giovedì 30 gennaio 2020

Perché faccio arte?

Le testimonianze che costellano la storia dell'arte denunciano spesso scontri tra chi fa arte e chi detiene il potere mercantile della stessa.

(ph Valentina Iannino, 2020)

Gli artisti innovativi, impegnati seriamente in percorsi analitici che assommano oltre al dato tecnico e cromatico l'alfabeto strutturale delle opere, lasciano trasparire la possente azione del loro essere donne e uomini che vivono il tempo.

Le rotture accademiche o di mercato sono dinamiche involontarie, a volte, ma spesso nascono dalle personalità attente a quanto accade nella società, nelle azioni, nell'anima!

Decorazione, design, e quanto suscita reazioni epidermiche, che non a caso, lasciano il tempo che trovano, nelle coscienze per essere sostituite con altre nell'immediatezza, sono lontane dall'essere Arte.

Decorazione e design, se pur discipline apprezzabili nel contesto della comunicazione di base creativa, possono essere sì dei prodotti d'élite commerciale ma, per loro natura, lontani dal pensiero catartico riflessivo insito nella creazione artistica.

Personalmente quando gioco con la materia non pongo limiti alla libertà creativa. Assemblo. Coloro. Lacero. Ricompongo e quando la superficie suggerisce ulteriori inserzioni cromatiche e o segniche le aggiungo.

Il pathos finale determina il lavoro sorretto dal lavorìo interiore stratificato nella mente dagli accadimenti vissuti e dalle notizie accumulate dai restanti sensi. Quando la visione d'insieme gratifica la mia sensibilità il lavoro è ultimato!

Mercato. Vendite. Esposizioni altisonanti. Organizzazioni di eventi mediatici dedicati al culto della personalità non sono contemplate nella mia operazione d'artista e uomo. Vivo le contraddizioni del tempo e le trasformo poeticamente! Questo è!

mercoledì 29 gennaio 2020

Tra ieri e oggi, appunti del pensiero positivo

Quando si dice la storia.


Il ricordo e lo studio della civiltà e quindi la cultura determinata dai saperi predominanti generano mostri o persone salvifiche.

Dipende da come s'intende indirizzare il “libero arbitrio”.

Alcuni passaggi sono inevitabili. Nelle scuole come nella vita, buoni e cattivi maestri affiancano e guidano tratti importanti delle giovani menti ansiose di apprendere e impossessarsi delle cose terrene ma anche quelle più squisitamente “astratte” come potrebbero sembrare la filosofia e il libero pensiero non necessariamente ancorato a dottrine o elucubrazioni che si avvalgono della “scienza” dei maestri à penser antichi e moderni.

Il cammino dell'umanità è costellato di storie e pensieri divenuti dottrine.
Alcune dottrine sono assurte a scienza, manipolate, si direbbe geneticamente, per adescare adepti bisognosi di essere branco, altre sono rimaste inalterate nel tempo e fungono da fari collettivi per il pensiero positivo svincolato dalla materia.

Marx, Hegel, Bakunin ma anche scrittori definiti meno “impegnati”, più leggeri per quanto attiene ai concetti altisonanti del pensiero, che hanno segnato i tempi con scritti pregni di umanità; tensioni emotive molto terrene e che in alcune narrazioni sembra quasi di sentirne l'odore, il pathos delle anime e dei luoghi narrate nelle pagine vergini d'inchiostro.

No! non vuole essere un rimpianto o un elogio nostalgico a quanto è scritto e testimoniato negli annali.
L'analisi nasce dalla considerazione ultima che sta avvenendo nella società globale contemporanea.

Una realtà che impone dazi e prebende alla cultura dell'attesa creativa. Segna e sottomette il piacere dell'attesa in quanto tale.

Quel piacere fatto di sfumature infinite, da attese disattese, costellato dal dubbio. Sorretto dalla empatia che rende possibile ogni finale di cronaca.

Empatia possibilista che giustifica o accetta se pur criticamente anche i festeggiamenti impropri di vittorie plausibili agli occhi dei più.

La storia degli uomini è scritta dagli uomini per gli uomini!

E ciò che vale in un dato momento storico può essere deleterio in un altro momento.
L'eroe o l'antieroe sono personaggi che ancora oggi stentano a lasciare il passo alla non belligeranza. A piegarsi laicamente al pensiero disarmante ma vincente della logica non violenta; dell'accoglienza inclusiva, dell'ascolto e del superamento “insieme”, con l'altro di tutto ciò che angoscia.

Gesù, Maometto, Mao, Gandhi, Barabba, e persino Giuda il traditore, hanno un filo conduttore comune che li unisce concettualmente secondo una visione laica del loro essere stati attori principali se pur in diversi momenti storici dai nostri: amano l'amore terreno ma lasciano intravvedere nelle loro debolezze spiragli del divino attraverso pensieri e azioni che sembrano immutabili.

Il pensiero dominante in politica è, invece, in continua evoluzione.

Gli schieramenti, non più partiti nel senso storico del termine in quanto non si rifanno al pensiero socialista o marxisita, leninista o maoista, o a quello cristiano-democratico che ha visto una formazione legata ai principi della chiesa sorto nel '42 in cui ha militato e fatto la storia De Gasperi, Andreotti, Moro, e neanche al partito repubblicano di La Malfa o di altri partigiani provenienti dal partito d'azione. Non ci sono più, in sintesi, antifascisti o fascisti, sinistra o destra come conosciuti fin ora. E tramandati dalla storia.

Oggi sorgono movimenti spontanei.

Le sardine, ultimi in ordine di tempo, sembrano essere persone di tutte le età che scendono in piazza per arginare l'avanzata dei barbari del pensiero positivo.

Sardine che nuotano insieme ognuno col proprio bagaglio culturale accomunate dalla volontà di non soccombere alle urla cattive e ignoranti.
Dicono basta alla globalizzazione e all'amplificazione delle paure. Si schierano contro gli stupidi e servili venditori di gadget, dicono no alla cattiva politica che fa notizia e invade i social.

Tentano, e in Emilia Romagna ci sono riusciti, a scardinare demagogie, egoismi e merda mediatica postata con selfie e arroganti frasi disgreganti, suscitando, col loro sorriso disarmante, reazioni contrari che non demonizzano ma includono e propongono solidarietà e coesione.

Sbaglio?

Perché in Calabria non è stato possibile percorrere una strada simile? L'analisi la lascio a chi, per esperienza o cultura e, si fregia del titolo di “intellettuale”, è classe dirigente.

martedì 28 gennaio 2020

Sindrome della politica spicciola

Intrattenimento politico e talk show mediatico.


Tra citofonisti e videomaker inizia lo spettacolo.

C'è chi citofona nei condomini popolari non per risolvere problemi o tendere mani per dare sollievo e dimostrare vicinanza ma per esporre il lato migliore di sé a favore di telecamere e chi dice di farsi installare microfoni e telecamere di sorveglianza dappertutto! In macchina e in ufficio per essere monitorata 24h su 24.

Se questa è la strategia dei dirigenti cresciuti nelle “officine della politica” degli ultimi vent'anni non c'è da stare allegri.
O forse sì! Lo spettacolo è assicurato:

il grande fratello entra nella casa di calabresi!?

Davvero la neo presidente della Calabria farà questo?

Non è di sensazionalismi che l'Italia necessita. C'è bisogno di buoni governanti e classi dirigenti preparati e attenti all'ascolto dei bisogni della gente.

Intrattenimento politico e talk show mediatico.

Tra citofonisti e videomaker inizia lo spettacolo.

C'è chi citofona nei condomini popolari non per risolvere problemi o tendere mani per dare sollievo e dimostrare vicinanza ma per esporre il lato migliore di sé a favore di telecamere e chi dice di farsi installare microfoni e telecamere di sorveglianza dappertutto! In macchina e in ufficio per essere monitorata 24h su 24.

Se questa è la strategia dei dirigenti cresciuti nelle “officine della politica” degli ultimi vent'anni non c'è da stare allegri.
O forse sì! Lo spettacolo è assicurato:

il grande fratello entra nella casa di calabresi!?

Davvero la neo presidente della Calabria farà questo?

Non è di sensazionalismi che l'Italia necessita. C'è bisogno di buoni governanti e classi dirigenti preparati e attenti all'ascolto dei bisogni della gente.

lunedì 27 gennaio 2020

Regionali Calabria il giorno dopo

Vince Jole Santelli


Preferisco pensare che la svolta a destra e, quindi, la vittoria della Santelli sia dipesa dall'astensionismo in Calabria, dalla disaffezione alla cattiva politica e non alla (come dice una testata locale) vittoria della borghesia mafiosa per... mancanza di avversari.

Beh, la mancanza degli avversari pare che se la siano voluta a sinistra.
Inutile pettinare le bambole adesso!

Il pd latita.
Prima durante e dopo la gestione Oliverio che ha visto un uomo ballare da solo il partito dem., algoritmo ininfluente, abbandona tutto e tutti salvo poi andare a traino insieme ai tonni di Callipo e essere inscatolato al naturale senza neanche una goccia di evo.

E se in Emilia Romagna le sardine smuovono le acque torbide dell'antipolitica in Calabria la questione è molto difficile da redimere. Forse Zingaretti ne è pienamente consapevole e forte della consapevolezza lascia i panni galleggiare nel mare calmo dell'indifferenza dei disillusi.

Indifferenza accresciuta dalla sordità dei dirigenti che fin qui si sono avvicendati alla guida della regione nonostante la fame rumoreggiante di quel sessanta per cento che non vota più da tempo.

La destra si organizza.

Nel poco tempo lasciato dalla decisione di Oliverio il centro destra tra battutine e obiettivi mirati riesce a chiamare a raccolta il popolo sostenitore.
Sorridono le piazze all'apprezzamento maschilista del cavaliere nei confronti della Santelli che vince facile.

I cinquestelle calano di brutto!

Tansi ottiene un buon risultato.
Lo scarso 50% che va a votare non può essere esito di analisi soggettivamente esaustive. Il dato non è sufficiente per comprendere appieno gli umori dei calabresi.
Si devono sondare le problematiche reali del popolo. La sua incultura. I bisogni. Lo scacco subito, permanente e pervasivo dei dominanti. L'apatia di quanti faticano a pagare le utenze domestiche che fa dire: “tanto non cambia niente”.

Gratteri. Unica vera novità e speranza di cambiamento in Calabria. Ma lui è un magistrato. Non può fare politica altrimenti farebbe la fine dei vari Di Pietro & C.
Nicola Gratteri deve far fede al suo servizio e indagare.
Indagare affinché i disillusi, gli ultimi, quanti si sentono privi di affinità elettive con la cultura della legalità, delegittimati dalle malelingue e gettati nel calderone qualunquistico della quotidianità effimera che ha sede nell'esposizione mediatica dei social trovino in Lui un punto di riferimento per ripartire. Giacché la politica ha perso il suo ruolo...

venerdì 24 gennaio 2020

Regionali Calabria 2020

Le mani sul territorio e sulla società tutta ci sono da tempo.


In Calabria come in tutta Italia i big della politica, non tutti ringraziando Iddio, fanno in modo di accaparrare voti per le rispettive emanazioni delle coalizioni in campo nelle regionali di Calabria e Emilia.

In Calabria i candidati alla presidenza, come si sa, sono 4: Jole Santelli per il centro destra, Pippo Callipo per il centro sinistra, Franco Aiello per il m5s e Carlo Tansi da indipendente.

Nonostante il terremoto registrato dai sismografi degli inquirenti, amplificato dai mass-media, che vede sotto inchiesta 29 consiglieri su 32, alla luce delle dimissioni di Bosco e Fiorita, la cordata di destra capitanata da Tallini annuncia con fragore le dimissioni dei consiglieri della sua corrente.

Annuncia, appunto! Perché ancora niente è accaduto. Non una formalizzazione degli atti in questione enfatizzati a muso duro dal Tallini.

Il sindaco Abramo dal canto suo attende che si compiano le formalità. E non è detto che ci sia lo scioglimento. La partita è ancora tutta da giocare.

Strategicamente sarebbe un errore dare in pasto notizie e malumori alla vigilia delle elezioni regionali. Meglio le battutine piccanti del cavaliere: “questa donna la conosco da oltre 20anni e non me l'ha mai data”.
Sì, meglio riderci sopra... . Sdrammatizzare. Gettare acqua sul fuoco per lenire le ferite ancora aperte da oltre vent'anni dai vari governi che si sono succeduti.

Le mani sulla Calabria le hanno messe tutti!



E, Oggi come sempre tutti a promettono qualcosa. Lavoro. Sanità. Turismo. Agricoltura... di scuola e cultura poche parole sono state spese. Forse perché la cultura apre le menti e scardina le catene del servilismo? Fa pensare? E fa sì che anche gli ultimi possano alzare lo sguardo verso la luce e pretendere rispetto? Onestà intellettuale!

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