sabato 13 febbraio 2010

quel ponte "di pilu" sullo stretto


Antonio Albanese è geniale! La sua imitazione satirica della cattiva politica, quella arraffona e personalistica veste completamente i panni del personaggio “Cetto La Qualunque” in maniera esaustiva. Personaggio volgare e ignorante, l’onorevole arrogante non pensa al benessere degli altri; pensa a curare il proprio ego, le proprie necessità. E poco importa se per realizzare progetti, per lui importanti, deve calpestare la comune morale o le idee altrui.
Mirabilmente, Albanese, nei panni di Cetto La Qualunque personifica il potere costituito, che assomma forza fisica, economica, politica! Forza autoritaria; sorda; e non ammette se o ma, per cui, gli avversari, ritenuti nemici, sono da abbattere.
Una satira intelligente, pungente e attuale.
La satira ha centrato un tema importante per il territorio calabrese e siciliano, che vede coinvolti liberi cittadini e intellettuali nel dibattito pro e contro: il ponte sullo stretto.
Ci abbiamo riso sopra. Abbiamo riso di cuore sulle verità trattate con piglio da giullare.
Purtroppo, non ci sono i governatori d’un tempo; statisti lungimiranti, intelligenti e umili che sapevano ascoltare il sacro matto.
Oggi abbiamo riso su verità scientifiche, reali e non ipotetiche, per i territori che dovrebbero sopportare l’ennesimo scempio ambientale per decreto.
È ancora vivo nella memoria di calabresi e siciliani il tremendo terremoto che devastò le città di Reggio Calabria e Messina. Siamo consapevoli delle forti correnti marine che agitano le acque dello stretto. Conosciamo la forza del mare e come si è abbattuta sulle coste, risucchiando i superstiti del sisma che si erano riversati per cercare riparo sulle spiagge nel 1905.
L'editoriale del Corriere a firma di Luigi Barzini cosi titolava il 20 settembre 1905: COLPO DI GRAZIA; Questa gente non crede più ai suoi capi, ai suoi signori, ai suoi padroni e si getta, piena di speranza verso gli estranei (...) I drammi del terremoto sono immensi, ma sono le vecchie piaghe della Calabria che li hanno fatti tali e che adesso rendono difficile ripararvi. Non s'immagina che cosa avveniva in questa bella terra di oppressioni, di sfruttamenti, di angherie, di violenze impunite sulla misera pelle degli umili, sulla gran massa del popolo, che ora piange nei campi.
Sempre il Corriere, il 9 settembre così titolava: "Lutto italiano"; mentre il giornale d'Italia romano "Gravissimo terremoto in Calabria e in Sicilia" ... e i giornali di martedì 12 "Maestà... quà i signori del municipio si mangiano tutto..." Ma, le parole più indignate le troviamo sul reportage di Luigi Barzini sul Corriere della Sera: "Ho qualcosa da dirvi".

Nonostante che Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata siano le zone più a rischio sismico del pianeta, ancora oggi non si è voluto attuare una difesa seria dei territori e della gente che li popola.

Anche per gli episodi già vissuti, ci auguriamo di non dover piangere un domani le scelte di certa politica. Speriamo che la classe dirigente pro ponte espleti tutte le necessarie esplorazioni ambientali e si convincano a soprassedere e investire in progetti che sposano la vocazione territoriale delle regioni interessate: cultura, turismo, agricoltura; argomenti certi per creare sbocchi occupazionali e dare serenità ai giovani.

emergenze: è la goccia che fa traboccare il vaso


È chiaro a tutti che la vita è una continua lotta.

Si lotta per non essere fottuti dal mercante di turno, si sta attenti alla bilancia, al codice e al prezzo della merce. Si studiano bene i lavori da fare, i costi di mano d’opera e materiali. E per essere certi di non essere fottuti dal filibustiere con la faccia d’angelo s’invitano più imprese e si raccolgono più proposte esecutive corredate da relative fatture e progetti. Ecco, questo è ciò che fa un modesto uomo che campa alla giornata e fa i salti mortali per arrivare a fine mese.
Però, può capitare che, essendo in buona fede e riponendo grande fiducia nel prossimo, oppure perché costretto dall’emergenza, si rivolga all’amico, sicuro di ottenere un trattamento di riguardo in ossequio all’amicizia che li lega da tempo.
Nel rapporto tra privati, ci può stare! A limite, se l’amico tradisce il legame d’amicizia con operazioni piratesche, s’interrompe il rapporto confidenziale, si toglie il saluto al traditore e si porta davanti al giudice, sempreché ci siano pezze giustificative a supporto delle pretese rivendicazioni.

Ecco, nel piccolo ci si comporta così! Quando c’è da spendere soldi. Possibile che, per i grandi temi della politica, geni dell’alta finanza, ingegneri di grandi opere, strateghi e industriali di alto rango, tutti grandissimi altruisti e benefattori non vedano il marcio che li circonda?

venerdì 12 febbraio 2010

come nella prima repubblica


La rassegna stampa di oggi è un bollettino di guerra.
Una guerra contro la democrazia. Un conflitto contro i cittadini oppressi dalla servitù del denaro. Un’oscenità per quanti campano alla giornata.

Faccendieri, amministratori e politici corrotti! Ecco cosa emerge dalle notizie della stampa nostrana.
Gli investigatori hanno intercettato telefonate, ascoltato persone a conoscenza dei fatti, seguito piste amministrative e visionato cantieri… e infine prende corpo uno scenario inquietante: i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più servi.

Ma possibile che gli italiani non riescano a debellare il virus del malaffare?
Possibile che la politica non riesca a scrollarsi di dosso gli affaristi subdoli; possibile che non sappia tagliare di netto lacci e laccioli che alimentano ambiguità e innalzano muri d’incomprensione tra i cittadini e lo Stato?

A seguirne i teoremi investigativi, riportati sui giornali, si ha la sensazione di essere nuovamente davanti ai misfatti che hanno decretato la fine della prima repubblica: mazzette, giri di soldi che da soli basterebbero a risanare il bilancio dello Stato, palazzinari, faccendieri e arrampicatori sociali privi di scrupoli coabitano allegramente nella rinata torre di Babele.

E i lavoratori, la gente in attesa di un lavoro, i cittadini! Beh, loro sono tenuti buoni con qualche briciola, qualche promessa, ammiccamenti e speranze per un futuro migliore.

giovedì 11 febbraio 2010

e se Bertolaso fosse come Tortora?



In queste ore, la notizia che infiamma la penna dei giornalisti è racchiusa in poche parole: gli sprechi della Maddalena per il cantiere G8, ennesima cattedrale nel deserto mai utilizzata.

Nell’isola, per rendere accoglienti alcune strutture militari esistenti e costruirne altre per accogliere degnamente i rappresentanti del G8 si è speso una caterva spropositata di denaro pubblico. Denaro, che stando alle notizie, pare sia finito nei conti correnti di amici degli amici. Familiari di supervisori a capo di imprese, controllati e controllori hanno lasciato molte incompiute e disatteso le aspettative occupazionali degli isolani.

Questi, in estrema sintesi i fatti immessi nel circuito della comunicazione. Ma, detto ciò, non s’intende criminalizzare nessuno! D’altronde, lo stato di diritto garantisce la presunzione d’innocenza fino alla costatazione di prove certe, inconfutabili!
Allora, perché gl’inquirenti non lavorano in silenzio, nel totale riserbo fino alla conclusione delle indagini?
Perché mettere alla gogna presunti innocenti?

Ricordo, con rammarico, la figura sofferente di Enzo Tortora, tirato in ballo, pare, da un caso di omonimia. All’epoca dei fatti, l’immagine dell’uomo di spettacolo fu data in pasto all’opinione pubblica in maniera impietosa e quando l’episodio fu chiarito, Enzo Tortora era l’ombra di sé stesso.
Quindi insisto: perché non si lavora in silenzio? Che bisogno c’è di sbattere il mostro in prima pagina anzitempo?

Da cittadino mi aspetto maggiore austerità dagli organi istituzionali preposti a garantire la sicurezza individuale e collettiva. Anche perché, al di là dei personaggi inquisiti, dei presunti illeciti e delle intercettazioni ambientali, se Bertolaso si riferisse davvero a una fisioterapista e fosse all’oscuro di tutto? …

momenti associativi: arte religione cultura




Squillace, arroccata sul colle, osserva dall’alto la recente estensione urbana.
©archivio M.Iannino
squillace, castello dei borgia

Lungo la strada provinciale, numerose abitazioni adagiate sulle colline protese verso il mare testimoniano la parsimonia e il legame della gente di Calabria al territorio d’origine.

Costruzioni realizzate in economia dai residenti, insediamenti turistici, villaggi residenziali, che d’estate accolgono una marea di turisti, rendono inadeguata la chiesetta della zona marinara di Squillace.

La chiesetta di S. Nicola ha spazi progettati per un esiguo numero di residenti e d’estate, la S. Messa è celebrata all’aperto.

Finalmente, Squillace Lido, propaggine del centro storico cassiodoreo, offre un riparo ai fedeli: sullo spiazzo affianco alla chiesa, da poco, si erge una pratica tettoia, inaugurata domenica 7 febbraio dal vescovo della diocesi di Catanzaro/Squillace, Mons. Antonio Ciliberti; nell’occasione, i parrocchiani hanno voluto testimoniare il loro affetto al prelato con un quadro realizzato nel laboratorio creativo e corredato da una pergamena che recitava:

Eccellenza reverendissima, Mons. Antonio Ciliberti,
Siamo “Quelli del lab/oratorio”
Un gruppo eterogeneo composto di adulti e ragazzi, ci incontriamo nel tardo pomeriggio tre volte alla settimana nei locali messi a disposizione dalla chiesa parrocchiale guidata dal nostro caro parroco padre Piero Puglisi.
I ragazzi, dopo le lezioni, hanno l’opportunità di giocare e frequentare un corso di pittura.
Il laboratorio creativo, tenuto dal maestro Mario Iannino, è un luogo dove ognuno estrinseca personalità e concetti creativi in armonia col proprio essere, in piena libertà. Il nostro spazio lo abbiamo personalizzato con le impronte cromatiche di piccole mani. In occasione della vostra benevole visita abbiamo voluto realizzare un’opera che tocca i temi della pace, della fede, della disoccupazione delle difficoltà della vita e le asperità che si incontrano non solo nella nostra regione. Così il maestro ha iniziato una lezione e ci ha fatto capire che quando osserviamo un quadro il messaggio del pittore si deve cercare nelle figure che compongono la tela perché ad ognuna di esse l’artista assegna un valore.
In virtù di questa lezione abbiamo voluto stigmatizzare nel quadro che le offriamo concetti verbali inerenti la ricerca interiore dell’uomo e la sua tribolazione per raggiungere uno stato di grazia in armonia con le parole del Vangelo.
Nello specifico, abbiamo trattato:
·         L’acqua come rappresentazione della vita;
·         la strada tortuosa, simboleggia le difficoltà che s’incontrano lungo il cammino di ognuno di noi per raggiungere la pace;
·         la vegetazione spartana, composta da piante di fichi d’india, rappresenta il carattere apparentemente rude del meridionale.
(Nel paesaggio calabrese, la pianta dei fichi d’india è una varietà vegetativa che cresce e fruttifica senza l’intervento amorevole dell’uomo persino sulle rocce. Ha foglie larghe e carnose punteggiate di aculei; anche il frutto, variegato nei colori e nel sapore, e protetto da una corazza carnosa ricoperta di spine, che, se lasciata macerare nell’alcol trasmette al liquore ottenuto qualità organolettiche digestive).
Un’ulteriore catarsi avviene nella trasformazione del fico d’india posto alla sinistra del quadro trasformato in grappolo di palloncini a rappresentare sogni e preghiere. Il fine ultimo della catarsi è raffigurato nei simboli cristiani della colomba e della croce abbozzati nel cielo.
Eccellenza, in questo quadro abbiamo voluto metterci tutti i problemi dell’uomo contemporaneo: sofferenze, lotte quotidiane, frustrazione per la mancanza di un posto di lavoro, quindi, soldi che non bastano mai specie se spesi per curare malattie. Ma, nonostante le ambage, abbiamo voluto evidenziare come questa comunità cerca di affrontare le difficoltà e non si ferma al primo ostacolo: confidando nella nostra maggiore forza riposta nella Luce, la Luce della fede che Cristo, per mezzo dei suoi operatori, ci trasmette.
Sicuramente eccellenza non sarà un quadro che starà appeso ad una parete per fare pendant con il salotto ma piuttosto con il cuore di ogni uomo che avrà l’opportunità di guardarlo…

Domenica 07 febbraio 2010/SV


a proposito di libertà, emancipazione e trasparenza

Democrazia e pluralità nei talk show televisivi rai. è possibile?

Nella libertà di pensiero è condensata l’emancipazione dei popoli.

La libera valutazione delle azioni politiche e sociali dei propri simili, chiamati a guidare le nazioni e garantirne lo sviluppo etico, determina il clima culturale della società. Esporre il proprio pensiero è alla base delle democrazie evolute e non si può prescindere dalla libertà d’espressione nel pieno rispetto della persona.

Nelle democrazie evolute vi sono ordinamenti dettati da uomini moralmente giusti e poi vi sono anche, a discapito degli uomini che tentano di aggirare le leggi scritte, quelle non scritte dai giuristi definite codici naturali e sono, in sintesi, il rispetto di tutti gli esseri viventi ad iniziare dalla madre terra.

I sentimenti connaturati nell’uomo, libertà ed emancipazione, tendono all’incontro intellettuale delle entità nel pieno rispetto reciproco. Già nei secoli addietro alcuni pensatori anticiparono i tempi avvalendosi di approcci non idonei perché incompresi dalle masse.
La dialettica contemporanea, evoluta rispetto al passato, pone quesiti e pretende risposte ragionevoli.

Perciò, se mossi da sani principi, che ben vengano i legittimi interrogativi corali; discussioni e dibattiti sono il perno centrale della conoscenza; condizione d’intesa civile perfetta, che traghetta le menti su terreni di pace.


mercoledì 10 febbraio 2010

egemonia della globalizzazione verso un mercato del lavoro solidale


Durante il programma “Ballarò”, in onda su rai3, condotto dal giornalista Giovanni Floris, il ministro Castelli ha mostrato alle telecamere due articoli di largo consumo fabbricati in china, ha evidenziato il costo esiguo dei prodotti esposti e imputato colpe all’alto costo del mercato del lavoro italiano e al fenomeno della globalizzazione dei mercati; quasi fosse una colpa l’emancipazione dei lavoratori e del mondo del lavoro italiano ed europeo e che dipendesse da ciò la recessione e la crisi in atto nelle nazioni.

Le esternazioni del ministro Castelli diventano quasi una legittimazione della strategia delocalizzante” delle aziende che chiudono le sedi produttive nei paesi che ne hanno fatto la storia e la fortuna economica per andare a sfruttare la fame degli altri.
Il ministro non ha ricordato i veri architetti della bolla economica che hanno provocato l’impoverimento di intere nazioni e neanche coloro che hanno tratto benefici enormi dal crollo delle borse.

È vero! Nei negozi cinesi si trovano prodotti a bassissimo costo: 2 euro la doccetta, 1 euro il filtro della fontana mentre il note book con il marchio italiano non si trova in vendita nelle bancarelle dei cinesi ma negli showroom italiani come pure le scarpe, i vestiti e molti prodotti hitech a prezzi esorbitanti.
È anche vero che i prodotti cinesi a basso costo sono di infima qualità e non possono reggere il confronto con analoghi merci costruite con tutti i criteri della legalità imposta ai mercati del lavoro italiano. Purtroppo, la gente è costretta dall’emergenza contingente a tamponare momentaneamente le piccole esigenze familiari con l’impiego di piccole somme.

Credo che in situazioni di disagio nazionale, anzi, globale, come quello attuale, le parole non servano, servono i fatti! l'egemonia della globalizzazione selvaggia si annulla attraverso le forme solidali del mercato etico: il lavoro al servizio dell'uomo e non l'opposto! In parole povere:
Ci vorrebbe un po’ di quella Cristiana bontà che induce chi è nelle condizioni economiche agiate a dare il superfluo a chi non possiede nulla.
Ma questa è pura utopia. Allora, che fare?
Forse, ci vorrebbe del coraggio civile per imporre, una tantum, un versamento sui grandi patrimoni, sui compensi stratosferici dei dirigenti politici e aziendali, e, nel frattempo, studiare strategie mirate alle vocazioni territoriali atte a rilanciare l’occupazione.
Questo sì che darebbe fiducia!

martedì 9 febbraio 2010

giochi pittorici nel lab/oratorio creativo a Squillace Lido


La volontà spinge l’uomo all’azione e nel suo fare sviluppa teorie, pratiche di vita, giochi, mestieri, arti e saperi.

Nelle attività ludiche sono raggruppate le azioni che soddisfano la sfera delle gratificazioni personali.
Nei mestieri il lato pratico della vita e nelle arti la sublimazione dell’intelletto, mentre nei saperi è racchiusa la storia del cammino tecnico, scientifico e culturale dei popoli.

Le acquisizioni cognitive teoriche e pratiche, qualora non supportate da basi morali solide, in determinate situazioni ambientali suggeriscono le possibilità manipolatorie intellettuali degli eventi. Un esempio poco accattivante lo dà l’azione politica dei soggetti protesi a imporre il proprio pensiero a prescindere della bontà dei risultati prodotti dall’imposizione totalitaria.

Anche la sfera emotiva o ludica può essere contaminata dalle sovrastrutture intellettuali attive nelle comunità in cui si sviluppa l’azione; lo capiscono bene i tifosi che pur di non perdere uno “scontro” studiano strategie moleste, del tipo: come accecare l’avversario con i raggi laser o innervosirlo con inni razzisti. Anche i giornalisti sportivi non scherzano: ascoltare una cronaca di un incontro, specie di un derby qualsiasi, per i termini usati, equivale allo scontro fisico cui erano avvezze le società tribali di qualche secolo addietro.

Questo breve ma esauriente excursus introduce a comprendere come le manipolazioni intellettuali operate nei linguaggi da determinati soggetti, che vertono comunque sulla conoscenza o l’ignoranza delle masse, possono avvalorare o sovvertire tesi.

Un altro dato immediatamente visibile è rappresentato dalla volontà espressiva operata da soggetti culturalmente eterogenei.

La disuguaglianza espressiva, ravvisata in un campione di persone dello stesso contesto sociale, chiamato a esporre concetti grafici o pittorici, è condizionata dalla contaminazione dei saperi comuni, indistintamente, tra coetanei, siano essi adulti, giovani, ragazzi delle scuole primarie o secondarie e, principalmente, dell’infanzia. In effetti, un bambino di 5 anni intento a giocare con pennelli e colori, non si preoccupa della forma ma è attratto dalla traccia che lascia sul foglio. I colori cambiano; seguono i suggerimenti verbali del bambino. La distesa verde si trasforma nella totale libertà d’azione e formale: da prato verde diventa nera strada affollata di macchine ma è troppo nera! Aggiunge del bianco poi giallo e spunta un fungo che si trasforma in albero. E il gioco continua. Ecco il fare giocoso di Antonio, un bimbo di cinque anni e mezzo che mostra soddisfatto!

Il gioco pittorico di Miriam è più esplicito dal punto di vista decorativo. Lei è una bambina di quasi nove anni. Frequenta la scuola elementare. Ha acquisito conoscenze istituzionali e, pur mantenendo la spontaneità connaturata all’età, sviluppa figurazioni complesse e tangibili visivamente in armonia ai saperi ricevuti dall’ambiente in cui vive. Entrambi, Antonio e Miriam, associano il gesto pittorico al gioco. Questo è il dato importante di tutta l’operazione gestuale pittorica. La pittura, quindi, come atto ludico-associativo, momento d’incontro e crescita interiore.

Mario Iannino

domenica 7 febbraio 2010

le motivazioni di A. Alfano in mezz'ora con Lucia Annunziata


Nel corso del programma di Lucia Annunziata ho avuto modo di apprezzare l’elegante oratoria del ministro Angelino Alfano. Con estrema chiarezza e proprietà di linguaggio, ha spiegato le motivazioni delle modifiche che, insieme al governo, intende apportare alle leggi in vigore nello Sato italiano per accelerare i processi, renderli brevi, istituire la figura del giudice super partes e affidare al pubblico ministero la missione di “avvocato accusatore”. In particolare mi è piaciuta la descrizione del giudice svincolato dai movimenti associativi; uomo saggio, che emana sentenze sacrali non contaminate da fattori altri che non siano le leggi dello stato. Motivazioni facilmente condivisibili: un cittadino qualsiasi non può aspettare una vita per avere giustizia! I familiari del cittadino qualsiasi che muore in carcere perché massacrato di botte non possono continuare a subire danni morali, patetiche messe in scena per salvaguardare gli “educatori” che prendono in affidamento il cittadino indisciplinato e assistere a balletti assurdi corredati di bugie e segreti.
È vero!, il sistema giustizia deve essere riveduto e corretto ma nelle democrazie le regole in vigore devono essere rispettate da tutti indistintamente a iniziare dai rappresentanti del popolo sovrano che li ha eletti per governare! E ogni revisione Costituzionale deve essere ponderata oculatamente dall’intero parlamento, nel rispetto delle minoranze, come legifera la Carta Costituzionale della Repubblica Italiana in vigore.

sabato 6 febbraio 2010

Calabria: regionali 2010, le cose fatte e quelle da fare


Dal mio punto di vista, le regionali calabresi, salvo colpi di scena eclatanti, galleggiano nelle acque stagnati dell’ignavia collettiva. Indolenza dovuta a mancanza di visioni collettivamente positive per quanto concerne la soluzione degli atavici problemi occupazionali, sociali, territoriali; problemi vissuti e condivisi col resto dell’Italia, condizionano la pacata analisi dei fatti.

Il concetto dominante che si sente per le strade è: sono tutti gli stessi, quando sono là, seduti sulle poltrone del potere, pensano solo a loro stessi, ai loro familiari e ai loro amici…

È allarmante la sfiducia dei cittadini italiani nei confronti delle istituzioni.

A pelle, non si può biasimare nessun elettore e nemmeno credere che il leader tal dei tali possa cambiare ruolino di marcia dall’oggi al domani. Ci vorrebbe una bacchetta magica!
Cambiare è un imperativo che deve crescere dentro di noi; tutti, indistintamente, dobbiamo collaborare, secondo le nostre singolari forze, mettere a disposizione i saperi per far sì che questo stato di cose, da tutti sconfessato, cessi.

Le trasformazioni sono lente ma se c’è la volontà corale di cambiare, la pazienza di aspettare, e, nel frattempo pungolare la classe dirigente a progettare nuove strade per un futuro migliore, nulla è impossibile! È ovvio che nell’attesa la gente non debba patire la fame o vivere di stenti. Chi ha tavole opulenti deve sapere diventare ospite, anche non essendo Cristiano. La fame fisica e mentale è una brutta bestia: una condizione umana umiliante, da eliminare. Quanti hanno la consapevolezza di essere emancipati devono avere il coraggio sociale e la forza morale di accogliere i meno fortunati come fratelli, aiutarli a crescere e vivere secondo le leggi dei paesi civili. Questo è il momento della condivisione. Ciò è stato fatto in Calabria! Interi paesi sono rinati insieme ai nordafricani. Badolato è l’esempio pratico di un’integrazione sociale intelligente; curata giorno dopo giorno dalle amministrazioni locali e regionali. Oggi, nel territorio regionale calabrese vivono giovani famiglie cristiano-musulmani, popolazioni di migranti, musulmani che hanno saputo integrarsi con la cultura italiana. Uomini e donne che hanno saputo interagire e crescere insieme, grazie anche alle lungimiranti guide che ne hanno saputo accompagnare il cammino.

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