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venerdì 19 febbraio 2021

Scontrino selvaggio, i furbetti del cashback

Che direbbe Massimo D'Azeglio In merito ai furbetti del cashback?

8 metri di scontrini di pochi centesimi. Undici, dodici, massimo 30 centesimi di carburante non per esigenze di rifornimento di qualche automobilista povero in canna, “spasulatu” diciamo noi al sud,  che ha fatto la questua o rotto il salvadanaio perché senza soldi, ma operazioni mirate ad avere qualche possibilità in più per vincere alla nuova lotteria di Stato.


A questo ha portato la lotteria degli scontrini da poco messa in atto dalle decisioni governative per incentivare l'uso della moneta elettronica.

Il cashback, cos'è?

Dal 1° gennaio, i furbetti in questione lo sanno bene, è partita l’iniziativa per incentivare gli italiani all'uso del pagamento elettronico che ci accompagnerà fino al 30 giugno 2022; in questa fase è riconosciuto un rimborso semestrale pari al 10% di quanto speso dal consumatore fino a un massimo di 1.500 euro a semestre purché si facciano almeno 50 operazioni cashless a semestre.

Di fatto si potrebbe parlare di un rimborso massimo di 300 euro in un anno.

E poiché ogni pagamento sarà considerato fino ad un massimo di 150 euro ma senza un'indicazione minima di spesa (questo per favorire non chi fa pagamenti consistenti ma chi fa più operazioni di pagamento cashless), è previsto inoltre un supercashback.

In pratica un rimborso ogni semestre per 1.500 euro, in aggiunta al cashback standard ai primi 100.000 registrati che abbiano effettuato il maggior numero di operazioni cashless, a patto che eseguano almeno 50 operazioni di pagamento nel corso del semestre.

Sull'app Io o sui sistemi di attivazione degli operatori sarà possibile visualizzare la classifica del Supercashback e quindi capire in che posizione ci si trova rispetto agli altri.

La classifica definitiva del primo semestre (pagamenti dal 1 gennaio 2021 al 30 giugno 2021) sarà visualizzata il 10 luglio 2021.

Qualcuno dice “fatta la legge trovato l'inganno”.

Ma questi furbetti non pensano di recare un danno agli esercenti? Cioè a quei commercianti che devono sostenere dei costi maggiori?

Purtroppo è una questione di pochezza mentale, mista ad ignoranza e egoismo. L'interesse personale rende ciechi e non fa vedere le esigenze altrui. La miserevole attrazione al vil denaro offusca le menti; non si tratta di fare di necessità virtù e neppure di esigenze irrinunciabili ma puro e semplice individualismo.

giovedì 2 aprile 2020

Viaggio in Calabria, nell'animo dei calabresi

Se neanche in situazioni difficili che coinvolgono tutti indistintamente non si è in grado di dismettere teorie di parte e svestire la mente dai preconcetti imbalsamati da inconsistenti ideologismi allora vuol dire che non c’è più niente da fare per salvare noi stessi e quelli che amiamo.
Il male c’è. Esiste. La cattiveria sembra essersi amplificata in noi, forse a causa dall'isolamento forzato sversiamo la rabbia sul primo malcapitato che i mass-media espongono lasciando intendere che qualcosa non va dal punto di vista etico oppure professionale.

La deriva malefica dei furbi, pronta a risucchiare dentro il loro bacino quanta più gente possibile, si maschera. Veste panni nuovi. Lindi. Personaggi assurdi indossano simboli di partiti che predicano la sacralità della persona, il bene per la famiglia, per l’altro. Lanciano trappole. E nelle loro reti, fittamente intessute, cadono in molti.
E, espedienti goliardici a parte postati sulle piattaforme social, tra un selfie di qualche ventennio addietro spunta sempre la nota rabbiosa di chi si scandalizza per un servizio giornalistico cucito ad arte.

Indignarsi!, è naturale davanti alla sbandierata inappropriata altezza dei ruoli da svolgere. E se poi lo sputtanamento è trasmesso su una rete nazionale, quel minimo di campanilismo rispunta con veemenza specialmente nei corregionali oltre confine.
Giusto, sbagliato? Non sta a me decidere.

La mia costruzione mentale mi spinge, prima di esporre personalissime considerazioni, ad approfondire i fatti, scavare, arrivare all'origine della notizia. Cioè a prima che il servizio giornalistico sia stato montato, aggiustato, manipolato secondo la strategia vigente nel palinsesto.
Mi duole il cuore riscontrare tanta pochezza di pensiero.
Eppure chi conosce davvero il cuore dei calabresi sa che non è così. Ovvio, c’è il male, già detto! C’è anche chi approfitta della situazione e cavalca il malcontento. Scrive, sentenzia dall'alto della sua magnificenza e gongola al solo pensiero dei seguaci che ne implorano la sua discesa in campo.

E poi ci sono anche gli invidiosi. Quelli con la testa e la pancia gonfi di rancore per chi è al potere e gestisce la cosa pubblica. O semplicemente chi, con la dedizione e la ricerca assidua, incamera ed esterna mondi nuovi. Comportamenti nuovi. Visioni nuove. Positive!
E chi è al timone furioso, cattivo, strutturalmente demoniaco di una nave fatta di materia purulenta non può fare altro che cercare accoliti da trasbordare nella deriva malefica e lì abbandonare.

Un viaggio in Calabria è ben diverso. Qualsiasi sia il mezzo di locomozione, basta osservare con animo sereno per comprenderne bellezza, storia e persone che la popolano.
E se poi c’è qualche svista, c’è sempre modo per rimediare. Basta un po’ di buona volontà e l’onestà intellettuale che non deve mancare mai.

venerdì 26 aprile 2019

Chi ruba il presente?

Il verbo “creare” ha un significato e un peso specifico e deve essere profferito con cognizione di causa ma forse “creare” in politichese assume connotati differenti. Forse si riferisce a qualcosa di fattibile e ritrattabile nell'immediato altrimenti come può un leader di partito farselo stampare con superficialità sui manifesti pubblicitari pur sapendo che non può mantenere simili promesse?

Creare significa realizzare qualcosa che prima non esisteva.

il leader cavalca i sogni

“Creiamo lavoro, non odio” così c'è scritto affianco ad un faccione sorridente.

Allora c'è da chiedere: se è così semplice “creare” lavoro perché non è stato fatto prima? quando c'erano i potenziali presupposti  giacché, insieme ai compagni di partito, governavano il Paese?

Ma le frasi enfatizzanti sono, forse per parità di “pochezza mentale?”, stampigliate in tutti i manifesti dei concorrenti alla bagarre politica con estrema leggerezza.

C'è chi si fa scrivere “vota con la testa”, “vota chi vale” mentre nel recente passato c'era chi voleva aprire il parlamento come una scatoletta e mostrava fiero l'apriscatole.

Negli anni le assurdità si sono alternate. E in quanto a promesse inverosimili hanno fatto a gara a chi le sparava più grosse:
Da un milione di posti di lavoro promessi in campagna elettorale siamo finiti a subire la delocalizzazione imposta dai predatori e mai fermata dalla politica.

Si potrebbe continuare all'infinito nella hit-parade della cazzate dei politici che si sono alternati fino ad oggi nel governo dell'Italia. Ma non cambierebbe nulla rispetto all'esito finale.

È per questo che non si sogna più?

ci siamo lasciati rubare i sogni...

sabato 28 maggio 2011

statua Wojtyla: abbraccio e accoglienza minimalista

aore12
la statua di Karol Wojtyla davanti la stazione termini di Roma

“Il mondo non è stato creato una sola volta, ma tutte le volte che è sopraggiunto un artista originale…”
Apro con la citazione di Robert Montesquiou, poeta contemporaneo e sostenitore dei primi Impressionisti francesi, ma avrei potuto aprire anche con Zola o con i più recenti Edgar Wind, Argan, o molto più semplicemente con Dubuffet e la poetica dell’arte grezza o art brut da lui elevata a linguaggio poetico a sostegno ideale dell'opera minimalista che condensa in una sintesi elementare concreta il gesto del Papa Karol Wojtyla posta davanti la stazione Termini di Roma.
Il materiale non manca! E le citazioni a sostegno della validità dei linguaggi artistici contemporanei sono innumerevoli.
Ma non è di questo che intendo parlare, bensì dell’intromissione gratuita dei superbi ignoranti che hanno elargito pensieri e consentito alla faziosità politica di certi personaggi d’invadere campi a loro ostici.

Passi per la gente comune, oberata da problemi materiali impellenti, e di quella fetta videota indottrinata dai programmi spazzatura, ma la polemica sterile innescata da persone che dovrebbero essere guida e faro nell’oscurità mentale contemporanea è disarmante!

Assurdo proporre sondaggi popolari ai romani o annunciare modifiche per lasciare la statua di Papa Karol Wojtyla davanti la stazione Termini di Roma!
Ancora più assurdo quanto detto da Casini: “la statua va rimossa, non fa onore alla città!” o il sottosegretario Giro: “…è un’opera brutta, togliamola subito da lì!”.

Le esternazioni, e ancor peggio, le imposizioni categoriche tese a far rimuovere il frutto del lavoro intellettuale e artistico dell’uomo dimostrano la pochezza di pensiero imperante che contagia tutti noi.

Sarebbe opportuno approfondire, prima di esternare sentimenti personali fuorvianti, in virtù di quanto divulgato dai media, il significato di lavoro intellettuale, se pur minimalista, nell’arte. Contravvenire alle leggi effimere del bello assoluto, o di quanto è affine al modello personale di bellezza. Osare! E contrapporre alla realtà fatta di “bellezze ideali” convenzionali classiche la poesia della semplicità di cui l’opera di Karol Wojtyla è pregnante.

Bene ha fatto Umberto Broccoli, in qualità di soprintendente capitolino, ad istruire la pratica e far sì che i visitatori e passeggeri che arrivano alla stazione Termini possano essere accolti e godere dell’opera minimalista di Oliviero Rinaldi raffigurante il gesto benevolo di Papa Karol Wojtyla.

domenica 1 maggio 2011

1 maggio, festa o minestra surriscaldata?

Volendo fare una scaletta di priorità umanitarie, tra le crisi in atto, non so quale mettere al primo posto.
O forse no! Senza’altro la pochezza di pensiero e il torpore mentale creato dai media può essere inserito tra i primi posti in classifica perché addormenta, narcotizza e lascia fare agli altri azioni nefaste.

Da ciò, crisi economica che attanaglia tutti tranne gli alti imperi economici con a capo uomini e famiglie più ricche del mondo, povertà dirompenti tra i ceti medi, guerre fratricide…

Nonostante tutto il tempo cammina e come ogni anno arriva la festa del 1° maggio. Ma quest’anno davvero non capisco cosa c’è da festeggiare.

Con quale animo la gente che ha perso il lavoro, i giovani senza lavoro, i precari pagati due lire, i pensionati che per tirare a fine mese coi quattro soldi dell’inps sono costretti ad andare al banco alimentari dove c’è oppure alla mensa dei poveri, insomma la stragrande maggioranza come può pensare di festeggiare? E poi, festeggiare cosa?
La mancanza di prospettive future? La guerra in Africa?
Non sarebbe più saggio dirottare i soldi che si spendono per la festa del primo maggio e le altre ricorrenze effimere per qualcosa di più dignitoso e produttivo?
Qualcosa che dia ossigeno e fiducia; qualcosa che faccia migliorare le coscienze e che non sia un momento di sfogo nevrotico contro i poteri precostituiti o quel tale che sta governando malamente!

Anche perché, finita la giornata, scaricati i nervi, si riprende a vivacchiare nella solita quotidiana mediocre inutilità imposta dai capobastone che guidano le greggi.

Intanto:

“Oggi, Festa dei Lavoratori. Si terrà il consueto concerto del 1 maggio a Roma presentato da Neri Marcorè e con le esibizioni di numerosi cantanti tra cui Subsonica, Giuliano Palma & The Bluebeaters con Nina Zilli, Daniele Silvestri, Modena City Ramblers, Eugenio Finardi, Bandabardò con Peppe Voltarelli, Caparezza con Tony Hadley e Alborosie, Lucio Dalla e Francesco De Gregori, Gino Paoli, Luca Barbarossa, Ennio Morricone e molti altri. Ennio Morricone si esibirà alle ore 21 circa e dirigerà l’Orchestra Roma Sinfonietta. IN più ci saranno delle esibizioni di alcuni attori italiani".

buon divertimento, e che sia di buon auspicio per una Italia Repubblicana fondata sul Lavoro!

martedì 2 novembre 2010

preferisco i gay

Preferisco i gay alla stupidità dei seni rifatti e dei nasini all'insù.


Non sono gay e per fare l’amore preferisco le donne intelligenti e belle ma quest’ultima peculiarità può essere tranquillamente elusa specie se diventa merce di scambio o è posta sul piatto della bilancia per valorizzare ochette rifatte a discapito di menti eccelse.
Per me l’eros è una questione mentale. La donna deve suscitare qualcosa d’indefinito e inatteso e quel qualcosa prescinde dall’estetica corporea. Anzi, può essere proprio una piccola imperfezione, il timbro della voce o la meridionalità dei lineamenti a innescare la libido piuttosto che un corpo scolpito e imbottito di silicone o trattato al botulino.
Ovviamente non tutti la pensano come me, tant’è vero che la fabbrica dell’apparire è attivissima e la pratica della chirurgia plastica per seni rifatti, nasini all’insù, labbra gonfie e avvolgenti, zigomi scolpiti e parti intime rivedute e corrette secondo un immaginario boccaccesco, fa affari d’oro.

Problemi, questi, che non centrano con l’agenda politica e quando un alto esponente politico cade in tentazione o è sessuofobo non è più degno di rappresentare una nazione perché la nazione è composta di tantissime anime con innumerevoli storie; e la storia recente, la cronaca, ha documentato come le incompatibilità oggettive debbano essere rimosse dal sistema sociale in maniera democratica in un batter d’occhio. Se poi alle incongruenze di tipo morale si associano esternazioni estranee ai protocolli istituzionali, come le gestioni allegre delle finanze pubbliche, le morti in carcere, la perdita occupazionale di intere generazioni, per intenderci: nessun popolo che goda una discreta salute mentale lascia alla guida di una ferrari lo sfasciacarrozze ubriaco che ammazza i gay, gli operai i pensionati e quanti gli attraversano la strada e interrompono la folle corsa.

Insomma, chi determina le sorti dei popoli non può permettersi certe licenze.
E, per dirla tutta preferisco l’amicizia di un omosessuale alla stupidità, all’arroganza, all’egoismo e alla pochezza di pensiero che uniforma e appiattisce uomini e donne e li riduce a cloni. ma poi, cosa avranno mai di tanto irritante o irriverente gli omosessuali? è forse peccato amare? perché di questo si tratta: di amore verso un'altra persona! e alle guerre intestine preferisco l'amore senza se e senza ma.

lunedì 19 aprile 2010

effetti collaterali delle democrazie e delle libertà d'espressione


Il torpore mentale semina apatie che tradotte in atti pratici modificano in peggio la società; dai governanti ai governati, (o forse è più adatto definirli sudditi?) le devianze del pensiero contemporaneo si moltiplicano e conferiscono forme, a dir poco folkloristiche al fare umano. A dare man forte alla pochezza intellettuale è il braccio esecutivo dei poteri oscuri che dominano le scene nazionali e mondiali, vale a dire: notiziari faziosi o quantomeno addomesticati e intrattenimenti demenziali sempre in onda in tv e nelle piazze cittadine. Questi i mezzi preferiti dai suddetti personaggi per indottrinare le masse.
Ma non tutto è perduto! Ancora c’è gente che resiste alla brutalità di certi concetti egocentrici fatti assurgere a filosofia di vita dal malcostume e dall’immoralità di quanti tengono sotto scacco i propri simili, forti della posizione di comando che sono riusciti a ritagliarsi con astuzia nei posti di potere istituzionali e non.
Tra le tante idiosincrasie contemporanee, quella tra i politici è la più invisa dai cittadini perbene. Quei cittadini che si alzano tutte le mattine e, se hanno la fortuna di sapere dove andare, si presentano puntuali al lavoro e producono benessere per la società; in alternativa, se privi di lavoro remunerato, si barcamenano tra moltissime difficoltà e sperano nel secondo miracolo economico o nella trasformazione solidale dello stato sociale dei popoli. Ovvero la suddivisione etica delle risorse tra gli esseri viventi. Ma quest’ultima considerazione è pura utopia se rapportata allo scempio mentale e politico cui si è costretti oggi. Per ultimo, come estremo concetto, concretizzatosi nella realtà, è d’esempio quanto accaduto alle persone dell’organizzazione umanitaria non governativa di Emergency, in merito si riportano alcuni stralci del suo fondatore, il chirurgo Gino Strada:

«Faccio come il ministro Frattini: prego il cielo che il governo italiano non c'entri nulla»

Ringrazia l’Onu «soprattutto»; e poi il governo italiano e persino quello afghano, gli attori in ordine di apparizione e peso secondo il leader di Emergency in questa vicenda. Nonché «tutti gli italiani che ci sono stati vicini e non hanno creduto nemmeno per un secondo alle infamie contro di noi, così come i giornalisti che hanno respinto le bufale». Perché questa in fondo è la partita che andava vinta: quella mediatica. Gino Strada fuma e parla, sorride poco ma si commuove per un istante quando pensa che finalmente Marco Garatti, Matteo Dell’Aria e Matteo Pagani, sono liberi.

«Poi bisognerà vedere... chi c’è dietro questa storia di calunnie e aggressioni. Certo le stranezze non mancano. Ad esempio il fatto che il volo di ritorno da Laskhar-Gah di Marco Garatti, che è il nostro coordinatore per l’Afghanistan e da Kabul si era recato nel nostro ospedale per pochi giorni, sia stato cancellato il giorno prima del suo arresto, cioè il 9 aprile. Alla nostra richiesta di chiarimenti, la risposta è stata: “una richiesta della Coalizione”, e non c’erano nubi di vulcani islandesi quel giorno».
Una dinamica singolare, infatti. «Il giorno dell’arresto, ovvero il 10 aprile, Marco, che era rimasto nell’ospedale circa una settimana, è andato all’aeroporto e gli hanno detto che il suo volo era cancellato. Così è tornato alla base. Lì, poco dopo, li hanno fatti evacuare dicendo che c’era un allarme bomba. E quando li hanno fatti rientrare hanno trovato i militari e le armi che dicevano di aver scoperto. Se questa circostanza del volo cancellato verrà confermata, qualcuno dovrà dare delle risposte.»
Nella "coalizione di pace, composta tra gli altri da americani e inglesi" c’è fin troppa gente che non sopporta il lavoro di Strada e dei suoi, testimoni spesso scomodi della realtà brutale della guerra. «Penso che questa sia stata un’aggressione brutale e violenta e ora con Marco e i due Matteo, continua Strada, dovremo valutare cosa è successo. I punti oscuri non mancano. Prima di riprendere la nostra attività dovremo capire bene chi c’è dietro questa macchinazione, chi sapeva e chi non sapeva. Anche in Italia. Certo, questa è una storia che ha ben poco di lineare: «Non c’è dubbio. Basti pensare che questa ignobile montatura è stata smontata nel giro di 8 giorni e i nostri operatori adesso sono liberi e senza nessuna accusa. Mai nemmeno un reato è stato contestato formalmente e ora ci arriva la notizia che gli stessi servizi di sicurezza afghani li hanno liberati, compresi i 6 operatori locali, scagionandoli completamente e con tante scuse».
Eppure in Italia, all’inizio di questa vicenda, qualcuno è sembrato vacillare.
«Bisognerebbe chiedere a chi in Italia ha formulato ipotesi di accuse o adombrato sospetti che non stavano né in cielo né in terra perché lo ha fatto».

Il governo e il ministro Frattini hanno rivendicato il successo di questa liberazione. Che ne pensa? «La vittoria ha sempre molti padri, la sconfitta è orfana. Noi ci siamo mossi con il segretario dell’Onu che da subito ha considerato le accuse ciarpame. Il governo si è mosso come meglio ha creduto. Comunque, grazie. Ne approfitterò per mandare una maglietta di Emergency a Frattini». Che ne pensa del fatto che la nostra intelligence non abbia saputo prevenire una cosa del genere? «Non lo so. Per dirla con le parole del ministro, prego il cielo che non ne sapessero niente. E non ho motivo di pensare diversamente».

Vi accusano di fare politica. «Perché non mettiamo rossetto e belletto alla guerra e facciamo vedere le sue immagini. E’ questa la nostra colpa. Ma ne siamo orgogliosi. E il fatto che in una valle come quella del Panshir, dove non esistono elettricità e internet, poste o giornali, oltre 10 mila persone si siano messe in viaggio a piedi per arrivare nel nostro ospedale e firmare una petizione di solidarietà è una di quelle cose straordinarie che dicono più di mille parole».

Ecco, per concludere, gli effetti collaterali, quelli non previsti dai poteri oscuri, si sono sviluppati e si sono fatti sentire e vedere affianco di Emergency. Ben tornati a casa!

sabato 25 aprile 2009

nei luoghi dell'anima: quattro passi in Calabria

Nei luoghi dell’anima
aore12


©mario iannino

Centodieci chilometri orari; và bene così! Il viaggio è lungo, meglio non forzare il motore. Dice tra sé Vittorio. Oltretutto, deve prestare attenzione al carico. Un carico estremamente delicato, costato anni di travagliato e intenso lavoro. Un lavoro fuori dal normale, esigente, che implica dedizione e onestà intellettuale, doti poco conosciute nella sfera del generico impegno per cui è sbagliato definirlo “lavoro”. Diciamo piuttosto che è un’attività che non lascia alternative anche perché non sei tu a condurla è lei che ti possiede. E Vittorio lo sa bene. A dire il vero, lui, avrebbe fatto a meno d’intraprendere l’ennesimo infruttuoso viaggio, suo malgrado sta lì, a contare le buche e le deviazioni della Salerno Reggio Calabria. Ma, il più è fatto. Ormai è questione di poco. Sta per arrivare alla meta.
“Sì pronto…no sono ancora in viaggio…sì, va bene, ti richiamo appena arrivo”. Pensare che all’inizio non sopportava il telefonino ed ora… “Sì…pronto chi parla? No ha sbagliato …Ah, è lei sì sono in viaggio. Tra qualche ora dovrei essere a Roma. Non si preoccupi a presto”. Click
“Se non mi avesse assillato con le sue telefonate avrei già chiuso da un pezzo con le fiere! Comunque questa è l’ultima!, l’ultimo canto! Poi tumulerò definitivamente teorie e illusioni! Ecco ci sono quasi... Finalmente! Adesso affrontiamo la bolgia del raccordo anulare…i divieti d’accesso, gl’immancabili lavori in corso; il traffico di via Nazionale, Piazza Venezia… Dovrei esserci: eccolo là! Sì è lui”.
“Maestro! Venga da questa parte, venga. Giri a sinistra, oltre il cancello c’è l’entrata secondaria.”
“Grazie! (l’inizio sembra buono! Almeno non sto col patema d’animo dell’intralcio al traffico…)”
“Si accosti ancora un po’…così! A posto! Ben arrivato! Ha incontrato difficoltà nel viaggio?” “No! Grazie. Tutto bene! Comodo questo cortile…anche l’ambiente interno è ben strutturato.” “Sì è una gran comodità! -Incalza il gallerista- Vedrà, qui è diverso. Abbiamo dei clienti esigenti, come le dicevo al telefono; non per invogliarla a venire, d'altronde, stasera se ne renderà conto: i nostri collezionisti hanno il palato fine.” “Non lo metto in dubbio, ma ora posizioniamo i lavori.” “Non si preoccupi Maestro, tra poco arriverà il nostro critico insieme a due operai, sarà lui a curare il montaggio della mostra! Venga, andiamo a mangiare un boccone, ha bisogno di ritemprarsi non vorrà crollare durante l’inaugurazione, spero. Venga! Proprio qua dietro c’è una trattoria niente male, noi ci andiamo spesso…”.

Il rituale si ripete: dopo il lavoro manuale per concretare attraverso il mestiere i suggerimenti dell’anima, Vittorio, si ritrova all’ennesimo appuntamento espositivo non più con l’entusiasmo giovanile ma con l’amara esperienza di chi ha cozzato più volte contro il muro delle lobby pilotate e l’indifferenza della collettività massificata. La realtà quotidiana, quella che fa i conti in tasca, ha avuto il sopravvento, ha sussurrato, urlato, imposto la sua logica, e vittoriosa ha asservito le intelligenze alla cruda indolenza dell’evoluzione tecnologica e mercantile: nel sibilo ringhioso degli affari non c’è spazio per la crescita poetica: è il denaro che conta che rende forti e potenti che muove le platee mondiali e apre a crociate mistificatrici . È ancora presto per la città del sole; è pura utopia caro Fra’ Tommaso! Chissà se mai si avvererà il tuo sogno.

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