lunedì 11 marzo 2013

soldi ai partiti ecco come li spende il PD

Quanto ci costa il PD?

Incominciamo col dire che tutti i partiti non disdegnano i finanziamenti e il PD è tra questi.

Detto ciò, chiariamo:
Non è intenzione giustificare o criminalizzare aspetti che porterebbero il discorso lontano dalle esigenze attuali. E prima di continuare è necessario ricordare le origini, la storia di un certo partito vicino alle esigenze dei lavoratori: il Partito Comunista Italiano, ora Partito Democratico (la stessa cosa vale per il vecchio Partito Socialista Italiano, data la comune radice ideologica).
Un tempo i vecchi dicevano di tesserarsi al “partito” perché tutelava i diritti degli operai e dei contadini.
In alcune sezioni si faceva a gara e i deputati lasciavano il 50%, la metà del loro compenso di Onorevoli Parlamentari e Senatori al partito.
Non si accettavano lasciti dagli industriali e dai padroni che schiavizzavano i dipendenti men che mai dagli schiavisti che guadagnavano sfruttando la salute di chi sudava sangue.
Ergo: impensabile vedere assegni da aziende come ILVA e FIAT attuali.

Ma perché Bersani e tutto il PD non vuole cedere sul finanziamento pubblico ai partiti?

Semplice: il Pd senza questi soldi rischia di fallire!
E ci sono almeno 200 tra giovani e meno giovani da tutelare. Anche Livia Turco è stata "riassunta" dal Pd che, però, dopo le polemiche per il suo compenso ha rinunciato allo stipendio. Ma gli altri no.

Tra questi due parlamentari in aspettativa dalla vecchia Margherita e sette dai Ds.

naturalmente i soldi per pagare gli stipendi sono quelli dei rimborsi elettorali.
E il pd, per queste ultime elezioni dovrebbe ricevere 45 milioni di euro. Impossibile rinunciarvi!

Il Pd senza questi soldi rischia il fallimento!
Pagare 200 dipendenti non è facile.
I democratici, secondo quanto scrivono sul sito, riescono a sopravvivere grazie ai soldi dei rimborsi.

Beppe, lascia stare i grilletti sapienti dell'ultima ora. Vai avanti!

Beppe Grillo mi ha ridato speranza!


"VASI COMUNICANTI!" courtesy archivio M. Iannino
Sì, proprio Lui, Beppe Grillo il Jolly della politica attuale, quello che sta facendo impazzire giornalisti e esperti della comunicazione mi ha dato l'opportunità di riconsiderare i ruoli e la gestione della cosa pubblica.

Non che fino ad ora io mi sia adagiato e abbia accettato questo stato di cose. Ma, purtroppo, è risaputo, i media riescono a condizionare e modellare le menti fino a quando qualcuno con le spalle forti non dice il contrario.

Oggi, chi ha saputo farsi testimone ha un nome e da voce a un movimento civico: Movimento 5 stelle. Cinque, forse, come le dita della mano laboriosa. Stelle come simbolo pragmatico che si dà alle cose buone.

Grillo, Casaleggio e il movimento hanno ridato fiducia a un popolo che ormai si sentiva suddito. Suddito della politica e del sindacato che non hanno saputo rivendicare la dignità dei cittadini e in special modo di quei cittadini emarginati dal lavoro e dalla società che conta.

Ora, i fantomatici “intellettuali” si sentono in dovere di suggerire soluzioni. Lanciano proclami e invitano al dialogo. Tutto ciò è assurdo! E non fa che ricalcare le vecchie strade del servilismo culturale, ove se di cultura si può parlare sol perché si sentono definire firme ben pagate dai sistemi di potere che ha tutto l'interesse per mantenere lo stato di cose attuali.

Bersani insiste con le tattiche di partito (ex?) classista, dice e non dice col suo politichese da vecchio quadro cresciuto a pane e Marx(?). “il finanziamento ai partiti è già inserito nel nostro programma di regole e trasparenza. Chi ha seguito i lavori della direzione sa bene che il tema del finanziamento ai partiti è ben compreso negli otto punti approvati all’unanimità”. Sì caro Perluigi ma tu parli di trasparenze e lasci intendere che non lo vuoi abolire sto benedetto obolo che i cittadini non vogliono versare più ai partiti. Vedi Bersani. È proprio questo che non si vuole più vedere e sentire. Cioè i cittadini, Noi, non vogliamo essere presi per idioti!
Se c'è da tirare la cinghia, se sono necessari sacrifici, e questo sembra una realtà!, nessuno può esimersi!

Una volta i comandanti davano il buon esempio. Erano i primi a sacrificarsi... questo insegnavano a scuola.

domenica 10 marzo 2013

Non resta che Vasco!


aore12
prossimamente: vascorockshow insieme a Maurizio Solieri.
 (locandina, prog. grafico di Ivan Muccari)

aore12

Spesso sentiamo dire che l'impegno e la passione gratificano e accompagnano nella realizzazione dei sogni. Qualcuno aggiunge che ci vuole un po' di culo. E in parte è vero!
aore12

Ma i nostri amici della Vasco Rock Show per realizzare i loro sogni non si sono affidati alla botta di culo hanno affiancato alla passione il lavoro, la ricerca e la collaborazione dei grandi del rock italiano che hanno accompagnato il Grande Vasco Rossi nelle tournée.

Ricki Portera, Claudio Golinelli il Gallo, Alberto Rocchetti e prossimamente Maurizio Solieri!

aore12Massimiliano Iannino, voce del gruppo, con autoironia (che non guasta mai), dice di non sapere suonare neanche il campanello di casa. Ma sa entrare benissimo nel personaggio Vasco e lo interpreta magistralmente. E quando ha concretizzato quanto stava per succedere ha interpellato esperti, accettato e fatto tesoro di consigli oltre che studiare per migliorare la voce.

Gianluca Rossiello, il maestro, ha studiato al conservatorio. È tastierista. Suona il piano ma la sua prima passione è stata, com'è oramai noto, la batteria.

Batteria che nella band è sublimata dai ritmi incalzanti del dinamico Raffaele Posca. E poi ci sono due chitarristi d'eccezione: Francesco Merante e Christian Muccari affiancati dal bassista Andrea Guastella.

Insomma, da un'allegra combriccola del Blasco che sa far divertire e che ha viziato i fans, cos'altro aspettarsi se non la ciliegina sulla torta, la sorpresona?
aore12

A quando la collaborazione per eccellenza, la più desiderata?, quella che farebbe eiaculare dalla gioia tutti quelli della cover band e non solo al cospetto del Kom: Vasco Rossi!

sabato 9 marzo 2013

Monti Bersani Grillo o sulle orme dell'Argentina?

manifesto propagandistico di Cristina Kirchner,
Presidente Argentina
Mentre da noi il mondo sembra andare in pezzi, nel web le notizie volano, le notizie s'inseguono pronte a smentire o sbugiardare le linee di questo o quel sistema sociale.

C'è chi lavora convintamente per rafforzare l'eurozona, dà fiducia al fondo monetario internazionale e chi invece lo demonizza. Ma fino ad ora i leader, da Monti a Bersani, Casini, Renzi, Tremonti, Berlusconi e persino Giannino non hanno spiegato ai cittadini comuni con parole semplici e comprensibili a tutti come uscire dalla crisi così da poter nuovamente apparecchiare la tavola e unire il pranzo alla cena senza tantissimi sacrifici.
Nel frattempo le notizie si tingono di giallo fino a diventare non notizie o semplice infima propaganda.

Chi poteva immaginare un mondo trascinato a terra dai mercati finanziari? Dove stava il FMI che non ha potuto accorgersi di nessuna crisi? Dove stava quando si formavano non bollicine bensì mongolfiere speculative? Dove stava uno dei suoi ex direttori (lo spagnolo Rodrigo Rato) quando Bankia, la banca che lui dirigeva, ha dovuto essere aiutata con miliardi di euro? Oggi la Spagna ha il 26% di disoccupati, in gran maggioranza giovani e sfrattati. In quali statistiche sono raffigurate queste tragedie? 

Quali sono i parametri o le “procedure” con cui il FMI analizza i paesi falliti che continuano ad indebitarsi, con popolazioni che hanno perso la speranza? Che succede con i paesi emergenti come noi che hanno sostenuto l’economia mondiale nell'ultimo decennio e a cui oggi vogliono mettere in conto i piatti rotti da altri? Conoscete qualche sanzione del FMI, qualche decisione contro questi altri che si sono arricchiti e che hanno fatto fallire il mondo? No, la prima misura che prende il FMI è contro l’Argentina.
A parlare è Cristina Kirchner, Presidente dell'Argentina.
L’Argentina alunna esemplare del Fondo Monetario Internazionale negli anni Novanta, che seguì tutte le ricette del FMI e che, quando esplose nel 2001, è stata lasciata sola.
Senza accesso al mercato finanziario internazionale l’Argentina ha visto crescere in 10 anni il suo PIL del 90%, la crescita maggiore di tutta la sua storia.

L’Argentina ha costruito un mercato interno con l’inclusione sociale e le politiche anticicliche.
Ha pagato tutti i suoi debiti al FMI, ha ristrutturato due volte, nel 2005 e nel 2010, il suo debito andato in default con il 93% di accordi con i suoi creditori senza chiedere più nulla in prestito al mercato finanziario internazionale, per farla finita con la logica dell’indebitamento eterno.
Con il business perenne di banche, intermediari, commissioni, ecc, che avevano finito con il portarci al default del 2001. Questa sembra essere la vera causa della rabbia del FMI.
L’Argentina è una parolaccia per il sistema finanziario globale di rapina e per i suoi derivati. L’Argentina ha ristrutturato il suo debito e ha pagato tutto, senza più chiedere nulla in prestito.

Questo lo stato attuale in Argentina secondo la presidente Cristina Kirchner:
6.9% di disoccupati, il migliore salario nominale dell’America latina e il migliore potere d’acquisto misurato in Dollari statunitensi.
Nel 2003 avevamo il 166% di debito su un Pil rachitico, il 90% del quale in valuta straniera.

Oggi, dice la Kirchner, abbiamo il 14% di debito su un Pil robusto e solo il 10% è in valuta straniera. Perciò mai fu migliore il titolo del comunicato del ministero dell’Economia argentino di oggi:
Ancora una volta il FMI contro l’Argentina”. FMI + FBI contro l’Argentina. Non spaventatevi, il FBI sono i Fondi Buitres Internazionali.

Ma secondo altre fonti le cose non stanno proprio così:

giovedì 7 marzo 2013

Bersani gl'incappucciati la politica e i cittadini

Lo so. Tentare un'analisi lontana da simpatie e antipatie, tacitando gli istinti personali e sospendendo per un attimo le ideologie o più semplicemente i bisogni contingenti è difficile!, specialmente se l'analisi è affidata al web dove vige la regola dei 3 secondi. (per questi motivi tralascio molti passaggi superflui).

E veniamo subito al nocciolo del discorso: la nascita di un nuovo Governo!

Secondo la Costituzione il Presidente della Repubblica dopo aver valutato gli esiti elettorali e consultato i leader politici dell'arco costituzionale che rappresentano il Popolo Sovrano conferisce l'incarico di formare il Governo a chi garantisce stabilità attraverso un programma politico in sintonia coi dettami costituzionali.

Noi cittadini siamo tenuti a ragionare sugli eventi importati e intervenire quando è possibile col voto o con l'impegno civico, specialmente se si tratta di decisioni che determineranno l'intero assetto sociale presente e futuro. È un obbligo morale!, verso noi stessi e, principalmente, verso i nostri figli.

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