quindi, che il fetente in questione assume un aspetto ben definito e che chiameremo: uomo arrogante! Senz’altro lontano dalle scuole di pensiero citate di seguito, non per esporre metodi e teorie in contrapposizione ma allo scopo di stimolare la riflessione e il dibattito circa la corretta prosecuzione naturale della specie secondo criteri, che personalmente ritengo saggi, del vivere civile.

Il concetto appare chiaro già nella ricerca di Rudolf Steiner proteso a elaborare una pedagogia che insegna ad apprendere continuamente dal vissuto quotidiano per tutta la vita.

Nella formazione steineriana non vi è traccia alcuna di nozionismo e questo, nelle intenzioni delle scuole, dovrebbe portare a uno sviluppo ottimale della personalità e della componente umanistica, scientifica, culturale oltre che artistica dello studente; inoltre non sono previste bocciature o altri rallentamenti nel percorso scolastico (tranne al liceo), poiché l'insegnamento è in relazione all'età dell'alunno. Nella formazione degli insegnanti steineriani è molto fondamentale il percorso di autoeducazione per risvegliare interesse, entusiasmo e spirito d’iniziativa in campo pedagogico.
Per Steiner la pedagogia è un‘arte ed il maestro vi deve essere portato ed avere una sorta di “vocazione". Un cattivo maestro genera cattivi alunni: una persona, pur preparata, che insegna per portare a casa lo stipendio, senza metterci la propria passione, non è degno di insegnare. L'insegnamento non è solo un freddo passaggio d’informazioni, ma è una relazione tra due esseri umani, in cui uno è assetato di conoscenza e l'altro è portato a trasferire tutto il proprio sapere umano ed intellettuale.

Anche Maria Montessori curò l’aspetto educativo dei deboli.
• S’interessò in particolare ai bambini con problemi psichici, ma stese delle teorie più generali.
• Il pensiero pedagogico montessoriano riparte dalla pedagogia scientifica come primo passo fondamentale per costruire un'osservazione obbiettiva dell'oggetto.
• L'oggetto dell'osservazione non è il bambino in sé, ma è costituito dalla scoperta del bambino nella sua spontaneità ed autenticità.
• Il principio fondamentale è la libertà dell'allievo.

Ancor prima, Tommaso Campanella nella stesura della società ideale esplicitata in “La Città del Sole” così teorizza il metodo educativo da adottare con i bambini:

• I piccoli «Solari» imparano giocando, correndo per le vie della città. Tutte le mura sono, infatti, istoriate, in modo da costituire una vera e propria enciclopedia visiva. Nel primo girone sono rappresentate le figure matematiche, una carta geografica di tutta la terra e le tavole riguardanti ogni provincia con i rispettivi riti, i costumi, le leggi e gli alfabeti delle varie lingue. Nel secondo girone sono raffigurati i minerali, le pietre ed i metalli, i mari, i laghi e i fiumi. Nel terzo, gli alberi, le erbe e le loro virtù medicinali, i pesci e il loro modo di vivere. Nel quarto sono riprodotti le varie specie di uccelli, rettili e insetti. Nel quinto gli altri animali terrestri. Le mura del sesto girone illustrano le arti meccaniche e gli inventori delle leggi, delle scienze e delle armi.

Altri formatori e pedagoghi moderni, intendono la scuola e le attività correlate come momento istituzionale con il compito di conferire agli allievi le conoscenze per accedere al mondo del lavoro.
L’una non pregiudica l’altra. L’importante è non eccedere nelle teorizzazioni strumentali degli allievi e pretendere concrete finalizzazioni tesaurizzanti piuttosto che reali crescite intellettive.

(Mario Iannino)

martedì 2 marzo 2010

Solidarietà e crescita sociale


La formazione culturale contemporanea massificata è inidonea alla genesi etica dei cittadini; non aiuta i bambini nella crescita intellettuale e mortifica i giovani che si affacciano a vivere nella variegata società multietnica; una collettività avida, che ha come modello la figura distorta e arrogante dell’arrampicatore sociale,  figura egocentrica e vittoriosa, propinata dai mass-media in tutte le salse, quasi a festeggiare o sottolineare negativamente, a seconda dei momenti, le prevaricazioni furbesche di determinati personaggi.

Sembra un paradosso ma è così! Nonostante gli approfonditi studi pedagogici supportati da osservazioni scientifiche o dalla consapevolezza di una filosofia basata sulla libertà del bambino, l’educazione globale sembra subire una battuta d’arresto.
D'altronde i cattivi maestri non mancano:
• programmi tv spazzatura
• mass media devianti (giornali, tv, editoria)
• arroganti personaggi reali
• artificiosi personaggi costruiti dal mondo dello spettacolo e della pubblicità.

Arrivismo e consumismo, caratterizzano l'attualità e inducono spesso i genitori a pretendere dai figli onorificenze e glorie, anche effimere, perfino dalla durata di un battito d’ali, purché provochino ammirazione e un pizzico d’invidia nei conoscenti.
Affinché ciò si avveri, i genitori, iscrivono i figli a danza, in palestra a scuola di calcio, canto… insomma laddove pensano di poter investire in visibilità e far primeggiare i rampolli; sottovalutando lo sviluppo ottimale della personalità dei figli intenti ad acquisire, attraverso il gioco, gratificanti esperienze e relativa autostima.
Genitori pronti a entusiasmarsi ed entusiasmare laddove c’è l’esasperazione dell’io ma mai attenti alle vere esigenze dei figli, suffragati da docenti e formatori demotivati ma attivi nell’alimentare l’idea furbesca nelle menti degli allievi in crescita, col motto "importante è arrivare primi".
Naturalmente, nel novero dei formatori gli attori principali sono i leader politici, sportivi, star dello spettacolo e quanti sono sovraesposti dai mezzi di comunicazione di massa. Vale a dire, quell’enorme popolo di figuranti che ruota e fa proseliti attorno ad un progetto in cui condensare aspettative, sogni, amori e avversioni comuni nella stragrande maggioranza narcotizzata dal baluginio effimero e videodipendente.

Il comportamento più o meno rispettoso dell’etica dei leader puntualmente si riflette nella società contemporanea e determina le regole del vivere civile; fortifica o indebolisce il rispetto della propria e altrui dignità che, idolatrata, può sfociare nella cattiva politica e nella volgare tv; atteggiamento, quest'ultimo, inteso e pilotato come verità dai media nell’amplificatore del fare umano, ovvero, la tv di regime.

Certo, i mezzi di comunicazione di massa non stanno a perdere tempo con la morale! L’etica non paga, non suscita emozioni e non è spendibile nel mercatino dell’ambiguità. Insomma non è un buon propellente per la giostra mediatica.
Allora che fare?
Ove possibile, meglio stare lontani dai suddetti mezzi e se proprio è necessario assumere un ruolo, è preferibile essere propositivi, vestire panni di speranzosa sagezza, guardare il mondo con occhi puri e mani sporche di bambini che svolgono giochi creativi, senz'altro ingenui ma non inutili.
Ritornare bambini, quindi, e non badare al materialmente utile ma all'atto meramente gratificante del fare creativo. Stupirsi, navigare e narrare a più mani cromatiche strade verso un mondo migliore.


(Mario Iannino)

lunedì 1 marzo 2010

Domande alla politica, ecco cosa chiedo


Questo è il momento migliore per porsi e fare qualche domanda alla politica.

La politica con la P maiuscola. Quella politica che diventa arte di governare la società, e poiché, in democrazia nessun atto di vita si sottrae alla politica, come asseriva Gandhi, tutti hanno il diritto/dovere di partecipare all'amministrazione della “polis”, della città e del territorio; i cittadini sono tenuti a intervenire e far sì che le decisioni siano veramente collettive e sovrane!
Evitare, in poche parole, “il governo di alcuni”, la cosiddetta “oligarchia” composta dai soliti personaggi imprigionati nella ragnatela delle lobby o peggio il governo di un solo uomo: la tirannide!
È impossibile nasconderlo: in molti Paesi si è rasentata l’oclocrazia, ovvero il governo peggiore che si possa immaginare in quanto a scandali e collusioni con l’antistato, perciò diventa necessario, improcrastinabile, impegnarsi in prima persona, essere partecipi e solerti più che mai in questo sondaggio elettorale.
Rammentare a tutti, indistintamente, che:

Politica è occuparsi fattivamente della famiglia, del quartiere, della città, della nazione e del mondo intero.
Politica è accoglienza; diritto alla vita.
Politica è operare per la Pace! Abolire le guerre. Cooperare!

E, in quanto a integrazione e cooperazione, è opportuno ricordare che la Calabria ha fatto il possibile: ha accolto Africani, gente proveniente dal nordest asiatico, Ucraini, Bielorussi, Bosniaci…
Ma si deve fare di più! Trovare giusti equilibri tra politiche sociali coraggiose e integrazione reale del popolo rom che, storicamente è presente sul territorio nazionale dalla notte dei tempi. Inutile, però, nascondersi dietro i vetri: la convivenza è difficile! Specie se le culture vertono su equilibri differenti, ed è a questo che serve la Politica: a sviluppare piani strategici mirati all’evoluzione culturale delle persone che vivono in Italia.


domenica 28 febbraio 2010

Generazioni a confronto, post sessantotto e popolo viola


Non che mi piaccia fare la parte del castigamatti né tantomeno ergermi a moralista, però è vero quando si asserisce che siamo tutti diseducati al bello interiore, all’essere e non all’avere tanto per citare un saggio di Erich Fromm. In effetti, siamo abituati a guardare il lato esteriore delle cose, siano esse persone o oggetti ed esserne condizionati nel giudizio.

Gli uomini sono propensi a pavoneggiarsi davanti a una bella “gnocca”; a lei è permesso tutto, anche dire scempiaggini madornali purché poi… di contro, questi maschi assatanati, non vogliono perdere tempo a sentire ragionamenti intelligenti dai propri simili o, peggio, da qualche donna brutta e sciatta. Questi maschietti, forse perché reduci da un periodo carico di contestazioni femministe, di donne che sfilavano nelle piazze urlando: tremate tremate le streghe sono tornate! Oppure: la figa è mia e la gestisco da me! Hanno ripreso lo scettro del potere. Hanno sancito la fine di un’epoca e circoscritto il danno.
Bèh, il tempo delle rivalità sembra essere passato.
È passata l’epoca delle femministe; di quelle donne che volevano essere considerate per quello che erano veramente e non per l’aspetto esteriore. Di quelle donne che rivendicavano con determinazione la parità dei diritti, e per rafforzare ideologicamente il concetto eliminavano reggi seni, biancheria intima conturbante, trucchi e acconciature studiati per evidenziare la femminilità, gradita all’universo mentale maschile.
Le donne del movimento sessantottino volevano essere considerate dagli uomini come compagne di viaggio. Esseri pensanti. Persone utili alla società quanto l’uomo, anzi, un tantino di più, vista la potenzialità riproduttiva insita dell’essere donna. Insomma, s’illudevano di poter imporre al sistema maschilista una visione ideologica inaccettabile. Difatti, il potere, ch’è maschile e maschilista, ha lasciato un po’ di spazio alle legittime rivendicazioni femministe. Ha fatto finta di cedere qualche posto di comando in politica e nelle imprese a una sparuta cerchia appartenente alla casta dominante e ha lasciato alle altre, in rappresentanza del grande pubblico, i posti di veline, troniste, massaggiatrici, presentatrici, insomma, l’uomo le utilizza per uno scopo altissimo: il piacere personale del capo, del dominante. E poco importa, se è vero com’è vero, che dietro a ogni grande uomo si nasconde sempre una grande donna; nel gioco delle parti, l’uomo è il predatore e la donna la preda!
La generazione post-sessantottina ne è la prova lampante; ha perso i valori della famiglia, il potere tacito conquistato nel tempo, definito matriarcato, e delle loro madri che avrebbero voluto vedere esteso il raggio d’azione fuori dalle mura domestiche. L’ultima generazione scimmiotta le dive del piccolo schermo, rincorre l’illusione estetica al silicone e, ritiene più semplice procacciarsi la pagnotta da escort.
Sì, perché per la maggior parte delle femmine contemporanee è più importante apparire in trasmissioni come il grande fratello o l’isola dei famosi, mostrarsi con qualche misura in più di seno rifatto e due gommoni per labbra piuttosto che confrontarsi alla pari in una società costruita sull’effimero.

Anche l’uomo non è da meno! Nel sopracitato periodo anche lui disdegnava i simboli conformisti e borghesi. Il contestatore lasciava crescere barba e capelli; vestiva jeans giubbotto e non indossava cravatte. Curava di più e meglio l’intelletto e il suo modo di presentarsi era un chiaro rifiuto dei disvalori sociali.
Oggi, i ragazzi frequentano i centri estetici, si affidano alle manicure, si sottopongono a sedute di saune, lampade abbronzanti, si depilano, insomma curano l’aspetto esteriore meglio delle donne!

Siamo diventati tutti degli edonisti impenitenti? o possiamo confidare nel movimento viola e ritenerlo sinonimo di riscoperta dei valori etici e sociali per le generazioni presenti e future?


ambiguità politiche, cecità collettiva


Ambiguità politiche.

Anche l’attuale campagna elettorale è caratterizzata dalle ambiguità politiche urlate come soluzioni certe dei mali che attanagliano la vita quotidiana dei cittadini e dei territori: mancanza di lavoro, cattiva gestione della cosa pubblica; infiltrazioni malavitose nelle strutture dello Stato; arroganza dei poteri e chi più ne ha più ne metta!

Di fatto, uomini e proclami non cambiano e si ripropongono ciclicamente; l’uno eclissa l’altro in una sorta di balletto blasfemo. Uomini che cambiano casacca. Personaggi tronfi che vestono panni umili, abbracciano e stringono mani anonime; sorridono, dimostrano e proclamano rispetto e servizio alla collettività ma che diventano inavvicinabili, appena passato lo stato di conflitto politico, specie se riescono a raggiungere le alte cariche.
Insomma tutti, indistintamente dicono di esporsi per puro spirito di servizio, per risolvere i mali provocati dai predecessori… ma chi sono i predecessori?

Davvero il volto nuovo, in politica, ha la capacità politica di stravolgere un sistema contorto, basato su accordi che rinascono e si trasformano secondo le necessità lobbistiche del tempo?

Finalmente, l’Avvenire, pubblica la voce dei vescovi, insoddisfatti delle ultime vicende Berlusconiane, anche se c’è da chiedersi dov’erano prima, quando hanno lasciato spazio e parola a leader divorziati per tenere alta la bandiera della famiglia. Ecco, in sintesi, dalle pagine del quotidiano di piazza Carbonari, il pensiero della CEI:

“La politica e lo spettacolo, in un abbraccio mortifero, hanno dato nell’occasione il peggio di se. Ci ha inquietato lo spargersi, tra alzatine di spalle e sorrisetti irridenti o ammiccanti, di un’altra manciata di sospetti sulle gesta del presidente del Consiglio. Il sospetto per chi gestisce la cosa pubblica può essere persino peggiore della verità più scomoda. E comunque, prima o poi arriva il momento del conto (…) La stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti: non possono esserlo. Per questo noi continuiamo a coltivare la richiesta di un presidente che con sobrietà sappia essere specchio, il meno deforme, all’anima del Paese”


sabato 27 febbraio 2010

contro ogni falsità: democrazia e intelletto


Nonostante il casino che stiamo vivendo, il tempo continua a scorrere.
Notti e giorni si alternano e tra qualche mese ricominciano le vacanze estive; riprenderemo a lamentarci del caldo, dell’acqua sporca, delle imbarcazioni che arrivano sulla battigia, dei ragazzi che schizzano mentre vorremmo rosolarci al sole caldo di Calabria.

Tra qualche mese avremo novità politiche, istituzionali, e, forse, qualche buona nuova nella sfera del privato.

Tra qualche mese la bagarre politica elettorale sarà finita. I nemici torneranno a dialogare, a dividere e occupare posti di potere, a governare il sottobosco. Tutto come prima con più l’odore nauseabondo del putridume dilagante di un malcostume sociale incancrenito che deprime la morale comune e annulla la cultura di un popolo. Un popolo di morti viventi che vive rincorrendo bugie sparse dal cappellaio matto e dal suo esercito di leccalecca.
Il putridume dilaga; contagia le menti narcotizzate dai messaggi televisivi addomesticati dai programmi spazzatura e dalla disinformazione imposta come verità di regime. Un regime che sa di morte. Morte della cultura. Morte della morale. Morte della giustizia.

Ma, nonostante il profumo di morte che segue e spegne i giorni dei singoli la vita collettiva continua.

E allora che muoia il seme dell’oblio. Il seme della demenza che domina i popoli privi di memoria storica. La demenza che ammorba tutto e cancella i misfatti col suono suadente della voce del piazzista contemporaneo di pentole e vasellami; il venditore di fumo che promette paradisi terreni ai suoi seguaci; lo showman che fa dimenticare gli imbonitori che l’hanno preceduto e che hanno incantato le masse; fomentato odio; causato guerre; conflitti etnici; religiosi; creato miti e leggende; causato carneficine; costruito lager; legittimato omicidi etnici; cancellato il futuro di bambini inermi.

Per non dimenticare gli orrori collettivi, diamo uno sguardo al passato, ripercorriamo le azioni che hanno spento i sorrisi dei bambini deportati insieme ai genitori solo perché ebrei, zingari, oppure perché omosessuali, neri, insomma razze ritenute inferiori; e non dimentichiamo quei bambini rapiti, addestrati alle armi, mandati al macello o usati come pezzi di ricambio per il mercato opulento.

Non lasciamo che lo sberleffo del cappellaio matto copra fatti abominevoli ma reagiamo alla mistificazione e sfrondiamo il presente da oltranzismi e incomprensioni per aprire al dialogo alla conoscenza alla comprensione, se vogliamo lasciare un buon ricordo ai nostri figli e non essere maledetti dalle future generazioni! Difendiamo la democrazia!

venerdì 26 febbraio 2010

il mondo è mamma


Sulle mamme esiste un’ampissima letteratura che abbraccia storia, poesia e realtà, per cui, ogni altra dissertazione può sembrare superflua; ma, la possibilità di analizzare a fondo la figura materna attraverso le allegorie della figurazione pittorica è talmente avvincente da indurre artisti e neofiti a cimentarsi con le realtà eroiche intrinseche nella figura della donna e, in senso lato, dell’uomo che sente dentro di sé, forte, le pulsioni che solitamente si addensano nell’essere femmineo materno in quanto a sensibilità affettive, esternate senza inibizioni.
In alcune persone, siano esse donne o uomini, sembrano annullarsi le peculiarità affettive; come se avessero timore o vergogna di esternare emozioni; impulsi emotivi che i puri di spirito compiono con estrema naturalezza.

È normale osservare una madre che ciba il figlio al seno ed è altrettanto abituale la mano che accarezza amorevolmente il volto. È, altresì, naturale la dolcezza che accompagna le parole rivolte ai figli; la paura di perderli; il timore di vedere sul volto del figlio l’angoscia…

La mamma è amore, creazione, speranza, fiducia nella vita. La mamma è un terreno fertile dove cullare sogni, piantare progetti e vederli germogliare. La mamma è vita!

La mamma è sinonimo di propensione all’azione vitale creativa! Imperativo categorico di quanti credono nelle forze positive della natura; nel ciclo rigenerante delle nascite e delle morti perché consci della presenza di misteriose energie.
Energie note alle grandi anime. Anime umili che, come Natuzza Evolo, hanno saputo servire umilmente quanti cercano conforto. Natuzza ha sempre elargito una parola di conforto accompagnata da un sorriso; ma anche saputo scuotere le coscienze sopite, con umiltà e amore materno.

mercoledì 24 febbraio 2010

L'Aquila, Basta! mai più!



La natura ha detto basta!
Le parole dei saltimbanchi non possono fermare il suo sfogo. L’acqua scende a valle. La terra in Calabria e in Sicilia è liquefatta. Si è sciolta sotto il peso della stupidità umana. Stupidità e arroganza cementate dall'avidità di faccendieri senza scrupoli sotto gli occhi esterrefatti degli innocenti.
Innocenti, perché ignari delle iniquità perpetrate da quanti avrebbero dovuto sovrintendere al bene comune e non l’hanno fatto! Iniquità che prende il nome di collusione, scambi di favori, ammiccamenti.

Faccendieri sciacalli.
Imprenditori famelici, che spartiscono dividendi tra le alte cariche aziendali mentre aprono la via della cassa integrazione per migliaia di famiglie italiane nel momento più tragico per la stabilità economica e sociale del nostro paese.

Politici e dirigenti che pensano di sbalordire l’opinione pubblica con le grandi parate o le esposizione di roboanti proclami; personaggi indegni di ricoprire incarichi pubblici perché usano accuse e falsità come armi di autodifesa per sopperire all'iniquità e condire demagogicamente la mistificazione di fatti e misfatti di quanti ronzano attorno al potere.

Di fatto, a L’Aquila, i cittadini hanno appeso le chiavi delle loro abitazioni sulle transenne del centro storico in segno di protesta per la mancata ricostruzione e per dire basta alle passerelle dei politici che non riescono a trovare soluzioni idonee e che nascondono l’evidenza dei fatti con parole puerili: siamo i più bravi siamo i più belli abbiamo fatto… noi siamo gli unici… deteniamo il primato mondiale…

Nessuno mette in dubbio le buone volontà del governo, ma queste devono sortire ad azioni concrete e funzionali per i cittadini disagiati parcheggiati lontani dalle loro radici.

Nessun’accusa alla Protezione Civile ma l’opinione pubblica rimane stupita davanti a operazioni inusuali attuate per la tutela dei beni che un padre di famiglia qualsiasi avrebbe effettuato col minor dispendio e col massimo vantaggio per sé e la sua famiglia e non l’opposto; tanto per ricordare i costi inutili di certe strutture messe in sicurezza o la realizzazione di alcuni costosissimi quanto inutili prefabbricati; operazioni che, se valutati con umiltà e lungimiranza, sarebbero sortiti a ben altri risultati, positivi.

È l’arroganza del potere che induce alla violenza decisionale e verbale; a chiudere gli occhi, zittire la ragione e quanti dissentono; oppure imporre scelte strategiche sociali, politiche, territoriali, perché chi comanda, si sente infallibile.
Tutto ciò è democraticamente accettabile e giusto?…

A volte, la giostra mediatica sembra fermarsi davanti alla strada principale della fiaba dei vanesi, laddove sfila l’imperatore per mostrare il “vestito nuovo” al popolo.
E, al solito, i bambini presenti, guardandolo con occhi puri, si accorgono che: il re è nudo!


lunedì 22 febbraio 2010

cari vecchi programmi rai: tutti x 1


All’inizio degli anni ’50 nelle case degli italiani inizia a far capolino una scatola magica, al cui interno strani mondi si lasciano scrutare per brevi ore.

Il palinsesto dei primi anni della televisione italiana, se pur risicato, è riuscito a trasmettere valori sani nelle menti dei ragazzi.
Famiglie intere e avventori di bar, avevano la possibilità di vedere le trasmissioni solo nelle ore pomeridiane. Per il resto del tempo, il nuovo mondo, composto da eroi e gente comune, era impenetrabile; risucchiato in un mare di scintille rumorose lasciava attoniti quanti schiacciavano il pulsante dello stabilizzatore di nascosto di mamma e papà con la speranza d’incontrare qualche cavaliere a spasso nella foresta o magari giocare con il gatto Felix; Bracco Baldo oppure poter chiedere una mano al maestro Manzi per sviluppare un problema di matematica…

I cavalieri della tavola rotonda hanno, da sempre, popolato le fantasie di scrittori, lettori, adulti e ragazzi, e fatto sognare generazioni intere cresciute tra gli anni ’50 e ’60.
Chi non ha sognato di essere seduto alla tavola rotonda insieme a re Artù, Lancillotto, Merlino oppure dialogare con Ginevra? Nell’immaginario dei ragazzi d’un tempo, quelli cresciuti con la tv in bianco e nero, le avventure di Lancillotto, Robin Hood, Lassie, Rin tin tin, i tre moschettieri, hanno lasciato il segno; d'altronde, era normale sognare di emulare gesta eroiche all’insegna delle belle storie irradiate nei primi anni della tv di stato; storie fantastiche, che legavano valorosi uomini alle virtù fondanti di una società giusta. Una società suggerita dal codice comportamentale degli eroi letterari televisivi:
Mai oltraggiare o compiere omicidio
Evitare l'inganno
Evitare la crudeltà e concedere pietà a chi la chiede
Soccorrere sempre le dame e le vedove
Non abusare mai di dame e vedove
Mai ingaggiare battaglia per motivi sbagliati quali amore, passione per una persona, e desiderio di beni materiali.

Purtroppo la realtà odierna è ben lontana da Camelot e dalla foresta di Sherwood.
I tiranni sono valenti prestigiatori.
Un solo motto rimane valido: tutti per uno uno per tutti!

domenica 21 febbraio 2010

Sanremo specchio dell'Italia



Festival della canzone italiana e dei costumi italiani; Sanremo, anche questa sessantesima edizione non poteva smentire la bagarre massmediatica che s’imbastisce attorno a quella che, di diritto, dovrebbe essere la regina del teatro Ariston: la musica e la canzone italiana.
Nella ancor calda kermesse, stentano a stemperarsi gli umori di quanti non accettano l’ennesima imposizione dei burattinai che gestiscono il potere. Anche qui si è vista chiaramente la volontà di imporre scelte che nulla hanno a che vedere con la creatività musicale. Canzoni e testi costruiti per personaggi che farebbero bene a trovare strade più consone al “rango”. Televoto ambiguo. Artisti in erba costruiti in laboratorio e conduzione falsamente familiare alimentano i cori del dissenso attuale.

Persino i musicisti contestano la finale e lanciano gli spartiti per terra mentre il pubblico fischia un ragazzetto stonato, impacciato nei movimenti ma non nel rispondere ai dissenzienti. Di contro, i cantanti bravi che lo supportano, subiscono anche loro gl’impietosi epiteti del pubblico offeso nell’intelligenza e nei gusti.
Alla bocciatura, quasi tutti i ragazzi, oggi non rispondono con un maggior impegno ma con l’arroganza tipica dei tempi in cui gl’inquisiti mantengono le poltrone dello Stato. Non tornano a lavorare in fucina ma restano saldamente ancorati ai posti privilegiati. Qualcuno ha anche commentato: “ma poverino che male fa se vuole fare un lavoro che gli piace?”; anche le migliaia di persone che stanno lottando per mantenerlo alla Fiat, all’Alcoa, nelle scuole, nelle università, nei call center di Phonemedia vorrebbero poter avere la dignità di un banalissimo posto di lavoro…

D'altronde, se la balia del xx secolo educa le nuove generazioni alla frivolezza e alla spettacolarità; all’appariscenza; al raggiungimento del benessere personale a tutti i costi; all’arrivismo impietoso e arrogante, è naturale che una volta adulti vedano i rapporti del mondo sociale con gli occhi disincantanti degli affari.

Sanremo è un colossale affare. Un affare completamente economico, in cui i veri artisti emergenti non trovano spazi per proporre le proprie creazioni, mentre quelli già affermati rifiutano l’invito per non alimentare un baraccone depresso dall’avidità e dall’ambiguità che lo sorregge.

Post suggerito

Un salto in Calabria

  La scogliera di Cassiodoro è situata tra i comuni di Stalettì e Montauro, nel golfo di Squillace. L’affaccio sul mare è spettacolare! ...

divulghiamo bellezza!

a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto