venerdì 31 dicembre 2010

Il calore della famiglia nell'Italia delle crisi


Il calore della famiglia, punto fermo nella tempesta mediatica e nell'instabilità economica contingente.

Le proiezioni per il 2011, basate sulle manovre economiche del governo, non lasciano presagire niente di buono.

Anzi si sentenzia un aggravio familiare  di circa 1000 e passa euro tra aumenti vari per non incappare nella stessa situazione della Grecia;
a farla breve aumentano i carburanti, la bolletta della luce, l’acqua, il gas, l’irpef e via discorrendo.

La benzina tocca un euro e cinquanta; e considerando il vecchio conio equivalgono a circa tremila lire, non possiamo fare a meno di confrontare l'euro alla lira visto che le buste paga (chi ce l’ha!) sono ferme alla lira in quanto a potere d’acquisto, viene da sé che la stretta economica induce la maggior parte degli italiani a stare in casa per non spendere.

Ma non finisce qui!

Siamo nell'impossibilità di comprare macchine nuove; vestiti nuovi; pagare mutui ecc. insomma siamo messi male! Eppure, lo spirito di sopravvivenza c’induce a guardare avanti. Brindare al nuovo anno e augurare i migliori auspici, aiutati dalle tradizioni e dal vero calore familiare che funge da collante nei rapporti interpersonali tra consanguinei, conoscenti e estranei.

Il calore della famiglia trasforma gli affetti in legami profondi, inscindibili malgrado le immancabili incomprensioni, gelosie e mugugni.

Possa, quindi, il 2011, essere l’anno della rinascita. Una rinascita che contempla i criteri sacri della vita nei fatti e attua, quindi, uno stato di fratellanza corale reale, insomma uno sconvolgimento della teoria dei bisogni così come concepita fino ad oggi nelle società consumistiche, rinnovata e attenta nel considerare e risolvere i problemi dei bisognosi dal punto di vista materiale (*panza chjina canta e no cammisa janca!). Secondo un vecchio adagio calabrese:

*Con la pancia piena si ragiona meglio e si è più propensi a rivolgere la mente a concetti più alti. Auguriamoci, perciò, un tranquillo anno nuovo per il bene di tutte le famiglie e della collettività.
buon 2011!!

giovedì 30 dicembre 2010

Graziella Lonardi Buontempo, l'ultima mecenate

Graziella Lonardi Buontempo, è morta il 20 dicembre 2010 all’età di 81 anni.
Collezionista e appassionata d’arte, fonda a Roma nel 1970 gli Incontri Internazionali d'Arte, nella sede di Palazzo Taverna, associazione che ha avuto un ruolo importante nella diffusione dell'arte contemporanea.

E' morta a Napoli, sua città natale, all'età di 81 anni. Di lei si ricorda l’entusiasmo pionieristico che la fece assurgere a mecenate ed eccellente promotrice di mostre d’arte contemporanea internazionale. Organizzatrice appassionata di eventi culturali, si avvalse della consulenza dei grandi nomi della cultura italiana, grazie anche al sodalizio con Achille Bonito Oliva, suo grande amico.

Nei primi anni '70 alcune mostre totalmente innovative come 'Vitalità del negativo dell'Arte italiana a Palazzo delle Esposizioni o 'Contemporanea', realizzata da un'idea di Bonito Oliva tra il 1973 e il '74, inaugurò il parcheggio di Villa Borghese e raccolse l'eccellenza dell'arte contemporanea mondiale. Ha promosso mostre all'estero di Pistoletto e Kounellis.
la sua vitalità l’ha spinta anche nel mondo del cinema italiano portando rassegne al Pompidou di Parigi, al Metropolitan di New York in una commistione di arte figurativa e cinematografia.

Il Macro (Museo di Arte Contemporanea) di Roma le ha dedicato, proprio quest'anno, una mostra.
Graziella Lonardi Buontempo. Negli ultimi anni ha allestito a Palazzo Taverna una biblioteca e un archivio specializzati in arte contemporanea e messo a disposizione il materiale raccolto durante l'attività dell'associazione. Il suo salotto romano è stato sempre frequentato dai più grandi artisti della scena mondiale.

mercoledì 29 dicembre 2010

Filandari, Calabria e calabresi visti da fuori

Così si muore in Calabria, per la legge della terra”.
Così, Repubblica, a firma di Roberto Saviano oggi titola il caso di Filandari, un paese del vibonese trasformato in teatro che ha visto la tragedia dell’esasperazione messa in atto, secondo analisi scientificamente corrette ma infondate perché scritte col piglio dello studioso di fatti di mafia e malaffare.
La narrazione di Saviano è forbita, e sarebbe anche valida e accattivante, se solo si trattasse di un romanzo, ci starebbero anche bene frasi come:

…Ma questa non è una strage dettata semplicemente dal raptus di paesani che vivono in terre del Sud dove ci sono più pistole che forchette. …

Bene, io sono un calabrese e conosco moltissimi calabresi che, come me, lontani dalla frase a effetto di Saviano, possiedono molte forchette e nessuna pistola o arma per uccidere chi ci offende o esaspera con azioni tracotanti.

Alcuni “scrittori e pseudo intellettuali” cavalcano le questioni malavitose e le trasformano in affari; diventano personaggi televisivi, intellettuali, membri di commissioni antimafia, docenti universitari, sottacendo che alcuni episodi, come questa accaduta a Filandari non è una questione di sottocultura mafiosa o originata dalla miseria, ma un raptus scaturito dopo innumerevoli episodi di violenza tollerata che sarebbe potuta succedere ovunque. con ciò non voglio giustificare nulla e nessuno.

Dico solo che così si può morire in qualsiasi angolo della terra!, senza strumentalizzare territori già martoriati, ricchi di storia e abitati da una popolazione dignitosa che vive col duro lavoro dei campi.

martedì 28 dicembre 2010

moglie e buoi dei paesi tuoi

L’aria punge il volto rasato di fresco. Alzo il bavero del cappotto e continuo per la mia strada. Dal portone escono alcune persone cariche di pacchi. Dal rumore metallico proveniente dai voluminosi pacchetti s’intuisce il contenuto: vassoi e tegami, svuotati durante le feste.
“Ancora resiste l’usanza delle riunioni familiari”. Penso tra me. ma, non faccio in tempo ad ultimare il pensiero che l’espressione contrariata di uno del gruppo mi lascia di stucco:
“ ’ste femmine moderne so’ tutte le stesse: sfaticate e scostumate! Mò dico: che le costava alzarsi e collaborare, fare qualcosa per alleviare la fatica alla madre? E poi, che educazione è rivolgersi ai più grandi con quel piglio? No no si sono confusi i ruoli! I figli che vogliono insegnare ai padri come nascono i figli. I ragazzi che danno del tu indistintamente a chiunque e si prendono delle licenze che noi ai nostri tempi ce li saremmo sognati. Ma quali sognati: i vidivi i buffettuni ‘nto mussu! Altro chè! Ma siamo pazzi? non c'è più rispetto!!
Ma tu l’hai sentita a quella come si rivolgeva ai suoceri e come li trattava? Ma dov’è cresciuta? Forse pensa di essere emancipata? Oppure al suo paese si usa così?
Bòh! Io non lo so. Chiamatemi retrogrado, vecchio, misantropo ma queste cose non le concepisco e devo dare ragione a quelli che tengono fede a quel detto: moglie e buoi dei paesi tuoi.

lunedì 27 dicembre 2010

Regali di Natale: il cuore e la spada. di Bruno Vespa

Regali di Natale: il cuore e la spada. di Bruno Vespa

In giro per negozi a comprare gli ultimi regali, il commesso della libreria del centro commerciale suggerisce l’ultimo libro di Bruno Vespa per chi ama leggere.
La premessa, scritta dall’autore stesso, lascia presagire il taglio del libro, le sue simpatie e le critiche a personaggi storici che hanno fatto l’unità d’Italia e ai contemporanei che con le loro azioni, il coinvolgimento sociale o politico, hanno governato la Repubblica.
Vespa è apertamente schierato verso un’area ben precisa e non lo nasconde! e, questo è risaputo. suona strano, invece, in un testo così importante dal punto di vista didattico, la sottile allusione al bene sociale profuso dai despoti dell’ultima repubblica.e non la diseducazione elargita a piene mani dalle azioni dei dirigenti nazionali, non importa se di destra o sinistra! il dirigente è, per definizione, una persona evoluta che presta il suo bagaglio culturale alla società e lavora per migliorarla in toto, non per dividere in fazioni o ceti e caste.

La storia politica e romantica dell’unità d’Italia, riscritta da Vespa, tocca periodi storici compresi tra il 1861 e il 2010.
Mazzini, Garibaldi, Cavour, statisti, uomini d’azione e persone innamorate aprono, informalmente, l’Italia delle alcove e delle battaglie. e c’è anche la gloria del duce; l’Italia sedotta da Mussolini; l’isolamento di Gramsci; il Duce amante focoso e la tragedia di Salò. la Resistenza, i Partigiani e il sangue dei vinti; le vendette. De Gasperi; Togliatti. Moro, il sequestro; Andreotti, Fanfani. Craxi; Berlinguer; le tangenti degli imprenditori alla politica sino alla spaccatura tra Fini e Berlusconi. insomma c’è quasi tutta la cronaca italiana di 150 anni raccontata in tono confidenziale dal giornalista Bruno Vespa.

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