mercoledì 13 maggio 2020

Pandemia, quanto ci ha cambiato?

Eccomi di ritorno dalla spesa. La solita fila ordinata. Il solito vigilantes all'ingresso del supermercato che gentilmente fornisce due buste che fungono da guanti. Coppie di coniugi che chiedono di poter entrare insieme. Gente di tutte le età fanno il paragone tra prodotti e prezzi. Carrelli semivuoti. L'emergenza iniziale non si ravvisa più. E la normalità sembra essere alle porte. Quantomeno da noi in Calabria che viviamo, apparentemente, di sole e ambiente pulito e che ci portiamo dietro secoli di sopraffazioni, piagnisdei e conflitti a parte, osserviamo le leggi dello Stato e, perciò, vorremmo essere coinvolti nelle gestioni emergenziali specie quando queste risultano essere impopolari e drastiche da attuarsi.

Per chi come me abituato a stare in sede, sono, come si suol dire, un pantofolaio, uno che preferisce stare a casa, riflettere e lavorare in fucina, l'effetto “domiciliari” imposto dalle misure governative per contenere la diffusione del virus non è pesato più di tanto e non ha sortito l'effetto “capanna” postulato dalla psicologia moderna. Anzi potrei affermare che la situazione di messa a dimora di alcune pratiche socializzanti si è dimostrata persino terapeutica per l'ambiente.

Quantomeno si è risolto il problema del buco nel'ozono. L'aria che respiriamo è più ossigenata e persino gli animali timidi come i cerbiatti si avventurano verso le periferie cittadine. È stato avvistato un esemplare sotto il ponte Morandi, lungo la fiumarella di Catanzaro. E, Per la prima volta si è parlato dell'avvistamento di un grosso cinghiale. Una bestia enorme quanto una cinquecento! Così lo ha definito una ranner che se l'è visto davanti durante la sua consueta corsa lungo il perimetro del quartiere corvo, periferia alquanto dimenticata del capoluogo calabrese.

Però adesso anche basta! Può bastare la chiusura e l'isolamento da appestati.

Lo stato di allarme ha imposto l'adozione di soluzioni estreme. E non tutti hanno reagito nello stesso modo. Vuoi per cultura. Per abitudini. E per necessità.

Dopo la lunga detenzione gli effetti dell'isolamento si presentano esasperanti per alcune categorie.

I soggetti deboli e quanti traggono sostentamento dal commercio soffrono maggiormente il lockdown, ovvero la chiusura totale o parziale delle attività lavorative rispetto ad altre categorie produttive. E Le serrande abbassate dei negozi, delle sale cinematografiche, dei musei, dei parchi giochi, ristoranti, bar, e quant'altro evidenziano nuovi problemi che sfociano in nuove necessità sociali se non addiruttura in nuove povertà visto l'indotto che ruota attorno alle attività imprenditoriali.

Dalla patologia sanitaria alla necessità sociale ed economica del paese il passo è breve.

Senza fare le pulci al mercato e senza difendere a spada tratta nessuno ancora una volta siamo difronte alla nascita di nuovi mostri mediatici. Personaggi che presenziano tutti i salotti televisivi e che hanno una risposta certa, categoricamente e scientificamente inoppugnabile, bontà loro, ai problemi della gente comune.

Rispondono, i tuttologi, ai quesiti esistenziali di persone portatori di handicap mentali e fisici comuni e non. Blindano spiagge e monti. Irrigidiscono la mobilità tra i confini geografici regionali, provinciali e comunali.

Sembra che ci sia una gara in atto per chi la spadella più grossa e la rende originale. Avendo, dato il tempo a disposzionine, la possibilità di ragionare e meditare sui mali e le storture creatasi dovremmo ricordare anche a noi stessi che siamo dotati di raziocinio cos'è bene e cos'è male!, che l'autoconservazione non è un optional e sa quando fare scattare il campanello d'allarme.

Non è un caso se le zone più colpite e che rimangono a rischio siano quelle col più alto tasso d'inquinamento atmosferico.
Come non è un caso se in Calabria la pandemia abbia portato paure e psicosi invece dell'ondata devastante del virus. E qui l'analisi si fa seria. Antropologica. Ambientale. Logistica.

Buon senso, quindi. Per la sicurezza e il bene comune. Osserviamo le regole ma senza esagerare con la caccia agli untori.

lunedì 11 maggio 2020

ciao Grazioso

La vita e la morte camminano insieme. Entrambi gli eventi fanno parte di ciò che siamo. Eppure davanti alla morte rimaniamo sempre esterrefatti, addolorati, sorpresi. E nonostante sia, la morte, l'unico dato ineluttabile dal quale non ci si può esimere, ci sentiamo forti mentre percorriamo le strade terrene e affrontiamo gli ostacoli della quotidianità a muso duro come se non dovessimo mai lasciare questo mondo.

D'improvviso ci sentiamo traditi. Soli. L'assenza pesa! E il vuoto lasciato dalle improvvise partenze delle persone care deve essere perentoriamente riempito coi ricordi.

Da qualche mese mi trovo nella scomoda posizione, col cuore colmo di amarezza, mio malgrado, di dovere ricordare qualcuno. Coetanei e non. Parenti. Amici. Persone con le quali ho fatto un pezzo di strada. E nel ben e nel male siamo cresciuti. A volte scontrandoci ma sempre nel rispetto della sacra amicizia che ci ha resi uomini.

I necrologi non mi sono mai piaciuti. Sento comunque il dovere di scrivere non per testimoniare l'affetto, che è insito, ma per esorcizzare gli aspetti bui dell'esistenza stessa e ricordare, ancora, i traguardi che essa pone e le fatiche imposte per raggiungerli con dignità.

Con te, Grazioso, era difficile litigare. Non ce ne era motivo.

La notizia della tua dipartenza, caro Grazioso, arriva come un fulmine a ciel sereno. È prematura! Decisamente inaspettata e prematura!

È una botta improvvisa che lascia sgomenti tutti. La tua nobiltà d'animo rimane a perenne ricordo dell'uomo pronto al dialogo.

L'uomo che sapeva spendere energie e condurre battaglie politiche e sociali ritenute valide e importanti per la comunità.
Opinioni condivisibili, a volte meno, ma sempre portate avanti con veemenza. A volte ingenuamente. Come fa chi è innamorato della politica. Forte, caparbiamente forte nel volere un mondo migliore.

I tuoi whatsapp ne erano colmi. Pensieri scritti con sentimento, propaggini cresciuti dai libri. Quei libri tanto amati sparsi per casa. Ordinati. Posti uno sull'altro. Anche per terra. Torri di carta, custodi di sapienza antica e contemporanea nei quali ti isolavi e traevi sollievo.

I tuoi messaggi mancheranno caro amico. Riposa in pace Grazioso. E che la terra ti sia lieve.




Sopravvivere

La povertà, la miseria è dietro l'angolo ma molti lo ignorano. non c'è bisogno di andare lontano per compiere buone azioni. Fare volontariato. Aiutare chi sta peggio della media in una società che basa le sue regole sul consumo alimentare e modaiolo. Tra capi griffati e altri prodotti destinati al consumo veloce esistono realtà allarmanti.

Nelle ultime ventiquattr'ore due notizie hanno turbato le certezze emotive di quanti vivono superficialmente la realtà credendo di essere al centro del mondo e rivendicando con rabbia le proprie esigenze: una riguarda la liberazione di Silvia, la ragazza in missione tra la gente povera del terzo mondo; l'altra, più drammatica proprio perché ce l'abbiamo dentro i nostri confini geografici, documentata da Domenico Jannaccone fa conoscere lo stato di degrado in cui vivono molti poveri. Famiglie composte di genitori, nonni e bambini che vivono in baracche e campano del duro lavoro nei campi dai quali traggono sostentamento. Il loro cibo è composto dai prodotti della terra che nascono spontanei o coltivati.

Vite che si snocciolano in ambienti rarefatti a contatto con gli animali domestici tra sporcizia e miseria. Esperienze accumulate nei giorni che si susseguono tutti uguali, lottando per la sopravvivenza fisica in baracche prive delle più elementari forme di igiene senza acqua corrente.

Degrado! Che tocchi con mano e ti penetra dentro. Smuove le coscienze la vista di persone che non sognano i vestiti griffati o il telefonino di ultima generazione. Persone che si riscaldano al fuoco della legna trovata nelle campagne. Anziani e bambini forgiati alla vita fin dai primi passi e invecchiati dagli stenti. Gente che campa. Sopravvive … nell'indifferenza dei sovraesposti dai media


mercoledì 6 maggio 2020

No ad app e restrizioni delle libertà, Sì a fondi alla ricerca scientifica

Troppe notizie girano attorno al problemone che tiene in ostaggio la quasi totalità del mondo.


Esperti a non finire.
Titolati e non si ergono dietro cattedre più o meno istituzionalizzate ma rese credibili dai mass-media per pontificare teorie, spiegare, sviluppare teoremi. Verità assolute! Per certi aspetti inconfutabili dal resto della platea. I saggi diffondono saperi avvalorati dai test e dalle statistiche, fanno le pulci e proiettano scenari catastrofici sul domani.
Volano stracci tra gli "scienziati". Virologi più o meno affermati si contraddicono l'un l'altro.

E che cazzo!

In questi mesi abbiamo sentito e visto di tutto.

Abbiamo subìto, attanagliati dalla psicosi del contagio, l'isolamento. L'uso delle mascherine, dei guanti e dell'igiene minuziosa personale. Adottato la distanza sociale! E visto sull'uscio di casa, di chi condizionato dall'overdose mediatica sulla contagiosità dell virus, le scarpe contaminate!, lasciate lì, sullo zerbino al rientro dopo avere fatto la fila al supermercato per la spesa settimanale!

Sanificazione! È un imperativo categorico assoluto, trasformatosi in terrore sociale.

Tra le molteplici, eccessivamente inutili tavole rotonde attorno al tema covid-19, si son fatti strada emeriti sconosciuti diventati familiari per la frequentazione assidua nei programmi tv a larga diffusione popolare.

I Nomi degli scienziati si sono srotolati nei palinsesti insieme a quelli degli esperti che muovono domande e provocano dubbi che rimangono spesso tali perché prive di risposte esaurienti.

E' Giusto tutto questo?

La giostra mediatica continua la sua frenetica corsa. Tra girandole di notizie e gli affari correlati alla pandemia si alimenta il vortice dell'instabilità sociale.

Le paure sono tangibili.

Basta ascoltare le opinioni della gente in attesa durante le file che si formano davanti agli ingrassi delle attività consentite dalle restrizioni.
E' una psicosi collettiva! che rasenta paure psicologiche indotte dall'eccessiva e massiva dis-informazione.

Buon senso! Buonsenso! non psicosi si deve diffonfere… meno parole e più fatti. Provvedimenti seri che vadano al di là delle semplici proposte d'intenti degli agitatori che dimostrano più attenzione alla cura del proprio orticello politico e di potere piuttosto che al bene comune.

Libertà! Quindi! e se necessario anche defenestramenti di inetti e cerchiobottisti.

Libertà e attenzione per i deboli. 
Attenzione e cura dell'ambiente, rispetto delle norme elementari del vivere comune che sono alla base delle civiltà. Non app o altre diavolerie traccianti ma buon senso e educazione nel rispetto delle libertà. E indirizzare le risorse verso tematiche serie e importanti per debellare il virus.
Risanamento e potenziamento del comparto sanità nazionale e la relativa elargizione di fondi alla ricerca scientifica.

Buon lavoro Conte! le persone serie e concrete sono al tuo fianco!


domenica 3 maggio 2020

Oltre il falso storico

Pensare di riproporre il passato sulla scia dei ricordi personali non sempre significa ridare il giusto peso agli avvenimenti. L’emotività, se pur contestualizzata attraverso gli avvenimenti avvalorati dalle cronache, gioca ruoli importanti e condiziona la misura qualitativa personale e storica di personaggi e fatti. 

Conquiste sociali, sindacali, politiche e culturali si prestano anche per redigere clamorosi falsi storici. Malafede? Non sempre, ma spesso, le persone e i fatti citati, distorti dall'eccessivo amore partigiano presentano fotografie sfuocate ben lontane dalla realtà e persino dall'intenzione progettuale iniziale.

È importante quindi non citare la storia, i pensieri, gli uomini e le ideologie come mero esercizio mnemonico ma adoperarsi affinché gli ideali di riferimento si fortifichino e diventino concreti atti d’amore sociale. Emancipazione. Empatia costruttiva!

Commemorare eventi, donne uomini a vario titolo tiene sì alto e vivido il ricordo, mobilita le masse ma innesca in loro la volontà di migliorare l’ambiente, le relazioni sociali e culturali presi ad esempio?

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